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Autore: JeanGenie    15/03/2024    4 recensioni
"Gli scostò i capelli biondi dalla fronte rendendosi conto che era un gesto che aveva compiuto molte volte, ma ora le appariva completamente diverso e le provocava una strana, leggerissima forma di paura."
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Scritta per la Challenge "Obbligo o verità" di 'Fondi di Caffè' e per la Challenge di San Valentino di "Siate Curiosi Sempre"
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Obbligo o verità!” La voce squillante di Jimmy riempiva l'aria che abbandonava lentamente le tonalità dell'arancio per sprofondare nel blu punteggiato di stelle limpide. Le risate dei bambini che si affollavano intorno al grande tavolo che era stato portato in cortile erano scintillanti come piccoli sonagli d'argento. Era uno spettacolo così semplice eppure perfetto. Piccole mani in attesa di poter prendere panini e dolciumi, di poter afferrare bicchieri colmi di succhi di frutta e bibite frizzanti.

Le mancava una sola cosa perché il suo sorriso risplendesse del tutto. Albert era sgattaiolato via, furtivamente, come faceva di solito, in cerca di quei momenti di solitudine di cui, di tanto in tanto, aveva bisogno. E, come sempre, lei non voleva che sparisse. Aveva bisogno di averlo nel proprio campo visivo. Di sapere che avrebbe potuto allungare la mano e lui sarebbe stato lì.

La macchina di George, sul viale che conduceva alla Casa di Pony, era una muta minaccia, il suo mostro da sconfiggere. Era venuto per riportare Albert a Chicago, ma lei aveva vinto anche quella battaglia.

“Che può succedere di tragico se ti fermi fino a domani? Faremo colazione insieme e potrò salutarti come si deve.”

E lui non aveva resistito al suo broncio e a uno sguardo perfettamente triste. Lei sapeva come prenderlo. Ed era riuscita a guadagnare qualche ora.

Ma ora lui era sparito senza dire nulla. Con un ronzio, le luci colorate si erano accese sul tavolo. Era il bello delle sorprese: una gioia improvvisa e imprevista.

Si era versata del succo di frutta e aveva sollevato il bicchiere in direzione di Archie, il suo alleato più prezioso.

“Ho preso una stanza in paese. Possiamo dividerla”, aveva detto ad Albert solo mezz’ora prima. “Ma ne hanno altre libere, se preferisci. Anche per George”.  E lei lo aveva ringraziato per quell’ulteriore regalo. Il giorno successivo sarebbe sorto ancora più felice. Si sarebbe svegliata con Annie e Patty sotto il tetto che l’aveva vista crescere e avrebbero trascorso la mattina tutti insieme.

“Candy, giochi?” la voce dolce di   Annie l’aveva strappata a quelle fantasticherie. Giusto. Obbligo o verità. Sarebbe stato divertente. Ma lei aveva scosso la testa.  Perché doveva trovarlo.

“Arrivo fra un po’” aveva risposto e Annie aveva annuito, comprensiva.

Lo conosceva. Lo conosceva benissimo. Aveva riso fra se mentre era corsa via per raggiungere la sua collina. La ‘loro Collina’.

Lui non poteva che essere lì.

Si era fermata a osservarlo, rendendosi conto che ogni cosa era al suo posto. Era sdraiato ai piedi della grande quercia, le lunghe gambe distese sull’erba, le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi chiusi. Si stava godendo il tramonto, il verso dei gufi che si stavano svegliando, il frinire dei grilli e la danza luminosa delle lucciole che gli svolazzavano intorno come minuscole fate.

Lei esitò solo un attimo prima di inserirsi in quel quadro perfetto. Con passi leggeri per non disturbarlo l’aveva raggiunto e si era seduta al suo fianco. Lui aveva aperto gli occhi e le aveva sorriso. Il riverbero del tramonto che svaniva aveva regalato strani riflessi indaco ai suoi occhi azzurri e limpidi. Lei gli aveva sollevato gentilmente la testa e se l’era poggiata sulle ginocchia.

“Non hai voglia di giocare a Obbligo o Verità? Ci tieni troppo al tuo alone di mistero?” gli aveva chiesto. Era un modo gentile per dirgli “Torna con me dagli altri. Non startene qui da solo. Ho bisogno di te più di ogni altra cosa, stasera.” Lui avrebbe capito. Lo faceva sempre.

“Non me ne resta poi molto, di mistero, dopo oggi.” La sua voce era dolce e completamente rilassata. Era sereno. Lei riusciva percepirlo in ogni dettaglio. E aveva ragione, aveva riflettuto osservando il suo viso. Il suo principe adulto non aveva più segreti. Da bambina aveva sempre saputo che sarebbe diventato bellissimo. Non si era sbagliata.

“Davvero ti ricordavi di me?” gli aveva chiesto. Non lo credeva quasi possibile. Il fugace incontro con una creatura fiabesca aveva colpito profondamente la sua fantasia di bambina. Ma l'idea che neppure lui avesse mai dimenticato le riscaldava il cuore.

“Ti ho riconosciuta appena ti ho vista, Candy.” Il suo tono si era fatto più serio. Stava parlando di quando le aveva salvato la vita? Di quando le aveva impedito di precipitare da una cascata e si era preso cura di lei? Davvero non aveva mai avuto dubbi?

“E hai aspettato tutto questo tempo…” Non l’avrebbe perdonato facilmente. Perché non le aveva detto la verità?

Aveva sollevato gli occhi verso le fronde del grande albero. Non ce l’aveva davvero con lui. Lo capiva benissimo. La sua  identità era stata per tutti un segreto ben custodito. E necessario. Lui aveva atteso di essere ancora su quella collina per dirle tutto. Aveva creato un momento perfetto.

Tornò a guardarlo, godendosi quel momento infinito e la fiumana di ricordi che portava con sé. Gli scostò i capelli biondi dalla fronte rendendosi conto che era un gesto che aveva compiuto molte volte, ma ora le appariva completamente diverso e le provocava una strana, leggerissima forma di paura. La sua schiuma da barba, le cene che le preparava, le risate prima di dormire, il profumo del caffè appena fatto… Ricordi, uno dopo l’altro, di quando si era sentita assolutamente serena. Perché c’era lui, che era diventato la sua casa.

Provò la tentazione irresistibile di sfiorare la pelle liscia e morbida delle sue guance, di velare le proprie dita del profumo della sua colonia. Cosa ci sarebbe stato di strano? Si trattava di loro due. Dimostrazioni di affetto erano sempre state all’ordine del giorno. Perché ora le stava battendo così forte il cuore? Affetto… Affetto?

‘Il mio Principe…’

“Cosa ci facevi quassù, con kilt e cornamusa?” Domande. Domande assurde, per alleggerire quella stretta nel petto.

Le sue labbra si distesero in un sorriso deliziato. “È una lunga storia. Ero fuggito da Lakewood durante una festa cui non mi era permesso partecipare. Volevo raggiungere il cottage dello zio Alfie. Era uno dei pochi ricordi d’infanzia davvero felici. Ricordavo quando lui aveva compiuto  ottant’anni. Lui ci teneva alle tradizioni. Ricordavo quella festa come l’ultima trascorsa con mio padre. Volevo tornare qui, così, dopo un po’, quando a Lakewood tutti gli adulti cominciavano ad essere alticci per colpa dello scotch, sono sgattaiolato via. E ho trovato te.”

“Allora, tante grazie allo zio Alfie.” Il destino bizzarro aveva segnato la sua vita da quel giorno.  “Dov’è il suo cottage? Dovremmo andare a trovarlo.” A volte dimenticava quanto fosse numeroso il clan degli Ardley. Le sembrava assurdo che il vertice di quella immensa piramide fosse quell’angelo con la testa appoggiata alle sue ginocchia.

“Candy, zio Alfie è morto una decina di anni fa alla veneranda età di 102 anni. Il cottage ora appartiene a me.” Albert aveva sospirato.

“Povero zio Alfie… Mi era già simpatico senza neppure conoscerlo.” Chissà se sarebbe mai riuscita a conoscere altri rami della famiglia. Magari più socievoli e sorridenti, rispetto ai Leagan o alla zia Elroy…

“Domani vuoi andare a visitarlo?” le propose Albert. “Potrei rimetterlo a nuovo. E venirci nei weekend per…”

Si interruppe, come se avesse paura di terminare il concetto che stava esprimendo.

‘Per starmi più vicino?’

Come se fosse stato possibile per loro restare separati troppo a lungo. Di nuovo, quel calore sul viso e quella strana vertigine che le faceva venire voglia di sospirare.

“Sai, devo ringraziare anche i Leagan. Se non mi avessero presa con loro, se non mi avessero spedita a dormire in una stalla, se non mi avessero trattata come hanno fatto, ora io e te non saremmo qui.” E non c’era un altro posto in cui desiderasse trovarsi. Presto le loro vite si sarebbero rimesse in moto, ma non voleva pensarci, in quel momento. Doveva solo trovare il coraggio per guardare definitivamente dentro se stessa.

Lo sguardo perplesso di Albert l’aveva accarezzata con curiosità e dolcezza. “Sei davvero straordinaria, Candy.”

Il modo in cui gliel’aveva detto le tolse il respiro per un lunghissimo istante.

“Allora. Come hai fatto a spacciarti per più di vent’anni per un vecchio ottuagenario?” Altre domande, come una scialuppa di salvataggio. Aveva troppa paura di dire la cosa sbagliata.

“Io non mi sono spacciato per nessuno. La gente tende a farsi delle idee ed è difficile abbandonarle. Frequentando solo la cerchia ristretta dei parenti anziani non è stato difficile vivere a modo mio.”

“Non mi convinci.” Lei gli aveva rivolto un sorriso scaltro. “Un giorno mi dirai tutto? Ma proprio tutto?”

Aveva sempre la possibilità di far parlare George. L’identità nascosta del giovanissimo erede… Albert doveva avere una storia straordinaria.

“Stiamo giocando a Obbligo o Verità?” le aveva chiesto lui.

‘Perché no?’ Eppure conosceva la risposta.

“Troppo rischioso.” Perché stava tremando? Era qualcosa… qualcosa nel modo il cui Albert la stava guardando. Era il suo solito sguardo gentile. I suoi soliti, profondi occhi blu. Eppure…

Eppure non si era mai sentita così libera. Quindi perché avrebbe dovuto continuare a temere di ammettere quella verità che le faceva venire le vertigini?

'E se cambiasse tutto? E se mi dicesse che può considerarmi solo la sua pupilla, la sua sorellina, la sua figlia adottiva, la…'

D’improvviso si rese conto che presto lui sarebbe andato via. E un momento tanto perfetto non lo avrebbero più avuto per chissà quanto tempo.

“Obbligo!” sentì gridare Jimmy. “Archie! Hai scelto obbligo. Allora voglio che tu dia un bacio a Annie!”

“Povera Annie… lei è così timida” disse Albert chiudendo di nuovo gli occhi.

“Ehi, sulla guancia non vale!” Altre grida deluse mentre lei fissava le sue ciglia folte e sottili.

E poi la voce pacata di Miss Pony. “Jimmy, non essere impudente. E comunque è tardi. È ora che i piccoli vadano dormire.”

“Sulla guancia non vale…” sussurrò lei mentre gli accarezzava il viso.

Si chinò su di lui e gli sfiorò le labbra.  Tremando, attese. Attese una reazione. Attese di essere respinta. Attese qualunque cosa la aspettasse. Sentì le sue dita fra i capelli. E quel bacio impacciato e quasi puerile che si faceva più profondo e autentico. Anche se dannatamente scomodo.

Adulto… avrebbe potuto definirlo. Per questo sentiva il viso in fiamme e uno strano calore invaderla dalla testa ai piedi. Era colpa della sua bocca socchiusa, del suo sapore dolce, di quell’esplorazione reciproca e intensa. Lei aveva iniziato, sentendosi eroica ma impacciata, ma lui ha preso in mano la situazione. No, non la stava respingendo. La stava cercando,  con le labbra dischiuse, con la lingua di velluto, invadente e delicata, con profondità e la voglia di cercarsi ancora. Non aveva idea di cosa le stesse succedendo. Forse quello era il modo più bello per aprire una nuova fase della sua vita. Peccato davvero che avessero entrambi bisogno di riprendere fiato. Quanto sarebbe durato quello sguardo incredulo che passava tra di loro?

“E adesso?” gli chiese. Le girava la testa. Odiava l’idea che avessero appena rovinato tutto.

Lui si tirò su e si accostò a lei come se volesse bloccarla contro il tronco dell’albero per impedirle di scappare. Ma scappare era l’ultima cosa che lei volesse.

“Adesso accadrà tutto ciò che vuoi, Candy.”

Gli tremava la voce. Lei rimase zitta. Non riusciva a smettere di guardarlo. E non riusciva neppure a dare un senso chiaro alle sue parole.

“Io sarò sempre con te, in qualunque modo tu voglia. Vale la vecchia regola. Chiamami e arriverò.” Era troppo serio. E le stava dicendo tutto e il contrario di tutto. Si sentì sciogliere quando una carezza le sfiorò il viso. “Sei la cosa più bella che mi sia mai accaduta. Io sarò per te tutto quello che vuoi.”

“Quello che voglio…” Il suo custode. Il suo migliore amico.  Il suo principe. Servivano definizioni? Non dopo quella sera.  Gli passò le braccia intorno al collo, cercando una risposta.  “Mi hai praticamente già dato tutto quello che voglio. Sei già stato tutto quello che voglio. O quasi…”

Quasi. Da domani sarebbe cambiato tutto. Non potevano tornare indietro. Solo guardare avanti nella stessa direzione.

Il suo viso si era fatto più vicino. Lei aveva chiuso gli occhi lasciando che fosse lui a prendere l’iniziativa. Si sentiva più sicura, anche se il cuore continuava a martellarle nel petto. E si sentiva protetta, come era sempre stato quando lui era vicino. Aveva le sue spalle larghe a cui aggrapparsi, la sensazione di sicurezza che sapeva trasmetterle e il suo calore.

‘Non lasciarmi. Non farlo mai. Non fuggire mai più dove non posso raggiungerti.’

“Non sai da quanto tempo sognavo di farlo” le sussurrò e il suo respiro sul viso era delicato come il battito delle ali di una farfalla.

‘Davvero?’

Non le sembrava affatto strano ora:  lui aveva atteso che il suo cuore fosse libero. Anche se libero non lo era stato mai. Perché lui era sempre stato appollaiato lì, in fondo ai suoi pensieri, pronto a riemergere e a ricordarle che l’amore può fare dei giri davvero strani.

‘A volte basta solo chiamarlo per nome per riconoscerlo.’

Dei passi veloci si stavano affrettando verso la cima della collina. Albert le tese la mano e la aiutò ad alzarsi.  Chissà se le si leggeva in faccia quanto era appena successo. Si tolse due fili d’erba dalla gonna tentando di ricomporsi.

Archie arrivò per primo, accompagnato dall’abbaiare festoso di Mina.  Annie e Patty lo raggiunsero dopo pochi istanti.

"Ehi, vi sembra il caso di sparire così?” disse Annie regalandole uno sguardo complice.

Sentì il braccio di Albert scivolarle intorno alle spalle e, istintivamente, intrecciò le dita alle sue. Non c’era alcun motivo al mondo per cui dovessero nascondersi. Gli cinse la vita come se stesse prendendo possesso del suo destino. 

Si sentiva felice. Totalmente. Non sapeva cosa sarebbe successo  nei giorni a venire. Ma solo in quel momento si era resa davvero conto che, con lui,  non era mai stata sola. E che non lo sarebbe mai stata neppure in futuro, neppure per un singolo istante.

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Note:

Questa storia è per Sally Rossi (https://www.instagram.com/sallyandme_art/) che me l'ha chiesta e con cui ho passato la settimana di capodanno a impostare il futuro di Candy per quella che diventerà una storia lunga e complicata (e vi assicuro che le illustrazioni che sta facendo sono meravigliose). Perché Candy, secondo lei, aveva un fran bisogno di un bacio dato con tutti i crismi. ❤️

Edit: Dimenticavo: Tutto questo è incentrato sul manga che, per me, resta il punto di riferimento principale. Ma ci sono riferimenti al romanzo "Candy Candy - Final Story".

   
 
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