La luce della luna filtrava da una finestra e si posava sul libro, illuminando la pagina di un riflesso argenteo.
Lo sguardo di Claudio, attento, vagava sui simboli e sui caratteri ebraici. Forse, in quelle parole, era racchiusa qualche informazione sui possessori del gene del Diavolo.
Fitte di dolore, implacabili, trapassarono le sue tempie, come lame arroventate, e il giovane sbatté le palpebre. Le scritte e le immagini, in quel momento, sembravano perdere la loro nitidezza.
Strinse gli occhi e una smorfia distorse le sue labbra. I caratteri ebraici antichi gli sembravano incomprensibili.
Scosse la testa e si passò una mano tra i capelli neri. No, non doveva arrendersi al dolore.
Il suo dovere richiedeva una dedizione totale.
Una mano, leggera, si appoggiò sulla sua spalla e il giovane, colto di sorpresa, sussultò.
Si girò e, accanto a lui, scorse l'esile figura di Xiaoyu, avvolta in una veste da notte nera a fiori rosa.
− Che c'è? − chiese lui, stupito.
Lei appoggiò una mano sul suo braccio.
− Sei stanco. Vai a dormire. − mormorò , premurosa. I suoi sensi non l'avevano ingannata.
Claudio non si era mosso dalla sua postazione, ne era certa, e la stanchezza si era riflessa sul suo viso.
A quelle parole, l'europeo fissò su di lei uno sguardo perplesso. Xiaoyu era preoccupata per lui.
E tale riguardo, così limpido, turbava il suo animo.
− Voglio aiutarti. Te lo sei dimenticato? − domandò lui.
L'asiatica non rispose e le sue dita, leggere, sfiorarono il braccio destro.
Un brivido percorse l'arto dell'esorcista. Non poteva negarlo, ma quel riguardo era gradevole.
− No, non l'ho dimenticato. E ti sono grata di questo. Ma anche tu hai il diritto di riposare. Ti sei dimenticato di avere esorcizzato quattro demoni oggi? − domandò lei.
A quell'affermazione, lui sollevò le labbra in un sorriso ironico.
− Non erano demoni di classe alta. Niente di più facile, per un esorcista preparato. − spiegò.
Lei scosse la testa e fissò su di lui un cipiglio severo.
− E' vero. Ma non devi rischiare. Anche tu sei importante, Claudio. − affermò, seria, ma premurosa.
A quelle parole, il viso dell'esorcista si imporporò e i suoi occhi lustreggiarono di commozione. Di nuovo, lei lo riempiva di attenzioni.
E quel calore, a poco a poco, avvolgeva il suo animo.
Xiaoyu, accortasi della sua reazione, posò la propria mano sulla sua fronte.
− Hai la fronte molto calda. E i tuoi occhi sono lucidi. − scandì lei, seria.
L'italiano annuì, sempre più scosso. Quelle parole, così semplici, vibravano di premura, anche se lei non aveva compreso la ragione del suo rossore e dei suoi occhi lucidi.
Ma quell'accortezza riempiva il suo cuore di gioia.
Scrutò il libro e lo sistemò al suo posto.
− Hai ragione. Ho anche io bisogno di riposo. − mormorò.
− E io verrò con te. Rischi di non trovare la tua stanza e non posso permettertelo. − dichiarò la ragazza.
Il giovane uomo, con un cenno del capo, annuì.
− Non posso rifiutare un invito tanto gentile. − affermò, solenne, un lampo divertito nelle iridi ardesia. Da tanto, troppo tempo non provava una simile, meravigliosa sensazione di benessere…
Poco dopo, i due giovani uscirono e si avviarono verso le loro camere.