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Autore: Fiore di Giada    03/03/2024    1 recensioni
[Partecipante alla challenge "500themes_ita" col prompt 40, ossia In modo definitivo]
− La lesione del tuo amico non sembrava grave. E lui ci ha chiesto di dare la priorità ai civili che erano stati colpiti… Ma le sue condizioni si sono aggravate e lui ha chiesto di te, prima di morire. − affermò.
Tipico tuo, Alexandre…, si disse Victor. Il suo cuore, in quel momento, era greve d'amarezza. Anche in quella zona dimenticata del Turkmenistan, lui non aveva perso la sua forza.
Genere: Angst, Guerra, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A passo rapido, Victor entrò nell'ampia tenda ospedale.
Si fermò e, per alcuni istanti, rimase immobile, lo sguardo perso in un punto indefinito. Lui era stato ricoverato in quell'ospedale.
E lui era pronto a sopportare la visione del suo corpo fragile?
Una mano, ferma, si appoggiò sulla sua spalla e il giovane, d'istinto, si irrigidì.
Poi si girò e il suo sguardo si posò sul viso spigoloso di un uomo di mezza età, di corporatura tarchiata. I capelli bianchi, scarmigliati, scendevano sulle sue spalle ampie e gli occhi nocciola svanivano dietro gli occhiali dalla sottile montatura quadrata.
Il camice raggiungeva le caviglie e, sulle maniche, si scorgevano segni di usura.
Con un breve cenno del capo, Victor salutò l'uomo.
− Dottor Boulanger, sapete dove è ricoverato il sergente Alexandre Lagrange? − domandò.
Con un forte cenno della testa, il medico annuì, girò le spalle e si allontanò dalla sala d'aspetto, seguito dal militare.

Silenziosi, percorsero alcuni metri.
Victor, ostinato, fissava diritto davanti a sé. L'odore del sudore, mescolato ai disinfettanti, giungeva alle sue narici.
Frenò un sospiro. La vista dei suoi compagni sofferenti gli avrebbe tolto le sue forze.
− Siamo arrivati. − mormorò la voce del medico.
Victor si scosse dalle sue fantasticherie e il suo sguardo si posò su un letto, su cui era posato il corpo addormentato di un soldato di statura piuttosto alta e di corporatura imponente.
I riccioluti capelli castani, scarmigliati, coprivano il suo viso, umido di sudore.
Sul petto, sollevato da veloci ansiti, e sulla gamba sinistra si scorgevano delle chiazze di sangue.
D'istinto, Victor si coprì la bocca con la mano, soffocando un gemito di dolore. Cosa era accaduto al suo amico? Quel corpo inerte, abbandonato sul lettino, non apparteneva ad Alexandre.

− I nostri nemici hanno intensificato i loro attacchi. E hanno reso più difficile la fornitura di materiali, sia bellici che medici. − spiegò il medico, amaro.
− Cosa è successo? − domandò Victor, la voce rauca e lo sguardo fisso sul corpo dell'amico.
− C'è stato un attacco in un villaggio… Lui e la sua compagnia hanno ucciso quei criminali, ma a quale prezzo… −
Per alcuni istanti, il dottore si interruppe e, d'istinto, strinse il pugno.
− La lesione del tuo amico non sembrava grave. E lui ci ha chiesto di dare la priorità ai civili che erano stati colpiti… Ma le sue condizioni si sono aggravate e lui ha chiesto di te, prima di morire. − affermò.
Tipico tuo, Alexandre…, si disse Victor. Il suo cuore, in quel momento, era greve d'amarezza. Anche in quella zona dimenticata del Turkmenistan, lui non aveva perso la sua forza.
Victor, d'istinto, strinse le mani del medico.
− La ringrazio, dottor Boulanger… −
− Paul. Mi chiamo Paul Boulanger. Scusatemi, ma il mio dovere mi chiama. − affermò.
Con un cenno del capo, Victor annuì e il dottore si allontanò.

Victor si sedette su una sedia e la sua mano, leggera, si posò tra i capelli dell'altro militare.
Questi, quasi sentendo il suo tocco, sollevò a fatica le palpebre e fissò su di lui i suoi occhi nocciola, velati dalla sofferenza.
− Non… Non ho le allucinazioni… Sei tu, amico mio? − chiese, speranzoso.
Le labbra dell'altro giovane si sollevarono in un malinconico sorriso.
− Sì, Alexandre. Sono qui per te. − affermò, il tono apparentemente sereno. Doveva mantenere contegno.
Avrebbe pianto poi le sue lacrime.
L'altro reclinò la testa da un lato e deboli singhiozzi, accompagnati da flebili gemiti di dolore, sollevarono il suo petto.
− Victor… Perché sei qui? − domandò.
Perplesso, l'altro aggrottò le sopracciglia.
− Io… Io sono diventato un campione di lotta greco romana. Come te, ho acquisito capacità sovraumane… Ma ho lasciato morire i miei uomini e dei bambini innocenti… Perché… Perché sono sopravvissuto? − mormorò.
D'istinto, Victor strinse le mani dell'amico tra le proprie.
− Non lo dire… A volte, le nostre capacità devono arrendersi… − replicò, la voce incrinata dall'amarezza. Alexandre, fedele alla sua natura risoluta, si rimproverava per una tragedia inevitabile.
− Tu… Tu sei ancora vivo… Non hai mai sbagliato… − replicò l'allettato militare.
Le labbra di Victor si sollevarono in un sorriso, mentre le lacrime riempivano i suoi occhi.
− Non è vero… Ho visto morire tanti miei compagni in questi conflitti… E, a volte, nemmeno la mia abilità ha potuto salvarli… La vittoria può avere un prezzo amaro… − confessò.
Ad un tratto, aprì le braccia e strinse il compagno in un forte abbraccio.
Alexander sbarrò gli occhi, sorpreso, poi, a fatica, appoggiò la mano sul braccio destro dell'amico. Poteva sentire contro la propria pelle il calore delle sue lacrime e il sibilo dei suoi singhiozzi…
− Non mi abbandonare… Ho bisogno ancora di te, fratello mio…− confessò Victor, disperato. Il suo autocontrollo, già precario, si era dissolto, come un miraggio nel deserto.
Alexander Lagrange era stato un punto fermo della sua vita.
Ma avrebbe dovuto accettarne l'imminente fine.

− Victor… − lo chiamò Alexander.
L'interpellato alzò la testa e i suoi occhi si rifletterono nelle iridi del compagno.
− Che… Che cosa c'è? − domandò, la voce arrochita.
Per alcuni istanti, Alexandre tacque. Il dolore dilaniava il suo corpo, ma doveva aiutare il suo compagno…
Quella vulnerabilità era un dono prezioso e meritava rispetto.
− Non vorrei abbandonarti… Abbiamo fatto tanto insieme… Ma Dio mi attende… E non voglio farlo aspettare… − iniziò.
Con un cenno del capo, Victor annuì e le sue dita, leggere, si immersero tra i capelli riccioluti dell'amico.
− Victor… Mi prometti che non ti arrenderai… Dobbiamo portare la luce… Nessuno deve piangere in un mondo privo di giustizia… − supplicò.
A quella domanda, Victor aumentò la stretta delle sue braccia sul corpo sofferente dell'amico.
− Sì. Non mi arrenderò mai. −

Poco dopo, il corpo di Alexandre si abbandonò tra le braccia dell'amico.
Per alcuni istanti, Victor rimase immobile, poi, con movimenti gentili, posò il suo corpo sul lettino.
Si chinò su di lui e posò un bacio sulla sua fronte, ormai gelida, mentre le lacrime cadevano sul suo viso. Finalmente, aveva cessato di soffrire.
Forse, il dio cristiano lo avrebbe accolto in Paradiso, nonostante i suoi errori.
− Tornerai in Provenza, amico mio… Te lo prometto, la tua tomba sarà piena di fiori di lavanda e di viole. Non ti lascerò qui… E continuerò il nostro sogno. Te lo prometto, amico mio. − mormorò.
Gli sfilò la croce dal collo, poi incrociò le sue mani sul petto, ormai fermo, e, tra le dita, vi sistemò il crocifisso.
Poi, si alzò, sollevò il braccio in un gesto di saluto e si allontanò, lo sguardo fisso davanti a sé.
   
 
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