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Autore: GoldenRing    25/02/2024    0 recensioni
Quasi cinque anni dopo essersi trasferito in America, Izuku Midoriya ritorna in Giappone con un unico obiettivo, ritrovare Eri. Tuttavia, le loro vite sono cambiate: Eri è stata salvata dagli eroi e adottata dai pro-hero Eraserhead e Present Mic; Izuku, invece, è diventato una popstar famosa in tutto il mondo dopo che la morte di Inko lo ha costretto a trasferirsi in America da suo padre.
Entrambi combattono ogni giorno per superare il loro traumatico passato e quando pensano di essere al sicuro, Izuku ed Eri saranno assaliti dalle ombre del passato. Un passato che vede il segreto di All For One e Overhaul legati in qualche modo, tutto a causa di appunti scritti in un quaderno Campos e legami di sangue.
[AU][Quirkless!Midoriya][Future Fic]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eri, Izuku Midoriya, Nuovo personaggio, Shōta Aizawa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Izuku non avrebbe mai accettato l’invito di Nedzu ad UA se non avesse saputo che c’era la possibilità concreta che uno degli insegnanti dell’UA fosse il tutore di Eri.
 

Ovviamente è quello che continua a ripetersi ma sa che sta mentendo a se stesso: avrebbe sicuramente accettato l'invito. Forse avrebbe messo in piedi la sua solita sceneggiata, Vanessa lo avrebbe ripreso per la sua drammaticità, lui avrebbe negato e infine si sarebbe presentato davanti ai cancelli di UA con già in mente tutti gli scenari possibili e immaginabili del motivo per cui, Nedzu, il preside di una delle scuole per eroi più famose al mondo, uno degli individui più potenti del Giappone, avrebbe voluto conoscerlo di persona.

 

Non sa il motivo preciso per cui è stato convocato lì questa mattina, ha solo qualche idea vaga ma sicuramente non si lamenta della possibilità che l’Universo gli ha dato. Ultimamente si sente abbastanza fortunato, ma forse è solo la mamma che lo guarda dall’alto. Prende la sua collana di quarzo rosa e se la porta alle labbra. La indossa ogni giorno da quando è morta essendo una delle poche cose che gli restano di lei, sopravvissute all'incendio.

 

Si stringe nel suo bomber estivo mentre attraversa per la prima volta i grandi cancelli. Si ripete di non essere eccitato ma anche questa volta mente a se stesso. Cerca di spegnere ogni barlume di emozione positiva mentre si guarda intorno. 

 

È a dir poco irrequieto quando l’addetto all'accoglienza gli chiede gentilmente di identificarsi. 

 

“Midoriya Izuku”

 

Toglie gli occhiali da sole e fa un veloce occhiolino alla giovane donna. È sui vent’anni massimo a giudicare dal trucco alla moda e dalla perfetta pelle liscia. Le guance le si colorano di rosso quando posa gli occhi sul documento del famoso cantante. 

 

“Sono qui per vedere Nedzu-san” continua con un sorriso smagliante.

 

“Certo” annuisce l’altra mentre digita rigidamente alcuni tasti sul computer. “Devo solo registrare i suoi dati nel sistema e poi potrà entrare, Midoriya-sama”. 

 

La sua voce trema mentre pronuncia il nome e Izuku addolcisce il sorriso, tuttavia divertito  al pensiero di metterla ancora più in difficoltà.

 

Se anche lei avesse avuto lo stesso incontro con la sua addetta alla pubbliche relazioni saprebbe bene come nascondere il nervosismo con occhiolini seducenti e parole allusive.

 

“È meglio mettere in difficoltà gli altri che se stessi, ricordalo Izuku!”


“Solo Midoriya va bene, Tanaka-kun” dice con disinvoltura, leggendo il nome sulla targhetta. La ragazza annuisce rigidamente prima di gettare del tè sui documenti. “Accidenti!” impreca, muovendosi meccanicamente, cercando almeno di salvare almeno la carta d’identità del cantante.

Izuku si gode lo spettacolo con un sorriso malizioso. Si gira verso Vanessa riconoscendo uno dei suoi avvertimenti silenziosi. Ha il tempo di farle una linguaccia veloce prima che una donna anziana arrivi prendendo posto accanto a Tanaka-kun.  

 

“Midoriya-sama” dice attirando l'attenzione del giovane “Prego da questa parte. Nedzu-sama la sta già aspettando”. Izuku annuisce mentre si avvicina. La donna prende il documento dalle mani tremanti della sua collega e glielo consegna. Lui lo accetta con esitazione, notando come l’atmosfera si sia fatta improvvisamente tesa. “Devo chiedere alla sua sicurezza di aspettare fuori”.

 

“Oh,” esclama sorpreso Izuku. “Non mi abbandonano mai. È davvero necessario?” 

 

“Siamo all'UA Midoriya-sama, uno dei luoghi più sicuri del Giappone. Potrà fare a meno dei suoi bodyguard all'interno di una scuola di eroi” gli dice in una specie di rassicurazione. Izuku ha più la sensazione che la donna lo stia deridendo.  

 

“La mia manager può venire con m-”

 

“Mi dispiace, Midoriya-sama ma mi è stato riferito di far entrare solo lei” lo interrompe l’anziana. Izuku resta in silenzio per un momento. Vanessa lo guarda storcere il naso prima di chiedergli cosa non va a bassa voce: “Che succede?”

 

“Non vogliono che la sicurezza mi accompagni o che tu mi segua. Non capisco, alla fine sono loro che hanno voluto questo incontro”.

 

Vanessa riflette per alcuni minuti prima di tranquillizzarlo “Tu va’ avanti, io cerco di entrare fra un po’” gli sussurra “Non più di un’ora, poi ti vengo a prendere. Farò così tanto casino che dovranno portarmi via con la forza”.

 

Izuku ride mentalmente alla scena, sentendo la rigidità scivolargli dalle spalle. 

 

“Va bene” dice tornando a sorridere come se nulla lo avesse turbato. “Mi faccia strada e per favore mi chiami Midoriya” continua soffermandosi sull’anziana che lo guida in alcuni grandi corridoi. 

 

Ha i capelli bianchi raccolti in uno chignon perfetto, il suo viso è segnato dal tempo, ma i suoi occhi azzurri conservano una luce intensa e penetrante. Il suo abbigliamento è sobrio ed elegante, in toni scuri e con pochi accessori in netto contrasto con la luminosità dei vestiti di Tanaka e dei suoi piercing. Izuku è leggermente nauseato dalla familiarità che sgorga da questa donna. È di una fredda eleganza tipica delle anziane donne del Giappone che lo mette a disagio. Ha anche la stessa forma degli occhi di sua nonna.

 

Non ha un buon rapporto con sua nonna. Cavolo, Izuku non sa neanche se è morta. Ingoia la saliva e con essa un po’ di disagio.

Camminano molto, in diversi corridoi e scorci di giardini immensi. Izuku non è affatto sorpreso. Mentirebbe, anzi qualsiasi adolescente giapponese tra gli otto e i tredici anni mentirebbe, se dicesse di non conoscere già quei giardini. Purtroppo i video presenti sul sito di accoglienza della scuola non mostrano la loro maestosità per intero. Sono immensi, curati al minimo dettaglio, di un verde che sembra finto. 


Non smettono di camminare neanche per un secondo e solo dopo cinque minuti a passo svelto, Izuku vede l’edificio principale in lontananza. Si ferma per un attimo sconcertato dall’altezza. Sapeva fosse immenso, ma ovviamente non pensava lo fosse così tanto. Non è neanche il più grande edificio del Giappone o degli Stati Uniti. È semplicemente il fatto che si trovasse nella sua città natale a meravigliarlo. Una creazione architettonica a specchio, che riflette la natura dei giardini rendendolo quasi un grande albero. 

 

Izuku è sicuro che ad Aprile, con la fioritura dei ciliegi, sarebbe stato semplicemente incantevole.

 

Si guarda intorno ancora per un po'. Vede alcuni pulmini parcheggiati per muoversi all’interno del campus. È leggermente deluso quando li attraversano senza fermarsi a prenderne uno. L’anziana non lo degna di uno sguardo e di una parola anzi sembra anche accelerare il passo sotto il caldo sole dei primi di luglio.


Non è vestito per stare troppo tempo sotto al sole. Slaccia tutto il suo bomber estivo, alzando la maglia per fare entrare un po’ di aria fresca, sperando nell’aria condizionata all’interno. 

 

“È molto grande qui, eh?” chiede cercando di rompere il ghiaccio, l’unico che non si scioglierebbe con questo caldo.

 

“Certo” gli risponde l’anziana con un sottile sbuffo. “L’UA consta di ben cinquanta ettari di terreno. Oltre all’edificio principale, vi sono ben altri trenta edifici adibiti a dormitori con cortili annessi. Trenta tipi di palestre per allenamenti di vario tipo e ben 150 strutture per gli studenti” continua assumendo un atteggiamento orgoglioso e irritato, come se stesse parlando con uno stupido ma anche come se fosse stata lei a costruire quella scuola, mattone dopo mattone.

 

“Ah, capisco...” Izuku nasconde a malapena la sua noia di fronte al comportamento di questa vecchia, ma ha bisogno di informazioni. “Koyama-san deve lavorare qui da molto tempo, giusto?”

 

“Da circa trent’anni”

 

Izuku mormora senza troppo impegno. “E tutti qui sono eroi?” 

 

“Certamente”

 

“Mmh” Izuku riflette alla risposta “Deve essere emozionante lavorare a stretto contatto con gli eroi. Persone che rischiano la propria vita per mantenere la pace, che combattono il crimine e ci proteggono”. 

 

L’anziana donna lo fissa mentre camminano. I suoi lineamenti si arricciano come se volesse fare una domanda ma poi ci ripensa. “È certamente emozionante” confessa in tono piatto. Izuku fa una smorfia ma poi la donna riprende a parlare distogliendolo dai suoi pensieri. “Tuttavia, il personale qui ha un rapporto strettamente professionale con gli eroi. Non lasciamo che la loro fama o il nostro… forte sostegno possano influire in qualche modo”.

 

Izuku alza un sopracciglio all’esitazione della donna. Ha la sensazione che qui le persone non incontrino mai realmente gli eroi. “Beh, certo ma seppur lei è una addetta all’accoglienza deve incontrare gli eroi ogni giorno, no? Devono pur sempre timbrare il cartellino o entrare dal cancello” Izuku ride allegro sperando che la sua domanda non risulti troppo esplicita nella sua ricerca di risposte.

 

La donna lo guarda di sbieco. “Intendo dire, per me sarebbe così eccitante. Anche solamente vederli per dieci secondi, non pensa?”

 

“L’UA non funziona esattamente così, o almeno non è più come una volta. Fatta eccezione per Lunch Rush e Recovery Girl, solo gli insegnanti sono eroi. La maggior parte sono eroi della ribalta come Present Mic, Midnight, All Might, altri, seppur pochi nel complesso, sono eroi sotterranei, la cui identità deve essere tenuta nascosta, anche agli stessi addetti della scuola”.

 

Izuku fissa la donna mentre le cammina accanto. “Oh, capisco” le risponde per poi perdersi nei suoi pensieri.

 

Aveva ragione, c’è una netta divisione tra il personale che lavora e gli insegnanti. Izuku non ne è sorpreso come dovrebbe essere. Le identità di quelli che sono e saranno eroi non possono essere messe a rischio così banalmente. La possibilità di vendere, scambiare informazioni con i cattivi è palesemente molto alta, anche il semplice orario delle lezioni è utile per un attacco. E questo l’UA lo sa bene. Anche la politica del Festival dello Sport è cambiata da anni. “Nonostante questo, deve essere gratificante lavorare per la formazione degli eroi del futuro”.

 

“Certamente, lo è di sicuro”.

 

Rimangono in silenzio dopo, Izuku sa che non può ricavare dall’anziana nessuna informazione su chi degli insegnanti possa essere il tutore di Eri, quindi non insiste. Quando finalmente entrano nell’edificio principale, l’anziana gli tiene la porta lasciandogli il tempo di guardare le pareti bianche e celesti che si alternano ai suoi lati, le grandi finestre che si affacciano sul cortile e, stranamente, i numerosi addetti che si aggirano per la scuola.

 

“La prego di aspettare qui. Devo farle alcune domande di sicurezza prima di lasciarla entrare nella struttura principale” dice, fermandosi davanti ad una enorme porta. Izuku annuisce leggendo la targhetta accanto: sala del personale. Riesce a sbirciare dentro alcune volte per le volte in cui la porta si apre per l’entrata o l’uscita delle persone. 

 

“Va bene” dice. Guarda l'orologio al polso e nota che sono già passati sette minuti da quando ha varcato il cancello all'esterno e ancora nessuna traccia di Nedzu. Entrano e Izuku si siede su una sedia girevole, di fronte alla donna. 

 

Aspetta la prima domanda e quando Koyama-san lo fissa negli occhi, Izuku prova un brivido lungo la schiena. Lei lo guarda senza battere ciglio, le sue iridi sembrano lampeggiare per un attimo ma potrebbe essere solo un riflesso della luce. Ha alcuni fogli ed una penna tra le mani.

 

“Sono solo domande di routine, non si preoccupi”.

 

“Ehm, va bene” le risponde con esitazione. C’è qualcosa che non va, qualcosa è cambiato. Izuku non sa se è il suo istinto o la sua paranoia a parlare, ma nel dubbio decide di seguire quella sensazione. Accavalla le gambe e sforza di rilassarsi.

 

“Midoriya-san, mi dica, è mai stato arrestato?”

 

Il volto di Izuku diventa più bianco di un lenzuolo. “Eh!?”

 

Be’, cazzo.

 

*****

 

Sono giorni che Shouta è turbato. Prima Hizashi che è stato troppo occupato tra il film e il lavoro, poi la telefonata di Eri con quello che sembrerebbe suo fratello, poi l'ansia della premiere e infine quell'orrendo episodio in cui ha perso di vista Eri sul tappeto rosso. 

 

Fortunatamente Hitoshi è riuscito a trovarla in tempo e secondo quanto gli ha raccontato, Eri era stata sotto le cure di quel cantante, Izuku Midoriya, che l'aveva vista piangere e aveva deciso di aiutarla a trovare i suoi familiari. Shouta è davvero grato che sia stato lui a trovarla e non qualcun altro. Tipo suo fratello. Ed era irrazionale, Shouta lo sa, ma aveva avuto una strana sensazione alla bocca dello stomaco quando aveva perso sua figlia. E lui è un eroe quindi sa che l’istinto viene prima di tutto.

 

Tuttavia, essersi persa è stato per Eri uno shock abbastanza grande da voler ritornare a casa subito dopo. Non aveva lasciato il braccio di Shouta neanche per un attimo tirandolo spesso verso l'uscita più vicina. Non volendo turbarla ancora di più, Shouta ha deciso di ritornare a casa dopo aver ringraziato Hitoshi e avvisato Hizashi.

 

Ora mentre le porte dei dormitori degli insegnanti si chiudono alle sue spalle, è diretto verso l'ufficio di Nedzu per fare firmare al topo alcuni documenti. È per la strada che incontra Hitoshi, o meglio lo trova seduto ad uno dei tanti tavoli da picnic che la scuola ha messo a disposizione nei giardini dei dormitori. 


Non sembra averlo ancora notato, troppo intento a leggere quelli che sembrano i test che Shouta gli aveva mollato addosso la scorsa settimana. Sorride quando lo vede farfugliare alcune imprecazioni sottovoce e scarabocchiare con la sua penna rossa.


Sbircia sui suoi fogli. Quello è un gran bel paragrafo che ha cancellato. Si avvicina alle spalle del suo ex-studente che a questo punto deve averlo già riconosciuto perché non si spaventa quando inizia a parlare. 

 

“È molto rosso anche per i miei standard” dice piatto, sedendosi sulla panchina opposta a quella di Hitoshi.

 

“Hey! Ci sto provando” dice lamentoso, sbarrando un'altra frase. “Sto facendo come mi hai detto: cerco di capire i loro diversi punti di vista soprattutto su argomenti come l’etica e la giustizia ma… non credo di riuscirci?”.

 

“Hitoshi” lo chiama, cercando di trattenere un sorriso. Dallo sguardo che riceve non deve esserci riuscito. “Sono saggi di ragazzi del primo anno. Avranno modo di imparare. Devi pensare che sono ancora ragazzini di quindici anni che pensano che gli eroi sono fighi perché combattono i cattivi e… non puoi cancellare tutta quella merda che hanno imparato guardando la tv in solo 4 mesi”.

 

“Ad alcuni basta una semplice e forte disciplina, man forte e paroli dure ad altri, invece, serve scontrarsi con la realtà per capire che il mondo non è bianco e nero. Poi c’è quella piccolissima percentuale che già lo sa ancora prima di entrare ad UA, come te.”

 

Shouta si ferma e lo guarda con un'espressione seria. "Ma non devi scoraggiarti se non vedi subito i risultati. Ci vuole tempo e pazienza per far maturare i tuoi studenti. Devi essere il loro guida, non il loro giudice. Devi incoraggiarli a pensare con la loro testa, non a ripetere quello che dici tu. Devi mostrare loro che l'eroismo non è solo una questione di poteri, ma di valori e principi".


Hitoshi lo fissa senza dire niente per alcuni istanti poi la sua faccia si accartoccia. Shouta lo precede. “Imparerai a gestirla, hai quella naturalezza nell’insegnamento che non avevo all’inizio. Sei portato, devi solo trovare la tua strada. Insegnare è difficile, il più delle volte metterai in dubbio le tue scelte di vita ma, alla fine, è gratificante”.

 

Legge una miriade di emozioni diverse sul volto del suo ex-studente prima che decida per un sorriso malizioso. Shouta si pente delle sue parole. “Aspetta, aspetta. Consigli e complimenti, entrambi in un’unica volta? WoW, chi sei e cosa hai fatto dello spaventoso Aizawa-sensei?”.

 

Shouta alza gli occhi al cielo mentre affonda il mento nella sua arma di cattura. Non è logico rispondere. Hitoshi è una piccola merda il più delle volte. “E poi, quando mai hai applicato il “Avranno tempo di imparare” perché non ti ho mai visto farlo prima d’ora”.

 

“Hitoshi”

 

“Aizawa-sensei, il demone/insegnante che espelle tutti il primo giorno di scuola” il tono di Hitoshi si incupisce drammaticamente. Alza le mani, solleticando l’aria come se parlasse di una fantasma. “Aizawa-sensei l’uomo che sussurrava agli stratagemmi logici”.

 

“Hitoshi”

 

“Tu, infondo, al penultimo banco. Chi? Io? Sì, tu, espulso! Perché? Perché lo dico io”. Hitoshi ride demoniaco, giocando con la sua attrezzatura da eroe per cambiare la voce nei momenti giusti. 

 

“Potere del pisolino istantaneo, vieni a me!”
 

“Hai finito?”

 

“Ci sono voluti otto secondi per prima che stesse zitti. Il tempo è limitato. Voi ragazzi non siete abbastanza razionali”. 

 

Hitoshi si stende su tutta la panchina, alzando le gambe, nella stessa posizione che usa Aizawa nel suo sacco a pelo. Shouta non lo degna neanche di uno sguardo. Non gli dà neanche la soddisfazione di vederlo sbuffare.

 

“Questo è il corso degli eroi... andate altrove se volete giocare a fare gli amici, tranne se siete gattini. Adoro i gattini, ma nessuno deve saperlo!”.

 

“Moccioso”

 

“Oh Dio, giusto” si dà un colpetto alla testa “Moccioso: l’upgrade per bambino problematico”.

 

Hitoshi si rimette a sedere per poi scoppiare a ridere, anche Shouta deve nascondere un sorriso. “Hai finito?”.

 

“Forse, qualcosa da ridire?”

 

Shouta avrebbe davvero qualcosa da ridire ma Hitoshi lo ferma, zittendolo all’istante. “Ah! Ah! Ah!” Alza in aria una mano “Non sono quelli, documenti per l’espulsione di qualcuno? Se sì, fa che sia uno studente di cui ancora devo correggere il saggio”

 

Shouta chiude la bocca e inarca un sopracciglio. Non pensa di essere così prevedibile, o lo è? 

 

Makoto Kino” dice e Hitoshi mormora la sua comprensione. Accartoccia il foglio che stava leggendo e lo getta nel cestino accanto al tavolo. "In fondo era troppo rosso anche per i miei standard”.
 

Shouta sbuffa una risata mentre Hitoshi, con gesti metodici, dispone i fogli sul tavolo e inizia a leggere il saggio successivo. Per alcuni minuti, regna il silenzio, rotto solo dai rumori della matita che cancella e dalla voce sommessa di Hitoshi che commenta quello che legge.
 

Shouta resta immobile, godendosi la frescura dell’ombra del gelso sotto cui sono seduti. Dalle fronde, pendono alcuni gelsi troppo maturi, dal colore violaceo e dal profumo dolce, pronti per essere mangiati. Shouta ne coglie un paio, ci soffia sopra e ne addenta uno. L’altro lo lancia verso la testa viola accanto a lui, che lo afferra al volo con una mano.
 

“Mh, sono ancora buoni” mormora Hitoshi, masticando con gusto. Shouta acconsente con un cenno di testa. “Allora …” riprende Hitoshi, fissandolo con intensità “mi dirai cosa è successo alla premiere oppure faremo finta di niente?”.
 

Sapeva che quella domanda sarebbe arrivata prima o poi, ma non era ancora pronto a rispondere. Ingoia l’ultimo boccone del gelso prima di incontrare lo sguardo del suo ex-studente.
 

“Logico, sono andato nel panico” ammette, vedendo Hitoshi incrociare le braccia sul tavolo e mettersi in posizione d’ascolto. Sa che sta trattenendo una risposta sarcastica.
 

“Questo l’ho visto, ma non è la prima volta che Eri si perde. Ricordo quel pomeriggio di alcuni mesi fa in quel centro commerciale a Kamino. E a differenza di Mic, non sei impazzito”.
 

Shouta stringe i denti. Ricorda anche lui quella volta, ma la situazione da allora è cambiata radicalmente. Si gratta il mento, cercando le parole giuste. Non sa come dirlo, quindi decide di andare diritto al punto. “Eri ha un fratello”.
 

Shouta vede Hitoshi strabuzzare gli occhi e rimanere in silenzio, troppo scioccato per dire qualcosa. Poi prende un respiro e gli racconta tutto.



 

*****

 

La caratteristica peggiore dell'insegnamento, secondo Nemuri, è quella di ritrovarsi ogni anno a ripetere le stesse cose a classi diverse di studenti che sembrano non apprezzare la sua materia.

 

Ed è triste, davvero, perché l'arte è una delle discipline più interessanti che esistano.

Aiuta a scoprire se stessi, le proprie radici, a interpretare la storia, la letteratura e perfino la matematica. L’arte serve a conoscere gli altri, a superare i limiti e pregiudizi, esprimere le emozioni. L’arte apre a nuove prospettive, fa notare quei dettagli che altrimenti trascureremmo, ma che sono così profondi e delicati da cambiare il modo di vedere il mondo.

 

Tuttavia, dover spiegare il perché Klimt, più di quattrocento anni fa, usò sfondi dorati nelle sue opere, linee sinuose e morbide e ritrasse donne nella loro maestosa sensualità crudele, è una rottura di palle, soprattutto quando non tutti colgono il valore di queste lezioni se messe in relazione con la possibilità di inglobarle nella costruzione della loro immagine da eroe. 

 

Come Giuditta, un’eroina europea capace di trasformare le proprie braccia in armi affilate e invisibili che usa come spade. Aveva preso ispirazione per il suo nome dalla storia di Giuditta ed Oloferne e per il suo aspetto dal quadro di Klimt, Giuditta I. Aveva fatto scalpore l’utilizzo di un nome del genere ma la sensualità e carisma che aveva caratterizzato la sua immagine avevano ben presto zittito qualsiasi critica. -Naturalmente questo se misurato alla bravura nel suo lavoro-.

 

Quindi, sfinita, ha deciso quella giornata di godersi l'ora libera tra una lezione e l'altra all’aperto invece di revisionare la montagna di scartoffie che ha sulla scrivania. Girovaga per il sentiero dell'Inferno, quello che collega l'area del personale a quello della scuola effettiva, quando nota un cespuglio verde muoversi e avvicinarsi e sente alcuni bisbigli malcelati.

 

Pensa subito al peggio, poi due occhi verde scuro la guardano fulminei. Lo osserva cambiare subito atteggiamento appena viene riconosciuta. Il giovane fa un piccolo sorriso e si passa la mano tra i capelli. “Ehm, salve?” la saluta con imbarazzo “Penso di essermi perso?”.

 

Nemuri lo osserva per un momento, poi il suo sguardo cade sulla targhetta del visitatore appuntata sulla camicia del ragazzo. Un sorriso si allarga sul suo volto mentre riconosce il nome: Izuku Midoriya. “Da dove sbuchi?” chiede, le braccia incrociate sul petto e un tono amichevole nella voce.

 

Izuku si rilassa un po’, anche se la confusione rimane. “Sinceramente? Non ho la più pallida idea. Ho solo seguito le indicazioni che Koyama-san mi ha dato” risponde scrollando le spalle. “Ma penso che qualcosa sia andato storto nel tragitto” continua grattando con le unghie una macchia di erba sulla sua maglia bianca. Nemuri lo guarda, trovando adorabile il broncio che si forma sul suo viso senza che lui se ne renda conto.

 

Ride, gettando la testa all’indietro. “Posso immaginarlo. Hai percorso il Sentiero dell’Inferno di UA, complimenti! Non tutti riescono a farlo la prima volta”.

 

“Uhm, grazie?” risponde il cantante, un po’ perplesso dal complimento inaspettato.

 

“E neanche una goccia di sudore, sei più in forma della metà degli alunni di eroismo del secondo anno. Essere un cantante porta anche a questo?” Nemuri si avvicina per osservare il giovane da vicino. Non appare subito ma il ragazzo ha un fisico statuario e armonioso, con le spalle larghe e una muscolatura asciutta e tonica. Ha davanti a sé un uomo che capisce come prendersi cura del proprio corpo.

 

Sbatte i suoi occhi, sfoggiando il suo look da predatrice ma il cantante non sembra essere colpito, anzi ricambia lo sguardo con un sorriso impertinente seppur nascosto dall’atteggiamento da bravo ragazzo.

 

“Certo, mi sono allenato duramente durante l’adolescenza. Tutto parte dall’avere un bel paio di polmoni” dice trasformando il suo sorriso in una risatina “Ma posso dire che l’aspetto da foglia al vento non mi si addiceva più, quindi ho optato per un cambio look”. 

 

Nemuri ascolta attentamente, poi si raddrizza. “Diretto dal preside, immagino”.

 

"Esatto-" conferma Izuku, prima di essere interrotta da un applauso.

 

“Sei fortunato ad avermi trovato durante la mia ora di buca. Ti accompagnerò io stesso” dice Nemuri, prendendolo sotto braccio e dirigendosi verso un alto edificio.

 

“Oh, non ce n’è bisogno?” risponde Izuku, titubante e grattandosi la guancia. “Ho solo bisogno di altre indicazioni”.

 

“Insisto, insisto. Sei un’ottima distrazione dai miei doveri di insegnante” dice l’eroina prendendolo sotto braccio e spingendoli verso un alto edificio. Izuku la asseconda stringendo la presa e facendo una risatina. “E poi hai presente il caos quando i miei alunni mi chiederanno se ho corretto i loro test e io risponderò con ‘mi dispiace, ero impegnata con Izuku Midoriya’ senza aggiungere nient’altro perché top secret. Meraviglioso”.

 

“Lieto di fornire succose voci di corridoio e gossip” ride l’altro guardandosi intorno e notando alcuni ragazzi correre nelle loro uniformi da palestra. Altri invece stremati, si appoggiano sulle proprie ginocchia riprendendo fiato. 

 

“Quindi, in vena di gossip” riprende Nemuri, accanto a lei si leva un mormorio. “Qualche idea sul perché uno dei cantanti più talentuosi e famosi del panorama musicale internazionale ha deciso di farci visita nella nostra piccola dimora chiamata UA?”

 

Izuku ride e scuote la testa. “Primo: ci sono sempre così tanti complimenti per gli ospiti o è una cosa riservata solo a me?” Nemuri gli sussurra ‘solo per te’ facendogli un occhiolino che fa ridere di più l’altro. “E secondo: chiamare UA una piccola dimora mi sembra un po’ riduttivo, soprattutto quando mi sono perso e ho un senso dell’orientamento abbastanza buono”.

 

“Be’, non hai tutti i torti”

 

“E terzo: non so perché sono qui. Ho solo accettato l’invito”.

 

Nemuri stringe un pugno e lo alza in aria. “Maledetto Nedzu. Nessuno sa mai cosa gli passi per la testa”. Mette il broncio al solo pensiero. Accanto a lei, il ragazzo si limita a sbuffare una risata, senza smettere di camminare. 

 

“Allora, raccontami un po’ di te” gli dice, spezzando quel silenzio breve che si era creato. “Si sa così poco della tua vita privata. Sei fidanzato?”.

 

“Perché, interessata?” replica lui in tono scherzoso. Le lancia un sorriso sfacciato che dura un istante prima che si trasformi in una risata piena. Nemuri rimane a bocca aperta per un secondo poi si unisce a lui. 

 

“Che ragazzino insolente, sei troppo piccolo per essere il mio tipo” gli fa notare, stringendo gli occhi in due fessure. 

 

“Forse mi piacciono le cougar?” replica lui, provocatorio.

 

“Hey, rimangiatelo, ho solo trentasei anni” protesta, agitandosi. L’altro fa spallucce in un gesto disinvolto. “Secondo Vogue rientri nella categoria”.

 

“Ve bene, va bene” ripete Nemuri alzando le mani in segno di resa. “Non ti piace rispondere a domande personali, ma quel tuo sorrisetto me la dice lunga: avrai sicuramente qualcuno. Scommetto che è davvero affascinante per aver rubato il tuo cuore”.

“No comment” si limita a rispondere, cercando di nasconderle il rossore che gli sale alle guance.
 

“Ah! Lo sapevo”. Nemuri alza un pugno in aria in segno di vittoria. 
 

Nessun segreto è così grande se Nemuri decide di sapere la verità. Ah, povero Kaminari-kun, pensa, era così eccitato dalla possibilità di provarci con la popstar dopo il loro bacio bollente sul red carpet. Per non pensare ad Eri, la piccolina sarà così distrutta quando scoprirà che non potrà sposare il suo idolo. Non che lo abbia mai espresso esplicitamente a differenza di Denki-kun, ma Nemuri ricorda bene le sue cotte per i personaggi famosi.
 

“Qualcosa non va?” chiede il cantante voltandosi verso di lei, notando il suo sguardo perso nel vuoto. Apparentemente Nemuri si è fermata sui propri passi. “Oh no, no. Stavo solo pensando”.
 

“Qualcosa di brutto?”
 

“La mia nipotina è tua fan e adesso non potrete più sposarvi: ora come glielo dico?” chiede drammatica mentre le spalle le cadono in avanti in un gesto sconsolato. Non nota che accanto, il cantante si è irrigidito. 
 

“Nipotina?” domanda, nel tentativo di mascherare la sua agitazione con eccessiva curiosità. I loro passi riprendono lentamente, mentre Nemuri cerca di recuperare il suo umore con il suo tono allegro. È ignara del tumulto di emozioni che Izuku sta provando in questo momento.
 

“Sì, è la figlia dei miei migliori amici. Io sono la sua madrina, quindi sono l’unica e, ovviamente vincitrice, candidata per la migliore zia del mondo. Quindi capirai che non posso dirle che Izuku Midoriya è fidanzato, le crollerebbe il mondo addosso.” spiega con un tono serio.
 

Izuku ride di nuovo. La sua testa è in overdrive, anche il suo respiro balbetta per un secondo. Tuttavia, si costringe a nascondere le sue emozioni.  “Mi dispiace ma la capisco, anche a me sarebbe crollato il mondo addosso se da piccolo avessi scoperto che Midnight era fidanzata” dice facendole un occhiolino. 
 

“Ruffiano” lo accusa Nemuri, divertita.
 

“Forse” le risponde, con un sorriso malizioso. “Come si chiama la tua nipotina? Potrei farle un autografo per farmi perdonare?” suggerisce, veloce, piegando la testa di lato e trasformando il suo sorriso di scuse in uno più tranquillo. 
 

Nemuri sbuffa la sua risata dal naso, apprezzando il gesto. “Oh, le hai già fatto un autografo. Non ha smesso di parlarne per giorni”.
 

Ah, davvero?”
 

“Sì, ma forse una foto con me? Mhh, no, ne sarebbe gelosa. Che ne pensi di un video in cui la saluti?” propone. 
 

“Certo. Come si chiama?” Izuku freme, bisognoso solo di un’ultima conferma.
 

Nemuri caccia il suo cellulare e ci smanetta un po’, aprendo la fotocamera.“Si chiama Eri” risponde con un sorriso dolce.
Inquadra il ragazzo dandogli il pollice in sù quando parte il video. Izuku impiega qualche attimo in più per iniziare a parlare ma Nemuri non gli dà molto peso, non dà neanche molto peso ai suoi occhi leggermente più ampi o al suo sorriso tremolante.
 

“Ciao Eri-chan, sono Izuku. Tua zia mi ha parlato di te e mi ha detto che sei una mia grande fan. Il tuo supporto significa il mondo per me. Ricorda sempre di inseguire i tuoi sogni, di essere coraggiosa e di credere in te stessa. Un grande abbraccio e spero di incontrarti presto!”. Alza una mano muovendola a mo’ di saluto, leggermente rigido nei movimenti. Invia anche un bacio con la mano prima che Nemuri stacchi la ripresa. 
 

“Grazie mille, ne sarà contentissima”.
 

“Di nulla. Adoro i piccoli-fan” risponde molto tempo dopo, schiarendosi la voce. La gola gli prude cercando di trattenere un urlo di euforia. Il formicolio alle mani raggiunge le sue spalle. Ha le vertigini per quanto in alto si sente e forse le sue emozioni devono leggersi sul volto, perché quando l’eroina lo guarda, gli domanda se sta bene. Ha bisogno di un diversivo.
 

Le sorride annuendo ma il suo tentativo di rassicurarla non deve essere servito a molto. C’è ancora quel senso di incertezza nei suoi occhi, quindi Izuku decide di dare la colpa al sole e all’umidità. “Non ricordavo fosse così calda l’estate in Giappone”. 
 

“Hai ragione, quindi muoviamoci: ti porto dal Topo” dice Nemuri, prendendolo per un braccio e trascinandolo verso l’edificio principale dell’UA. Decide di cogliere al volo l’opportunità.
 

“Topo? Sai, non penso sia un topo”.

 
   
 
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