L’alba nel tramonto
Centotrenta lune erano passate dalla sanguinosa e violenta battaglia che aveva portato alla fine della malvagia strega Bavmorda. Il regno di Nockmaar era caduto irrimediabilmente in una profonda disgrazia, mentre Galladoorn e Tir Asleen erano tornati pian piano a prosperare come un tempo. La salvatrice, Elora Danan, era scomparsa nel nulla, ma in tutti gli abitanti dei territori occidentali era rimasta ancora viva la speranza che un giorno sarebbe tornata e avrebbe protetto ognuno di loro dalle forze del male.
Ciononostante, nel frattempo la vita era continuata a scorrere normalmente. Come a Tir Asleen, per esempio, che vedeva una giovane ragazza in fermento per la sua recente nomina ad apprendista cavaliere…
«Oh, com’è tardi!» esclamò Jade, correndo con concitazione per uno dei tanti corridoi del castello.
Non riprese fiato finché non si fermò davanti a una camera e bussò.
«Avanti.» si sentì rispondere oltre la porta da una voce roca e profonda. Così lei la aprì ed entrò, col petto in fuori e le spalle dritte.
«Mi hai fatto chiamare?»
«Sì.» rispose un uomo dal tono deciso.
Il suo nome era Ballantine, primo comandante dell’esercito del regno, nonché tutore della giovane ragazza.
«Ti ascolto.»
«Volevo informarti che le lezioni con la spada di oggi pomeriggio sono annullate.»
«Cosa?!» chiese Jade sbigottita. «E perché?!»
L’uomo sospirò e si prese qualche secondo prima di rispondere.
«Per quell’ora, avrai altri impegni.»
«E quali?!»
«Dovrai recarti nel cortile subito fuori il castello e… assistere la principessa Kit con le sue “esercitazioni”.» spiegò Ballantine, mugugnando a mezza bocca l’ultima parola, quasi come se non ne capisse il significato.
Jade trasalì. Di tutte le notizie che potevano darle, quella era senza dubbio una delle peggiori. Non solo doveva rinunciare alle sue preziose lezioni con la spada che le impartiva il comandante stesso, ma doveva anche passare del tempo con quella spocchiosa della principessa! Non la conosceva personalmente, ma da quello che aveva potuto intuire, era una ragazzina tremendamente saccente e arrogante.
«Ma perché, Ballantine?!» domandò in tono disperato. «Non può andare qualcun altro a giocare con la principessa?»
«Purtroppo, no. La regina Sorsha si è espressa chiaramente che fossi tu a fare da compagnia a sua figlia. Non possiamo disubbidire a un suo ordine diretto. Inoltre, si è raccomandata di non andarci pesante con lei e… di lasciare alla principessa l’ultima stoccata.»
«Aspetta! Quindi, non solo devo giocare con lei ma… in pratica devo farla anche vincere?!»
«Sì. Su questo la regina non ha voluto sentire ragioni. Ovviamente, dovrai agire con accortezza, senza che lei se ne accorga.» specificò l’uomo. «Ma non temere. Data l’importanza del tuo addestramento, continuerai ancora con i tuoi allenamenti mattutini. E comunque, ho chiesto alla regina che questa situazione non si protraesse a lungo. Lei, di sua grazia, mi ha assicurato che non occorrerà più di un mese.»
«Un mese?!» gridò Jade, quasi sconvolta. «Ma è tanto tempo!»
Ballantine fece una smorfia con la bocca, come a volerle dare ragione. Tuttavia, non lo esternò a parole. Era chiaro, in ogni caso, che anche lui non vedeva di buon occhio la faccenda.
«Prendila come un’ulteriore prova del tuo addestramento. In fondo, anche la pazienza è un’importante virtù che va plasmata sin dalla giovane età. Sono sicuro che un mese passerà in fretta se non darai troppo peso alla cosa e ti atterrai ai tuoi doveri.»
«Sì, ma…»
«Nessun “ma”. Nutri ancora il desiderio di diventare, un giorno, un cavaliere di Galladoorn o no?!»
Jade guardò il suo tutore negli occhi. Che ricordasse, essere cavaliere era il suo sogno da sempre. Fin da quando era una bambina. Quindi, annuì con convinzione.
«Bene. Allora, ti suggerisco di andare o farai tardi. Da quel che si dice in giro, alla principessa Kit non piace molto aspettare.»
***
Come stabilito, Jade si recò di gran fretta nel cortile del castello. Già prima ancora di arrivare, udì delle urla e dei tonfi secchi alternarsi gli uni agli altri. Così, accelerò il passo per capire cosa stesse accadendo.
«Cosa c’è?! Ti arrendi così presto?!» urlò una ragazzina coi capelli corti al centro della piazza. Con una mano teneva impugnata una spada di legno smussata e la puntava dritto al petto di un ragazzo steso a terra.
«Mi…mi… dispiace… principessa!» mugugnò lui, con voce tremolante. «Siete troppo forte…»
«No!» esclamò lei, spostandosi per permettergli di rialzarsi. «Sei tu che sei troppo debole! Forza! Vattene via! Non mi servi a niente!»
A quel punto, il giovane si alzò piangendo e scappò via senza voltarsi indietro. Fu in quel momento che la principessa si accorse dell’arrivo di Jade.
«Ehi, tu! Cosa ci fai lì impalata?»
«Io sono qui per… esercitarmi con voi.» rispose Jade, a malincuore. «Ho saputo che cercavate qualcuno con cui allenarvi.»
«Sì, è vero.» disse Kit, annuendo, mentre la squadrava da capo a piedi. «In effetti, è così. Il punto è che bisogna capire se tu sia alla mia altezza o meno. Non voglio perdere tempo con dei buoni a nulla come quello che se n’è appena andato.»
Jade si morse un labbro per non rispenderle male. “Quindi, è lei quella che starebbe perdendo tempo?!” pensò, stizzita.
«Io… sono un’apprendista cavaliere. Sono anni ormai che mi alleno con il comandante Ballantine.»
«Ah, già. Tu sei l’orfanella che Ballantine ha preso con sé. Se non sbaglio, il tuo nome è Jaden o qualcosa di simile.»
«Jade.» la corresse l’altra, al limite della sopportazione.
«Va bene… Jade.» ribatté la principessa in tono sprezzante. «Fammi vedere quello che sai fare.»
Jade annuì e raccolse da terra la spada di legno che aveva gettato il ragazzino poco prima. Poi, si preparò a combattere. Fu Kit, però, la prima a muoversi e ad andarle incontro. Con buona rapidità, menò un colpo frontale, che Jade parò senza problemi. A quello, seguirono altri scambi, sia da destra che da sinistra, mossi con altrettanta velocità. Jade stette facilmente al passo, mostrando grandi doti atletiche, anche se in più di una occasione dovette irrigidire il braccio, per evitare di menare un colpo troppo potente.
Dal canto suo, però, anche la principessa sembrava sapere quello che faceva. Nonostante fosse una ragazzina arrogante e viziata, si dimostrò comunque un valido avversario. I suoi movimenti riflettevano una buona preparazione e una sufficiente maestria con la spada. Tuttavia, non erano niente paragonati alle abilità di Jade.
“Non andarci pesante con lei.” risuonò nella sua testa la voce di Ballantine.
Così, volente o nolente, invece di darle una lezione, si fece disarmare con una semplice stoccata.
«Sì!» esultò Kit, trionfante. Jade, invece, si limitò a sorriderle con falsità. Non poteva fare altro, d’altronde.
«Siete… stata brava… principessa.»
«Puoi dirlo forte!» replicò lei orgogliosa. «Però, devo ammettere che anche tu non te la sei cavata male. Penso proprio che possiamo continuare ad allenarci per un altro po’ assieme.»
«…Fantastico.» commentò Jade, senza un pizzico di euforia.
Prima di incrociare nuovamente le spade, però, una ragazzina si avvicinò a loro due con molto imbarazzo e un vassoio d’argento tra le mani. Non doveva avere più di undici o dodici anni, grossomodo la stessa età di Jade. Aveva dei lunghi capelli lisci e biondi e uno sguardo fragile e spaventato.
«Chiedo scusa…» esordì con voce tentennante. «La regina mi ha ordinato di portarvi qualcosa da bere…»
«Oh, bene!» commentò la principessa con naturalezza, afferrando un calice dal vassoio. «Ci voleva proprio!»
Poi, tracannò tutto d’un fiato il contenuto, bagnandosi anche la maglietta. Jade rimase a guardare impassibile.
«Che fai?» le chiese Kit. «Non bevi anche tu?»
A quel punto, Jade annuì e afferrò anche lei un calice.
«Grazie.» disse alla serva, sorridendole. Lei ricambiò a disagio il sorriso e si spostò a lato del cortile per permettere alle due di continuare con la loro esercitazione.
«Allora, riprendiamo?» domandò Kit, facendo ruotare la spada tra le mani.
Per quanto fosse più giovane rispetto a Jade, e certamente meno abile, riusciva a maneggiarla piuttosto bene. Questo doveva concederglielo.
«Sì. Riprendiamo.»
***
Nei giorni successivi, Jade continuò a eseguire gli ordini e ad allenarsi con la principessa… ogni singolo pomeriggio. Fu un grande sforzo per lei dover rinunciare alle lezioni di spada con Ballantine. Diventare cavaliere era l’unica cosa che le importava davvero e non aveva nessuna intenzione di abbandonare quel sogno.
Tuttavia, non aveva altra scelta. Non al momento, almeno. Così, i giorni diventarono ben presto settimane, finché non arrivò finalmente l’ultimo giorno di quel lungo mese.
Quel dì, Jade si presentò nel cortile, come era ormai sua abitudine, alla stessa ora di sempre. La principessa, però, non si fece vedere.
Era strano. Molto strano. Lei adorava pavoneggiarsi davanti a tutti e mostrare la sua “immensa” bravura. Nonostante non fosse molto ligia al dovere, non mancava mai alle sue esercitazioni pomeridiane.
“Meglio così!” pensò Jade, sollevata.
D’un tratto, però, un brutto pensiero le balenò in testa: e se Ballantine non avesse approvato quel comportamento? E se avesse visto quella situazione come un modo per lei di venire meno ai suoi doveri e disubbidire agli ordini della regina?
Non poteva permetterlo! Ovviamente, non le importava niente di quello che stava facendo la principessa, ma al tempo stesso non poteva lasciare le cose a metà. Doveva trovarla e finire quell’ultima esercitazione.
Così, si mise a cercarla. Chiese nel castello se l’avessero vista, ma niente. La principessa sembrava essere sparita nel nulla. Solo dopo diversi tentativi andati a vuoto, incrociò qualcuno che forse avrebbe potuto aiutarla.
«Ehm… principe Airk?» domandò, avvicinandosi a un ragazzino che si trovava sdraiato sull’erba del prato, vicino al cortile.
«Sì?» replicò lui, aprendo gli occhi e guardandola con sufficienza. Con una mano si scostò dal viso i lunghi capelli biondi, per osservarla meglio. «Aspetta un attimo?! Tu non sei l’amica di mia sorella? Quella che si allena con lei tutti i giorni?»
«Sì… esatto…» rispose Jade, tralasciando di dire che “amica” non era proprio il termine che avrebbe usato. «Volevo chiedervi se l’avete vista in giro. Oggi non si è presentata ai nostri allenamenti.»
Il principe sobbalzò, come se gli fosse apparso un fantasma, e distolse immediatamente lo sguardo.
«No! Certo che no! Cosa vuoi che ne sappia io?!» «Ora, se non ti dispiace, vorrei essere lasciato in pace. Prima che arrivassi, stavo cercando di rilassarmi.»
Jade lo guardò storto e con poca convinzione. Quella reazione era stata falsa e oltremodo esagerata. Questo poteva significare solo una cosa: il ragazzo stava mentendo. Probabilmente, lui sapeva dove si trovava Kit, ma non voleva dirglielo. Quindi, per avere delle risposte, decise di giocarsi la sua carta migliore.
«Peccato.» commentò, sbuffando platealmente. «Se è così che stanno le cose, dovrò riferire della sua assenza alla regina. Dato che non l’ha vista nessuno qui a Tir Asleen, potrebbe essere in pericolo. È mio preciso dovere dare l’allarme.»
A quelle parole, Airk saltò in piedi come una rana.
«No! Aspetta! Non dirlo a nostra madre!» urlò, agitandosi parecchio.
«Perché no?»
«Perché… io so dove si trova. Ma Kit mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno! Capisci?! Mi uccide se te lo dico!»
«Va bene. Ho capito.» disse Jade, facendo per allontanarsi. «Vorrà dire che non mi lasciate scelta, principe Airk…»
«No! Va bene! Te lo dico!» ribatté il ragazzo, afferrandola per le spalle. «Basta che non ne fai parola con nessuno!»
Jade sorrise tra sé, soddisfatta di averlo convinto. Non che avesse dei dubbi a riguardo. Anche se il piccolo principe poteva vantare un’indiscussa bellezza, lo stesso non poteva dirsi della sua furbizia.
«D’accordo. Sentiamo.»
***
«Anf…Anf…»
Una volta terminato di parlare con Airk, Jade si incamminò subito verso il posto da lui indicato: il Canyon Intricato, una distesa artificiale di rocce che circondava Tir Asleen. La sua conformazione e creazione si doveva a un incantesimo usato tempo prima dalla strega Bavmorda.
Per arrivare a destinazione, la giovane impiegò delle ore. Le vie che davano al Canyon a un certo punto si facevano molto sconnesse e prive di una strada vera e propria da percorrere, ma lei non si diede per vinta. Dopo molta fatica, giunse nel luogo e la vide. La principessa Kit era seduta per terra vicino a un dirupo, con le gambe rannicchiate e la testa nascosta tra di esse. Non capì subito cosa stesse facendo, finché non la sentì singhiozzare. A quel punto, si avvicinò con discrezione.
«Ehm… principessa?»
Kit scattò improvvisamente in piedi. Quando si accorse di Jade, si asciugò in fretta gli occhi e la indicò con rabbia.
«Cosa sei venuta a fare qui?! Vattene!»
«Mi dispiace.» si giustificò subito Jade. «Non sapevo dove foste finita e sono venuta a cercarvi. Credevo foste in pericolo.»
«Beh, sto bene! Quindi, va’ via!» urlò ancora Kit, prima di distogliere lo sguardo e tornare a sedersi per terra.
Jade ebbe un attimo di tentennamento. Non sapeva come comportarsi in quella situazione. Non capiva cosa fosse successo per sconvolgere la principessa in quel modo. Probabilmente, la cosa migliore da fare sarebbe stata andarsene e far finta di niente.
Però, non ne fu in grado. Non se ne spiegava il motivo, ma avvertì nel suo petto una forte malinconia nel vederla in quello stato. Così, invece di tornare a casa, si fece forza e si andò a sedere di fianco a lei.
«Cos’è successo, principessa?» chiese ancora, con un tono un po’ più gentile.
«Niente! Ti ho detto di andartene!» ribatté Kit, senza neanche guardarla.
Jade ignorò di nuovo quell’ordine e rimase per un istante a fissarla. Forse aveva capito qual era il problema.
«Siete triste, non è così?»
«…No.» rispose la principessa in un sussurro.
«Non vergognatevi. Capita a tutti di avere qualche giornata storta. Per caso, avete litigato con qualcuno? Vostra madre, magari?»
Kit scosse la testa con vigore.
«Allora, cosa vi è successo? Se non me lo dite, non posso aiutarvi.»
«Io… Tu come mi hai trovato?» chiese d’un tratto Kit in tono accusatorio. «Non è che mi hai seguita?!»
«No, niente affatto. Me lo ha riferito vostro fratello. In realtà, non voleva dirmelo all’inizio, ma sono riuscita a convincerlo lo stesso.»
La principessa spalancò gli occhi, leggermente spaventata.
«E… lo ha saputo anche mia madre?»
Stavolta fu Jade a scuotere la testa.
«Non sono sicura, ma non credo. Lo ha confidato a me soltanto perché ero preoccupata che potesse esservi accaduto qualcosa.»
«Ah… meglio così. Airk non è molto bravo a tenere la bocca chiusa.» commentò Kit seccata.
Poi, distolse nuovamente lo sguardo e tornò in uno stato di silenzio assoluto, che durò per diversi minuti. Jade fece altrettanto per non turbarla ulteriormente.
Non capiva il perché, ma sentiva una strana angoscia dentro. Come mai era così preoccupata? A lei la principessa neanche era simpatica! Ma allora perché?
Forse perché aveva sempre visto Kit Tanthalos come una ragazzina viziata e senza cuore. Vederla in quello stato, invece, le aveva mostrato una parte di lei che non conosceva… e che, tutto sommato, non era poi così male come pensava all’inizio.
«Sono sette anni…» sussurrò Kit, all’improvviso.
Jade spostò il suo sguardo su di lei.
«Cosa?»
Kit si schiarì la voce impastata dal pianto e proseguì.
«Sono passati sette anni… da quando mio padre ha intrapreso la sua missione. Oggi è l’anniversario della sua partenza.»
«Oh…» replicò Jade, senza parole. Non se lo aspettava. Ovviamente, era a conoscenza del fatto che Madmartigan fosse partito, tuttavia non ricordava da quanto. Nel regno di rado si accennava alla sua persona. La regina Sorsha non gradiva che se ne parlasse.
«Vi manca?»
Kit annuì.
«Sì… alle volte. Poi, però, ripenso che lui non si è fatto scrupoli a lasciare me e Airk da soli per provare a salvare un’altra bambina… e allora… mi… mi…»
«E allora voi venite qui.» concluse Jade al suo posto.
«Sì. Non mi piace farmi vedere così. Mi rende… debole.»
«Beh, vi sbagliate.» ribatté Jade. «Non siete debole solo perché piangete l’assenza di vostro padre. Anzi, sarebbe strano il contrario!»
«Ah…» mormorò Kit, fissandola con stupore. «… Tu dici?»
«Certo. Anch’io ho perso la mia famiglia quando ero molto piccola, ma, anche se ci sto male, alla fine ho capito che bisogna sempre guardare avanti. Ballantine mi ha cresciuta insegnandomi che la cosa che conta più di ogni altra nella vita è un obiettivo. È così che ho deciso di diventare un cavaliere di Galladoorn! Ed è così che ho deciso di dedicarmi anima e corpo a quello che voglio fare!»
La principessa restò per un attimo assorta, colpita da quel discorso. Poi, di punto in bianco, si alzò in piedi. Jade la imitò.
«Hai ragione! Anche per me sarà diverso, un giorno!» esclamò Kit con molto più animo di quanto non avesse avuto qualche minuto prima. «Arriverà il momento in cui dimostrerò a tutti il mio valore e allora vivrò anch’io un’avventura solo mia! Farò vedere a mia madre, a mio padre e a tutti gli altri chi sono io realmente!»
Jade sospirò rincuorata nel vederla con il morale più alto. Era assurda tutta la preoccupazione che provava per quella ragazza, ma cercò di non badarci più del dovuto.
«E come pensate di fare?»
La principessa indicò verso l’orizzonte.
«Mi allenerò per diventare una grande combattente e presto lascerò Tir Asleen per avventurarmi oltre la barriera, fino ai luoghi più reconditi del mondo!»
«Beh, sembra un bel piano.» commentò Jade, stupita e in parte rapita da quel racconto.
«Sì, lo è.» replicò Kit, rimanendo per un istante a fissare davanti a sé. D’un tratto, si voltò di scatto verso Jade e le afferrò una mano. «Ehi! Che ne dici?! Un giorno ti andrebbe di venire con me?! Se voglio avere molte avventure, mi farebbe comodo una compagna di viaggio!»
Jade rimase sbalordita da quella richiesta così improvvisa. Non sapeva che rispondere. Ma, osservando lo sguardo sorridente e sognante dell’altra, non poté che lasciarsi contagiare da tutta quella euforia.
«Certo, perché no?»
«Bene!»
«Ora, però, sarà meglio tornare al castello. Tra poco sarà buio e non penso che vogliate far preoccupare vostra madre più del dovuto, principessa.»
«Kit!» ribatté l’altra. «Chiamami Kit.»
«D’accordo… Kit.»
A quel punto, entrambe si misero in cammino sulla strada di casa.
«Lo sai, Jade, che sei la migliore compagna con cui io mi sia mai allenata?!» disse Kit con eccitazione. «Non vedo l’ora che venga domani, così potremo riprendere ad allenarci come si deve!»
Sulle prime, Jade rimase spiazzata. Non credeva di piacere così tanto alla principessa. Poi, osservando il suo sorriso, così spontaneo e raggiante, sentì come se le mancasse il respiro. Il cuore le iniziò a battere forte e cominciò a sentire delle emozioni strane, mai avvertite prima. Non sapeva cosa volessero dire, ma le piacevano molto.
«Allora, Jade? Ti va di continuare ad allenarci insieme?» chiese ancora Kit, aspettando una risposta.
«Io…» mormorò Jade, fermandosi di colpo.
In quel momento si ricordò della promessa fatta alla regina. Passato quell’ultimo giorno, non era più obbligata a stare insieme a Kit. Era libera.
Eppure, quel pensiero la fece intristire. Perché? Perché avvertiva tanta tristezza alla sola idea di allontanarsi dalla principessa? Fino al giorno precedente non vedeva l’ora di separarsi da lei e adesso… non ne era più così sicura. Non riusciva proprio a spiegarselo. Ma aveva tutta l’intenzione di scoprirlo.
«Jade?»
«Io… sarei felice di continuare ad allenarmi insieme a te.» concluse Jade, sorridente.
«Fantastico! Però, adesso andiamo, altrimenti mia madre noterà la nostra assenza!»
Così dicendo, Kit si avviò di corsa sul sentiero roccioso. Jade, invece, osservò un’ultima volta l’orizzonte. Solo in quell’istante si accorse che la sera stava per fare capolino. Il cielo, ormai, era tinteggiato da diverse sfumature rossastre. Anche le nuvole avevano preso un colore tenue e rosato.
“Che bel tramonto!” pensò tra sé.
Sarebbe rimasta ore a osservare quel panorama, così stupendo, eppure così effimero.
Poi, a un certo punto, in quel belvedere Jade riuscì a scorgere anche dell’altro: un’alba. Un’alba di qualcosa di nuovo, ancora da scoprire.
«Ehi, Jade! Andiamo?!» la chiamò Kit da lontano.
«Sì, vengo!» rispose Jade, riprendendo il passo.
Non sapeva dove quel cammino l’avrebbe portata, ma iniziò a capire con chi era certa che lo avrebbe voluto percorrere. Così, prese un’importante decisione: dovunque la principessa fosse andata, lei l’avrebbe seguita, anche a costo di arrivare fino alla fine del mondo.
Questa storia partecipa all'iniziativa di scrittura "Le 12 fatiche dello scrittore di fanfiction" indetta da LadyPalma e Mati sul forum Ferisce la Penna.
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