Il campanello d'ingresso suonò, indicando l’arrivo di un nuovo cliente. 

Osamu salutò con il suo tono cordiale, quello dedicato al suo lavoro, ma senza alzare lo sguardo dagli onigiri che stava preparando. 

“Bokuto-san?”

La mancanza di risposta da parte del cliente, unita alla domanda preoccupata del suo ragazzo, gli fecero sollevare lo sguardo verso un Bokuto Koutaro decisamente sconvolto. 

Akaashi passava spesso il suo tempo libero da Onigiri Miya, scrivendo sul suo laptop, o semplicemente osservando lavorare il suo ragazzo. 

Capitava di tanto in tanto che qualche amico di passaggio, si fermasse a mangiare e salutarli, soprattutto nei giorni successivi alle partite, quelli in cui gli allenamenti erano sospesi. 

Il Bokuto di quel giorno tuttavia era inedito, era decisamente in modalità emo, nonostante la vittoria della sera precedente, ma questo da lui ce lo si poteva anche aspettare. 

La cosa strana era che non sembrava triste, sembrava… 

“AAAAAAAAAAAAAH, STO MORENDO D’IMBARAZZO!”

Ok questo aveva senso. 

“Che cosa è successo?” 

Bokuto lanciò uno sguardo ad Osamu, come a pensare se fosse il caso o meno di parlarne davanti a lui. 

“Scusa Miya-sam, non ti ho neanche salutato eheheh”

Decise che se Akaashi poteva fidarsi di Osamu come fidanzato, lui non aveva motivo di non fare altrettanto. 

“Vedi… ecco… ieri sera dopo la cena sono tornato al dormitorio da solo: Hinata e TsumTsum erano rimasti a parlare e OmiOmi era già a casa e io… va beh insomma mentre tornavo ho trovato un riccio per strada, un povero riccio tutto infreddolito, chiuso su se stesso. Non potevo lasciarlo lì, no?”

Ignorò lo sguardo stranito che si lanciarono gli altri due, a posteriori si rendeva conto di quanto fosse assurdo che in pieno inverno, lungo una strada di città, ci fosse un riccio, ma la sera precedente, complice il sakè e la sua natura da crocerossina, era sembrata una cosa sensata. 

“...così l’ho avvolto nella mia maglia, ho preso una scatola di cibo per cani al kombini, l’ho portato a casa e messo in una scatola con le coperte e il cibo e l’ho vegliato tutta la notte, anche se mi sa che mi sono un po’ addormentato, eheheh…” fece una pausa grattandosi la nuca e ridendo di sé.

“...comunque non si è mosso e non ha mangiato, così stamattina sono corso alla clinica veterinaria, ho chiesto aiuto, detto che era urgente forse ho un po’ gridato” altra pausa, ormai poteva sentire il rossore risalire dal collo fino alla punta delle orecchie e proprio non riusciva a guardare gli altri due negli occhi.

“E il dottore ci ha fatto passare subito, sai? Forse perché ho un po 'esagerato, ma ero davvero preoccupato e…” nascose il viso tra le mani, indeciso se deridersi ancora, sotterrarsi, o scoppiare a piangere.

“ERA UN POMPON! AKAAAAAAAASHI CAPISCI IL DRAMMA?IL DANNATISSIMO POMPON DI QUALCHE CAPPELLO? NON ERA NEANCHE UN ESSERE VIVENTE e io sono un idiota…” concluse in un mormorio.

In quel momento prese una decisione: avrebbe voluto sprofondare, la vergogna che lo assaliva di nuovo parlandone. 

Era scappato dalla clinica come un ladro, a testa bassa e senza neanche salutare, lasciando lì la testimonianza della sua stupidità. 

“Hai un cuore troppo grande Bokuto-kun”

Due voci gentili, pacate e un piatto dei suoi onigiri preferiti, erano lì per risollevare il suo umore. 

“Bokkun guarda cosa ti ha comprato OmiOmi?” 

Atsumu era raggiante, mentre indicava Sakusa, il quale distoglieva lo sguardo, mentre teneva tra le braccia una scatola, no, un acquario? Un terrario uno di quelli belli, caldi e tutti perfettamente allestiti, con dentro un piccolo riccio che si muoveva curioso di scoprire quella nuova tana. 

“Io ti ho preparato una guida su come curarlo e Shoyo una guida su come sopravvivere ad Omi con un mammifero in casa! Ahahahaha”

Sakusa li guardava con un misto insensato di disgusto e tenerezza, mentre Hinata mostrava orgoglioso la sua guida: “come tenere un animale domestico senza far impazzire Omi-san!”

“Ne ho già tre di animali domestici -mormorò Sakusa- un riccio non può essere peggio di voi”