Videogiochi > Tekken
Ricorda la storia  |      
Autore: Angel TR    03/03/2024    2 recensioni
[Reina/Kazumi]
C'era una donna nei suoi sogni.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LILITH


“Nell’immaginario collettivo Lilith è un demone, simbolo di trasgressione e peccato. L’archetipo [...] vive nel nostro inconscio, e simboleggia la forza, la disobbedienza e la trasgressione del Femminile, di tutti quei divieti posti sui desideri, non solo sessuali, delle donne.”
Sofia Russo, “Lilith: la libertà della prima donna creata da Dio”


Yo soy muy mía, yo me transformo
Rosalía - Saoko


C'era una donna nei suoi sogni o, meglio, una giovane ragazza, una ragazza dagli occhi così neri da parere viola, una sfumatura di viola che tinteggiava anche le punte dei suoi capelli tagliati in ciocche disordinate che le sfioravano il mento sottile. Quella zazzera recava un timbro preciso, il marchio del sangue dei Mishima.
Nei suoi sogni, la giovane ragazza le sorrideva. «Madre» la chiamava.
E allora lei iniziava a piangere perché come potevano i suoi occhi non riempirsi d’emozione davanti a una ragazzina che la chiamava “madre”? Le tendeva la mano ma le labbra della supposta figlia si piegavano in un modo crudele e le sue braccia si incrociavano al petto in un chiaro rifiuto – e a Kazumi si stringeva il cuore: perché, perché sua figlia la rifiutava? Prima la chiamava e poi rifiutava la sua mano?
E poi negli occhi violacei della figlia ingrata balenava un bagliore rosso, rosso come il sangue degli uomini, rosso come il sangue che le macchiava le lenzuola ogni mese, infrangendo le sue speranze di un figlio – un erede dei Mishima, un erede degli Hachijo.
Le sue labbra malvagie si schiudevano per sussurrare ancora. «Madre di demoni» la chiamava.
Kazumi tendeva ancora la mano, confusa. Sapeva che nel suo corpo albergava il Gene del Diavolo ma non capiva cosa volesse dire la ragazza. Anche lei era stata benedetta dal tocco del Gene?
La ragazza non rispondeva più, si limitava a sorridere come se nutrisse chissà quali aspettative; poi, un fuoco l’avvolgeva, un fuoco che scaldava ma non bruciava, e dalle ceneri emergeva lei, la demonessa, e la sua mano bianca come cenere afferrava le delicate dita tese di Kazumi, le sussurrava parole dolci all'orecchio, le sfiorava i capelli scuri, paragonando le sue ciocche chiare come neve alle sue che erano scure e doppie come sbarre di una prigione, le sorrideva, la tirava a sé per trasportarla in quel mare di fuoco, ridendo – e la sua risata viaggiava tra le fiamme, scoppiettante, argentina, vivace, viva!, così viva.
La ragazza – chissà se era veramente sua figlia o no –, una figura sempre più evanescente, osservava la scena soddisfatta.
«Chi sei tu?» cercava di chiederle Kazumi, allora, mentre la demonessa la trascinava in una danza che seguiva un ritmo che solo lei poteva sentire.
«Un futuro non molto lontano» rispondeva semplicemente la ragazza, enigmatica.
Quale futuro? Cosa sarebbe successo?
«Kazumi». Lo spirito richiedeva la sua attenzione, trattenendo delicatamente il suo mento tra indice e pollice in modo tale da farle girare il viso verso di lei. Era alta esattamente come lei ma le corna davano l'impressione che la potesse sovrastare; invece lei inclinava il capo, innocentemente civettuola.
«Un giorno capirai. Per ora non ti stressare troppo, non vorrai farti venire i capelli bianchi!» ridacchiava, strabuzzando gli occhi infernali come se avesse udito la battuta più simpatica del mondo, attorcigliando una lunghissima ciocca platino attorno all'indice pallido.
Bruciava, tutt’attorno a lei bruciava…

C'era una donna nei suoi sogni, una giovane donna, e lei sapeva che era meglio non parlarne con suo padre. Per quanto l’amasse e rispettasse, si rendeva conto che c'erano cose che lui, così umano, così maschio, non poteva comprendere – e quella connessione rientrava proprio in quella sfera di incomprensibilità.
Reina osservava la donna danzare con lo spirito femminile, circondate da mura di fiamme che scaldavano ma non bruciavano. La donna le rivolgeva continuamente occhiate confuse e le porgeva domande come “Chi sei tu? Cosa ci fai nei miei sogni?”. Reina le rispondeva qualche volta, quando il sogno glielo consentiva. Purtroppo quella timida ma avida conoscenza aveva una scadenza: quando la danza giungeva al culmine, infatti, Reina si risvegliava in un bagno di sudore.
Era strano: lei e quella donna erano chiaramente legate, lo sapeva lei come lo sapeva l'altra; entrambe avevano riconosciuto nell'altra un'anima affine, e una sete di approfondirsi e di scoprirsi faceva ardere la loro gola. Nonostante tutto, nonostante la piacevole amicizia che stava sbocciando, ciò che più le interessava dell'altra era il marchio del Gene del Diavolo che sfoggiava con noncuranza.
Kazumi, “pace serena”: era il nome della donna? O lo spirito demoniaco le stava suggerendo cosa le riservava il destino, una volta che avesse finalmente scoperto il modo per aprire la porta del suo sangue – non quello Mishima, l'altro. Reina ignorava le sue origini materne…
Una lieve risata, il ribollire del sangue come fuoco ardente e veleno di vipera nelle vene, il respiro affannoso, l'infrangersi del male nel suo cervello simile a burrascose onde contro gli scogli. Sentiva la vibrazione avvicinarsi, il volume si alzava, la frequenza diventava sempre più insistente fino a occupare la mente, fino a riempirla e a svuotarla di ogni residuo di desideri alieni. Era un ritmo che conosceva bene: era il suono della benedizione del Diavolo che si risvegliava.
Eppure… quel ritmo non giungeva mai al suo culmine, un culmine che non esplodeva mai. Il rullo di tamburi non rivelava nessun incredibile star del cinema.
Reina restava ancora Reina.
Ogni notte, sperava di sognare la donna e la creatura demoniaca al suo seguito per poter soddisfare la sua sete di conoscenza, per capire quale chiave cercare per aprire la sua porta, per sbloccare la benedizione del suo sangue.
Bruciava, tutt’attorno a lei bruciava – eppure non era abbastanza, le catene che la imbrigliavano non si scioglievano ancora e Reina poteva sentire il lamento che proveniva da dietro le sbarre.
«Ti libererò, lo giuro» le prometteva, quasi ringhiando.
Due occhi rossi come sangue la fissavano dalla prigione. Avvolta da una nube nera e fitta come pece, la demonessa – così simile a lei, eppure così diversa – tendeva la mano verso di lei, agognante. Chi avrebbe liberato per prima l'altra?
A un palmo di distanza, sempre avvolte da un allegro fuoco, le donne – ormai figure familiari – tenevano d'occhio la scena, in attesa.
«Ah, quella lì, la vedi?, lei ci stupirà. Farà grandi cose» proclamava la bianca demonessa di fuoco, con aria di chi pregustava già un futuro diverso, tinto di rosso.
E Reina si girava in un lampeggiare di canini scintillanti, le sorrideva, un'aria selvaggia a illuminarle il viso. Puoi dirlo forte, aspetta e vedrai…
Tuttavia, le sue promesse arroganti risultavano tanto evanescenti quanto quelle deliranti visioni oniriche e, quando Reina si svegliava, il mondo era piatto e placido come uno specchio d'acqua e la creatura demoniaca era silente – un usignolo al quale avevano imbavagliato il becco per non farlo cantare. Eppure l'avevano chiamata “Regina”. Quanto, quanto tempo ancora dovevano aspettare per reclamare la loro corona?


나의 시간 어딘가 영원히
풀리지 않는 암호 같은 그녀들에게
끝내 재가 될 때
까지 내 안에
빨갛게 숨 타오를
그 이름은 Shh..
~
Here’s to those women who remain an enigma
Forever etched somewhere in my time
Until she turns to ash
She’ll live within me
With a breath burning red
Her name is Shh…
IU - Shh…


N/D: La canzone di IU perfettissima, mamma mia, aiuto!!!
Comunque niente, non si è capito questa Reina a chi è figlia ma è chiaro che sono gli Hachijo ad avere il Gene Devil quindi… Boh… ho cercato di collegare le due tramite il Gene Devil perché mi piace l'idea uahuahuah queste donne rappresentano la ribellione: in Tekken abbiamo Xiaoyu, Alisa e Jun che, alla fine, sono le tipiche donne-angelo (anche se Unknown avrebbe potuto dare più spessore e tridimensionalità a Jun). Per quanto combattano, lo fanno sempre con il fine di svolgere una funzione salvifica. Non è una critica ma una semplice constatazione.
Kazumi e Reina possiedono il Gene e, di conseguenza, non possono essere “angeli”, sono già troppo “corrotte”. Kazumi alla fine viene uccisa da Heihachi; Reina, invece, anela il potere, anela il Gene Devil – a differenza degli altri, persino di Jin. Ha, però, questa devozione nei confronti di Heihachi che vabbè… niente, io lascio qui questa shottina scema scema e vado via
Baci baci
Angel
P. S. Rido, questa è la storia n 66 su Tekken, ahahHH

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: Angel TR