Videogiochi > Tekken
Segui la storia  |       
Autore: Angel TR    30/03/2024    1 recensioni
Rise for me, come and alchemise me!
Kerli - Alchemise
Raccolta dedicata al Gene del Diavolo e ai suoi ospiti
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Devil Jin, Jin Kazama, Kazuya Mishima
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

II Preghiera: Inno alla Triplice Dea Madre [Kazumi]


Il secondo aspetto della Triplice Dea, nonché aspetto centrale della triade, è quello della Madre. Incarna il valore dell’equilibrio, della forza rigeneratrice e della sacralità sessuale femminile.
Il Grimorio Verde


La luce della luna, entrando prepotente dalla piccola finestra in alto sulla sinistra, bagnava le assi di legno del pavimento dove la bestia giaceva gattoni. La brezza estiva soffiava dolce, sollevando gli angoli delle deliziose tende decorate con foglie di bambù, un ricordo di una passeggiata tra i mercatini delle vie di Kyoto.
Sulla credenza dell’attrezzatissima cucina gli ingredienti per una cena sopraffina mai cucinata avevano lasciato le loro tracce: uova, salsa di soia, mirin, miso, wasabi, zucchero, sale, dashi, udon, soba, ma anche le sette spezie: pepe di Sichuan, peperoncino rosso, zenzero macinato, alga nori, sesamo bianco e nero tostato semi e buccia d'arancia. Vari arnesi, tra cui una cucchiarella, dei tegami, varie ciotole, giacevano, come relitti perfettamente conservati, sul lavabo. Sistemati accuratamente, riposavano le due parti uguali del guscio rotto di un uovo, il cui contenuto galleggiava solitario in una ciotolina con dei fiori di ciliegio smaltati, tuorlo e albume ancora uniti.
Il tuorlo era rosso, rosso come gli occhi del demone che ansimava riverso sulle assi, proprio al posto della proprietaria di quella cucina così lussuosa e occidentale per il Giappone di quegli anni. Gli artigli del demone arpionarono le assi del pavimento, infilandosi tra le fessure, per issarsi. Finalmente, sollevò la testa per cercare il fascio argenteo del satellite della Terra e, quando il suo volto s’illuminò del suo stesso colore candido, le sue labbra rosse si incurvarono in un sorriso.
Cosa pensa la bestia dopo aver scardinato le sbarre della prigione dietro le quali era confinata?
Conosceva quel perimetro tanto quanto la padrona di casa; dove si posava il suo sguardo infernale, però, persino i mobili parevano volersi ritrarre per non essere incendiati dalla furia che l'illuminava. Dove la proprietaria di casa vedeva in quella cucina un luogo di svago e a volte anche di fuga, di solitaria quietudine, la demonessa vedeva un insulto alla propria natura dominatrice, un piegare la testa a regole che non potevano imporsi alla sua regale specie, un’onta da lavare col sangue. Eppure, conoscendo e amando la padrona di casa – forse più di quanto ella stessa si amasse –, sapeva anche quanto quel perimetro fosse prezioso per lei e, allora, trovando finalmente l'equilibrio per rialzarsi, la demonessa si mise all'opera: gettò il guscio d'uovo nel cestino, sbatté l'uovo e lo rovesciò sul pentolino per cuocerlo e divorarlo velocemente in modo che non andasse sprecato, ripose gli ingredienti nelle rispettive dispense e sistemò gli arnesi sullo scaffale bene in fila – dal più piccolo al più grande; in ultimo, chiuse le imposte della finestra e tirò ordinatamente la tenda, in modo che le due parti combaciassero. Quando ebbe terminato, la cucina era tornata allo stato iniziale, prima che la tempesta che ogni trasformazione portava con sé ne sconvolgesse gli equilibri.
Solo allora, percependo dei leggeri passi sulle assi, la demonessa si voltò. Un bambino di circa due anni l’osservava con gli occhi grandi come piattini, le manine paffute poggiate allo stipite della porta, quasi volesse sorreggersi.
«Mamma?» chiamò, la vocina incerta, un gracchiare di pullo terrorizzato.
Le delicate foglie di bambù ostruivano il passaggio della luce lunare, rendendo difficile distinguere i contorni delle figure. La demonessa non si mosse ma si schiarì la gola e, mimando la soave voce della sua umana, rispose: «Sì».
In fondo, quel cucciolo di essere umano non era anche un po’ suo?

Kazumi cullava Kazuya tra le braccia, canticchiando una ninna nanna a bassa voce, mentre preparava gli ingredienti per la cena che aveva intenzione di gustare.
Che hai intenzione di far gustare a lui, vorrai dire, intervenne la demonessa, la sua voce il riflesso dei suoi pensieri più nascosti.
Suo malgrado, le labbra di Kazumi si piegarono in un sorriso. Aveva imparato a voler bene allo spirito proprio perché aveva compreso che, pur essendo un'entità sovrannaturale e, dunque, non condividendo i valori e i sistemi di valori degli esseri umani, era più che capace di provare sentimenti positivi: verso di lei, per esempio. La demonessa considerava il suo “recipiente” umano come qualcosa di estremamente prezioso e, con il tempo, visto che la conosceva quanto e, forse, meglio di lei, aveva sviluppato verso di lei un amore quasi materno, oserebbe dire Kazumi. Le mancava la falsità umana di dire le cose in modo implicito o di non dirle affatto per non creare conflitti, di conseguenza poteva risultare brusca, addirittura maligna; nonostante ciò, Kazumi era consapevole che lo spirito non aveva cattive intenzioni, anzi, cercava di proteggerla a modo suo.
Da Heihachi, per esempio.
Non covava un grande amore verso il marito della sua umana, non ne aveva mai fatto mistero. La metteva continuamente in guardia verso l'uomo, ripetendole come stesse solamente recitando una parte per convincerla, per farle abbassare le difese – cosa completamente inutile visto che erano già state demolite: quale dimostrazioni più grande se non il fagotto che cullava tra le braccia?
E proprio Kazuya rappresentava la tregua, il punto di unione tra lei e la demonessa sulla questione Mishima. Anche se non era tecnicamente suo, lo spirito aveva seguito con attenzione maniacale le fasi della gravidanza, accompagnandola con discrezione, curiosità e un pizzico di meraviglia davanti a quei cambiamenti così sconvolgenti.
Forse proprio in quei momenti Kazumi aveva imparato a ricambiare il suo amore. Sarà stato l'istinto materno, sarà stato il suo corpo che accoglieva ancora un'altra vita – quante vite conteneva quel piccolo scrigno umano? –, Kazumi si era improvvisamente resa conto di quanto la demonessa fosse una presenza fondamentale nel suo mondo. Le aveva donato una forza che non immaginava minimamente di poter avere, le aveva sollevato il capo perennemente chinato sotto il peso dell’obbedienza, della responsabilità, delle aspettative, del suo ruolo di donna, futura moglie e madre e, soprattutto, futura assassina di Heihachi Mishima. Le aveva ricordato che l'unica padrona di se stessa era solo ed esclusivamente lei, proprio lei, Kazumi Hachijo, e nessun altro: né la sua famiglia, né Heihachi, nemmeno un ipotetico Dio.
Lei, solo lei.
Il Gene del Diavolo l'aveva trasformata nella versione migliore di sé e Kazumi non avrebbe potuto essere più grata.
Kazuya si accoccolò meglio nelle sue braccia e Kazumi scappò un sorriso. Un giorno scoprirai che grande benedizione ti ho passato, Kazuya, qualcosa che ti consentirà di spezzare tutte le spade che tenteranno di infilzarti…


  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: Angel TR