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Autore: YellowSherlock    11/03/2024    0 recensioni
Racconta il punto di vista ed un sogno di un neonato
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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( un neonato è posto al centro della scena ed è steso a pancia in su, rivolto verso il pubblico)

Signori miei, è inutile girarci attorno: quando sei nato non puoi più nasconderti.

Ragione per la quale, sto qui a osservare, da una ventina di giorni dalla data della mia nascita, un misto di volti che mi sorridono e che si esprimono mediante l’uso di vocine eccessivamente acute.
E’ probabile pensino che i neonati siano non udenti? Non credo di aver dato questa impressione, anzi; il carillon lo trovo estremamente piacevole.
Dovrebbe, tra l’altro, essere di Brahms, quella sorta di ninna nanna che riproduce quel gufo di feltro, dal volto un po’ inquietante, diciamocelo. Sì, credo sia proprio Brahms. Nell’iperuranio lo riproducevano un giorno sì e l’altro pure; diciamo che i gusti musicali andrebbero estesi, che so, al Death metal, ma purtroppo c’è ancora molto pregiudizio ai piani alti.
Va bè, il cugino di mamma sembra essere uno che ne capisce, giusto tre o quattro anni e magari mi faccio indottrinare sulla questione. Per ora, va benissimo Brahms.
Beh a parte questo, che dirvi, è veramente una vitaccia!
Praticamente, stavo dormendo beatamente da nove mesi in un sacchetto umidiccio pieno d’acqua, che, penserete voi, che schifo. No, assolutamente. Era la mia casa, e un tempo era pure la vostra perciò fate poco gli spiritosi.
E niente, stavo lì, tranquillo, tranquillo, ad ascoltare gli eventi qui fuori, come un vicino di casa mosso da eccessiva curiosità, e…non dovevo fare nulla.
E sottolineo nulla.
Il cibo cadeva dal cielo, non mi dovevo impegnare a fare la cacca, e soprattutto giocare a taekwondo con mia madre era uno degli hobby miei preferiti. E non capisco perché, ora, quando la scalcio mentre mi cambia il pannolino, mi richiama come se l’avessi fatta male.
Insomma, resto pur sempre un tre chili di essere umano, eh.
Però vabbè, mi adeguo; dopotutto lei continua ad essere gentile, pure avendola fatta urlare e disperare per ventiquattro ore, e, onestamente, sospetto per i prossimi ventiquattro anni.
Adesso la gestione del cibo è più complessa, mi ero abituato a parmigiana di melanzane, pollo e patate, pasta al sugo, pizza, panini e gelati. Mi piacevano un sacco, e quando si catapultavano dal cielo ero in totale estasi regalando a mia madre dei reflussi infiocchettati.
Adesso, non so per quale assurdo motivo, mi hanno riservato una grammatura di latte veramente ridicola, che devo bere necessariamente caldo da una bottiglina insapore.
Almeno due cereali li posso avere? Niente.
La tetta, dite? Eh, magari. Mamma ha deciso che non ha latte, così dal niente. E io ora mi devo arrangiare con quello che ci sta.
Qualcuno mi ha pure fatto il verso. Zia Teresa.
Ha esordito così: “Ueee bambolotto, e quando ce la mangiamo una bella impepata di cozze!?”
Non lo so, devo ridere? A voi fa ridere? Io onestamente mi incazzo.
Cioè. Eh!

Papà è un discorso a parte.
Non sa fare niente. E vi giuro niente.
Doveva riscaldare un po’ di latte, e non so come è riuscito a incendiare mezza cucina.
Al che mamma gli ha detto “Pasquale, statti un poco fermo che più ti muovi e più fai danni”.
E quel povero cristo si è sentito pure in difficoltà. Poi dopo hanno fatto pace, ma fortunatamente io non ero nella stanza perché, onestamente…che schifo.
Mi ha comprato una serie di giocattoli che vanno da una fascia da sei a otto anni.
Direi che possono anche aspettare, e sicuramente papà deve leggersi qualche libro in più sull’infanzia perché se continuiamo così finisco iscritto all’Università tra due mesi.
I nonni sono quelli che più si salvano. Almeno sanno dove mettere le mani, forse l’unico problema è che si commuovono un po’ troppo. Stanno lì, sempre a piangere, mamma li ha ingaggiati per annaffiare le piante.


E quindi, come potrete bene immaginare, questo continuo via vai di gente che si burla di me, mi scatena un sonno devastante, nel quale sprofondo per quelle bellissime dodici, diciotto ore al giorno, evitandomi questi teatrini a cui non posso replicare.
Devo dire però che la cosa non migliora assai, perché i miei sogni sono peggio della realtà.
Eh, ve lo giuro su mammina.

Come vi dicevo, avendo bevuto una grammatura di latte particolarmente caldo, evidentemente avrò fatto indigestione, e ho sognato le cose più assurde.
Tipo che ero grandicello, avevo uno zaino, e stavo recandomi in un posto che la gente chiama “scuola”.
Ragazzi, che terrore.
C’erano una marea di bambini come me, tutti con un fiocco alla gola, tutti chiusi in una stanza, assieme a due o tre adulti estranei e soprattutto….senza mamma!
A piangere, disperati, tutti!
Un incubo ve lo giuro.
E dopo un po’ uno degli estranei ha detto: “Allora, prendete i libri ed iniziamo a studiare.”
Le mie urla, non ve le potete proprio immaginare.
Fortunatamente, giusto il tempo di sgolarmi, subito è cambiato lo scenario.
E mi sono ritrovato molto più alto, con la barba come papà, e con una valigetta in mano, chiuso nella metropolitana.
E’ vero che son stato nove mesi chiuso in una pancia quindi non è che mi posso lamentare, ma sta cosa del treno mi ha causato un’ansia che non si immagina.
Praticamente il treno era fermo a una coincidenza di una stazione famosa a Napoli, la gente si lamentava e io ero in ritardo per il lavoro.
A me? A lavoro? Cioè capite? A me ci pensa papà! Figuriamoci…
era proprio un altro incubo!
E, mentre mi recavo alla destinazione, mi arriva un messaggio sul telefono, dal mio…ve lo giuro così stava scritto…”Personal trainer”.
Mi son detto, “E di che si tratta qua?”
Dopo un po’ ho capito e per non dirvela lunga: il personal trainer è uno che vi costringe a fare esercizio fisico per restare sempre in forma fisicamente.
Una pazzia totale! Ma vi pare che uno non solo deve combattere con Zia Teresa nella vita, si deve pure mettere a fare esercizio fisico!?
Le flessioni, le corse, gli step.
Ho riso come un pazzo, era totale nonsense.
E lui mi scriveva “Paolo, l’appuntamento in palestra è per le nove di stasera.”
Ma certo, ci sarò sicuro, dissi tra me e me.
Ovviamente la risposta fu: “Ue personal trainer, io alle nove sto nel pieno della poppata, vediamo di non dire sciocchezze.”


Fortunatamente questa parentesi si è sciolta quando ad un certo punto, ho incontrato lo sguardo di una bellissima persona, dai profondi occhi azzurri e i capelli color del legno chiaro.
Aveva una giacca blu, una camicia bianca e si muoveva con estrema eleganza.
Tra le mani aveva un bellissimo libro che si intitolava: “Lettera a un bambino mai nato”, e nei suoi occhi residui di luccichio la rendevano incredibilmente più cristallina.
Mi guardò più volte e io ricambiai.

Sul mio volto un super sorriso a centomila denti…eh, ad averceli…
va bè, centomila denti!

Non vi nascondo che avrei voluto saperne di più di quella bell’anima ma purtroppo mentre ero intento a sorridere, una voce da lontano mi ha destato dal sogno:

“Ueee bambolotto, e come ride, chissà che sta sognando! Va’ che sta sentendo davvero l’odore dell’impepata di cozze?”

E niente, Zia Terè, visto che rovini sempre tutto con queste cozze, onestamente…faccio il tifo per te!

 
   
 
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