Serie TV > Il paradiso delle signore
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Autore: InvisibleWoman    25/02/2024    0 recensioni
Qui raccoglierò, se ce ne saranno altre, storie che coinvolgono la famiglia Colombo, specialmente Gloria e Stefania, con Irene e Alfredo. Perché ho sempre amato il concetto di found family, volersi bene nonostante l'assenza di legami di sangue e Irene e Stefania è come se fossero sorelle, e Irene ha perso la madre, che avrei voluto ritrovasse in Gloria. In sostanza, qui do spazio a ciò che mi sarebbe piaciuto vedere, e specialmente in situazioni complicate in cui Irene avrebbe bisogno dei consigli giusti (che nessuna è in grado di darle).
La seconda è ambientata a Natale.
Ps: il titolo della prima one shot me l'ha trovato l'AI, mi faceva così ridere l'idea che sembrasse il titolo di uno sceneggiato anni '70 o di un libro harmony, che non ho potuto non usarlo.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Irene era seduta su uno dei nuovi divanetti del Gran Caffè Amato. La sua schiena ringraziava, dato che adesso che iniziava a fare più freddo e trascorrevano la pausa pranzo al coperto, lei e Alfredo preferivano rifugiarsi lì dentro per poter stare vicini e comodi nel breve lasso di tempo della pausa, prima di dover tornare al lavoro e stare in piedi per altre quattro ore. 

Alfredo le cingeva le spalle con un braccio, mentre entrambi finivano il loro panino tra una chiacchiera e l’altra. Gli aveva raccontato del ritorno di Gloria, di quanto fosse stato bello rivederla e, soprattutto, della menzione a Stefania e a un futuro loro viaggio in America. 

“Sarebbe bello” commentò Alfredo, iniziando tuttavia a sudare freddo all’idea di quanto sarebbe costato un biglietto aereo per gli Stati Uniti. Si era appena indebitato fino al collo per quella moto. Eppure quando aveva visto il sorriso di Irene e la sua felicità, era stato ripagato immediatamente di tutte le ansie e gli sforzi che avrebbe dovuto fare da quel momento in poi fino alla fine della paga delle cambiali. 

“Magari potremmo andare la prossima estate?” gli chiese voltandosi per stampargli un bacio nell’incavo del collo, con le labbra ancora sporche di farina per via del panino che aveva appena finito di mangiare. Il solito con la frittata, ormai Salvatore non glielo chiedeva nemmeno più. Dopo essersi pulita le mani con un fazzoletto, gli sfiorò il collo con le dita per rimuovere le briciole anche dalla sua pelle. Alfredo la osservò divertito e alla fine le posò un bacio sulla tempia. Quel breve contrattempo gli impedì, per fortuna, di rispondere alla domanda della sua fidanzata. Forse se avesse iniziato a risparmiare in quel momento e non fossero più andati fuori in ristoranti eleganti e si fosse accontentata della trattoria dietro l’angolo, per giugno prossimo sarebbe stato in grado di racimolare il necessario per quel biglietto aereo. Ma tra la vita cara di Milano e la moto che aveva appena acquistato, era semplicemente impossibile. Avrebbe voluto dirle di sì e accontentarla, perché vederla felice rendeva felice anche lui. Ma non sarebbe mai riuscito a darle tutto quello che Irene desiderava e questa cosa lo faceva sentire costantemente in difetto. Viveva con l’angoscia che lei potesse stancarsi di lui, che un giorno si palesasse davanti a lei un’occasione migliore che non si sarebbe lasciata scappare. Sapeva che Irene, malgrado lo strato di superficialità che ricopriva la sua dura corazza, era molto più profonda di così. E da come lo guardava e lo toccava, faticava a pensare potesse prenderlo e buttarlo via come un oggetto vecchio. Ma la sua paura di non essere abbastanza, lo portava a mettere sempre in gioco tutto e dare persino più delle proprie possibilità per assicurarsi che lei restasse. 

“Che c’è?” chiese Irene, risvegliandolo da quello stato di trance in cui i suoi cattivi pensieri lo avevano fatto piombare. “Tutto bene?” 

“Ho solo po’ di mal di testa” Alfredo annuì, poco convinto, e Irene gli accarezzò una guancia.

“Chiediamo un cachet a Salvo” si premurò lui.

“Tra poco, tra poco” aggiunse lui che non voleva privarsi del contatto con Irene nemmeno per un secondo in quella breve pausa dal lavoro. Allora lei gli sorrise e poi appoggiò la testa sulla sua spalla. Ogni tanto si domandava se facesse abbastanza per ricambiare l’amore e le attenzioni di Alfredo, come l’aveva accusata Clara qualche giorno prima. Non era una da gesti eclatanti o dichiarazioni ad effetto, ma riusciva in qualche modo a renderlo sicuro del loro rapporto e di quanto tenesse a lui? Le sue pretese, i suoi dubbi, le sue domande, non mettevano in discussione solamente se stessa e quel futuro che le sembrava ancora così strano e incerto, ma iniziava a temere di trascinare anche Alfredo nella sua stessa incertezza.

 

Il suono della campanella che annunciava l’ingresso di un nuovo cliente, non attirò l’attenzione né di Alfredo e Irene che continuavano ad abbracciarsi e parlottare fitti fitti nell’angolo più interno della caffetteria. 

Gloria, col suo abito giallo, al contrario destò subito la curiosità di Salvatore, che la accolse con calore. Gloria aveva chiesto ad Ezio se fosse necessaria la sua presenza e quando aveva capito che poteva cavarsela da solo, per una volta, aveva preferito rimanere nei paraggi del Paradiso. Rivedere Armando, fare un giro per la galleria e farsi raccontare tutto sulla collezione uomo. E parlare con Irene. Era curiosa di sapere come se la stesse cavando, sebbene fosse certa stesse facendo un lavoro egregio. Si fidava di lei, nonostante in certe occasioni fosse la stessa Irene a non farlo, anche quando dava l’idea del contrario.

“Signorina Moreau!” esordì Salvo con felicità. “Che piacere rivederla” aggiunse con un ampio sorriso, ricordandosi solo successivamente che ormai era la signora Colombo. “Anche se ora forse dovrei chiamarla signora Colombo” disse infatti.

“Salvo, quanto mi sono mancati i tuoi splendidi panini” lo elogiò lei. “E Gloria andrà benissimo.”

“Cosa le porto allora, Gloria? Offre la casa” suggerì lui con un ampio sorriso.

“No, no, apprezzo il gesto, Salvatore, davvero, ma non è assolutamente necessario. Grazie” rispose, ordinando poi un panino al prosciutto. Si diede una rapida occhiata intorno e notò come in quei pochi mesi di assenza fossero cambiate così tante cose. Tra la situazione al Paradiso, la Galleria Milano Moda, la collezione uomo, Maria come stilista ufficiale, e lei che non ricopriva più il suo posto come capocommessa, adesso persino la caffetteria aveva un aspetto vagamente diverso. Più elegante. E portava persino il nome ‘Amato’. 

“La caffetteria è diventata splendida, complimenti” disse mentre Salvo le metteva il panino sopra il piatto e la accompagnava a uno dei tavolini vuoti. 

“Grazie! Senza l’aiuto di Marcello sarebbe stato impossibile, gli sono molto grato.”

“Te lo meriti, Salvo, ti auguro tutta la fortuna” rispose lei con un sorriso, e proprio mentre si accingeva a sedersi, sentì la voce di Irene chiamarla poco più in là. 

Gloria l’aveva già notata pochi istanti prima, ma non voleva essere di troppo, non voleva trovarsi in mezzo a una coppia di innamorati. La vedeva felice, come non l’aveva mai vista prima. Per Irene farsi vedere in pubblico davanti a tutti così serena e aperta all’amore, doveva essere stato un passo difficile da compiere e Alfredo doveva davvero farla sentire sicura e a suo agio per essere riuscito in questa ardua impresa. 

“Signorin… Gloria, venga a sedersi qui con noi” le chiese Irene, mentre Alfredo spostava il braccio che teneva attorno alle spalle di Irene ed entrambi si sedevano in posizione più eretta e composta. 

“Non è necessario, godetevi la vostra pausa” rispose Gloria un po’ in imbarazzo all’idea di disturbare.

“Non accetto un no come risposta” aggiunse Irene con fare più serio. Alfredo annuì. 

“Deve dirmi tutto di San Francisco, della vostra vita là, di Stefania” continuò la nuova capocommessa.

“Non si arrenderà, farà prima ad accettare” intervenne lui. Gloria sapeva che aveva ragione, entrambi la conoscevano ormai abbastanza bene da sapere quanto fosse testarda. 

“E va bene” acconsentì allora, spostando da sola il piattino e il bicchiere d’acqua che Salvo le aveva lasciato sul tavolo. Non si andò a sedere accanto a loro due sul divano, bensì su una delle poltrone poste accanto al tavolo, vicina a Irene. 

“Che piacere rivederla, signora Moreau” disse Alfredo con un sorriso. “La trovo benissimo.”

“Grazie, Alfredo. E per favore, chiamatemi Gloria. Ormai non lavoro più al Paradiso” arricciò le labbra in un’espressione a metà tra il disappunto e la malinconia. Le faceva ancora strano pensare che non sarebbe più tornata a richiamare all’ordine le sue Veneri. E che adesso quelle Veneri non fossero più le sue. Ma sapeva di averle lasciate in buone mani. Dallo sguardo che le rivolse Irene, intuì che anche lei stesse provando sensazioni simili alle sue. Doveva essere contenta della promozione, ma allo stesso tempo sembrava triste all’idea che le cose fossero cambiate irrimediabilmente. 

“Qualcuno direbbe ‘per sfortuna’" commentò Irene sbuffando.

“Ma non è vero, sta svolgendo un lavoro eccellente” Alfredo cercò di rassicurarla ed elogiare la sua fidanzata davanti all’ex capocommessa. Aveva intuito quanto Irene tenesse a lei e alla sua opinione.

“Non ho alcun dubbio che sia così. Non a caso ho caldeggiato io stessa la tua promozione col dottor Conti prima di andarmene” sorrise a Irene. “Ho completa fiducia in te” aggiunse poi rivolgendosi a lei usando il tu più informale. Cosa che non sfuggì a Irene che annuì contenta.

“Allora, finalmente fate coppia fissa, vedo” Gloria cambiò discorso, allungando lo sguardo sulle loro mani intrecciate sul grembo di Irene. 

“Ah, sì” rispose lei rendendosi conto di cosa stesse osservando Gloria e per vergogna liberò la mano da quella di Alfredo.

“No, perché” commentò l’ex capocommessa. “Siete molto carini. Sono felice per te, Irene. Per voi” aggiunse guardando anche Alfredo. Non lo conosceva molto, non aveva avuto modo di interagire con lui, a parte rarissime occasioni. Ma sapere che godeva della fiducia di Armando e, soprattutto, di quella di Irene, bastava perché avesse anche la sua. 

“A quanto pare, per il momento sì” si lasciò scappare Alfredo. Irene si voltò piano verso di lui con aria confusa. La stessa espressione che fece capolino sul viso di Gloria. Se non faceva sul serio con lei e intendeva farla soffrire, gliene avrebbe dette quattro.

“C’è qualcosa che non va?” diede voce alla stessa domanda che si stava facendo Irene. Si era stancato di lei e delle sue richieste? Forse aveva tirato troppo la corda, forse Clara aveva ragione a dire che non stava ricambiando con altrettanta abnegazione i sentimenti e le attenzioni di Alfredo. 

“No, era così, per dire” provò a salvarsi lui con un sorriso. “La vita è sempre imprevedibile. Non si sa mai cosa può… succedere” si portò il bicchiere alla bocca con aria imbarazzata pur di fare qualcosa.

“Alfredo” Gloria lo guardò con aria seria. “Godetevi il momento, siete giovani, siete belli, siete innamorati. Cosa volete di più?” 

Già, cosa voleva di più Irene, si domandò Alfredo. “Perché va tutto bene, no?” riprovò Gloria.

“Sì, sì, tutto benissimo” si affrettò a rispondere Irene, prima che Alfredo dicesse ancora qualcosa di fuori luogo. Non era certa di sapere come affrontare l’argomento una volta usciti di lì, né se avrebbe avuto il coraggio di farlo.

“Ha ragione, siamo innamorati e questo è l’importante” Alfredo cercò di dissipare i dubbi di Irene dandole un bacio su una guancia, prima di alzarsi.

“Caffè?” domandò poi.

“Sì, io lo prendo” rispose Gloria. Agognava il sapore di un caffè italiano, era la cosa che più le mancava in America. 

Irene annuì a sua volta. “Ma anche tu?” gli chiese con aria dubbiosa.

“No, vado per il cachet e intanto mi porto avanti per voi.”

“Grazie, amore” rispose Irene d’istinto, vergognandosi poi come una ladra per averlo chiamato così davanti a Gloria. Non sapeva perché la imbarazzasse tanto darsi a effusioni e gesti intimi davanti a lei. Forse perché non l’aveva mai vista così, sebbene fosse stata l’unica, insieme a Stefania, ad aver visto lati più intimi e nascosti di Irene, anche quando faticava bene a nasconderli.

“Un cachet?” chiese poi piano Gloria avvicinandosi a Irene.

“Sì, non si sente benissimo, oggi. Avrà preso fresco ieri” suggerì Irene. “Siamo stati in gita al lago” spiegò.

“Ah, che bello” rispose Gloria illuminandosi.

“Con la moto” sottolineò con un sorriso che nascondeva un aria un po’ colpevole.

L’ex capocommessa rimase per qualche istante con espressione sbigottita, tanto da indurre Irene a ulteriori spiegazioni.

“È sua. L’ha comprata venerdì” ammise, lanciando uno sguardo verso Alfredo che ridacchiava con Salvo, mentre quest’ultimo ultimava i due caffè per loro. 

“Ha vinto alla lotteria, per caso?” si lasciò scappare Gloria. “No, scusa, non sono affari miei” cercò di far cadere l’argomento. Non voleva metterli in una situazione imbarazzante. In fondo non la riguardava, non poteva andare via per mesi e poi tornare e pensare di poter mettere bocca sulle decisioni degli altri. Il tempo passava, andava avanti per tutti.

“No, è questo il punto. L’ha fatto per me e io…” disse Irene abbassando lo sguardo. Si sentiva un’egoista ad ammettere di essere grata che l’avesse fatto. Non doveva più percorrere chilometri a piedi a notte fonda, avevano la libertà di andare ovunque volessero. Ma si sentiva anche in colpa perché sapeva che lo stipendio di Alfredo non gli permetteva un acquisto simile e che si stava facendo in quattro per lei. 

“Belle signore, i vostri caffè” disse Alfredo poggiando i due caffè caldi sul tavolino, senza però sedersi.

“Non resti?” chiese infatti Irene vedendolo lì in piedi come una bella statuina.

“Meglio che torni in magazzino, c’è tanto lavoro da fare. E poi così vi lascio da sole a chiacchierare. Bene di me, si spera” sorrise ironico a entrambe.

“Ah, senza dubbio, Alfredo. Impossibile negare il tuo fascino irresistibile” lo prese velatamente in giro Gloria, con la complicità di Irene che le andò dietro con un sorriso.

“A dopo, amore” si chinò per dare un bacio sulle labbra alla sua fidanzata.

“E grazie per i caffè” aggiunse lei, mentre Gloria dall’altro lato del tavolino li osservava un po’ divertita e un po’ a disagio, coprendosi il volto con la tazzina.

“Offro io il vostro pranzo, sia chiaro” disse poi ad Alfredo prima che si allontanasse. 

“Ma no, che…” Alfredo cercò di intervenire.

“Ah, ah, ah… stavolta sono io a insistere. Vi ho rovinato la pausa, il minimo che posso fare è pagarvi il pranzo” obiettò Gloria.

“Grazie” dissero entrambi, Irene con maggiore riconoscenza dato il discorso che avevano accennato pochi istanti prima.

Seguirono con lo sguardo Alfredo fino all’uscita, poi Gloria si alzò e si andò a sedere sul divanetto accanto a Irene. 

“Allora, stavi dicendo…”

“Stavo dicendo?”

“Della moto…” insistette Gloria. 

“Ah, è che… non gliel’ho chiesto direttamente e se l’avessi saputo giuro che non gli avrei fatto spendere tanto, ma…” abbassò lo sguardo sulle proprie mani. Il caffè sul tavolino a freddarsi.

“E allora perché l’ha comprata?”

“Perché… eh, perché mi lamentavo di dover andare a piedi di notte coi tacchi, di dover aspettare la corriera ogni volta che volevamo andare da qualche parte” rispose Irene abbattuta. “Pensi anche tu che io sia egoista?” finalmente alzò gli occhi su Gloria. 

Quest’ultima accennò un sorriso bonario, colta alla sprovvista da quella domanda pronunciata con fare tanto innocente, poi allungò una mano verso di lei. 

“Chi altri lo pensa? Alfredo?”

“No, Alfredo è perfetto, non si lamenta mai, al contrario mio” si intristì. “Secondo Clara… non ricambio abbastanza le attenzioni di Alfredo.”

“Ed è così?” chiese Gloria.

“Non lo so… forse” si mordicchiò una guancia. Poi si ricordò del caffè sul tavolino e si allungò per raccogliere la tazzina. Almeno si sarebbe tenuta occupata con quella. “È che non sono brava a dimostrare quello che provo.”

“Invece sei bravissima, quando vuoi” ribatté Gloria. Non era d’accordo, forse Irene non era brava a esprimere a parole ciò che sentiva, ma nei gesti, nelle attenzioni, nel supporto che dava alle persone a cui voleva bene dimostrava tutto l’affetto che provava. Possibile non facesse altrettanto con Alfredo? Stentava a crederlo.

“Vi ho osservati prima qualche istante” si lasciò scappare Gloria, col timore di risultare una guardona impicciona. “L’Irene che ho conosciuto io qualche anno fa non si sarebbe mai fatta vedere così vulnerabile davanti a tutti.”

Non si era mai chiesta dell’effetto che facesse a chi la guardava dall’esterno. L’integerrima Irene Cipriani che mostrava il fianco scoperto ai suoi nemici, o almeno era così che per tanto tempo si era sentita, specialmente durante la fase iniziale del loro rapporto, quando aveva fatto di tutto per mantenere segreta quella relazione. E adesso l’idea di sembrare eccessivamente sdolcinata e romantica le faceva venire il voltastomaco. Arricciò le labbra in un’espressione di disappunto.

“No, è bello, Irene. Significa che ti stai aprendo all’amore. E l’amore è una cosa bellissima, specialmente se accanto a te hai una persona premurosa come Alfredo” la rassicurò facendole una carezza sulla guancia. 

“Non ti mentirò dicendo che i soldi non contano niente, perché non è così. La vita è più difficile se bisogna faticare. Ma fattelo dire da una che ha più esperienza di te: trovare una persona che ti ama senza pretendere niente in cambio, in modo incondizionato, e che sia disposta a tutto pur di renderti felice, credimi, è più preziosa di qualsiasi tesoro.” 

Irene annuì. Lo sapeva anche lei che Gloria aveva ragione e mai per un istante aveva pensato di lasciare andare Alfredo. Nonostante i suoi dubbi sul loro futuro, l’amore che provava per lui era l’unica certezza che aveva.

“E non sei egoista, ma a volte un po’... troppo esigente” la riprese Gloria con una smorfia, che Irene ricambiò con un sorriso. “Se davvero pensi di non fare abbastanza e lui lo merita come dici, allora fai di più. In amore è sempre meglio fare di più, che di meno” concluse con un veloce occhiolino, mentre Irene annuiva e si lasciò andare a un abbraccio. Abbraccio che colse un po’ alla sprovvista Gloria, ma che accolse con felicità, accarezzandole piano la schiena. 

“Quando tu o Stefania siete qui è tutto più facile” si lasciò scappare.

“Beh, e che problema c’è? Ogni volta che avrai bisogno dei nostri consigli basta sollevare la cornetta.”

“Sì, e poi la bolletta chi la paga? Di certo non Alfredo” ironizzò.

“Chiama a carico nostro” rispose Gloria con un sorriso. “E comunque questa volta non dovrai aspettare a lungo. Per Natale saremo di nuovo qua. E anche Stefania” le rivelò in confidenza abbassando il tono di voce.

“Davvero?” si illuminò Irene, mentre Gloria annuiva contenta. 

Irene aveva lì a Milano delle persone che le volevano bene, Maria su tutte. Le era affezionata e si era confidata con lei su Alfredo in passato. Ma il loro rapporto era diverso da quello con Stefania e con Gloria. Quando parlava con Maria si sentiva giudicata, sebbene poi anche lei cercasse di capirla e non potesse negare fosse stata preziosa in passato. Mentre con loro due Irene non si era mai sentita sbagliata. Non l’avevano mai fatta sentire in difetto, neanche quando avevano cercato di farle comprendere i propri errori, proprio come aveva fatto adesso Gloria. Non le aveva puntato il dito, non le aveva detto di essere un’egoista che non meritava l’affetto di Alfredo, come spesso la faceva sentire Clara. E avere una persona fidata al proprio fianco era la cosa che più le mancava. Stefania le mancava terribilmente.


“Cos’è quella faccia, adesso?” Armando appena rientrato dalla pausa pranzo trovò Alfredo seduto sulla sua sedia con le gambe sopra la scrivania e lo sguardo perso nel vuoto. Ormai sapeva qual era l’espressione da ‘Irene’. Quella ragazza era costante fonte di preoccupazione per il magazziniere e Armando era un po’ stanco di dover raccogliere i cocci e rimetterli a posto ogni singola volta. Sbuffò scocciato mentre si toglieva il giubbotto e metteva su il camice.

“Cosa ha combinato questa volta Irene?”

“Irene? Niente. Sono io che non sono all’altezza, signor Armando” commentò col broncio. “Dovrò fare un secondo lavoro per permettermi di andare in America con lei.”

“Addirittura in America adesso? Puntiamo proprio in alto, vedo” lo prese in giro. 

“Lei scherza, ma se non mi do una mossa ci andrà da sola da Stefania.”

“Eh vabbè, l’America sarà sicuramente bella, ma puoi anche aspettare qui il suo ritorno, no? Non muore mica nessuno” commentò Armando. “Anche se proprio nessuno non so, se non togli quei piedacci dalla mia scrivania” alzò la voce.

“Armando, per piacere” esclamò Gloria entrando e cogliendo entrambi alla sprovvista. Alfredo si rizzò in piedi e Armando si voltò a guardarla con un ampio sorriso. 

“Gloria! Ma che ci fai tu qui?” 

“Non potevo non passare a salutarti. Ma sii più clemente col povero Alfredo che oggi non sta bene.”

“Solo oggi?” commentò ironico. “Quella Irene lì finirà per mandarlo in manicomio.”

“Irene? Che c’entra Irene?” rispose Gloria appoggiandosi con la schiena a uno dei banconi dopo aver salutato Armando con un rapido abbraccio. 

“Eh non lo so, l’ho trovato qui che blaterava dell’America, di non essere all’altezza e cose così. Questo qui è un disco rotto, ormai, ascoltami.”

Alfredo aveva cercato di bloccare Armando dal fare quella confessione a Gloria tramite poco assestate gomitate, ma il suo capo aveva bellamente fatto finta di niente. Così non gli rimase fare altro che sedersi appena sul tavolo e incrociare le braccia al petto con aria imbronciata, come un bambino che era appena stato diffamato dal proprio compagno di banco con la maestra.

“L’America?” chiese Gloria confusa per qualche istante. Poi realizzò che Irene doveva avergli parlato della sua menzione a quel biglietto aereo che Irene non aveva ancora utilizzato. Biglietto che certamente Alfredo non sarebbe riuscito a permettersi da solo di comprare per seguirla dall’altro lato del mondo. Dopo la breve conversazione con Irene, aveva già in mente di fare loro quella sorpresa, e dopo la reazione di Alfredo, Gloria era ancora più certa fosse la mossa giusta. Avrebbe lasciato un biglietto aereo per Alfredo dentro lo spogliatoio della capocommessa, in modo che non potessero rifiutare o sentirsi in colpa per aver accettato il suo regalo. Lo avrebbero trovato lì dentro e a loro non sarebbe rimasto altro che prenderne atto. Gloria doveva solo fare finta di niente per qualche settimana.

“Guarda che Irene ti ama, Alfredo. Ci tiene a te e non ti cambierebbe con nessun altro” cercò di rassicurarlo, mentre Armando accanto a lei non sapeva se annuire o fare qualche smorfia. Non era propriamente sicuro fosse così. Ma d’altronde Gloria sicuramente conosceva meglio quella ragazza di quanto facesse lui.

“Gliel’ha detto lei?” domandò Alfredo. 

“Innanzitutto dammi pure del tu” gli sorrise. “E poi, sai com’è fatta Irene. Dire le cose per lei è più complicato. Ma è certamente quello che mi ha fatto intuire” concluse con un occhiolino. “Devi avere pazienza con lei.”

“Ne ha pure fin troppa, fidati” commentò Armando. “Alfredo le vuole molto bene e a volte sembra che per lei non sia mai abbastanza. Dovrebbero risparmiare, non sperperare tutto in ristoranti e moto” aggiunse roteando gli occhi al cielo. 

“Irene ha un carattere particolare, è troppo esigente e questo lo sa anche lei” disse Gloria rivolgendosi al vecchio amico. “Ma è una brava ragazza. E in fondo non tutti viviamo la vita allo stesso modo.”

“Per fortuna” rispose Armando. “Ma dovremmo viverla secondo le nostre possibilità, non ambire a qualcosa di irraggiungibile.”

“Io voglio solo renderla felice” si intromise Alfredo, dato che finora quei due stavano parlando della loro relazione e della sua fidanzata come se nemmeno lui fosse presente e la questione non lo riguardasse. Ma lo riguardava eccome. E non gli piaceva che il signor Armando dipingesse in quel modo Irene. Alfredo lo sapeva che era una brava ragazza, lo aveva capito molto prima di tanti altri. 

“E lo fai” gli rispose Gloria. “Ma anche tu sei importante, Alfredo. Anche i tuoi bisogni, le tue necessità sono importanti.” 

“Proprio così” si aggiunse Armando. “Non puoi farti in quattro per lei, privandoti dei soldi, del sonno, delle tue esigenze. In amore ci deve essere uno scambio. Non può sempre e solo essere una corsa a ostacoli.”

“Armando, dai, così fai sembrare come se Irene non facesse niente per Alfredo. Non starebbero insieme se anche lei non ricambiasse il suo affetto, no?” si voltò a guardare il giovane magazziniere.

Alfredo annuì. “Irene è la ragazza più dolce del mondo” rispose, enfatizzando forse in modo un po’ eccessivo le qualità della sua fidanzata, ma i suoi occhi immediatamente si illuminarono al solo pensare a lei. 

Armando e Gloria si guardarono e sorrisero per la tenerezza di quel sentimento.

“E allora impara a dire anche qualche no” provò a spiegargli Gloria. 

“E lei a dire qualche sì” Armando ci mise subito del suo. Non aveva tutti i torti, però, pensò Gloria. E sperava che il discorso che avesse fatto prima in caffetteria con Irene avesse sortito i suoi effetti in tal senso. 

“Ma soprattutto: comunicate. Le sorprese devono essere piacevoli per entrambi. Dovete parlare tra di voi prima di fare dei passi grandi come quello della moto, Alfredo” lo riprese Gloria che era a conoscenza del senso di colpa che provava Irene per quel grande gesto da parte del suo fidanzato. 

“Dai, ora vi lascio lavorare, ero passata solo per un saluto” aggiunse dando un’occhiata all’orologio che portava al polso. Ben più elegante di quello che aveva quando lavorava lì come capocommessa. 

“No, resta, abbiamo tante cose da raccontarci” disse Armando. “E Alfredo ha dei pacchi da scaricare fuori.”

Gloria stava per obiettare, ma Alfredo annuì e scappò fuori dal magazzino prima che lei facesse in tempo. 


“Sei pronto?” Irene fece capolino in magazzino con il suo soprabito rosa e un pacchetto tra le mani. 

Alfredo era nascosto tra gli scaffali, intento a riporre l’ultima scatola della giornata. Si affacciò e le fece un sorriso.

“Quasi, ho appena finito” disse sfilandosi il camice. 

“Come va? Meglio?” domandò Irene avvicinandosi per fargli una carezza sulla guancia e poi adagiare entrambe le mani dietro il suo collo. Alfredo annuì e le posò un bacio leggero sulle labbra. 

“Dove ti porto stasera? Vuoi fare un giro in moto?” le chiese accarezzandole la schiena. 

“No, sono un po’ stanca. Preferirei andare a casa. Facciamo un’altra volta, va bene?” rispose lei, mentre Alfredo annuì contento di quella risposta. Era esausto anche lui e non vedeva l’ora di tornare a casa e buttarsi sul letto. 

“Però Clara è a cena da Don Saverio, questa sera. E Maria è dai suoi” sollevò le sopracciglia con fare provocatorio. Non che intendesse fare alcunché, ma potevano almeno trascorrere un po’ di tempo da soli comodi sul divano. 

“Cucini tu?” domandò Alfredo aggrottando le sopracciglia.

“Guarda che non sono una cuoca così pessima come ti raccontano!” esclamò lei mettendo il broncio per l’offesa. “Se non vuoi non fa niente, peggio per te” aggiunse staccandosi dall’abbraccio, mentre Alfredo la afferrava per la mano per non farla allontanare. 

“No, va bene, va bene” rispose Alfredo riattirandola a sé. “Pur di stare con te sono disposto a ingurgitare pure le pietre” affermò con coraggio. 

“Te le faccio mangiare davvero le pietre se non la smetti” lo fulminò con lo sguardo. 

Alfredo sorrise e poi la lasciò andare. “Prendo il giubbotto” disse allontanandosi, mentre Irene riprendeva in mano la piccola confezione che aveva lasciato sul bancone.

“E quella?” chiese il suo fidanzato con aria incuriosita. 

“Per te” Irene gli allungò la scatola. “Un pensierino per ringraziarti di essere il fidanzato migliore del mondo.”

Alfredo afferrò la scatola e sorrise aprendola. Irene lo aiutò a tirare fuori il foulard morbido che aveva comprato rientrando dalla pausa pranzo. 

“Così alla prossima gita in moto non ti raffredderai” commentò lei, aiutandolo ad annodarlo al collo. Non era ancora il tempo per le pesanti sciarpe di lana infeltrite, ed esteticamente orribili, che Alfredo possedeva già. Con quello voleva dimostrare a lui, a Clara, e anche a Gloria, che nel suo piccolo, con gesti semplici ma efficaci e poche parole, anche lei sapeva ricambiare le cure e le attenzioni di Alfredo. 

“Grazie, amore mio” rispose lui colpito. Finora era stato Alfredo a sperperare i propri soldi per fare contenta Irene in ogni suo desiderio. A lui non importavano le cose materiali, gli interessavano le biciclette, aggiustarle soprattutto, e gli interessava lei. Non gli pesava fare tutto ciò che era in suo potere per renderla felice. Ma quelle piccole cure gli dimostravano che anche Irene teneva a lui, anche se spesso aveva un modo tutto suo per dimostrarlo. E quando voleva sapeva essere la persona più dolce che conoscesse. Una sensibilità che teneva sapientemente nascosta, ma che lui era uno dei pochi fortunati a poter vedere in tutto il suo splendore.

“Come mi sta?” alzò il collo con fare civettuolo. 

“Sei bellissimo” commentò lei con un sorriso, alzandogli la zip del giubbotto e sistemandogli il colletto. “Ora andiamo che sto morendo di fame?”

“Sei sempre dell’idea di cucinare? Rosticceria?”

“Ti sei reso conto di che ore siano? Guarda che un po’ di pasta so ancora farla” lo riprese Irene, mentre lui le circondava le spalle con un braccio mentre si avviavano verso l’uscita.

“E poi dovrebbe essere avanzata una delle conserve di salsa di pomodoro di Maria.”

“Ah, se usiamo la salsa di Maria allora cambia tutto” disse Alfredo sogghignando. Irene gli diede uno schiaffetto sul braccio.

“Sei un infame.” 

“Ma mi ami lo stesso” disse Alfredo montando sopra la moto. 

“Quando te lo meriti” rispose lei sedendosi a sua volta e circondandogli il petto con le braccia per tenersi salda. E realizzò che forse era proprio questo quello che Alfredo era per lei: una presa salda sulla realtà. Ciò che la teneva ancorata al presente e a un futuro che non era solo fatto di sogni irrealizzabili, ma di concretezza, di fiducia, di supporto. Di amore.

 
  
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