Serie TV > Il paradiso delle signore
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Autore: Ila9182    26/02/2024    0 recensioni
La Signora Moreau lasciava il Paradiso e Milano. Irene si ritrovava da sola. Ancora una volta. La partenza di Stefania era stata particolarmente dolorosa per la ragazza ma aveva trovato conforto nel fatto che Gloria fosse rimasta, non solo a fare da trait d’union tra Irene e Stefania ma anche come presenza rassicurante e punto di riferimento nella vita di Irene. Adesso perdeva anche lei e Irene sapeva benissimo che quello sarebbe stato un altro vuoto che non sarebbe riuscita a colmare...
{EP 7x130}
{Personaggi: Gloria Moreau e Irene Cipriani, Irene/Alfredo}
Genere: Generale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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UNSPOKEN PROMISES

“Vieni con noi in caffetteria?” 
 
Irene si voltò verso Elvira e vide che lei e le altre Veneri stavano aspettando una sua risposta. “No, rimango qui…” rispose sottovoce prima di voltarsi a chiudere il suo armadietto.
 
“Eccola già entrata in modalità capocommessa.” Scherzò Gemma, incrociando le braccia.
 
“Non vedeva l’ora.” Commentò Clara alzando gli occhi al cielo, visibilmente infastidita.
 
“Finitela di dire sciocchezze!” Si esclamò Irene innervosita. Sentiva il nodo che aveva in gola dall’annuncio della Signora Moreau crescere sempre di più. Il fatto che le sue colleghe potessero pensare che lei si rallegrava per la partenza di Gloria la feriva profondamente. Ma davvero la credevano così insensibile? Possibile che nessuno aveva notato quanto fosse legata a Gloria? 
 
Le Veneri uscirono dallo spogliatoio lasciando da sola Irene. La ragazza si guardò intorno e prese un respiro profondo. Le pizzicava la gola, le si annebbiava la vista mentre i ricordi affollavano la sua mente. Li cacciò via, così come le lacrime che minacciavano di rigare il suo volto. Passò una mano tra i capelli. Su, dai, Irene, riprenditi, pensò.
 
Irene uscì dallo spogliatoio e iniziò a passeggiare distrattamente per la galleria deserta mentre cercava di riprendere il controllo sulle sue emozioni. La Signora Moreau lasciava il Paradiso e Milano. Irene si ritrovava da sola. Ancora una volta. La partenza di Stefania era stata particolarmente dolorosa per la ragazza ma aveva trovato conforto nel fatto che Gloria fosse rimasta, non solo a fare da trait d’union tra Irene e Stefania ma anche come presenza rassicurante e punto di riferimento nella vita di Irene. Adesso perdeva anche lei e Irene sapeva benissimo che quello sarebbe stato un altro vuoto che non sarebbe riuscita a colmare. Non ci sarebbe mai più stata un’altra signora Moreau, così come nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Stefania. Nessuna amicizia valeva quanto la loro. Stefania era più di un’amica, era la sorella che Irene non aveva mai avuto.
 
Una lacrima rigò il volto di Irene che la spazzò via nervosamente. Finiscila, si ripeté infastidita con sé stessa. E dire che tutti la credevano insensibile, pensò. Irene avrebbe tanto voluto essere veramente insensibile. Non provare nulla, non affezionarsi a nessuno, essere indifferente a tutto ciò che accadeva intorno a lei… ma non esternare le emozioni e i sentimenti non significava non provarli, anzi era forse la sua difficoltà a esprimerli che aumentava la sofferenza che provava dentro. Una sofferenza che piano piano la soffocava. 
 
A Irene tornò in mente un dettaglio che aveva letto nel giornale giorni fa, ovvero che la perla dell’ostrica era il risultato di una serie di eventi traumatici vissuti dall’animale che, per proteggersi, rilasciava strati di madreperla. La perla non era nient’altro che una stratificazione del dolore che l’ostrica riusciva però a trasformare in qualcosa di prezioso e unico. Irene invece si sentiva come un’ostrica senza perla, non perché non avesse vissuto eventi traumatici ma perché continuava a schivare le emozioni negative. La tristezza mascherata, le lacrime trattenute diventavano un veleno che la consumava giorno dopo giorno.
 
Irene aveva passato le prime settimane dopo la partenza di Stefania a rivivere in ogni angolo del Paradiso i momenti passati con la sua migliore amica e anche adesso, con la partenza di Gloria, i ricordi sembravano non volerle dare tregua. Sfiorò con la mano il bancone ed ebbe la sensazione di rivedere di fronte a lei Gloria che si avvicinava con un’aria interrogativa, che si sporgeva verso di lei e le chiedeva: cos’è questo faccino triste? Ricordava ogni sua parola di quel giorno. Parlare con lei sulle bugie che si è costretti a dire aveva dato a Irene un’idea su come riconciliarsi con le sue amiche. La Venere si rese però conto solo dopo tanto tempo quanto in realtà Gloria avesse svelato di sé in quella conversazione e Irene avrebbe voluto poter esserle di sostegno quanto lei lo fosse stato in quell’occasione, ma con il tempo la ragazza aveva trovato il modo di esserlo. Come il giorno della partenza di Stefania, quando Irene offrì il suo sostegno a Gloria. Ricordava gli occhi colmi di lacrime della capocommessa, la sua sofferenza tangibile – che era anche quella di Irene – ma nonostante tutto, Gloria non aveva fatto mancare il suo affetto e la sua gratitudine a Irene con una carezza e un abbraccio in galleria, poi una volta salutato Stefania, riaccompagnandola a casa, strette in un abbraccio per darsi forza a vicenda. 
 
Irene fece qualche passo verso il centro della galleria che era stato testimone delle loro conversazioni più personali – così come il divanetto vicino ai camerini – e ripensò a tutta la faccenda “Stefania e Gemma”, al trasloco a casa Colombo-Zanatta e a quanto fossero stati difficili quei giorni. Gloria non aveva fatto mancare neanche lì il suo supporto, consigliando sia Stefania che Irene con l’unico intento di salvaguardare la loro preziosa amicizia. 
 
Voler bene a una persona significa gioire della sua felicità, anche se fa male… e so che fa male, le aveva detto la Signora Moreau. Irene aveva imparato da quella lezione, così quando Stefania le annunciò la sua partenza per l’America, per quanto la notizia l’avesse distrutta, Irene aveva incoraggiato, rassicurato la sua amica e mostrato entusiasmo per l’avventura che avrebbe da lì a poco vissuto. Adesso toccava nuovamente a Irene mettere in pratica quella lezione. Anche se soffriva all’idea di dover salutare Gloria, era felice per lei perché sapeva che avrebbe potuto ricongiungersi con Stefania ed era l’unica cosa di cui Gloria aveva veramente bisogno al momento. Quella donna ne aveva passate fin troppe e meritava un po’ di serenità.
 
Irene si sedé sulle scale e sorrise con un pizzico di nostalgia. Le sembrava di rivedere davanti agli occhi tutte le volte che Gloria aveva radunato le Veneri prima dell’orario di apertura per le ultime raccomandazioni… Il suo sorriso scomparve però quando ripensò alla scena dell’annuncio della partenza di Gloria avvenuta solo qualche ora fa. 
 
Irene era così assorta nei suoi pensieri che non sentì minimamente dei passi scendere le scale e avvicinarsi. Sobbalzò quando si rese conto della presenza di qualcuno alle sue spalle. “Irene, non va a pranzo?” Chiese Roberto mentre si fermava all’altezza della ragazza.
 
Irene fece spallucce. “Non ho fame.” Rispose vagamente senza degnarlo di uno sguardo.
 
Roberto aggrottò le sopracciglia, sorpreso dall’atteggiamento di Irene, che di solito non perdeva un’occasione di stuzzicarlo. “Immagino che la notizia della partenza della Signora Moreau non sia facile per voi Veneri…” iniziò. “È come perdere una guida…”
 
Irene sbuffò. Una guida… Chissà se avevano mai considerato Gloria oltre al suo ruolo da capocommessa? Chissà se qualcuno di loro aveva mai preso il tempo di conoscerla o di chiederle semplicemente come stava? Gloria era sempre stata disponibile con tutti, non negava a nessuno consigli, incoraggiamenti o parole di conforto… e a Irene non sembrava che gli altri ne avessero fatto altrettanto. Forse se le fossero stati tutti più vicino, la Signora Moreau non si sarebbe sentita così sola e non avrebbe provato il bisogno di andarsene oltreoceano...  Gloria non sembrava avere amici tranne Armando, e il Signor Colombo – per quanto avesse vissuto anche lui il distacco dalla figlia – non era stato particolarmente di sostegno a Gloria per quanto ne sapesse Irene. La ragazza si sentì improvvisamente irritata da quei pensieri ma si rendeva conto che non poteva essere Roberto la vittima del suo disappunto. Prese un respiro profondo. “È molto più di una guida per me…” sussurrò semplicemente.
 
Roberto rimase un attimo spiazzato dalla risposta di Irene e osservò per qualche istante la ragazza. L’ultima volta che l’aveva vista in uno stato emotivo simile – anche se non della stessa intensità – era il giorno della partenza di Stefania. Capì allora quanto fosse importante la Signora Moreau per Irene, quanto la ragazza le fosse affezionata.
 
“Poi saperlo così, all’ultimo momento…” continuò Irene. “Non c’è neanche il tempo di organizzare qualcosa per lei, di… non lo so…” sospirò, dispiaciuta. 
 
“Irene, la Signora Moreau ha preso un’aspettativa di sei mesi, non è detto che non torni…” tentò di rassicurarla Roberto. 
 
Per la prima volta Irene si voltò verso Roberto e lo guardò con un’aria scettica. Non disse niente ma il suo sguardo valeva più di mille parole. Non ci credeva neanche un po’ alle parole di Roberto, d’altronde ci credeva poco anche lui. Irene sospirò e tornò a fissare il vuoto davanti a sé.
 
Roberto rimase per un po’ in silenzio quando all’improvviso ebbe un’idea. “Irene, mi segua in redazione, ho forse qualcosa per lei.” 
 
“A meno che non sia qualche liquore forte per farmi dimenticare questa giornata, io non mi muovo da qui.” Borbottò Irene, incrociando le braccia. 
 
“No, molto meglio. Mi segua.” Disse lui con un sorriso, tendendole una mano per aiutare la ragazza ad alzarsi. 
 
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Irene era seduta su una delle poltrone della redazione da ormai una quindicina di minuti e osservava Roberto svuotare diverse scatole sul tavolo e frugare tra il loro contenuto. Da quando erano entrati, Roberto non aveva pronunciato una parola e più passava il tempo, più Irene si chiedeva cosa ci stava facendo in redazione a sprecare la sua pausa pranzo. Non era giornata. Incrociò le braccia e inarcò un sopracciglio mentre stava perdendo l’ultimo briciolo di pazienza che possedeva. 
 
“Ero sicuro di averla fatta sviluppare…” mormorò Roberto tra sé e sé mentre guardava dei rullini fotografici. Spostò delle foto che erano sul tavolo e si immobilizzò. Un sorriso apparve sul suo volto quando prese una foto, “Eccola.” Si esclamò con un’aria trionfante.
 
Irene si risvegliò dal suo torpore e si alzò dalla sedia per avvicinarsi al tavolo, incuriosita. Roberto si voltò e le tese la foto. Irene la prese tra le sue mani e rimase in silenzio a osservarla, mentre i suoi occhi diventavano lentamente sempre più lucidi. 
 
“Ma…” Iniziò però non riuscì ad aggiungere nient’altro. Non riconosceva quella foto che la ritraeva insieme a Gloria in un momento di complicità. Entrambe ridevano, Gloria si copriva la bocca con una mano mentre l’altra era poggiata sulla spalla di Irene. In quello scatto sembravano felici, spensierate.
 
“Il servizio fotografico sui talenti delle Veneri… quello al quale non aveva voluto partecipare…” le ricordò Roberto. “Stavo scattando alcune foto alle ragazze e ricordo che voltandomi, avevo notato voi due in un angolo a scherzare e a ridere… in quell’attimo ho pensato che quello era un bel momento da immortalare…”
 
Irene sorrise ma non disse niente. Continuava a osservare la foto in silenzio. Era davvero un bel momento da immortalare. Irene non ricordava cosa le avesse fatto ridere così tanto ma non aveva importanza. Roberto probabilmente non lo sapeva ma con quello scatto aveva colto la loro essenza. Nei sorrisi c’era la loro complicità, quel loro modo di scherzare e di prendersi in giro. La loro prossimità traduceva fiducia e confidenza mentre nella mano di Gloria sulla spalla di Irene, c’era il sostenersi a vicenda, il confidarsi e l’aiutarsi. Il loro rapporto era un equilibrio perfetto tra tutti quegli elementi e quella foto era riuscita a trasmetterlo. Irene difficilmente si mostrava per com’era veramente. Con Gloria era riuscita anche a rivelare le sue insicurezze e la sua vulnerabilità perché la signora Moreau era tra le poche persone ad averla capita e mai giudicata. Gloria l’aveva fatta sentire accolta, aveva creduto in lei e le aveva dato affetto. Irene non apprezzava particolarmente il contatto fisico ma c’erano determinate persone – e Gloria ne faceva parte così come Stefania – alle quali concedeva questo privilegio e con le quali un abbraccio non erano interminabili secondi di disagio e di apprensione ma quel contatto era invece un balsamo per la sua anima. 
 
“È bellissima…” sussurrò Irene.
 
“È sua.” Disse semplicemente Roberto con un sorriso. “Immagino che la vorrà dare alla Signora Moreau… avrò cura di farle avere una copia anche per lei, Irene.” la rassicurò.
 
Irene staccò finalmente lo sguardo dalla foto. “Grazie di cuore, Roberto.” Disse visibilmente emozionata. Era sul punto di uscire dalla stanza quando fece qualche passo indietro e tornò da Roberto, gli diede un rapido bacio sulla guancia e sparì altrettanto velocemente, lasciando un Roberto mezzo spiazzato, mezzo divertito.
 
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Le Veneri erano tornate da poco quando Irene entrò nello spogliatoio. Non sembravano aver notato minimamente l’arrivo della loro collega e continuavano a chiacchierare tra di loro. Irene si guardò intorno e si allarmò quando non vide Gloria. In quel breve lasso di tempo, mille pensieri – uno più assurdo dell’altro – le passarono per la mente. Il primo tra tutti, e se la Signora Moreau se ne fosse già andata?
 
Irene scosse la testa per l’assurdità di quel pensiero e si avvicinò al suo armadietto nell’intento di sistemare al suo interno la preziosa foto che le aveva consegnato Roberto. Si interruppe nei suoi movimenti quando il suo sguardo cadde sul nome dell’armadietto accanto al suo. Gloria. Rimase qualche secondo immobile prima di dare un’occhiata alla foto che teneva tra le mani.
 
“Dov’è la Signora Moreau?” chiese Irene, voltandosi verso le sue colleghe.
 
“Penso che arriverà a breve…” Rispose Elvira. “Ci aveva detto che sarebbe passata da casa per sistemare le ultime cose prima della partenza.” L’informò.
 
Irene annuì e si voltò nuovamente verso il suo armadietto. Dopo qualche istante di esitazione, lo aprì e posò la foto al suo interno, il tempo di mettersi velocemente il suo cappotto. Prese la foto e le chiavi della galleria e chiuse precipitosamente l’armadietto. Senza dire una parola, si avviò verso l’uscita. 
 
“Irene, ma dove vai?” Le chiese Gemma, perplessa. “Dobbiamo aprire tra poco.”
 
Irene si fermò. Si voltò, guardò le sue colleghe che la osservavano con un’aria interrogativa prima di posare lo sguardo sulle chiavi che teneva in mano.
 
“Occupatevene voi, ho qualcosa di importante da fare.” Annunciò Irene, lanciando le chiavi verso Gemma che, anche se colta alla sprovvista, riuscì ad afferrarle al volo.
 
Una volta in strada, Irene camminò a passo svelto senza veramente pensare a cosa stesse facendo. Improvvisamente la consegna della foto alla Signora Moreau era diventata prioritaria su tutto il resto, anche sull’apertura pomeridiana della galleria che, in assenza di Gloria, spettava a Irene. Con la foto stretta contro il petto, la ragazza si avviava decisa verso casa Moreau. Raggiunse la piazzetta e rallentò solo quando vide Gloria apparire da una stradina. 
 
La donna notò immediatamente Irene e rimase un attimo sorpresa di trovarla lì, soprattutto considerando che dovevano riaprire a breve il Paradiso. “Irene…” sussurrò Gloria una volta raggiunta la ragazza. Irene era lì, di fronte a lei, con le guance arrossate e il fiato corto. Era successo qualcosa? “Che ci fa qui?” Chiese Gloria con un velo di preoccupazione.
 
“Io…” Irene si interruppe e si rese conto che le mancava il fiato. Cosa avrebbe mai potuto rispondere? Aveva agito d’istinto ma si stava rendendo conto adesso di quanto fosse stata ridicola la sua idea di presentarsi a casa della Signora Moreau. …E per cosa poi? Per una foto che avrebbe potuto darle al Paradiso?
 
“Irene, sta bene?” Chiese Gloria, posando una mano sulla spalla della ragazza mentre la preoccupazione si faceva sempre più strada sul suo volto. 
 
“Sì, sì, sto bene.” Si affrettò a rispondere Irene per tranquillizzarla. “Io… ehm… io volevo…” Iniziò esitante prima di fermarsi, non sapendo come proseguire.
 
Gloria capì che la ragazza aveva bisogno di parlare ma che doveva farlo con i suoi tempi. Posò una mano sulla schiena di Irene e la guidò dolcemente fino a una delle panchine della piazzetta. Si sederono e Irene si ricordò improvvisamente della foto che aveva portato con sé. Sembrava aver ritrovato anche le parole quando disse a Gloria, tendendole la foto, “Se lo avessi saputo prima avrei fatto in modo di organizzare qualcosa per lei…” 
 
Gloria rimase sorpresa dal pensiero della ragazza, “Oh, Irene, non era necessario, mi creda…” rispose con un sorriso prima di prendere la foto. I suoi occhi si riempirono di lacrime non appena la vide. “Irene…” sussurrò commossa, con la voce tremolante.
 
“Non sapevo neanch’io dell’esistenza di questa foto.” Intervenne Irene con un sorriso. “È il Signor Landi che me l’ha data poco fa… Ce l’aveva scattata di nascosto quando stava realizzando il servizio fotografico sui talenti delle Veneri…” Spiegò.
 
“È meravigliosa, grazie Irene.” Gli occhi di Gloria luccicavano per le lacrime mentre continuava a osservare la foto, sfiorandola con le dita mentre i suoi ricordi tornavano a quel giorno. 
 
“Credo che ci rappresenti, no?” chiese Irene con un timido sorriso, come per cercare conferma di questo suo pensiero.
 
Il volto di Gloria si illuminò quando si voltò verso la ragazza e le rispose, “Assolutamente sì.”
 
Gloria diede un’altra occhiata alla foto prima di sistemarla con cura nella sua borsetta. Irene la guardava fare in silenzio. Avrebbe voluto dirle mille cose, ma ogni parola sembrava bloccarsi in gola, aumentando la sua frustrazione. Gloria però aspettava pazientemente, come se avesse intuito le difficoltà di Irene e avesse deciso di lasciarle un po’ di tempo per trovare le parole giuste. 
 
“Mi mancherà.” Sussurrò Irene dopo qualche istante di silenzio.
 
“Anche lei, Irene, mi mancherà…” Rispose Gloria, poggiando la sua mano su quella della ragazza, “e mi creda, non me ne andrei se non fosse stata l’unica soluzione possibile.” Aggiunse tristemente, cercando di mascherare al meglio il dolore che la stava dilaniando ormai da qualche tempo. 
 
“Forse se tutti noi le fossimo stati più vicino dopo la partenza di Stefania, allora lei…” Ragionò Irene, dispiaciuta.
 
“No…” La interruppe delicatamente Gloria, scuotendo la testa e stringendo la mano della ragazza. “Assolutamente no, Irene. Nessuno avrebbe potuto fare niente…” la rassicurò Gloria. L’ultima cosa che voleva era che Irene si sentisse responsabile di non averla sostenuta a dovere. “Mi manca Stefania e…” Si fermò un attimo, cercando le parole giuste per andare avanti, “E ho bisogno di cambiare aria.” Gloria strinse nuovamente la mano di Irene prima di aggiungere, “E poi Irene, lei non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno… e non immagina quanto sia stato importante per me, quanto lo abbia apprezzato.” Confessò Gloria con la voce tremolante. Abbassò brevemente lo sguardo prima di continuare, “Invece io non sono stata abbastanza presente per lei. Anche lei ha sofferto per la partenza di Stefania e le chiedo scusa, avrei dovuto sostenerla di più.”
 
“Non deve scusarsi, Signora Moreau.” Rispose Irene, scuotendo la testa. “E poi non sono sola, ho le mie amiche e…” Si interruppe quando si rese conto che la sua risposta poteva sembrare indelicata. L’ultima cosa che voleva era sottolineare la solitudine di Gloria. “Mi scusi, Signora Moreau, io…”
 
Gloria scosse il capo e sorrise. “Irene, non si preoccupi, va tutto bene.” Fece una pausa prima di riprendere il discorso di Irene, “E ha anche Alfredo…” Le fece notare con un sorriso. “Sembra un bravo ragazzo…” Aggiunse.
 
“Sì…” si accontentò di rispondere Irene. Avrebbe desiderato parlare di questa “novità” nella sua vita con Gloria, chiederle consigli ma ormai non c’era più tempo. Irene sospirò e dopo qualche secondo di silenzio, chiese, “Pensa che sarò all’altezza?” La domanda di Irene era generica e Gloria si domandò se la ragazza si riferisse al lavoro o alla sua vita sentimentale. In entrambi casi, non aveva dubbi sulla sua risposta. “Lei è insostituibile” aggiunse Irene come per voler evitare fraintendimenti.
 
Gloria sospirò. Insostituibile. Nessuno lo era. Nessuno era indispensabile, tantomeno lei.  “Io credo in lei, Irene… e sono così fiera di lei. Spero che lo sappia questo.” Gloria sembrava aspettare una risposta da Irene che annuì timidamente. “Lei adesso realizzerà il suo sogno, diventerà finalmente capocommessa e ha tutti gli strumenti per farlo brillantemente, e soprattutto meglio di me.” Irene era sul punto di obiettare ma Gloria la fermò con un gesto di mano. “Io la conosco, Irene, conosco le sue capacità e le sue qualità, conosco il suo cuore. Unendo tutto questo può solo eccellere… ma non abbia paura di mostrare il suo cuore, e non dico solo dal punto di vista lavorativo. È una bellissima persona, Irene. Si lasci voler bene per tutto quello che è, e non solo per ciò che la sua corazza lascia trasparire.”
 
La sincerità nelle parole e nello sguardo della Signora Moreau spiazzò Irene che non sapeva bene come rispondere. Sentiva un nodo formarsi in gola per la commozione. Temeva che anche sussurrare un debole grazie l’avrebbe fatta crollare. Gloria se ne rese conto e sorrise dolcemente a Irene, accarezzandole la guancia.
 
Rimasero in silenzio, sedute sulla panchina della piazzetta, Gloria assaporando le sue ultime ore a Milano e Irene il momento presente. Chissà quando avrebbe avuto modo di fare una chiacchierata con Gloria di nuovo? I pensieri di Irene tornarono all’anno precedente, al matrimonio di Salvo e Anna, a quella conversazione che lei e Gloria avevano avuto prima che quest’ultima si costituisse ai carabinieri, a tutti i pensieri che affollarono la mente di Irene dopo quell’avvenimento. A tutti i “e se avessi saputo…”, le parole non dette, gli abbracci non dati… 
 
“È un addio questo?” ebbe il coraggio di chiedere Irene, cercando di mascherare il più possibile la sua voce tremolante. “Rimarrà in America per sempre?” Una parte di sé voleva saperlo, l’altra parte temeva la risposta di Gloria.
 
Gloria si voltò verso Irene e notò gli occhi lucidi della ragazza. Sentì una fitta al cuore e anche i suoi occhi si riempirono di lacrime. Non ebbe il coraggio di mentirle o di darle false rassicurazioni, non a Irene che aveva il coraggio di mostrarsi a lei così vulnerabile.
 
“Non lo so, Irene.” rispose sinceramente Gloria. “Non ne ho idea…” Gloria non fece in tempo a elaborare la sua risposta che Irene l’abbracciò, cogliendola di sorpresa. Gloria non riuscì a trattenere le sue lacrime e alcune rigarono silenziosamente il suo volto mentre stringeva forte a sé la ragazza. Lasciò andare Irene dopo un po’, ma la sua stretta rimase salda sugli avambracci della ragazza quando aggiunse, “Anche se dovessi rimanere a vivere in America, questo non è un addio. Non può essere un addio.” Disse il più fermamente possibile. “Irene, lei ha un biglietto aereo da utilizzare per venirci a trovare, Stefania la aspetta e ci tiene… e poi vorrà dire che noi torneremo a Milano per farle visita, va bene?”
 
“Sì, però non inizi a piangere, Signora Moreau…” sussurrò Irene con la voce tremolante, “altrimenti piango anch’io e non voglio rovinarmi il trucco.” Aggiunse per sdrammatizzare.
 
Gloria rise dolcemente, “Ha ragione, Irene.” Aprì la sua borsetta per prendere un fazzoletto e si asciugò delicatamente le tracce di lacrime sul suo volto prima di sistemare nuovamente il fazzoletto al suo posto. “Niente lacrime.”
 
Gloria chiuse la sua borsetta prima di tirare su leggermente la manica del suo cappotto. Slacciò il suo orologio sotto lo sguardo di Irene che la guardava senza capire. La donna osservò l’orologio che teneva tra le mani per qualche secondo con un sorriso malinconico prima di girarsi verso Irene, tendendole l’orologio. “Vorrei che lo avessi tu.”
 
Togliersi l’orologio era come spogliarsi definitivamente dal suo ruolo di capocommessa. E con quel ruolo, Gloria aveva abbandonato qualsiasi formalità con Irene. Ed era anche ora.
 
Irene rimase piacevolmente sorpresa da questa svolta informale. I suoi occhi si posarono poi sull’orologio e scosse la testa con veemenza, “Non posso accettare.”
 
“Ci tengo, Irene.” Insisté Gloria. Prese delicatamente la mano della ragazza, posò l’orologio al suo interno prima di richiuderla. Tenne la mano di Irene stretta nelle sue quando aggiunse con un sorriso, “Una capocommessa ne ha bisogno per dare l’orario di apertura.”
 
“Questo orologio è importante per lei…” le disse Irene. “Signora Moreau, io non posso…”
 
“Gloria.” la interruppe la donna. “Credo sia il momento di abbandonare certe formalità. Che ne dici, Irene?” chiese con un sorriso.
 
“Certo, Sig-… Gloria.” si corresse Irene. Avrebbe avuto bisogno di tempo per abituarsi a questo cambiamento. Anche se non c’era più molto tempo.
 
Gloria sorrise. “Sì, questo orologio ha molta importanza ai miei occhi, ma lo lascio a una persona altrettanto importante.”
 
Irene avrebbe voluto rispondere qualcosa ma sentì un nodo formarsi in gola per la commozione. Le luccicavano gli occhi mentre osservava il prezioso oggetto tra le sue mani. Gloria lo prese e chiese a Irene di tenderle il polso. Posizionò l’orologio sul polso della ragazza e strinse il cinturino. Controllò che fosse messo bene prima di mormorare, soddisfatta, “Ecco, perfetto.” Irene le sorrise e osservava l’orologio con gli occhi lucidi. “Lo sai, Irene” proseguì Gloria, “quella sera quando se ne andò Stefania e io ed Ezio… il padre di Stefania” precisò, “ti accompagnammo a casa…” Irene alzò lo sguardo e ripensò a quanto fosse stata premurosa Gloria nei suoi confronti quella sera. Aveva messo da parte il proprio dolore per sostenere Irene che era rimasta abbracciata a lei per tutto il tragitto. L’aveva accompagnata fino alla porta di casa, volendosi assicurare che la ragazza non sarebbe rimasta da sola e che Maria le sarebbe stata accanto. L’aveva abbracciata e consolata come avrebbe fatto una madre. A quel pensiero, gli occhi di Irene si riempirono con sempre più lacrime. Questa volta, dopo aver salutato Gloria, non avrebbe avuto nessuno che l’avrebbe sostenuta e accompagnata fino a casa. “Quella sera, mentre rientravamo dopo averti accompagnata, avevo detto a Ezio che avevamo una nuova figlia da accudire. Lo pensavo allora e lo penso tutt’ora.” La voce di Gloria si fece ancora più tremolante quando aggiunse, “Partendo, ritroverò mia figlia in America ma ne lascerò anche una qui...”
 
Al diavolo la loro promessa di non piangere! Le lacrime che brillavano negli occhi di Irene iniziarono a scendere lungo le sue guance dopo quelle parole. Lei che una madre l’aveva persa aveva ritrovato in Gloria una figura materna che tanto le era mancata in tutti questi anni. Sentirsi dire poi da Gloria che il sentimento era reciproco e che la considerava come una figlia fece sciogliere Irene come neve al sole. Le lacrime scendevano libere sul suo volto e non faceva più niente per fermarle. “Allora vedi di tornare presto a Milano…” sussurrò con la voce rotta, “Non si lascia una figlia da sola per troppo tempo… chissà cosa potrebbe combinare…” aggiunse per sdrammatizzare anche se le lacrime continuavano a rigare il suo volto.
 
“Oh Irene…” mormorò Gloria, sorridendo tra le lacrime prima di stringere la ragazza in un forte abbraccio. Irene chiuse gli occhi e ricambiò l’abbraccio con altrettanta forza. Quando Gloria la lasciò andare, le asciugò delicatamente le lacrime con la punta delle dita prima di darle un rapido bacio in fronte. “Basta lacrime, Irene, ricordati del trucco.” Le disse con un sorriso.
 
Irene alzò gli occhi al cielo e si accertò con le dita che non c’erano altre tracce di lacrime prima di guardare Gloria chiedendole silenziosamente se fosse presentabile. La donna la capì al volo e con una leggera carezza sulla guancia della ragazza, rispose, “Sei sempre bellissima, Irene.”
 
“Meglio se torniamo al Paradiso allora…” annunciò Irene, alzandosi dalla panchina, seguita da Gloria. “Non vorrei essere responsabile del ritardo della capocommessa nel suo ultimo giorno di lavoro.”
 
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“E mi raccomando, Alfredo… le affido un pezzo del mio cuore.” gli disse Gloria con un’aria seria.
 
Alfredo guardava perplesso la donna di fronte a lui, appoggiata contro il tavolo del magazzino. Sapeva di riscontrare un certo successo anche con donne più mature, ma… aveva fatto colpo anche sulla Signora Moreau?
 
“Irene.” precisò Gloria con un sorriso divertito, incrociando le braccia sul petto e alzando gli occhi al cielo.
 
“Oh sì, certo, certo.” Rispose lui immediatamente. Quando Alfredo aveva visto arrivare la Signora Moreau, era convinto che lei stesse cercando il Signor Ferraris e fu sorpreso di scoprire che in realtà stava cercando proprio lui. Ora ne capiva il perché. “Può contare su di me.” 
 
Gloria tornò seria e aggiunse, “Si prenda cura di lei. Non lo darà a vedere ma sarà un po’ difficile per lei inizialmente. Le stia accanto, non la faccia sentire sola…” si raccomandò.
 
“Farò di tutto per farla star bene.” La rassicurò Alfredo. “Tengo molto a Irene.” Le confessò ma aveva la sensazione che la Signora Moreau lo avesse già intuito.
 
Gloria si intenerì e posò una mano sulla spalla di Alfredo. “Grazie.” Sussurrò dolcemente. “Mi rendo conto che non è sempre facile con Irene… però prenda il tempo di conoscerla, di capirla. Non si scoraggi davanti alla sua corazza. È una ragazza meravigliosa.” Lui annuì e sobbalzò quando il delicato tocco della Signora Moreau si trasformò improvvisamente in una pressione non così leggera sulla sua spalla. “Non mi costringa a tornare per le ragioni sbagliate. Non sarebbe piacevole per lei, Alfredo.”
 
“Ehm n-no, assolutamente no.” Balbettò Alfredo, colto di sorpresa dall’improvviso cambio di atteggiamento di Gloria. Non pensava che la Signora Moreau potesse sembrare minacciosa ma ripensandoci bene, era sicuro di ricordare che il Signor Ferraris gli aveva raccontato una volta che Gloria avrebbe potuto prendere per i capelli una delle bigotte che aveva dato del filo da torcere al Paradiso se non fosse intervenuta la Signora Amato. Non aveva creduto molto alle parole del capo magazziniere allora, ma adesso si rendeva conto che il Signor Ferraris non aveva esagerato per rendere più interessante il suo racconto e Alfredo non voleva sfidare quel lato nascosto della Signora Moreau. “Stia tranquilla.” Aggiunse il ragazzo per tranquillizzarla sul lungo termine, anche se in quell’istante preciso sperava di rassicurarla abbastanza per che la donna rilasciasse la sua spalla. 
 
Gloria lo lasciò andare e annuì. Diede un’ultima occhiata al magazzino, come per fissare un ricordo di quel posto che aveva accolto i suoi segreti, le sue confidenze e le sue lacrime. “Siate felici.” Disse ad Alfredo con un sorriso dolce ma malinconico. Quello che lei, almeno sentimentalmente, non poteva essere… Il suo sguardo si posònuovamente sul ragazzo di fronte a lei e si sentì sollevata nel sapere che qualcuno avrebbe vegliato su Irene.
 
“A presto Signora Moreau.” La salutò Alfredo con un sorriso.
 
“Lo spero.” Rispose lei sottovoce mentre si allontanava. 
 
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“Andiamo?” 
 
Irene staccò lo sguardo dalla strada da dove era sparito il taxi con Gloria. Si voltò verso Clara e rispose, “Vai pure, sei in bicicletta. Aspetto Alfredo.” Mentì. Alfredo era probabilmente già rientrato a casa ma era meglio così, perché Irene voleva stare da sola.
 
Le Veneri salutarono Irene che rimase davanti all’ingresso del Paradiso. Sospirò e si voltò verso le porte, osservandole in silenzio. Da lunedì sarebbe stata lei ad aprirle ogni mattina dando il benvenuto alle clienti. Sentiva il peso delle chiavi del Paradiso nella sua borsetta, il peso delle sue nuove responsabilità, il peso dell’assenza di Gloria che iniziava già a farsi sentire. Da lunedì sarebbe stata Irene la capocommessa, da lunedì sarebbe iniziato un nuovo capitolo della sua vita. Sfiorò con le dita l’orologio di Gloria che aveva al polso e sentì che non sarebbe stata veramente sola.
 
“Ehi…”
 
Irene sobbalzò, si voltò e vide Alfredo che si avvicinava. Sforzò un sorriso stanco mentre lui la raggiungeva, le cingeva la vita prima di deporre un bacio sulla tempia della ragazza. “Pensavo fossi già partito…” disse finalmente Irene.
 
“Ti stavo aspettando…” rispose lui semplicemente.
 
“Sto bene.” Controbatté immediatamente Irene sulla difensiva, capendo all’istante dove lui voleva andare a parare. Non voleva parlare della giornata che pian piano stava volgendo al suo termine, non voleva parlare di come si sentiva. Voleva solo tornare a casa e andare a dormire.
 
“Va bene.” Disse Alfredo accarezzandole la schiena. Si avvicinò e le sussurrò all’orecchio, “Però lo sai che con me non devi fingere. Non penserei diversamente di te se tu in questo momento non stessi bene.” La rassicurò.
 
Irene sospirò. Rimase in silenzio per un po’ a fissare la strada prima di appoggiarsi contro Alfredo che la strinse con un braccio. Faceva fatica ad abituarsi a quel nuovo vuoto che sentiva dentro di sé. Avrebbe avuto bisogno di tempo. La ragazza poggiò la testa sulla spalla di Alfredo e chiuse brevemente gli occhi quando lui le confidò scherzosamente, “Lo sai che Gloria ha voluto accertarsi che fossi un tipo per bene?”
 
Irene non rispose subito. Sorrise. Non era sorpresa dal fatto che Gloria avesse parlato con Alfredo. “E hai superato la prova?” Chiese la ragazza quasi divertita. 
 
“Lo sai che conquisto tutti con il mio sorriso irresistibile!” rispose con orgoglio.
 
“Modesto!” esclamò Irene sollevando il capo e guardandolo negli occhi. Gli diede una pacca sulla spalla prima di poggiare di nuovo la testa sulla spalla di Alfredo.
 
Rimasero qualche istante in silenzio prima che Alfredo le dicesse seriamente, “Ti vuole molto bene.” 
 
“Le voglio bene anch’io…” sussurrò Irene con un filo di voce, quasi impaurita di ammetterlo a voce alta perché rendeva reali le emozioni che la dilaniavano dentro, perché la rendeva vulnerabile. Voler bene rendeva fragile. Affezionarsi alle persone rendeva vulnerabile e Irene lo sapeva bene. Lo aveva imparato a caro prezzo. Il pezzo più grande del suo cuore se n’era andato per sempre con sua madre e non c’era modo di recuperarlo. Un altro pezzo aveva accompagnato Stefania in America e sapeva che quella parte di sé l’avrebbe ritrovata solo riabbracciando la sua miglior amica, la sua sorella di cuore. Adesso un altro pezzettino se n’era andato con Gloria e Irene si chiedeva in quanti pezzi ancora il suo cuore si poteva dividere. Magari avrebbe dovuto chiedere un risarcimento emotivo alla famiglia Colombo dato che possedeva una parte importante del cuore di Irene.
 
Irene spazzò via nervosamente una lacrima che rigava il suo volto. Alfredo lo notò ma non disse niente per non farla sentire a disagio. Sapeva quanto fosse difficile per Irene esprimere le sue emozioni e sentimenti. Avrebbe deciso lei quando mostrarsi fragile. Avrebbe scelto lei se condividere con lui i suoi pensieri. Lui intanto le sarebbe stato accanto, pronto nel caso quel momento si dovesse presentare prima o poi.
 
“Dai, signorina, ti accompagno a casa.” Annunciò lui in modo teatrale per strapparle un sorriso. Ci riuscì. Le tese un braccio che Irene accettò e insieme si incamminarono verso casa ragazze.
 
“Gloria ti ha minacciato?” chiese dopo un po’ Irene con un sorrisino.
 
“Ti basta sapere che non ho nessuna intenzione di contrariarla.” Rispose lui con un sorriso, scherzando solo a metà ma chissà se Irene lo aveva percepito.
 
Irene si girò verso di lui e i loro sguardi si incrociarono. Alfredo la baciò velocemente e continuarono a camminare verso casa ragazze. Irene ripensò al timore che aveva all’idea di rientrare da sola a casa dopo aver salutato Gloria, al timore di ritrovarsi sola e senza qualcuno che potesse sostenerla… La presa salda e rassicurante di Alfredo intorno a sé la riportò alla realtà. Non era sola. Lei e Alfredo non avrebbero probabilmente mai approfondito gli avvenimenti di oggi, ma il suo sostegno silenzioso e il suo affetto erano tutto ciò di cui aveva bisogno Irene al momento. La ragazza poggiò il capo sulla spalla di Alfredo. Non era sicura che lui avrebbe capito il senso delle sue parole ma lei gli sussurrò comunque, “Grazie Alfredo.” 
 
   
 
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