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Autore: Kastel    09/03/2024    2 recensioni
Vox lo osservava con attenzione, studiandolo, come un animale in gabbia. La voce con effetti statici era la stessa che ascoltava ogni mattina prima di andare a lavorare quando era ancora in vita; l'aveva memorizzata bene.
(VoxAlastor a senso unico)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Vox
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avrebbe mai immaginato di ritrovarselo all'Inferno, non lui almeno.
Vox lo osservava con attenzione, studiandolo, come un animale in gabbia. La voce con effetti statici era la stessa che ascoltava ogni mattina prima di andare a lavorare quando era ancora in vita; l'aveva memorizzata bene. Una voce che l'aveva accompagnato nel bene e nel male: c'era quando scopava con qualcuno, di nascosto da sua moglie; quando si masturbava; quando scopava con sua moglie (molto raramente). Era un'ossessione, lontano da lui eppure accanto nei momenti del bisogno. Ogni tanto era andato alla stazione radio, quando poteva: lo guardava di nascosto, cercando di non farsi notare, godendosi quella presenza. Quando scoprì che era morto si sentì male: vomitò, pianse di nascosto, non pensava che a lui. In qualche modo il suo ricordo lo accompagnò finché non morì pure lui, vent'anni dopo. E ora erano lì, insieme, davvero vicini per la prima volta. Vox si sentiva quasi male, nonostante non fosse un tipo sentimentale. Emotivo sì, ma sentimentale no.
Gli si avvicinò piano, allungando una mano, curioso di sapere se era davvero lui o meno; quella che toccò fu soltanto la radio che trasmetteva la sua voce. Nonostante ciò lo sentì vicino, come sempre, mandandogli in pappa il cervello, sciogliendolo come neve al sole; senza neanche accorgersene andò a toccarsi, la testa che si tirava indietro per il piacere, più sentiva quella voce più la volontà di baciarne il proprietario, di toccarlo si faceva pressante; si sentiva perso, troppo lontano da lui. Venne ancora una volta, come sempre, quando salutava il suo pubblico. Il suo cervello si era sciolto, le mani sporche del suo stesso piacere, il fiato corto.
Era ancora dentro il cervello, portandolo lontano.
E no, non era un treno da cui voleva scendere.

 

 

Note.

Una piccola fic che non racconta così tanto ma mi sono divertita a scrivere. L'ispirazione è dalla canzone Villian delle K/DA.

   
 
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