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Autore: leila91    18/02/2024    8 recensioni
[Post finale stagione 1]
Alastor, le braccia incrociate dietro la schiena e il suo immancabile ghigno disegnato in viso, era a pochi passi da lei e la fissava con la sua classica espressione indecifrabile e vagamente inquietante.
Charlie si sorprese a sperare che in quella domanda, almeno per una volta, potesse celarsi dell’interesse sincero al posto del solito divertito sarcasmo.

(Accenni Chalastor | Pre-relationship)
Genere: Hurt/Comfort, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alastor, Charlie Morningstar
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Doing it with a smile

A Bellaluna, dolcissima e supportivissima compagna di ship ♥




Capitava con maggiore frequenza che non riuscisse a dormire.
Chiudeva gli occhi e tutto quello che le inondava il retro delle palpebre era l’ultimo disperato attacco di Sir Pentious, che Adamo aveva fermato con la stessa facilità – la stessa noncuranza – con le quali si schiaccia un insetto fastidioso.
Un solo, rapido, impercettibile istante e Pentious era morto. Passato da un “è” a un “era” nel giro di un battito di ciglia. Si era sacrificato per proteggere lei, per proteggere tutti loro e un sogno al quale, a poco a poco, ogni residente dell’Hazbin Hotel aveva finito per credere e lottare.
Era a quel punto che a Charlie cominciava a mancare il respiro, le braccia di Vaggie si trasformavano in una prigione opprimente invece di rivelarsi un rifugio, e staccarsi dal materasso, fuggire da quel letto e da quella stanza, diventavano un bisogno impellente, una questione di vita e di morte.
Solo una volta raggiunto il balcone principale dell’hotel i battiti del cuore di Charlie ritornavano normali, e se invece a quel punto erano le lacrime ad avere il sopravvento o i singhiozzi a squassarle il petto beh… non c’era nessuno a vederlo o a cui rischiare di dare fastidio.
O meglio, non c’era stato nessuno per le nove notti precedenti.

“Guarda, guarda, la nostra Principessa sembra soffrire di insonnia. Cosa ha turbato il dolce riposo di questa bella testolina?”

La decima notte Charlie si congratulò con sé stessa per non avere ceduto al pianto non appena raggiunto il parapetto. Per qualche motivo che ancora non comprendeva, davvero non le sarebbe andata giù farsi vedere in quello stato da lui. O per meglio dire, rivedere: una volta era bastata e avanzata.

Alastor, le braccia incrociate dietro la schiena e il suo immancabile ghigno disegnato in viso, era a pochi passi da lei, e la fissava con la sua classica espressione indecifrabile e vagamente inquietante.
Charlie si sorprese a sperare che in quella domanda, almeno per una volta, potesse celarsi dell’interesse sincero al posto del solito divertito sarcasmo.
Il cuore accelerò nuovamente e le guance le si tinsero appena di rosso. Per un secondo non riuscì a pensare a una risposta adeguata.

“Razzle ti ha mangiato la lingua, dolcezza? Avanti, puoi dirmelo, che cosa succede?”

“Oh, a parte l’aver sfiorato l’annientamento totale, l’aver visto morire un amico e il mio hotel completamente distrutto? Oltre a questo, intendi? Assolutamente niente!” Quando ritrovò la voce, il tono le uscì più stridulo di quanto avrebbe voluto, ma Charlie non riuscì a trattenersi. Anzi, da un certo punto di vista era piacevole potersi sfogare finalmente un po’, e se c’era qualcuno in grado di vedersi sputato addosso del veleno considerandolo invece alla stregua di un dolce profumo beh, quel qualcuno era Alastor.

“Mi pare che tu sia ancora tutta intera, dolcezza, il nostro hotel anche, mentre per quanto riguarda gli amici…” Il demone fece una pausa, inclinando la testa di lato, come a riflettere. “Mmh, effettivamente teeeemo di non essere la persona più adatta per consolarti. Desolato, altezza.” Concluse con un’alzata di spalle, a dimostrare che desolato non lo era affatto. Alastor poi le si avvicinò, fermandosi accanto a lei senza staccare le mani da dietro la schiena, il suo sguardo rivolto verso la luna.

Charlie sbuffò, poggiando le mani sulla cornice e sporgendosi lievemente in avanti. Lasciò che l’aria piacevolmente tiepida di quel lato del Pentagono le solleticasse labbra, naso, orecchie.
Era vero, Alastor era probabilmente l’ultimo fra gli abitanti dell’Inferno ad essere in grado di consolare qualcuno, eppure, nonostante la sua totale mancanza di tatto, nonostante si fosse limitato a ripetere cose ovvie, una parte di lei cominciava a sentirsi meglio.
Forse per l’essersi lasciata andare a un piccolo sfogo; forse per la libertà di essersi potuta mostrare momentaneamente debole. O forse perché sapeva che Alastor non l’avrebbe mai illusa, e da lui non le sarebbe mai arrivato un fin troppo inflazionato e falso “Andrà tutto bene.”
Charlie era sempre stata la prima a crederci, eppure durante quell’ultima settimana era arrivata quasi a odiarla, quella frase.
Fra loro calò nuovamente il silenzio.
Poi:

“Non starai pensando di gettarti di sotto, vero?”

A udire quella frase a Charlie per poco non sfuggì la prima vera risata da giorni.
“Non sarai preoccupato per me, vero?” Ribatté, una domanda per una domanda e si stupì lei per prima dello sprezzo, dell’audacia, che le coloravano la voce.

“Chi, io? Naaaah, figuratiii. Al massimo sono in pena per il mio investimento. E poi Niffty ci metterebbe una vita ripulire la macchia che lasceresti per terra”.
Alastor aveva la tendenza ad allungare le vocali quando era nervoso: Charlie lo aveva notato solo di recente, e in quel momento la consapevolezza che lui potesse sentirsi a disagio le sembrò deliziosa, e le provocò un piccolo vuoto vicino alla bocca dello stomaco.
In una mossa completamente azzardata, fece scorrere la mano verso quella del demone.

“Perché io lo sono stata, sai. Preoccupata per te, intendo.” Soffiò, socchiudendo gli occhi, come se fosse la più pericolosa delle confessioni, “Quando io e mio padre abbiamo dovuto affrontare Adamo da soli, ho temuto che…”
Era quasi sciocco pensarci adesso. Così sciocco che Charlie non riuscì a terminare frase. Ricordava il terrore che aveva provato al pensiero che Alastor potesse essere scomparso per sempre (per colpa sua) e adesso era la prima volta che riusciva a dare vita a quei pensieri ad alta voce.
Ancora qualche secondo e avrebbe rischiato di fare qualcosa di a dir poco folle, come lanciarsi fra le sue braccia. Paradossalmente a fermarla fu il fatto che lui colmò la distanza residua intrecciando le loro dita.
Charlie trattenne il fiato e alzò lo sguardo sul demone: il ghigno che si trovò di fronte le sembrò diverso dal solito, meno minaccioso. Più dolce e, per quanto inverosimile potesse sembrare la cosa, sincero.

“Charlie, tesoro, non dire sciocchezze.”
Persino la sua voce pareva avere perso la consueta arroganza.
“Non conosci la prima regola della radio? Lo spettacolo deve continuare.”

Questa volta Charlie rise davvero. E, poiché quella notte ogni regola sembrava fatta per essere infranta e la realtà pareva aver preso una piega completamente diversa, quasi fantascientifica, si concesse di appoggiare la testa contro la spalla di Alastor.

“Quella è la prima regola del teatro, Al.”

“Teatro o radio, non ha importanza, quel che conto è che hai riso, dolcezza. Ricorda, non sei mai davvero vestita senza un sorriso.”

Quello sfoggiato poco prima da Charlie tornò a bagnarsi di lacrime silenziose.
“Non so se riuscirò più a sorridere come prima, Al.” Confessò, con una goccia di timore nella voce.

E se la risposta di lui fu un mormorio impercettibile, uno sfarfallio d’onde radio nell’aria a sussurrare “Allora lo farò io anche per te”, beh, non c’era nessuno ad ascoltarli oltre alla luna crescente.





 
Benvenuti allo show "Volevo scrivere una Chalastor ma ho miseramente fallito", offerto da Bennina. Alastor si sarebbe divertito, lol ^^".
Scherzi a parte... forse è meglio così, almeno posso illudermi che questa scenetta sia canon, uahahha.
Grazie a chi è arrivato fin qui ♥
Alla prossima,
Bennina vostra





 
   
 
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