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Autore: Carla Marrone    24/02/2024    1 recensioni
Qui, riporto una nota fiaba folkloristica, così come la ricordo. Al termine del racconto, inserisco alcune mie considerazioni, al riguardo.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LA LLORONA

 

 

Tanto tempo fa, in uno sperduto paesino del Messico, vicino ad un fiume, viveva una bellissima fanciulla, invidia di tutte le giovani del villaggio. Il suo nome era Maria. Aveva molti corteggiatori, ma, il più assiduo, nelle lusinghe e nei doni, era un nobiluomo, venuto da lontano. La donna lo amava e, quando lui le propose di vivere insieme, lei accettò subito, di buon grado. Non vedeva l’ora di sposarlo, per andare a stare con lui, nella sua grande magione. 

 

Purtroppo, un triste giorno, i sogni di Maria andarono in frantumi. Ella scoprì il segreto del “nobile” amante: era già coniugato con una dama della sua stessa posizione sociale. 

 

Lui l’abbandonò, lasciandola con due bambini piccoli, che la donna vedeva come il segno della sua vergogna e che le ricordavano tanto l’uomo che l’aveva ingannata. 

 

Durante una terribile notte di bufera, qualcosa non quadrava. Maria era, particolarmente, irrequieta. Con gli occhi sgranati, densi di follia, svegliò i bambini.

Li condusse al corso d’acqua in piena. Ce li immerse dentro e gli disse di nuotare. 

 

Come è ovvio, nessuno si salva dalle acque turbolente, durante la tempesta. 

 

Fu solo quando il fiume ebbe inghiottito le due innocenti creature, che Maria si rese conto di ciò che aveva fatto. 

Inizialmente, si sentì a disagio, poi, fu disperata. 

 

Prese ad urlare, un blocco di ghiaccio, incastrato, in fondo alla gola. 

 

Quando i paesani udirono le urla, corsero a vedere cosa fosse successo. 

Non c’era nessuno. Solo orribili grida che parevano echeggiare dalla riva opposta. 

 

Fu così che la bella giovane si trasformò nella Llorona, “la piangente”. Uno spettro tormentato che draga le acque dei fiumi, con le sue lunghissime dita scheletriche, piangendo ed urlando:- dove sono i miei figli?- 

 

Si dice che, quando si annegò, indossava una camicia da notte bianca. 

Alcuni, in preda al terrore, giurano di averla vista, nell’acqua, con i capelli neri spettinati, davanti al viso, un tempo sericei e graziosamente acconciati. 

 

Nessuno sa se sia vero. 

 

Di sicuro, nelle notti di temporale, la si ode, in lontananza, piangere per i suoi bambini, destinata, dalla cattiva sorte, a cercarli, per sempre. 

 

 

“Ho sempre pensato che questa nota leggenda, seppur terrificante, sia piuttosto verosimile, forse, persino attuale. Qualcosa di molto analogo successe, molti anni fa, nel paese d’origine di mia madre. La Llorona è uno dei miei racconti folkloristici preferiti, ne parla persino Clarissa Pinkola Estes in “donne che corrono coi lupi”. Qui, ho voluto riportare la storia come la ricordo, spero di non aver tralasciato troppi dettagli essenziali. Penso si possa imparare molto da questa antica storia popolare. Ad esempio, a non lasciarsi consumare dal rancore. A sapersi godere la Vita, nonostante tutte le difficoltà che dobbiamo affrontare. Amiamo ciò che abbiamo e teniamo lontani i predatori innati, così come quelli esterni alla nostra psiche. Questa storia “insegna ad imparare”. Ma non voglio sembrare troppo moralista, non è da me. Una sola cosa vorrei aggiungere, però, proprio in merito a questo. Credo che, se fossi una bambina, che gioca, distratta in riva ad un fiume e, per sbaglio, ci cade dentro, non dovrei temere. Sì, perché la donna piangente mi aiuterebbe ad uscirne, come avrebbe voluto fare con i suoi figli perduti. Mi salverebbe per salvare se’ stessa, perché avrebbe imparato dai suoi errori. In fondo, perché temere la morte, se è esattamente ciò che definisce il concetto di Vita? Vi sembrerò triviale ed infantile, tuttavia, è ciò che ho imparato dal film “la sposa cadavere”. Ricordate, vero, la scena in cui i defunti visitano il mondo dei vivi, in occasione del matrimonio di Viktor? Ecco, io credo che dovremmo essere come quell’unico bambino, abbastanza coraggioso da riconoscere ed andare incontro al perduto ed amato nonno. Credo che tutto quello che possiamo ricevere in cambio, sia un abbraccio.”   

   
 
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