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Autore: Chiccaxoxo    14/03/2024    0 recensioni
Kushina x Mikoto; KushiMiko. OS AU anni Ottanta.
Questa storia partecipa all’iniziativa di scrittura Le 12 fatiche dello scrittore di fanfiction indetta da LadyPalma e Mati sul forum Ferisce la Penna.
“Senti, Mikoto” appena finito il gelato, Kushina abbassa gli enormi occhi blu imbarazzata “Devo chiederti un favore. Cioè… è una stupidaggine e potresti anche prendermi in giro per il resto dei miei giorni.”
“A che servono le amiche?” Mikoto non perde mai l'espressione ridente “Dimmi tutto.”
[…]
“Allora te lo ripeto, a che servono le amiche?”
Kushina non ha mai visto il volto dell’amica così sereno, radioso, non riesce a staccarsi dal magnetismo degli occhi neri. Le mani di porcellana di Mikoto si allungano, afferrano lievi le sue. Kushina nota, per la prima volta, che Mikoto ha la pelle simile alla seta.
Forse la detonazione che Kushina sente nel petto non è nient’altro che il vigore della primavera, il sangue le circola meglio in ogni cellula, con forza. Il cattivo umore è ormai bandito dal mondo, per sempre. I tempi bui sono passati per non tornare mai più
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Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash | Personaggi: Kushina Uzumaki, Mikoto Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Madonna intona Papa don’t Preach nelle gigantesche cuffie fucsia. Le ruote dello skateboard grattano l’asfalto nell’abile schivare di cicche di sigaretta, cartacce e lattine.

Kushina cerca a tentoni il tasto rewind del walkman, non sopporta lo spegnersi delle ultime note della canzone, l’ascolterebbe all’infinito.

Preme il tasto stop nel punto esatto, play e Madonna ricomincia, infaticabile, il suo pezzo. Ormai Kushina è esperta nel calcolare gli esatti secondi di riavvolgimento che servono. Potrebbe solo essere tradita dall’imminente scaricarsi delle pile, renderebbe l’operazione più lenta.

Kushina sospira facendo esplodere l’enorme pallone di gomma alla fragola, entro la giornata beccherà l’ennesima ramanzina a causa della voracità con cui si mangia le scorte di pile di famiglia.

Già, Madonna ha proprio ragione.

Al diavolo, la primavera è appena esplosa e lei è risoluta a godersi quella prorompente energia destinata a durare solo una decina di giorni. Sorride ai timidi fiori dei susini selvatici e allo scalpitare dei suoi giovani sogni.

La voce di Madonna si fa distorta, la melodia suona bizzarra, le verrebbe da ridere se non l’aspettasse un’intera settimana senza più walkman.

Ferma la corsa, drizza lo skateboard con un sapiente colpo di tacco dello scarponcino beige da paninara. I grossi cerchi di plastica verdi che ha come orecchini mandano il loro sordo ticchettio quando si sfila le cuffie per ancorarsele al collo. Controlla che il nastro non sia uscito dalla sede, poi richiude lo sportellino.

Guarda il cielo esplodendo un secondo pallone di gomma, perdersi nel blu assoluto le provoca una leggera vertigine. Si rammarica di non aver preso gli occhiali da sole, non pensava che la luce fosse già così potente. Le dita sganciano i bottoni metallici della giacchetta di jeans, Kushina la apre mettendo in evidenza il top nero. Caspita se è caldo.

Strizza gli occhi per mettere a fuoco in controluce, Kushina riconoscerebbe quella sagoma tra un milione di persone. Si avvicina in sella alla sua bicicletta immersa nel fulgore del sole, lenta, con la grazia che solo lei può avere. L’ampia gonna marrone le sfiora le caviglie nude, i piccoli piedi calzano ballerine. I lunghi capelli neri non hanno mai conosciuto l’ombra di una permanente, mai un bigodino ci si è intrecciato nel mezzo. Malgrado Mikoto se ne freghi della moda, è perfetta così. Classica, mai stonata.

“Mikoto” Kushina alza una mano, saltella per attirare l’attenzione dell’amica. Le spesse catene con croci metalliche appese al suo collo cozzano tra loro, la coda alta, cotonata e impiastricciata di lacca rimbalza come una molla “Dammi un passaggio, sono stanca di spingere.”

Mikoto si ferma, posa un piede a terra, sorride: “Dai, andiamo a prenderci un gelato.”

 

Sfrecciano senza pensieri, leggere nell’aria profumata. Kushina si ancora con le mani dietro alla bicicletta, Mikoto non deve fare niente, ci pensano i suoi piedi a dirigere lo skateboard.

Le risate e il chiacchiericcio di sue ragazze è quello che ci vuole, infondono voglia di vivere a chiunque le senta.

Kushina va matta per il gelato al pistacchio, probabilmente si tratta anche di gradimento visivo perché più il verde è intenso, più le piace.

“Si intona con il rosso dei tuoi capelli” Mikoto scherza gustandosi il suo cono al fior di latte.

“Oh, smettila” Kushina le rifila un lieve spintone “Vorrei averli come i tuoi.”

Chissà perché, i ragazzi giovani hanno un’innata predilezione per i muri. Che siano scrostati, scarabocchiati o così grezzi da graffiare la pelle. Mikoto e Kushina, ora siedono sul retro della gelateria con la schiena appoggiata all’intonaco sollevato da bolle di umido.

“Senti, Mikoto” appena finito il gelato, Kushina abbassa gli enormi occhi blu imbarazzata “Devo chiederti un favore. Cioè… è una stupidaggine e potresti anche prendermi in giro per il resto dei miei giorni.”

“A che servono le amiche?” Mikoto non perde mai l'espressione ridente “Dimmi tutto.”

“Non scherzare, il problema è serio” Kushina si inalbera, salvo tornare tranquilla e impacciata subito dopo “Ho conosciuto un ragazzo, un figo da capogiro. Ma non avrà mai occhi per me.”

“Perché ne sei così sicura?”

“È su un altro livello, Mikoto. Non guarderà mai una ragazzetta come me.”

“Beh, tutto qui?” Mikoto la incalza, si china per non perdere il contatto visivo “Raccontami qualcosa di lui. Che tipo è?”

Kushina si rianima, drizza la schiena, gli occhi le brillano e le si arrossano le guance: “Si chiama Minato. Non pensavo potesse esistere qualcuno bello come lui. Biondo, assomiglia a questo sole primaverile e, sono certa, brilla anche nei giorni di pioggia. Il fisico che ho sempre sognato, alto, spalle larghe. Pronto a proteggere la sua donna.”

Mikoto si illumina agli aneddoti dell’amica, unisce le mani e saltella sulla panca di legno: “Avete già avuto un appuntamento? Voglio sapere tutto.”

“Ma cosa ti salta in mente, Mikoto?” Kushina torna a guardarsi le scarpe più rossa di prima “Lui non sa neanche che esisto. Lo ammiro tutti giorni, aspetto quando cambia i turni in ufficio per guardarlo entrare e uscire. Però, da lontano. Lui sicuramente preferisce le tipe come te.”

Senza alzare la testa, Kushina guarda di sottecchi l’amica restando in silenzio. Rannicchiata, le mani che stringono nervose i jeans sulle ginocchia. L’opinione di Mikoto adesso è tutta la sua vita.

“Non puoi saperlo se non provi. Almeno parlaci, presentati” Mikoto scuote leggermente la testa.

“Sì, ma poi?” Kushina si sgonfia in un sospiro tornando a guardare per terra “Io non so dove mettere le mani coi ragazzi. Non sono neanche certa di saper baciare. E se fossi orribile e ne rimanesse disgustato? Ne morirei, Mikoto.”

“Allora te lo ripeto, a che servono le amiche?”

Kushina non ha mai visto il volto dell’amica così sereno, radioso, non riesce a staccarsi dal magnetismo degli occhi neri. Le mani di porcellana di Mikoto si allungano, afferrano lievi le sue. Kushina nota, per la prima volta, che Mikoto ha la pelle simile alla seta.

Forse la detonazione che Kushina sente nel petto non è nient’altro che il vigore della primavera, il sangue le circola meglio in ogni cellula, con forza. Il cattivo umore è ormai bandito dal mondo, per sempre. I tempi bui sono passati per non tornare mai più.

La primavera è dentro di lei con tutto l’ottimismo e le speranze che porta on sé.

Kushina tende le dita, lo smalto giallo come quello di Madonna. Mikoto ha dischiuso le labbra rosa pesca, si avvicina lentamente, morbida. Kushina non può uscire dai binari del fascino, protende il busto verso l’amica, le dita di Mikoto le si insinuano sotto le maniche della giacchetta di jeans. Kushina chiude gli occhi nel momento in cui i seni si toccano. La camicetta bianca di Mikoto profuma di lavanda, il gilet marrone è liscio, rispecchia il suo corpo accogliente.

Le labbra di Mikoto arrivano calde, Kushina si abbevera del sapore fruttato, del contatto ospitale. È facile baciare, basta solo lasciarsi trasportare dalle sensazioni.

È incantevole. Un treno che travolge senza fare male.

Kushina geme nella bocca dell’amica, sente le sue dita farsi strada sotto la cintura che mantiene la vita alta dei jeans, allora inarca la schiena senza volerlo.

Senza pensare, si fa così. Niente teorie o libri da studiare.

Caspita se è bello.

Infila le mani tra gli straordinari capelli di Mikoto, pregusta il loro profumo che persisterà sulle mani per ore, un piacevole promemoria di quella… lezione.

Quando si staccano, restano a guardarsi silenziose. Kushina sa di avere l’espressione da pesce lesso, la sente disegnarsi tra i muscoli facciali. Avvampa, poi sorride accorgendosi che anche Mikoto è arrossita. La mora è tranquilla, inclina la testa per comunicarle che è tutto a posto.

“Grazie, Mikoto. Ora sono più fiduciosa” Kushina si guarda le gambe, poi intreccia le mani in grembo. Si riprende il tanto che basta per frugarsi in tasca e scartare, con finto distacco, un’altra gomma alla fragola. Inizia lenta a masticare “Comunque… è stato… meraviglioso.”

“Sii sempre solo te stessa. Non ti manca niente.”

Kushina esulta rincuorata: “Ma allora, secondo te sono una tipa che può piacere.”

“Scherzi? Farai colpo al primo sguardo” Mikoto sorride dietro la punta delle dita “Per non parlare del dopo.”

“Oh, Mikoto. È un figo da paura.”

Mikoto cinguetta una risatina pronta a sorbirsi gli sproloqui dell’amica innamorata.

   
 
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