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Autore: Padmini    01/04/2024    0 recensioni
Il Professor Charles Xavier ha vissuto una vita lunga e piena di gioie ma anche di dolori, i suoi poteri gli permettono di entrare nella mente delle altre persone, ma il suo corpo lo frena.
Se potesse avere una seconda possibilità e l'occasione di essere di nuovo felice?
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto, Raven Darkholme/Mystica
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi ancora qui! Vi sono mancata? Ho faticato a trovare l’ispirazione per questo capitolo ma finalmente è tornata, insieme al tempo per scrivere! Spero che vi piaccia e come sempre vi chiedo di lasciare un commento

Un abbraccio

Mini


4. Allievo e Maestro


Logan era sicuro di una cosa: chi sa fare non sempre sa insegnare; lui per anni era stato un guerriero solitario, non avrebbe mai immaginato a quei tempi che, prima o poi, si sarebbe ritrovato ad essere un insegnante. Era stato pessimo all’inizio poi però aveva imparato ad osservare e ad aiutare gli studenti a valorizzare i loro punti forti.

Charles, invece, era portato per l’insegnamento, si vedeva da come si muoveva, da come parlava.

La sessione nella stanza del Pericolo era iniziata da poco e lui si era posto con molta umiltà, senza voler strafare o farsi notare: in quel momento si era spogliato delle vesti del Professor Xavier ed era tornato Charles, un semplice studente che si impegna per fare qualcosa che non ha mai fatto prima, osservando e imparando dagli altri. Tuttavia la sua indole traspariva ugualmente e, sebbene non dicesse o facesse nulla di particolarmente eclatante, gli altri sembravano ispirati dalla sua stessa presenza, trasmetteva fiducia e tutti si impegnarono più del solito, forse anche perché intimamente consapevoli del fatto che, accanto a loro, c’era il Professor X.

Charles era esausto, nonostante si fosse limitato ad osservare più che agire, si sentiva distrutto ma felice. Quando Logan terminò la sessione lui si sedette per prendere fiato.

“Hai fatto un ottimo lavoro, Charles” gli disse Logan, sedendosi accanto a lui “La prossima volta puoi osare un po’ di più, ho visto che ti sei trattenuto.”

“è vero” disse lui, annuendo “Non volevo strafare fin da subito, ho preferito osservare, la prossima volta sarà già diverso.”

Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Charles scoppiò a ridere, era una risata carica di energia, si vedeva che tremava per l’emozione.

“è così … così stimolante! Così bello! Non ho mai provato queste sensazioni! Non ho mai avuto l’occasione di mettermi alla prova così!”

Logan lo osservò, si vedeva quanto fosse eccitato, la sua emozione fece emergere delle domande che troppo a lungo erano rimaste sopite, domande irrispettose, inopportune, che stava per riporre nuovamente nella scatola delle cose che non avrebbe mai detto ad alta voce, se non fosse stato che …

“Lo so, non devi preoccuparti, è normale” disse lui, guardandolo con gentilezza “So che ci sono delle domande che vorresti farmi, lo so da anni, a questo punto potrei anche rispondere.”

Logan arrossì.

“Io non …” iniziò, a disagio “Non …”

“Te l’ho già detto, è normale. è normale farsi delle domande sulla vita delle persone, soprattutto quelle a cui vogliamo bene. Tu sai che ho sofferto molto in passato, lo hai visto quando sei tornato indietro nel tempo, ma non sai come sono arrivato lì.”

“Non dovrebbero essere affari miei” disse Logan “Nemmeno tu sai tutto del mio passato, che è anche più complicato del tuo, non vedo perché tu dovresti dirmi gli affari tuoi!”

Charles si strinse nelle spalle.

“Per me non sarebbe un problema. Se non vuoi sentire non dirò nulla, se cambierai idea non farti problemi a chiedere. Per ora pensò che andrò a farmi una doccia.”

Detto questo, Charles si alzò e se ne andò.


Nei giorni successivi Charles continuò ad allenarsi: corsa e pesi la mattina e stanza del pericolo il pomeriggio, questa a giorni alterni. Nella stanza del pericolo osava ogni giorno di più, fino ad arrivare a dare delle indicazioni o consigli ai suoi compagni, aiutandoli a sfruttare al massimo i propri poteri in modi mai provati prima, quasi affiancando Logan come insegnante.

“Sei stato molto utile oggi” gli disse Logan, finita la sessione di quel giorno “Potresti tornare ad essere un insegnante a tutti gli effetti, che ne dici?”

Charles arrossì lievemente, colto di sorpresa da quell’affermazione.

“No, sono uno studente in questo momento io … ooooh” disse, intuendo ciò che voleva dire in realtà Logan “Mi dispiace, io non volevo scavalcarti, è più forte di me, se vedo che posso dare qualche consiglio io …”

Logan rise.

“Non intendevo quello” rispose “Se mi avessi letto nel pensiero …”

“Cosa che non farò se non in caso di emergenza” disse Charles.

“Dicevo, se lo avessi fatto avresti visto che sono solo fiero di come stai gestendo il lavoro di squadra, ma d’altra parte l’insegnamento è parte di te.”

Charles sorrise.

“Sai, è buffo …” disse, avvicinandosi alla finestra per guardare fuori.

“Cosa?”

“Da giovane non avrei mai immaginato che sarei diventato un insegnante.”

Logan lo fissò sbalordito per decisamente troppo tempo.

“Non mi guardare così. Tu ora mi conosci per come sono ora, ma quando avevo vent’anni ero decisamente diverso.”

Logan rise.

“Adesso me lo devi raccontare!” esclamò “Mi dispiace, non accetterò un no.”

Anche Charles rise.

“Ero molto solitario, non mi piaceva stare in mezzo alle persone, l’unica che sopportavo era Raven.”

“Come mai?”

“I pensieri” spiegò Charles “C’erano troppi pensieri. Provai ad andare a vivere nel campus, ma fuggii dopo poche settimane, non riuscivo a concentrarmi, c’erano troppi pensieri e io all’epoca non riuscivo a filtrarli, era un inferno!”

Logan annuì, comprensivo.

“Capisco …”

“In realtà cercavo di avere delle relazioni” cotinuò Charles “ero un Dongiovanni …”

Logan scoppiò a ridere.

“Questo vorrei proprio vederlo!” disse “Non ci posso credere!”

“Chiedi a Raven” rispose Charles serio “O Mistica o come vuole farsi chiamare. Lei era testimone di tutti i miei tentativi di seduzione … Ero anche piuttosto bravo,peccato che la sua gelosia la spingesse a far fuggire le ragazze che corteggiavo, annullando i miei sforzi.”

“Non ci posso credere” ripeté Logan “Ho sempre pensato a te come …”

“Un vecchio professore?” chiese Charles, divertito.

“In effetti …” ammise Logan “Sai, ti ho conosciuto così, mi ha stupito molto vederti com’eri negli anni ‘70 …”

“Ero arrabbiato, Logan” disse Charles serio “Ce l’avevo con il mondo per … be’, per tutto.”

“Vuoi raccontarmelo?”

Charles non rispose subito, si prese un po’ di tempo per riflettere, poi annuì.

“In effetti non posso tirarmi indietro, ti avevo già detto che te l’avrei raccontato.”

Logan annuì e si mise comodo per ascoltare.

“Come ti ho detto, anche se tutto faceva pensare il contrario, diventare insegnante era decisamente l’ultimo dei miei obiettivi, avrei voluto chiudermi in un laboratorio o in uno studio per fare ricerca, lontano dalle menti fastidiose delle persone, ma Moira e Erik arrivarono e sconvolsero la mia vita.”

Charles rise, era evidente come ripensasse a quei momenti con nostalgia.

“Cercare i mutanti con lui, aiutarli a gestire i loro poteri … tutto questo mi entusiasmò, sentivo di avere uno scopo nella vita, che sarebbe stato quello il mio destino. Perfino quando persi l’uso delle gambe mi consolai pensando al fatto che comunque avrei potuto continuare quel percorso che avevo iniziato, anche se Erik e Raven non sarebbero stati con me.”

Quel pensiero sembrò ferirlo, fece una piccola pausa per ricacciare indietro le lacrime.

“Poi persi anche la scuola, ormai non avevo più nulla, solo Hank tentava di aiutarmi, ma ero io il primo a non voler essere aiutato. Il resto lo sai.”

Logan annuì.

“Ovviamente da quel momento non tutto andò bene” riprese Charles “Ci furono molti problemi, dovetti affrontare diverse perdite e molto dolore, ma in tutto quello c’erano i miei studenti, la mia vera forza … o almeno, credevo che fosse così. Sono stato molto ingiusto nei loro confronti.”

Logan lo fissò.

“Aspetta, non ho capito, i tuoi studenti non …”

“Tengo tantissimo a tutti i miei studenti” continuò Charles “Il fatto è che in questi anni li ho usati come scudo, li ho usati per i miei scopi.”

Logan aggrottò le sopracciglia.

“Perdonami ma continuo a non capire.”

“Ho sofferto tanto, Logan” riprese lui, scacciando a malapena le lacrime “Probabilmente meno di te, ma anch’io ho avuto la mia dose di sofferenza e, come un codardo, l’ho evitata, mi sono nascosto per non doverla provare.”

“Stai dicendo solo idiozie!” lo sgridò Logan

“No. Te lo assicuro. No.” continuò Charles “Dedicarmi a loro era il mio modo per fuggire dal dolore, aiutavo gli altri con i loro problemi per non dover affrontare i miei.”

Logan aprì la bocca per rispondere ma non trovò nulla da dire, il ragionamento di Charles non faceva una piega.

“Anche se non l’ho mai ammesso, nemmeno con me stesso, era come se la mia vita fosse finita, l’unica cosa che potevo fare era dedicarmi agli altri, ero così concentrato su di loro che lentamente ho finito per dimenticarmi di me stesso.”

Logan sorrise, sembrava che alla fine di questo racconto sembrava poterci essere un lieto fine.

“Invece ora? Cosa farai, ora?”

Charles rise, si asciugò le lacrime con il palmo della mano.

“Ora continuerò ad aiutare chi ha bisogno, senza dimenticarmi di me stesso!” rispose “Non voglio sprecare questa possibilità.”

Logan gli diede una pacca sulla spalla.

“Sono onorato di conoscerti e di essere stato tuo allievo!”

“... e mio maestro” concluse Charles, sorridendogli.

Logan sorrise, arrossì per la felicità.

“Andiamo a fare colazione?”

 
   
 
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