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Autore: Nao Yoshikawa    28/02/2024    3 recensioni
Charlie scopre per caso che Lucifero e Alastor hanno una relazione segreta. Riuscirà a gestire la cosa?
«Sei davvero irritante» disse Lucifero. «Non continuare la recita. Charlie sa di noi.»
«Ah» fu l’unica risposta di Alastor.
L’atmosfera si fece ad un tratto tesa, pesante, anche imbarazzante.
«Bene, e ora?» sussurrò Vaggie. Charlie si morse il labbro.
«Già, e penso anche che formate una bella coppia!»
Aveva detto la cosa meno opportuna, ma lo pensava davvero e le era venuto spontaneo.
«Noi due? Sciocchezze. È successo tutto… per caso» rispose Lucifero.
«Non mi è sembrato tanto un caso quando mi hai baciato per primo» lo stuzzicò Alastor. «Per non parlare di tutto il resto. Ma non lo ripeterò davanti a tua figlia.»
«T-tu, bastardo. Se solo volessi, potrei distruggerti!»
«Appunto, se lo volessi.»

Questa storia partecipa all'iniziativa di scrittura Le 12 fatiche dello scrittore di fanfiction indetta da LadyPalma e Mati sul forum Ferisce la Penna
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alastor, Charlie Morningstar, Lucifer Morningstar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'amore non ha senso
Può nascere dovunque
anche dove non ti aspetti
dove non l’avresti detto
dove non lo cercheresti
può crescere dal nulla
e sbocciare in un secondo

Charlie Stella del Mattino non era mai stata nervosa come in quel momento. Inutili i tentativi di Vaggie di tranquillizzarla e rassicurarla. Forse, da un lato, avrebbe preferito non sapere nulla. O magari, venirne a conoscenza in un altro modo, magari suo padre avrebbe potuto prenderla in disparte e dirle Sai, Charlie, c’è una persona importante nella mia vita.
Ma cosa andava a pensare? Lucifero non le avrebbe mai detto nulla, né a lei né a nessun altro. Lo aveva capito il giorno in cui li aveva visti avvinghiati di nascosto. Dal modo in cui lui si guardava attorno con apprensione e sospetto, impaurito che qualcuno potesse vederlo. Alastor, invece, era tranquillo mentre gli sussurrava qualcosa all’orecchio, lo stringeva con quella che Charlie aveva riconosciuto essere tenerezza. Ancora, ripensandoci, le sembrava tutto così strano. Tanto per cominciare, mai avrebbe pensato che suo padre potesse essere interessato agli uomini. Dopo la rottura con Lilith, non c’era mai stato nessuno (o nessuna). Ma a sconvolgere tanto Charlie non era questo. La cosa davvero scioccante era Alastor. L’amante (o qualunque cosa fosse) di suo padre era niente meno che il demone della radio, la creatura più misteriosa e bizzarra che Charlie avesse mai conosciuto. Tuttavia, non era turbata in modo negativo. Voleva solo che suo padre fosse felice, ma voleva parlare a quattr’occhi con lui riguardo le sue intenzioni con Alastor. Vaggie era d’accordo. Era più corretto dire che non si fidava di Alastor. Non si era mai interessato alle relazioni amorose, perché mai adesso s’interessava proprio al re dell’inferno?
Charlie aveva così invitato Lucifero all’Hazbin Hotel per un tè. Non aveva dato spiegazioni o motivazioni e per fortuna suo padre non se lo faceva ripetere due volte, se la figlia aveva intenzione di vederlo.
«Charlie, respira. Non c’è motivo di essere così tesi.»
«Tesa, io? No, solo che l’amore mi entusiasma. Sono curiosa di sapere come quei due si sono innamorati.»
Per Vaggie era difficile tenere a freno l’indole romantica della sua fidanzata. Lei tendeva a essere molto più cinica.
«Non sappiamo nemmeno se si tratta di amore. E considerando chi è uno dei due soggetti coinvolti, non è scontato.»
Vaggie aveva ragione, ma chissà? L’amore arrivava in modo improvviso, per loro era stato così.
Le sarebbe piaciuto parlare con entrambi, ma di recente Alastor spariva spesso. Adesso poteva immaginare per incontrare chi.
Adesso che sapeva, in effetti tutto tornava. L’assenza e l’aria distratta di Alastor, il fatto che quest’ultimo e Lucifero non tentassero più di ammazzarsi (al massimo si ignoravano e Charlie aveva creduto che avessero iniziato una civile convivenza in nome del bene comunque. Del suo, soprattutto). E in effetti non aveva avuto torto.
Una cosa per volta, rifletté.
Lucifero era arrivato preceduto dal suo solito entusiasmo. Non immaginava cosa sua figlia avesse intenzione di chiedergli e adesso che ce l’aveva davanti, Charlie iniziava a temere di essersi incamminata per un campo minato. Dopotutto, se Alastor e Lucifero stavano tenendo segreta la loro presunta relazione, era perché non volevano farne sapere niente a nessuno.
Avrebbe voluto portare suo padre a parlare spontaneamente della cosa, ma la vedeva un po’ difficile.
«Emh, perché c’è un’atmosfera così tesa?» domandò ad un tratto il re dell’inferno.
Charlie per poco non fece cadere il tè dalla tazzina.
«Affatto! Va tutto splendidamente bene. Anche per te, vero papà? Sarai stato impegnatissimo di recente, non ti ho visto molto.»
«Beh, sì. Effettivamente ho avuto molte cose da fare.»
«Ah. E magari sei impegnato con qualcuno, oltre che con qualcosa?»
Vaggie alzò gli occhi al cielo, sospirando un “oh” rassegnato. Lucifero inarcò un sopracciglio.
«Charlie, sei un po’ strana.»
«Ah!» esclamò lei indicandola. «A proposito di stranezze. Tu mi sembri diverso, sai? Non so, hai qualcosa di diverso nel tuo sguardo. È luminoso… come non l’ho mai visto!»
Lucifero distolse lo sguardo, colpevole e arrossendo.
«Può darsi.»
Tombola. Conosceva suo padre, aveva un carattere molto simile al suo: non era bravo a nascondere le emozioni, soprattutto se dirompenti.
«Hai lo sguardo di una persona… innamorata» azzardò. «Potrebbe esserci una persona.»
«Potrebbe.»
«E questa persona ha anche un nome?»
«Sì, perché?»
Vaggie non riuscì più a trattenersi. Era stremata da quel botta e risposta che non li avrebbe portati da nessuna parte.
«Insomma, ma perché la tirate per le lunghe? In breve, Charlie ha visto te e Alastor!»
Padre e figlia rimasero zittiti per qualche attimo. Charlie era grata a Vaggie di aver parlato al posto suo, lei non avrebbe potuto trovare parole migliori.
«… E cosa hai visto?» chiese Lucifero.
Vaggie sprofondò nel sofà borbottando un “ci rinuncio”. A quel punto Charlie capì che toccava a lei intervenire.
«Beh, non è molto importante cosa che ho visto, ma il modo in cui lo facevate» sospirò. «Papà, senti, non ci sarebbe niente di male a stare con qualcuno. Solo che non c’è motivo di nasconderlo, ecco tutto. L’amore è una bella cosa.»
Lo sguardo di Lucifero si adombrò. Charlie era abituato a vederlo sorridente e allegro, capitava raramente che suo padre si adirasse in quel modo.
«Il nostro non è… amore» affermò con contegno, tuttavia non riuscì a nascondere l’emozione.  Da parte sua non di certo. Qualsiasi cosa sia, non è destinato a durare.»
Charlie poté sentire il proprio cuore spezzarsi. Lucifero avrebbe potuto anche raccontarle balle, ma era chiaro dal suo tono spezzato e dallo sguardo mentre parlava di Alastor, che provava qualcosa. E che quello stato di incertezza lo distruggeva.
«Ti prego, non dire così. Posso parlare con Alastor, cercare di capire cosa gli passa per la testa.»
«No. Charlie, non farlo. Sarebbe inutile.»
Charlie guardò Vaggie, come a cercare sostegno, ma nemmeno la sua ragazza avrebbe potuto aiutarla. Forse, dopotutto, non era stata una buona idea intromettersi in una relazione che non era la loro.
Il demone della radio entrò in quel momento, come se fosse stato chiamato. Ghignante, elegante e assolutamente imperscrutabile come sempre. Quello di sempre, se non fosse stato per il suo sguardo che indugiò un secondo di troppo su Lucifero.
«C’è forse un tea party a cui non sono stato invitato?»
Charlie capì che era quella l’occasione. Ora o mai più.
«Alastor! Perché non ti siedi con noi? Parlavamo proprio di te.»
Alastor si sedette accanto a Lucifero, vicinissimo ma ignorandolo.
«Ne sono lusingato. E di cosa parlavate?»
«Niente di buono, ovvio» parlò Lucifero a denti stretti.
«Parlavamo del fatto che è stupendo che ultimamente voi due andiate così d’accordo!» esclamò Charlie. Alastor la studiò a lungo.
«Davvero? Non me n’ero accorto.»
Tentare di comprendere Alastor non sarebbe stato facile per nessuno, tanto meno per lei. Qualsiasi cosa stesse pensando o provando, Charlie non riusciva a cogliere nulla.
«Sei davvero irritante» disse Lucifero. «Non continuare la recita. Charlie sa di noi.»
«Ah» fu l’unica risposta di Alastor.
L’atmosfera si fece ad un tratto tesa, pesante, anche imbarazzante.
«Bene, e ora?» sussurrò Vaggie. Charlie si morse il labbro.
«Già, e penso anche che formate una bella coppia!»
Aveva detto la cosa meno opportuna, ma lo pensava davvero e le era venuto spontaneo.
«Noi due? Sciocchezze. È successo tutto… per caso» rispose Lucifero.
«Non mi è sembrato tanto un caso quando mi hai baciato per primo» lo stuzzicò Alastor. «Per non parlare di tutto il resto. Ma non lo ripeterò davanti a tua figlia.»
«T-tu, bastardo. Se solo volessi, potrei distruggerti!»
«Appunto, se lo volessi.»
Charlie aprì la bocca. Per cercare di dire qualcosa, per fermarli. Vaggie, però intervenne di nuovo in suo aiuto.
«Va bene, adesso mi avete stancato. State complicando una questione in realtà molto semplice. Lucifero ama te, Alastor.»
«… Aspetta, cosa?» domandò il re dell’inferno.
«Tu ami lui?» domandò poi Vaggie ad Alastor.
L’espressione di Alastor divenne un po’ meno imperscrutabile. Solo un occhio attento avrebbe potuto rendersene conto.
«L’amore non ha senso.»
«Ma non è quello che ti ho chiesto.»
 
 
«Basta così» parlò Lucifero. E il suo tono non permetteva repliche. «Ne abbiamo parlato anche troppo. Charlie, non puoi risolvere questa cosa, mi dispiace.»
Charlie si sentì affranta. Quei due erano solo molto testardi e orgogliosi ed era un peccato che rinunciassero ad aprire i loro cuori. Tuttavia, non sapeva più che fare o cosa dire. Alastor sospirò.
«Qualsiasi cosa volessi fare, piccola Charlie, desisti.»
Glielo disse quasi dolcemente. Ma fece comunque male.
 
 
«Non ci posso credere, è stato un totale disastro.»
Charlie si sentiva esausta, come se avesse combattuto contro un esercito di angeli inferociti.
«Mi dispiace tanto, tesoro. Ma questa non è una cosa che possiamo risolvere noi due, capisci? L’amore è una cosa molto personale» Vaggie si era messa accanto a lei, accarezzandola dolcemente. Non erano più sole. Angel Dusk aveva orecchiato la conversazione. Stessa cosa Husk, che però si guardava ben dal dirlo.
«Di cosa state parlando voi due? Chi è la coppia in questione?»
«Alastor e Lucifero» disse Charlie sottovoce. Si aspettava una reazione sorpresa da parte dei suoi amici, invece nessuno dei due batté ciglio.
«Ah, figurati, Era una cosa che sapevamo già tutti» disse Angel Dust annoiato, controllando distrattamente i messaggi sul proprio cellulare.
«Come sarebbe a dire tutti?! E perché nessuno mi ha detto niente?» si lamentò Charlie, guardando Husk, come se si aspettasse una spiegazione da lui.
«Ehi, non guardare me. Io sono un barista, tutti si confidano con me anche se vorrei solo farmi gli affari miei.»
Charlie si portò la testa tra le mani. Molto bene, tutti sapevano tranne lei. Era stata così ingenua da non rendersene conto?
«Comunque, se volete un consiglio non richiesto» disse Angel, sempre apparentemente annoiato. «Con i tipi come Alastor bisogna insistere. Certuni sono testardi e non molto propensi a esprimere i propri sentimenti.»
«Parli per esperienza?» chiese Vaggie. Angel si imbronciò.
«Forse. Ma qui non stiamo parlando di me. Piuttosto, mi chiedo se la nostra Charlie avrà il coraggio di intromettersi ancora. L’amore è una cosa molto complicata, a volte.»
«Beh, in effetti Alastor non ha mai negato di provare qualcosa nei confronti di mio padre. Ha solo detto che per lui l’amore non ha senso» spiegò Charlie.
«E questa non ti pare già una risposta?» domandò Angel come se fosse ovvio.
Probabilmente aveva ragione, ma questo non cambiava le cose. L’amore era complicato sì, specie se i soggetti in questione erano due demoni potentissimi, testardi e orgogliosi. E lei aveva già combinato un guaio enorme cercando di farli confrontare. Forse non poteva rendere tutti felici.
Il pensiero, comunque, non riuscì a farla dormire quella notte. Era in pena per Lucifero, che di sicuro doveva avere il cuore spezzato. Ma anche per Alastor e per tutto ciò che si ostinava a tenersi dentro. Non pretendeva di conoscere tutto di lui. Ma se c’era di mezzo qualcuno che amava, non poteva arrendersi. Così, decise di parlare con Alastor da sola, senza dire niente a nessuno.
 
Il demone della radio stava suonando il pianoforte in modo malinconico. Charlie rimase incantata da quella melodia irreale che non aveva mai sentito all’inferno. Poté scorgere qualcosa di malinconico, o forse era solo sua impressione.
Alastor, quali sono i tuoi segreti? Quali sono quelle cose che non dici a nessuno, nemmeno a te stesso?
La melodia s’interruppe di botto: si era accorto di lei.
«C’è forse qualcosa di cui vorresti parlarmi, Charlie?» domandò senza guardarla, continuando a dargli le spalle.
«Io… sì» si fece coraggio Charlie. Anche se non lo temeva. Alastor le metteva sempre una certa soggezione. «Di quello che è successo ieri. Forse è vero che non dovrei intromettermi. Ma voglio bene a mio padre e nella sua vita ha sofferto già troppo. Se puoi portare qualcosa di buono nella sua vita, allora ben venga. In caso contrario… ti prego di non illuderlo» disse tutt’ad un fiato, stringendo i pugni. Il massimo che avrebbe ottenuto era il silenzio, ma preferiva comunque mettere in chiaro le sue intenzioni.
«Sai? Non mi risulta difficile capire da chi hai preso questa tua testardaggine. E il senso di protezione. Tu mi ricordi lui, sarà per questo che andiamo così d’accordo.»
Charlie si stupì di quella confidenza. Che avesse in qualche modo scalfito il suo cuore?
«Davvero? Allora Lucifero deve avere qualcosa che ti piace…»
«Non l’ho mai negato. Ovviamente ha dei lati del suo carattere francamente insopportabili. Come la sua mania per le paperelle di gomma. Ma nonostante ciò, rimane comunque gradevole.»
«Gradevole in che modo?»
Charlie si fece più vicina. Non incrociò il suo sguardo, ancora fisso sui tasti del pianoforte.
«Come dire. Mi piace quando ride. E quando parla. Passare il tempo con Lucifero è l’esperienza più strana, interessante e in qualche modo dolce che io abbia mai provato. Potrei anche dire che quando lui non c’è, tutto è strano, più spento. Ma solo perché gradisco questi aspetti, non vuol dire certo che io lo ami. L’amore non ha senso.»
«Ma l’amore non deve avere un senso!» esclamò Charlie, commossa. Lo sapeva che c’era di più rispetto a ciò che Alastor intendeva mostrare. «Non è neanche una cosa che puoi controllare. Capita e basta. Anche per noi demoni.»
Alasto parve soppesare le sue parole. Non riusciva a comprendere quel sentimento per davvero o qualcosa lo bloccava? Charlie non lo sapeva, forse non lo avrebbe saputo mai.
«Mia cara Charlie, anche se avessi ragione, oramai è tardi. Anche se fossi capace di amare, non lo farei nel modo giusto.»
Charlie stava per dirgli che non esisteva un modo giusto o sbagliato di amare. Oh, se solo suo padre avesse potuto sentire quelle parole, pensò. Ma Lucifero in realtà aveva udito tutto. Alastor lo vide comparire dall’ombra davanti a sé. Un tic nervoso prese possesso del suo occhio destro.
«Ehii, n-non guardarmi così. Giuro che non ne sapevo niente. P-papà, da quanto sei lì?» domandò Charlie.
«Abbastanza da permettermi di sentire cosa quest’idiota pensa di me. È stato un caso, ma per fortuna. Altrimenti non avrei mai scoperto che ti piaccio così tanto.»
Alastor non abbandonava mai la sua faccia da poker. Tuttavia, facendo attenzione, si poteva notare qualcosa di diverso, notò Charlie. Sembrava accalorato. Un po’ nervoso.
«Non mi dispiaci, è vero. Ma quello che ho detto a Charlie rimane vero. Non potrò mai amarti come tu vuoi.»
«Ma che cosa ne sai di quello che voglio?! Vedi? È per questo che mi fai così tanto incazzare, decidi senza sapere cosa penso. Non riesco proprio a sopportarti» sibilò Lucifero avvicinandosi a lui. Charlie temette una rissa che non sarebbe stata capace di fermare.
«Non è affatto vero, tu mi ami, mio re dell’inferno» disse Alastor con tono zuccheroso. Lucifero assottigliò lo sguardo.
«Dannazione a te, lo so!»
«E, probabilmente, in qualche modo molto strano e che non riesco a comprendere, io amo te.»
Charlie avrebbe voluto emettere un urlo per la contentezza. Finalmente lo aveva detto.
«C-come?» domandò Lucifero.
«Non me lo sentirai più dire, sono andato già oltre le mie capacità. Allora, tregua?» Alastor gli porse la mano e Lucifero fece una smorfia.
«Mi stringi la mano? Non è uno dei tuoi soliti patti e io non sono certo tuo amico. Perché devi proprio farmelo fare?»
«Perché è divertente.»
«Sei proprio uno stronzo!»
Lucifero lo insultò, ma infine si arrese e lo spinse verso di te per baciarlo. Charlie arrossì e si voltò subito per lasciare almeno un po’ di privacy ai due innamorati. Non sapeva come, ma ce l’aveva fatta. E di sicuro, con quei due in giro, non si sarebbero mai annoiati.
 
 
«Ma come ci sei riuscita?»
Vaggie era sotto shock. Charlie era riuscita a far riappacificare Alastor e Lucifero e niente era esploso e nessuna catastrofe era avvenuta.
«In realtà non ho fatto molto, dovevano solo aprire i loro cuori un pochino!»
«Stai scherzando? Sei stata fondamentale. Ma sai che non sarà facile, vero? Stiamo parlando di due soggetti molto particolari.»
Eccome, particolari. Ma Charlie era sicura che sarebbero stati felici. Felici nella loro assai poco convenzionale storia d’amore.


 
l’amore non ha un senso
l’amore non ha un nome
l’amore bagna gli occhi
l’amore scalda il cuore
l’amore batte i denti
l’amore non ha ragione


 

Fatica n.8: Una coppia vissuta da un pov esterno

NDA
Devo proprio dirlo, è stato faticoso. La prima stesura era abbastanza diversa, perché era in prima persona (pov sempre di Charlie ovviamente) e anche se rispecchiava molto il mood della serie, ho preferito riscriverla in terza persona e  metterci dell'introspezione in più. È una cosina molto leggera, lontana dal mio genere di solito angst e tragico (ma probabilmente ci arriverò pure lol). Poi che lo dico a fare, Lucifero e Alastor per me sono OTP incredibile e sono sicura che Charlie sarebbe la prima a shipparli e a fare il tifo per loro.
Spero vi sia piaciuta!

nAO

 
   
 
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