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Autore: Cress Morlet    01/04/2024    4 recensioni
[Ballata dell'usignolo e del serpente]
[Coriolanus/Sejanus]
Seduti da soli sulle altalene del giardino della scuola mentre raggi di luce disegnavano giochi di ombre sulle sue guance ambrate. Guardava il terriccio incolto con un broncio imbarazzante e tu eri rigido al suo fianco e gli tendevi una mano.
Mi chiamo Coriolanus Snow.
Un gesto pericoloso.
Nessuno si sarebbe mai accostato a Sejanus.
Feccia. Ecco cosa gli dicevano.
Feccia dei Distretti.
E tu mai. Tu ti sei presentato e hai guardato con parco interesse il suo sorriso e poi la sua mano che stringeva la tua.
Era stata educazione la tua. Un errore che ti ha costretto a dieci anni di amicizia indesiderata.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Presidente Snow, Tigris
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 I LIVE IN HOLOGRAM WITH YOU







The men up on the news
They try to tell us that we will lose
But it's so easy in this blue
Where everything is good

And I'll never go home again
(Place the call, feel it start)
Favourite friend
(And nothing's wrong, when nothing's true)
I live in a hologram with you
We're all the things that we do for fun
(And I'll breathe, and it goes)
Play along
(Make-believe it's hyper real)
But I live in a hologram with you

Buzzcut Season, Lorde







“Non hai fame, Coryo?”
Che domanda inconsistente.
Ti attanaglia lo stomaco e ti restituisce un rigurgito di bile sotto la lingua. 
Tu ci potresti affogare nel tuo veleno da serpente, con i denti stretti stretti e la lingua sfregiata in due dall’acido verdognolo.

L’audacia. Desideri urlare e strapparti le viscere.
Come osa rivolgerti un tale quesito? Proprio a te che hai patito la fame. Proprio a te che non mangi da giorni e che hai un dolore indicibile all’addome. 
Un dolore che si propaga ai muscoli e che li intorpidisce. Li trasforma in debole gelatina modellata da tozze dita di un bambino.

E la testa. Ti sembra che la linfa ti sia estratta con dei bisturi dalla corteccia e che si raccolga sulla base dei tuoi talloni, simili a dei ceppi estremamente pesanti.
Un piatto di riso e uno spezzatino di carne.
Questo cibo osa schernirti beffardo dal piatto e tu sei sul limite di un filo sottile di follia. Stai cominciando ad immaginare che sarebbe divertente gettare il vassoio sul pavimento della mensa. Sorrideresti per il modo in cui lo spezzatino sarebbe macchiato da polvere e ciuffi di capelli. 
Certamente i tuoi compagni di corso sarebbero impressionati dal tuo gesto. Con il fiato sospeso e un crudele commento sulle labbra. La bocca arcuata in segno di sfregio.

Ti dissoci dalla tua sciocca fantasia e ti rendi conto di come saresti giudicato.
Coriolanus Snow che ha perso la sua compostezza e il suo equilibrio mentale.
Loro giudicherebbero te e non ti piace.
Sei tu a giudicare gli altri.
Ma Sejanus Plinth ti osserva dall’alto. In piedi, accanto al tuo tavolo. Tu sei seduto con il mento all’insù e non ti piace neanche questo. Non ti piace sentirti in una posizione di essere umano subalterno a qualcun altro - e soprattutto rispetto a Sejanus.
Lasci andare il suo sguardo preoccupato che non ti piace. Lo lasci andare come se fosse una stupidaggine di cui non puoi curarti.
Tu afferri con grazia la tua forchetta e infilzi con minuziosa attenzione un cubetto di carne.
Il sugo fuoriesce, bagna le patate dolci. E tu sei costretto a trattenere un rigurgito che ti corrode la gola.
“Ho mangiato molto a colazione, Sejanus.”
Una frase di congedo che sarebbe stata ben intesa da chiunque, ma evidentemente non da un ragazzo proveniente dai Distretti.
Mancanza di formazione umana adeguata. Inesistenza di garbo sociale e di senso del pudore.
Sejanus Plinth prende posto dinanzi a te e continua ad osservarti con un modo di fare che distrattamente cataloghi come pensoso e poi penoso.
Si morde il labbro superiore e tu ti accorgi che nessuna sproposita ricchezza sarebbe mai sufficiente al fine di coprire e mascherare con rifinimenti dorati la sua umile origine sociale.
“Sei pallido, Coryo.”
Ingoi un boccone di patate e carota insieme e subito dopo sorseggi un goccio d’acqua che possa placare le crude risposte che vorresti scagliare contro il ragazzo dei distretti.
Lo ripeti costantemente nella tua testa.
Ragazzo dei distretti. Pronunciare il suo nome tra i tuoi pensieri sarebbe intimo e non ti piace.
Il modo in cui ti chiama. Coryo - come se foste amici o come se foste intimi e familiari, quando non siete nulla e nulla mai sarete.
“Sei diventato il mio medico personale, Sejanus?”
Dell’ironia al vetriolo camuffata da una risata beffarda e da un altro boccone di carne che ti costringi a masticare nonostante le fitte allo stomaco. Sorridi benevolo e stringi con maggiore forza le posate. Un gesto che Sejanus nota e che incupisce la sua espressione.
Puoi andartene? Sono parole che saresti ben contento di pronunciare. Sfortunatamente hai un’educazione da seguire pedissequamente.
Non si comporta come un animale un distinto cittadino di Capitol City.
“Sono tuo amico. E sono preoccupato.”
E tu pensi che io ti ritenga mio amico?
Il dolore nei suoi occhi sarebbe corroborante.
Totalmente e indicibilmente entusiasmante.
“Non c’è nulla per cui essere preoccupato. Godo di ottima salute.”
Concludi la frase e lo stomaco si stringe intorno a se stesso con una tale forza che tu tossisci e ti copri la bocca con il dorso della mano. Pezzetti di cibo ti sporcano il polsino e lo sguardo di Sejanus si intristisce fino a trasformarsi in lacrime a stento trattenute.
Che vergogna, pensi.
Tutte queste emozioni teatralmente esposte.
Quanto sei disdicevole.
“No, Coryo. Non stai bene.”




                                                                                                                 ***************



Tu stai bene.
Il tuo corpo ha patito la fame. Ha troppa fame.
Dunque non riesce a trattenere il cibo.
Non risulta un’equazione tanto complessa.
Giungi a credere che addirittura i bestioni dei Distretti sarebbero in grado di comprendere una banale situazione del genere.
Dovresti mangiare in maniera regolare. Dovresti riabituarti al cibo - al suo sapore e al suo odore.
Non sarebbe un compito impossibile da compiere, solamente lungo e tedioso. Molto dispendioso.
Se soltanto tu avessi il denaro necessario. Se soltanto tu avessi la ricchezza dei Plinth.
Non ci sarebbe nessuna problematica nella tua esistenza monolitica di torre d’avorio.
Un semplice pensiero di carta velina nella tua mente. Facile da strappare e da ignorare, quasi da calpestare. Facile da manovrare a tuo piacimento e da rimodellare in infinite forme.
Invece sei costretto ad ammettere che il tuo benessere consta in una facciata ben congegnata a cui tu stesso ti sei assuefatto.
Tu stai bene.
Hai lo sguardo concentrato ad osservare il soffitto della tua camera e contieni lo strazio nelle costole che non ti permette di abbassare le ciglia. Conti le macchie di muffa sul muro e scorgi delle immagini. L’intonaco sta continuando a staccarsi e ti chiedi quanto sia marcio il legno delle travi.
Sapore di acido tra i tuoi denti e le narici.
Tu starai bene.


                                                                                                              ***************



Sejanus continua a seguirti.
Ha iniziato a sedersi vicino a te ad alcuni corsi e a chiederti con insistenza come tu stia.
Ti osserva con insistenza e temi che il tuo viso sia troppo emaciato o che intraveda i lividi blu che sporgono oltre il polsino della tua camicia.
Suona la campanella e Sejanus ti dice che siete amici da tempo e che puoi dirgli qualsiasi cosa.
Ma siete amici?
Condividere dei pasti e presentare dei progetti scolastici insieme non si assimila al concetto di amicizia.
Ci sono infiniti momenti in cui lo disprezzi, in cui condanni le sue origini e le schernisci.
Potrai anche conoscere diverse sue abitudini e sapere cosa pensa, ma solamente perché ti sei tanto abituato a tollerarlo da esserti assuefatto alla sua presenza intermittente - ma basta.
Hai mantenuto una cortese distanza.
Ti sei sempre concentrato sulla tua famiglia e sui tuoi calcoli.
Basta questo - perché Sejanus continua sempre e comunque a cercare soltanto te, nessuno si avvicinerà mai a lui.
E non ti chiedi come questo pensiero possa tranquillizzarti tanto. 
Ti arrotoli tra le lenzuola e ti stringi l'addome dolorante.




                                                                                                               ***************



Un errore di calcolo.
Capita.
Pensi questo mentre sei sdraiato sul letto dell’infermeria dell’accademia e Sejanus Plinth piange al tuo capezzale.
Realmente non si vergogna?
Un errore di calcolo e ben presto una futura emicrania a causa di questo stupido ragazzo che si ostina a credere di essere tuo amico.
Bere tanta acqua è stata una strategia non funzionale. Ora ne sei certo.
La lezione di educazione fisica ti stava comprimendo lo stomaco e le tue gambe hanno cominciato a formicolare. Un calo di zuccheri che non eri sul momento in grado di gestire.
Era distante la mensa per agguantare una bustina di saccarosio da infilare sotto la lingua. Eri nel panico e hai agito d’istinto.
Hai preso una bottiglietta d’acqua e l’hai svuotata in pochi sorsi. Hai sentito lo stomaco cominciare a gonfiarsi e i crampi placarsi. Hai compiuto un respiro pieno e ti sei sentito meglio.
Finalmente nessun dolore. Hai respirato pace e hai iniziato a tendere le labbra in un sorriso.
Una sensazione durata pochi secondi.
Un altro respiro e poi tutto che precipita.
Lo stomaco ha ricominciato a contrarsi intorno al nulla e l’acqua a gorgogliare - la nausea a molestarti e a farti sputare saliva.
I giri di corsa hanno peggiorato il tutto.
Ti sei diretto in spogliatoio con una scusa sussurrata a denti stretti e nel bagno comune hai rigettato tutti i liquidi ingeriti. Ti sei inginocchiato a terra dato che i conati continuavano a strozzarti il fiato senza darti tregua. Lo stesso suono dei conati ti induceva a rigettare e strozzarti e rigettare.
E lui ti ha seguito.
“Coryo?”
La rabbia di essere stato scoperto in una situazione tanto intima e delicata ti ha sconvolto i sensi. Hai sollevato da terra il tuo corpo molle e gli hai chiesto di andarsene.
La testa eccessivamente leggera e le membra senza consistenza. Il cuore nelle orecchie e il petto tanto contratto da farti credere in un infarto. Hai mormorato il suo nome e lì hai compiuto un errore di calcolo.
Pensavi che bastassero due passi per raggiungere la panchina e sdraiarti. La tua vista non ha ben inquadrato lo spazio circostante: erano quattro o cinque i passi, a gamba tesa.
Invece tu hai contato uno e due e così ti sei mosso e lì sei crollato. Le ginocchia hanno ceduto e tu non hai trovato il legno ad accoglierti. Le braccia di Sejanus si sono strette intorno al tuo corpo.
Lui si è inginocchiato a terra insieme a te e la tua testa era sulle sue cosce e tu hai notato che non riuscivi a decifrare il suo sguardo a causa di quei suoi riccioli che gli coprivano gli occhi.
Hai sollevato la mano e mosso le dita per spostarli.
C’è pietà?
Un altro errore di calcolo.
Hai spostato i suoi ricci e gli hai sfiorato le labbra che si muovevano nella forma del tuo nome.
Mi guardi con compassione? Preoccupazione? O sei soddisfatto di scorgermi indifeso e debole?
Le sue gambe erano morbide e le sue braccia hanno impedito alla tua schiena di toccare il pavimento. Eri in una gabbia - in un suo abbraccio che a mente fredda hai giudicato disdicevole e umiliante.
La tua mano crollata a terra e la tua coscienza evaporata in bolle nere da cui sei fuoriuscito con garze ai polsi e una flebo attaccata al braccio.
Ti sei accorto di essere in infermeria e hai cominciato a sudare a causa del panico.
Cosa avrà mai raccontato per spiegare il mio increscioso incidente? Con chi ha parlato? Quanto ha sproloquiato?
Ti accorgi del silenzioso pianto di Sejanus e arrovellandoti nel tuo rancore ti convinci di esserti svegliato a causa sua.
Tossisci e lui si scuote dalle sue lacrime e da dei pensieri che gli appannavano lo sguardo.
Se tu ne fossi in grado lo compatiresti.
Lui si avvicina e ti stringe la mano con cui gli hai sfiorato le labbra.
Ti imponi di non muoverti.
“Come ti senti?”
Hai bisogno di sapere.
“Cosa hai raccontato?”
Un orologio ti ticchetta in testa e sei certo di non avere ancora molto tempo.
Sejanus non si asciuga le lacrime e ti osserva con estenuante preoccupazione.
Un atteggiamento che tua nonna giudicherebbe teatrale e che tenterebbe di cancellare con la sola arma dell’indifferenza.
“Ti senti meglio?”
Ma tu hai bisogno di sapere.
“Che cosa hai raccontato?”
Sejanus non risponde subito e tu potresti urlare.
"Sejanus. Che cosa hai raccontato?"

“Un colpo di calore. Possono capitare.”
Un colpo di calore.
Poche parole che tratteggiano una spiegazione ampiamente plausibile. Semplice e lineare e pulita. Possono capitare dei colpi di calore.
Ti siedi meglio sul letto e adagi la schiena sul cuscino. Possono capitare.
“Sì. Possono capitare.”
Eppure Sejanus non smette di osservarti. Non crede alla bugia imbellettata che ha - contro ogni previsione - ben confezionato.
Lui attende.
Sicuramente adesso desidera estorcerti informazioni, confessioni e condivisioni che tu sei ben lungi dal consegnargli.
Cerchi di regolare il battito del tuo cuore e ti accorgi che la sensazione di pesantezza alla base del collo sembra essersi allentata. Non percepisci dolore alle tempie e la tua fronte si sta distendendo. Con la coda dell’occhio osservi la flebo e pensi sia un intruglio di vitamine e integratori.
Ti riscuoti non appena Sejanus ti stringe un po’ più forte la mano. Ti eri dimenticato ti stesse stringendo il dorso e ti domandi distrattamente come hai potuto tollerare tanto il suo calore.
Ti sciogli dal suo laccio e lui si perde. Si lascia sommergere dall’oceano delle sue domande senza risposta e dalla sua eccessiva angoscia.
Pensi sia sul punto di domandarti altro. Pensi sia sul punto di chiedertelo.
L’opulenza degli Snow non esiste più?
E pensi sia sul punto di saperlo. O che lo sappia.
Non mangi perché non puoi?
Eppure non proferisce parola.
Il suo corpo teso verso di te si riposiziona contro lo schienale della sedia e con uno strano sguardo - così risoluto, così non da Sejanus - afferra lo zaino posato a terra e lo apre con gesti bruschi.
Tutto in lui ti appare brusco e rozzo.
Estrae un incarto con del cibo e lo posiziona sulle sue ginocchia.
Quelle sue gambe morbide e il modo in cui ha lasciato che la tua testa si reclinasse all’indietro.
Scarta le confezioni e ci sono dei panini e dei biscotti. Sembra valutare le alternative e opta per i biscotti. Il suono della plastica stracciata e di alcune briciole che sfuggono ti confondono i pensieri.
Stranamente ricordi la sensazione delle sue labbra sulle tue dita. Che cosa strana. 
Ti pizzicano ancora i polpastrelli. Forse hai bisogno di dormire e di riposare.

Sejanus spezza un biscotto in due e ti cede una mezzaluna.
“Iniziamo dal dolce. Una parte io. Una parte tu.”
Pensi che sia impazzito e il tuo sguardo rispecchia il tuo giudizio poco lusinghiero.
“Mangia, Coriolanus. Una parte io. Una parte tu.”
Coriolanus.
Hai un formicolio agli angoli della bocca nel sentirgli pronunciare il tuo nome. Osservi dall’esterno te stesso e il modo d’automa con cui afferri la tua porzione di biscotto e la metti sotto i denti e inizi a masticare.
Sejanus mangia la sua parte e tu deglutisci e percepisci lo stomaco che ricomincia a contrarsi e come la bile ti infastidisce la lingua.
Sejanus spezza un altro biscotto e ti porge una nuova porzione e tu continui ad afferrare e a masticare con calma e a deglutire con fastidio.
Sejanus spezza dieci biscotti e tu ne mangi la metà di ognuno e alla settima porzione la bile smette di infastidirti il palato e lo stomaco si placa in un fastidio tollerabile.
Sejanus. Sejanus, Sejanus. Lo detesti.
Il pacchetto di plastica vuoto ti schernisce e tu hai briciole sparse sulle coperte mentre lui agli angoli della bocca.
“I panini sono ripieni di carne e verdure. Sono una specialità di Ma.”
Quanta e cotale ingiustizia. Tanto benessere ad un ragazzino senza proprietà di linguaggio e tanto buon cibo ad una famiglia dal lignaggio inesistente. Le dita di Sejanus sono unte quando ti porge la tua porzione e tu mastichi pane e risentimento mentre il tuo stomaco si quieta e ti informa di essere soddisfatto.
Ti pulisci le mani con alcuni dei fazzoletti sopravvissuti alle manate d’olio di Sejanus e ti vergogni di aver ceduto e aver mangiato tutto quel cibo senza proferire una parola di opposizione.
Hai la sensazione di essere un ragazzo ridicolo e di essere stato tradito dal tuo stesso corpo e dalla tua mente - ma poi ti rassicuri di averlo fatto per manovrare Sejanus, per convincerlo a non raccontare niente a nessuno riguardo al tuo incidente, per giostrarlo come una marionetta nel tuo gioco sottile, perché tu sei lo stratega e non il burattino.
Lui sta ingurgitando l’ultimo boccone e tu ti schiarisci la voce.
“Sejanus. Questa mattina non ho fatto colazione e lo spogliatoio da sempre mi risulta claustrofobico. Io mi sento bene-“
“Dovresti cenare a casa mia questa sera.”
Ti ha interrotto impunemente e sei sconvolto dalla sua audacia. Condividere il cibo con te gli ha fatto dimenticare il suo posto nella scala sociale dell’intera Panem.
“Prego?”
“Dovresti cenare a casa mia questa sera. Ho parlato tanto di te, sono anni che non faccio altro. Ma desidera conoscerti. Poi lei ama cucinare.”
Intuisci conclusioni di ragionamenti e macchinazioni di patti da suggellare. Più di ogni altra cosa noti la sua falsa e ostenta calma - gli tremano le dita e il suo sorriso cordiale maschera un doppio gioco che sveli con uno sguardo annoiato.
Desidera accertarsi che io mangi e ha scelto la mia salute come pegno da pagare in cambio del suo silenzio.
E sai i sentimenti che prova nei tuoi confronti e ti senti potente nella consapevolezza di poterli utilizzare a tuo favore - sempre con il corpo chino nella tua direzione e alla ricerca di un contatto, con la mano che ti sfiora il polso e lo sguardo teatrale di un innamorato che non sarà mai ricambiato.
Puoi accettare una cena da Sejanus Plinth.


                                                                                                                         ***************



Tu potresti tollerare il ragazzo dei Distretti, Sejanus.
Ma hai sempre detestato la sua sfacciata ricchezza e l’orrore delle sue origini.
Un ragazzino di umile estrazione sociale arricchito dall’impero bellico costruito dal padre.
Ingiustamente privilegiato e con troppa passione a scorrere tra i tendini dei suoi muscoli.
Poi oltre al danno la beffa.
Sejanus odia la sua esistenza. Ha sempre disprezzato il sistema di Capitol e ha sempre avuto poca considerazione per il denaro. Con il pensiero fisso al suo Distretto e alla sua infanzia felice tanto tristemente spezzata dal trasferimento forzato.
Queste parole ti ha sussurrato un pomeriggio di tanti anni prima e tu sei stato costretto a trattenerti dal tirargli un pugno.
Otto anni e si compiangeva mentre tu eri affamato e di nascosto osservavi il suo pranzo al sacco.
Seduti da soli sulle altalene del giardino della scuola mentre raggi di luce disegnavano giochi di ombre sulle sue guance ambrate. Guardava il terriccio incolto con un broncio imbarazzante e tu eri rigido al suo fianco e gli tendevi una mano.
Mi chiamo Coriolanus Snow.
Un gesto pericoloso.
Nessuno si sarebbe mai accostato a Sejanus.
Feccia. Ecco cosa gli dicevano.
Feccia dei Distretti.
E tu mai. Tu ti sei presentato e hai guardato con parco interesse il suo sorriso e poi la sua mano che stringeva la tua.
Era stata educazione la tua. Un errore che ti ha costretto a dieci anni di amicizia indesiderata.

                                                                                                                           

                                                                                                                          ***************


Seduto in macchina con Sejanus non sai bene cosa dovresti provare.
Un misto di ansia e vergogna e strani pensieri incoerenti.
L’autista non proferisce una parola e Sejanus si sta osservando le mani posate in grembo.
Ti schiarisci i granelli di sabbia in gola e lui si volge nella tua direzione.
Non sei contento di questo prolungato silenzio e blateri una frase qualsiasi. Qualsiasi cosa pur di non sentire questa strana ansia soffocante di uno spazio troppo ristretto e lui troppo vicino.
“Bene. Come hai trascorso questa giornata, Sejanus?”
Pensavi fosse una domanda inocua, non prevedendone il risultato.

Sejanus che sorride, con le labbra e con i denti. Con gli occhi. 
Perso un secondo ad osservarti con questa espressione tanto felice e poi una serie di parole e racconti che fluiscono dalla sua bocca, senza interrompersi mai.

Sei colpito da una sensazione ancora peggiore della precedente. Sei stranito dal suo buon umore e ti soffermi troppo a notare il movimento delle sue mani, il tono entusiasta della sua voce.
E quando inizia a parlare ti rendi conto che non glielo avevi mai chiesto.
Una domanda tanto banale. Patetica e di circostanza. Una domanda che hai espresso cordiale a conoscenti e sconosciuti.
Come hai trascorso questa giornata?
Ma tu non lo avevi mai chiesto a Sejanus.


                                                                                                                     ***************




Ti stendi sul tuo letto e le macchie di muffa e condensa ti accolgono dal soffitto.
La luce sul tuo comodino tremola e tu hai sonno ma non riesci ad interrompere il flusso dei tuoi pensieri. Sei sempre stato così - un essere ossessivo e compulsivo in grado di rovinarsi con le sue stesse mani.
Non sai bene come siano trascorsi tanti mesi da quel giorno in infermeria e da quell’esistenza di digiuno e privazioni e stenti. Rimembri la fatica della dissimulazione e il dolore muscolare che non ti abbandonava mai e che non ti permetteva di camminare senza incunearsi tra i tuoi passi.
Ti era impossibile la quiete mentale e il riposo fisico. Terrorizzato da una possibile perdita della tua reputazione. Stanco ogni oltre possibile espressione umana.
E ti sembrano i ricordi di una persona lontana da te. Di un’esistenza abbozzata e in bianco e nero. Purtroppo conosci la motivazione.
Preferisci non pronunciare ad alta voce certe spiegazioni - meglio tacere e immergerti in un silenzio ostinato.
Pensarci ti rende irrequieto.
Hai consapevolezza e tanto basta.
Sbuffi con mala grazia e le labbra ti si arricciano in una smorfia preoccupata.
Ormai ogni sera sei a cena da Sejanus.
La prima volta hai odiato il lusso della sua casa e ti sei lasciato stringere dalla sua Ma con uno sguardo stoico e perso nel vuoto - nel tragitto in macchina Sejanus era stato capace di causarti un atroce mal di testa a furia di mille racconti e mille riflessioni.
Hai mangiato con estrema lentezza, attento a non nausearti e a non rigettare il cibo.
Sejanus ti osservava ad ogni morso e avresti voluto conficcargli una forchetta in un bulbo oculare. Libero di cenare senza il suo fastidioso modo di monitorare che non era discreto e non era sicuramente a modo.
Libero dalle sue azioni in grado di scioccarti e di generare centinaia di pensieri contraddittori nella tua mente.
Hai sempre sentito di dover tenere Sejanus a debita distanza, una distanza di sicurezza. Poi non ti sei mai soffermato a riflettere sul motivo.
Chi doveva essere al sicuro? Che male avrebbe potuto compiere Sejanus?
Quella sera hai attribuito tutto alla stanchezza e alla fame e ti eri ripromesso di ricominciare con il tuo atteggiamento di gelido distacco.
Posate le forchette nel piatto eri pronto a percorrere la via del ritorno accompagnato da dei fastidiosi sensi di colpa. Tu con lo stomaco pieno, ma Tigris e la signora nonna?
Qualcosa c’era nel tuo sguardo. O nulla si spiega. Sejanus ha nuovamente sconvolto ogni tuo piano senza che tu pronunciassi una parola.
Ha chiesto a sua madre di impacchettare del cibo per la tua famiglia e di aggiungere anche i suoi biscotti al burro d’arachidi dato che erano stati tanto graditi - Coriolanus sarebbe così contento di poter fare colazione con i tuoi biscotti, mi ha detto che sono i più buoni che abbia mai mangiato.
La contentezza incontenibile della signora Plinth ha tracciato un fascio di luce nella tua disperazione. Ha delineato in maniera chiara e nitida un progetto nella tua mente, un proposito da realizzare a qualsiasi costo. 
Era tuo il dovere di mantenere una stretta amicizia con una tale benestante famiglia. Forgiare un legame e strappare loro doni e ricompense. Ricrearsi dalle ceneri.
 Quindi tu eri costretto a legarti a Sejanus Plinth. Semplicemente per il bene e il sostentamento dei tuoi cari.
Posso farcela. Posso fare in modo che la fortuna sia a mio favore.
Sejanus ti ha accompagnato all’androne della sua dimora e prima che tu ti allontanassi con le tre buste piene di cibo ti ha posto una domanda.
“Sei stato bene questa sera?”
Sarebbe stato scortese affermare che non era stato piacevole mangiare e nel mentre ascoltare i racconti lacrimosi della frugale e tanto onesta condotta di vita nel Distretto due.
Che le sue occhiate ti avevano innervosito oltre ogni dire e che ad un certo punto la bile si era inerpicata lungo la tua gola e tu eri stato costretto respirare a fondo pur di non rigettare.
Parole che eri cosciente non avresti pronunciato nonostante il desiderio di sconvolgere l’espressione speranzosa sul suo viso. Sarebbe stata solamente una soddisfazione passeggera.
E non sarebbe stato congeniale al tuo piano.
Che la fortuna sia a mio favore.
“Sì. Sono stato bene.”
Sejanus aveva annuito e sorriso.
“Bene. Ti aspettiamo domani sera allora.”
E così la tradizione aveva avuto inizio.
Percorrendo strade senza ciottoli e strade dai mattoni dorati la tua stessa rinascita si era scossa tra le ceneri e i diamanti. Lo sai anche tu.
Mesi di agio non cancellano anni di sofferenza.
Non sei ancora in grado di dimenticare lo strazio dell’abituarsi nuovamente al cibo. Come ci siano stati dei giorni in cui hai allontanato da te il piatto della colazione per gli strani crampi mattutini del tuo stomaco. Come alcuni odori fossero eccessivamente forti per il tuo olfatto e come alcuni pasti serali siano stati un tormento da sopportare al pari di un martire.
Denti stretti e lingua tagliata e sapore di sangue. Fitte tanto profonde da dilaniarti sia la mente che il corpo.
In alcuni casi hai rigettato il poco cibo ingurgitato a fatica, chino a terra nel bagno privato della camera di Sejanus. Lui che ti tamponava la fronte e che ti allontanava i riccioli dalla bocca. Una terribile umiliazione che ha bruciato i tuoi occhi con una foga maggiore dei succhi gastrici.
“Lascia che io ti aiuti. Stai calmo, Coryo, stai calmo.”
Sei fiero di non aver mai perso la compostezza e di avergli stretto la mano soltanto durante il primo incidente. Durante il tuo secondo crollo hai scostato con rabbia le sue dita tese.
Non ho bisogno del tuo aiuto. Glielo hai detto tra i conati e nelle pause in cui riuscivi a respirare.
Vattene, non ho bisogno di te.
Lui non se ne è mai andato.
“Sono qui, Coryo, sono qui. Ti prego, calmati.”
Nonostante i tuoi atteggiamenti ingrati ti ha sempre aiutato a rialzarti da terra. Una presa ferrea da cui non saresti stato in grado di liberarti - stai diventando una serpe stretta intorno ai miei fianchi, Sejanus.
In tutti i casi hai borbottato di avere un principio di influenza. Non sai spiegartelo. Hai continuato a fabbricare false giustificazioni. Forse l’abitudine.
In ogni occasione Sejanus ha annuito senza mostrarsi minimamente convinto - lui non ti crede mai, non crede a nessuna delle tue parole.
In un altro increscioso incidente hai rigettato solamente acido e hai sentito le tue membra alleggerirsi e la bocca tremare. Non eri in grado di alzarti da terra e puntini neri si erano ammassati nella periferia del tuo sguardo.
“Coryo, hai le labbra bianche. Stringiti a me, occhi aperti. Coryo, parlami.”
Ti ha trascinato presso il lavabo e ti ha slacciato i polsini e messo le mani sotto l’acqua ghiacciata. Le vene dei tuoi polsi grosse e blu. Le mani di Sejanus che coprivano le tue lunghe dita pallide.
“Parlami, Coryo. Torna da me.”
Il tuo corpo ha ceduto ancora.
Seduto sul cornicione della sua vasca da bagno hai posato la fronte contro il suo addome mentre Sejanus mormorava parole su un calo di zuccheri e su qualcosa da prendere in cucina per aiutarti.
“Non mi lasciare.”
Lo hai biasciato sulla sua pancia e una mano tremante di Sejanus si è immersa tra i tuoi capelli, le sue labbra contro la tua fronte e poi sulla tempia destra. Forse non lo hai detto. Forse era solo un pensiero delirante mai pronunciato ad alta voce.
Ti ricordi dei suoi abbracci ad ogni tua caduta e di come non lo hai scostato e di come hai cercato il contatto del suo corpo e poi tenti di modificare il tragitto dei tuoi pensieri.
Non ti piacciono. Provi opaca vergogna.
Non rientra tra i tuoi desideri pensare alla sensazione della pelle calda di Sejanus.
Fastidiosa. Troppo calda e sudata e diversa dalla mia.
Tenti di riflettere su altro. Per esempio su come la fortuna abbia ricominciato a girare al pari di una ruota e su come ti stia lentamente posando in cima. In una maniera adeguatamente sciocca.
Banale e non degna di grandi menzioni e attestati.
Semplicemente ogni sera tu ceni dai Plinth e ogni sera i Plinth preparano del cibo per te e per la tua famiglia.
Sejanus ti segue ad ogni pranzo dell’accademia e ha iniziato a sedersi accanto a te ad ogni singolo corso. Un brutto anatroccolo che cerca le orme di chi gli getta briciole di pane.
Una seccatura tollerabile considerando il benessere di tua nonna e di tua cugina Tigris.
Tu stesso hai lentamente cominciato a rinvigorirti con tre pasti al giorno.
La mente maggiormente lucida e il corpo in forza. Lo stomaco senza continue contrazioni o fitte da dover controllare. Nessuna smorfia da dover camuffare.
Elenchi i vantaggi di una tale amicizia ogni mattina in cui ti guardi allo specchio e ti elogi per le azioni meschine che stai compiendo.
Non hai a cuore i sentimenti di Sejanus - ti stai semplicemente maggiormente abituando alla sua costante presenza, stai compiendo degli esercizi di tolleranza.
Ha dei toni ironici che ti scuciono delle risate dalla bocca. I tuoi compagni lo tormentano e lui sorride. Risponde loro con frecciate contornate da spine e allora sei tu a sorridere al suo fianco.
Lui esprime costantemente le sue opinioni e non teme il giudizio altrui. Ha un alto senso morale che ti nausea e cominci a contare le mattonelle dell’aula nei momenti in cui inizia a lamentarsi delle ingiustizie perpetrate da Capitol e dell’orrida natura degli Hunger Games.
Ma tu ascolti questi suoi ragionamenti e ti detesti. Come detesti il suo modo di contenere a stento le emozioni. Ti mostra quando si preoccupa o quando si adira o quando si rasserena. Non ti nasconde nulla e sembra incapace di mentire.
Si rende conto di ogni tuo singolo cambiamento e percepisce fin troppo bene le emozioni che stai provando - come quando ha scoperto la tua paura dei tuoni, troppo simili ai suoni delle bombe, e con incertezza ti ha stretto la mano e tu lo hai lasciato fare.
Ti annoia constatare che gli permetti tanto contatto fisico. Che tu cerchi del contatto fisico da lui e che non tolleri che Sejanus possa parlare o ridere o scherzare con chiunque non sia tu.
Ti annoia il pensiero che tu stesso hai cominciato a cercarlo. Lo attendi fuori dall’aula per percorrere insieme a lui i tragitti in corridoio.
Un passo dinanzi a lui e sempre distaccato dinanzi agli altri compagni. 
Ma mormorii a mezza bocca hanno cominciato a circolare nonostante la tua altera postura.

Che sei troppo vicino al ragazzo dei Distretti.
Che avete atteggiamenti da amanti.
Hai riflettuto a lungo e scelto di ignorare certe farneticazioni. Modificare bruscamente le tue abitudini con Sejanus avrebbe significato confermare i pettegolezzi mentre tu avevi bisogno di continuare questa recita - certamente si tratta di una recita, è solo una messinscena di falsa amicizia e benevolenza.
Quindi tu continui a chiedergli di studiare insieme in biblioteca. Continui a scegliere un tavolo lontano e ben nascosto, così da potergli chiedere suoi pareri sulle lezioni e per commentare con bisbigli sottili le abitudini dei vostri compagni.
Ti piace ascoltare le sue schiette considerazioni.
Ti piace osservare il colore della sua pelle rischiarato dalla luce della candela del tavolo di lettura. Dopo ore la cera si abbassa e i diversi angoli del suo viso sembrano mostrare diverse sfumature in base alla potenza della fiamma.
Ti piace soffiare sullo stoppino e sollevare il viso tra i riccioli di fumo e scorgere il viso di Sejanus, lo sguardo tanto concentrato su di te e le labbra impercettibilmente schiuse.
Una sera ti ha detto che sei bello.
Quei capelli e quegli occhi. Sembri un angelo.
Poi ha subito riso e cercato di smorzare la tensione.
Ma tu hai visto il modo in cui ha morso il suo labbro inferiore. Come a volersi far del male per aver detto troppo.
Le tue riflessioni stanno deragliando - te ne accorgi come di un groviglio di aculei che solletica la coda del tuo occhio.
Pensi a lui.
Di come sia stato in grado di insinuarsi con forza nella tua mente e tra i tuoi pensieri ossessivi. Di come sia capace di sottrarti le tue poche forze e di rimanere incuneato nella tua coscienza con frasi che non riesci a sradicare dalla tua memoria e con gesti che si infilano tra le tue costole e sprofondano nelle tue vene.
Ti sta rovinando. Il tuo piano ti si sta ritorcendo contro e ti senti in trappola.
Pensi a lui, nella tua mente dici il suo nome.
Tu non ti accorgi mai di fare delle smorfie antipatiche durante le spiegazioni di alcuni professori e Sejanus le scorge e ride. Tu riassumi un’espressione composta e gli sussurri di fare silenzio. Poi sorridi e non ne comprendi il motivo.
Cosa altro dovresti pensare?
Con Sejanus ti sembra di essere immerso in un ologramma in cui esistete solamente in due - tu e lui e nessun altro mai.
Per anni hai compiuto ogni azione possibile per scongiurare questa situazione.
Poi ti sei adagiato sul pensiero di poter sfruttare la sua infatuazione e lui ha cominciato a stritolarti tra le sue spire.
Ti piace ascoltarlo. Ti piace il modo in cui ti guarda. Ti odi quando ti lasci contagiare dalla sua risata. Ti odi quando lo cerchi tra la giacche rosse dei tuoi compagni.
Lo sfiori durante le lezioni noiose e c’è una strana tensione nel tuo addome, in basso - il mignolo che si muove da solo a cercare la sua mano e che poi si allontana, tu che sei insoddisfatto.
Lo cerchi e ti ripeti che Sejanus deve credere che siete realmente amici o non potrai usufruire dei guadagni di questa relazione amicale. Lo cerchi e non per senso di solitudine o perché apprezzi la sua compagnia - e non per la certezza di poterti fidare di lui.
Cancelli questa consapevolezza dalla tua mente e la sostituisci con altro.
Utilitarismo.
Ecco cosa ti sussurri ogni notte negli istanti che anticipano i tuoi sogni agitati e che inizi anche adesso a ripeterti a bassa voce. Strappi con foga le immagini che si attorcigliano nella mente e tra le ciglia. Estirpi gli aculei dalla tua anima.
Sejanus che ti stringe la mano nella quiete della sua camera, Sejanus che ti versa il miele nel té, Sejanus seduto a terra, con le gambe incrociate e un sorriso sulla bocca mentre ti dice ‘sono felice soltanto quando tu sei felice’.
Non esiste niente.
Senti un peso nel crogiolo del tuo sterno e le costole aprirsi. Sei spezzato. Sei rovinato.
Sejanus che posa la fronte contro la tua spalla. Sejanus che ti sussurra che sei la sua casa.
Costole rotte a terra e il tuo cuore che palpita sangue e crudeli maledizioni.
E tu. Tu che chiudi gli occhi e gli stringi i fianchi.
Semplice utilitarismo.


                                                                                                                           ***************



Hai calpestato foglie rosse sui ciottoli di Capitol e i mesi sono trascorsi fino a sbiadire in opache diapositive. Ti accorgi che stai cambiando e che hai iniziato ad acquisire un diverso tipo di considerazione tra i tuoi compagni.
Sei sempre osservato e con poca discrezione.
Sfogli distratto la pagina di un libro e Sejanus scribacchia sulle sue pergamene. Pensi che stia stringendo con troppa foga la sua penna e hai il corpo teso per aprire il palmo della sua mano. Pensi che non siete al vostro tavolo nascosto e che i tuoi compagni potrebbero maggiormente fraintendere. Ti costringi a non muovere il tuo corpo e ti immergi nella corrente dei tuoi pensieri - per distrarti e per non compiere alcun gesto stupido.
La tua mente si quieta non appena scorgi Clemensia guardarti con insistenza. Con lo sguardo basso ti soffermi a riflettere sul fatto che sei sempre stato considerato attraente. Con i riccioli biondi e gli occhi azzurri. 
Sei uno Snow e il tuo nome ha sempre ingentilito ogni possibile spigolo del tuo corpo filiforme.

Ma tu ora mangi. Il tuo corpo ha cominciato a cambiare e di conseguenza le ragazze della tua classe hanno iniziato a notarti maggiormente.
Ed ecco gli sguardi, ecco la scarsa discrezione.
Lo consideri un fastidio e lo aggiungi ad una corposa lista che appunti mentalmente.
Ogni ragazza che tenta di approcciarsi a te genera delle reazioni spropositate in Sejanus - e tu sei un essere umano esausto.
Per esempio adesso.
Sarebbe un pomeriggio tranquillo trascorso insieme in biblioteca. Scrivete un tema e sfogliate manuali, prendete appunti.
Ma non appena senti il rumore dei tacchi di Clemensia riconosci anche i contorni della tragedia in preparazione.
Lei muove dei timidi passi intorno al tuo tavolo e richiede la tua attenzione. Osservi Sejanus che continua a stringere con troppa forza la penna e la tua mano si flette e poi richiude a pugno.
Ti obblighi a non sfiorare le sue nocche - potresti far scorrere le tue dita sulle sue e distenderle con delicatezza e lasciargli liberare la penna dalla sua morsa.
Pensi che spezzerà quella penna.
Comprimi me tra le tue spire e lascia andare il resto.
Il tuo sguardo si posa su Clemensia e lei non ti concede neanche il tempo di ricambiare il suo saluto. Senza ulteriori giri di parole ti chiede un appuntamento.
E tu senti la tensione di Sejanus. Come tutte le altre occasioni in cui una ragazza ti ha fatto una simile richiesta.
La senti nelle sue spalle contratte e nel suo respiro trattenuto. E percepisci del potere nei secondi in cui ponderi la richiesta di Clemensia e valuti i pro e i contro.
Ti domandi se sia una ragazza capace di suscitare un minimo il tuo interesse o se desideri legarti alla sua famiglia. Sai già che i contro sono di numero superiore, ma non riesci ad esimerti dall'analizzare e ponderare la situazione.
Non riesci a spiegarti il motivo di queste strane processioni se realmente tutti considerano te e Sejanus una coppia - che non siete, certo che non lo siete.
Cominci a credere che sia una trappola.
Ma Sejanus ha le guance rosse e gli occhi lucidi. Sembra respirare senza fare alcun rumore.
Ti sistemi sulla sedia e scegli di rifiutare Clemensia con garbo. Stiracchi delle scuse pretestuose e un sorriso di circostanza. Lei si allontana con una smorfia di disgusto e supponi che il supplizio sia concluso. Che errore.
Sejanus ha ormai smesso di studiare. Ti nasconde la sua espressione e tu pensi che sia importante, che dovresti vederla - tu devi conoscere tutto di Sejanus, ogni cosa di Sejanus è tua.
Dopo pochi minuti comincia a grattarsi la nuca e sfregarsi le palpebre e a tenersi la testa tra le mani. Trascorsi novecento e cinquantasette secondi la tua pazienza si estingue.
“Cosa succede?”
Getti fuori le parole come noccioline sgusciate di cui doversi sbarazzare presto.
“L’hai rifiutata a causa mia?”
E la sua domanda diretta ti coglie impreparato.
La richiesta di Clemensia non ha suscitato in te lo stesso effetto. Fingi che non sia un elemento a cui prestare attenzione. Fingi sempre con te stesso e senti un principio di nausea e angoscia.
Una parte dei tuoi pensieri inizia a sprofondare nella tua coscienza mentre le guance di Sejanus sono arrossate e gli occhi di un nero intenso.
Comprendi che si sta arrovellando in sentimenti contrastanti e in parte lo compatisci.
“E cosa c’entreresti tu?”
Sottoponi la domanda con calma e con chirurgica attenzione a scandire ogni lettera.
E ti chiedi come sia possibile non riuscire a nascondere alcun sentimento. Quanto possa realmente resistere un essere umano senza alcun istinto di sopravvivenza. Lo consideri paradossale e contro le leggi della natura.
Basta osservarlo.
La freccia del tuo quesito sembra colpirlo fisicamente al petto e la sua bocca si muove nel vuoto senza riuscire ad articolare una risposta. Senza poter liberamente esalare il dolore che lo ha colpito. Riesce soltanto a pronunciare questi gruppi di sillabe strascicate.
“Niente. Non mi riguarda.”
E poi si rintana nel suo mutismo fino all’ora di cena.
Sceglie di non parlarti e di guardarti a malapena.
Il suo atteggiamento ti esaspera. Per te studiare si trasforma in un’impresa impossibile e durante la cena non sei neanche in grado di mangiare il tuo dolce preferito.
Un prurito doloroso alla cute ti infastidisce. Sicuramente una reazione allergica alla sua maleducazione. Lui non parla. Lui non parla.
Lui non ti guarda.
Sejanus lascia che il silenzio sia colmato dalle chiacchiere della sua Ma.
Bifolco.
Non parla. Non ti guarda negli occhi.
Sejanus, ti detesto. Parla.
E niente.
Una cocente rabbia ti scalda lo stomaco e il cioccolato ti brucia la gola e inacidisce la lingua.
Lui non parla. Lui non ti guarda.
Ti senti invisibile e ti ricordi di un tuo sogno ricorrente, desiderando rigettare il pasto.
La stessa Ma si accorge della strana tensione tra di voi e sceglie di lasciarvi soli con delle scuse. Non ha senso.
Lui non parla. Lui non ti guarda.
Poco dopo la conclusione della cena Sejanus ti accompagna all’androne e tu perdi la tua compostezza di ragazzino annoiato e indifferente al mondo circostante.
Sei sfibrante. Come puoi non rendertene conto?
“Perché non parli?”
Sejanus ha il coraggio di mostrarsi scosso e tu desideri colpirlo con uno schiaffo.
“Cosa dovrei dire?”
“Tu parli sempre.”
Le buste piene di cibo sono un monito che scava la cute delle tue dita - non perdere l’amicizia con Sejanus o perderai il sostentamento per te e per la tua famiglia.
Sono un peso che ti sta consumando i talloni e non riesci neanche a pensare razionalmente con queste catene. Pensi ai tuoi incubi ricorrenti. Pensi al modo in cui ti ha estromesso dalla sua attenzione.
Ti immagini da solo e senza niente.
Ti vergogni che uno Snow dipenda da un Plinth.
Ti vergogni di dover implorare Sejanus di scambiare qualche parola con te.
Senti che potresti strangolarlo a mani nude. Il tuo corpo carico di rabbia e frustrazione. La tua mente traboccante di pensieri omicidi.
Ti odio. Ti detesto.
Lasciar cadere le buste e picchiarlo con dei forti pugni e precisi calci. Nessuno sarebbe in grado di fermarti e il suo corpo sarebbe ricoperto di macchie violacee e tue impronte.
Stupido e stupido.
Ossa rotte e sangue sulle tue scarpe e tu che senti altra bile salire lungo la tua gola. Lividi e dolore - perché non vorresti fargli del male e al contempo vorresti distruggerlo.
Respiri male.

Sei soltanto uno stupido stupido stupido ragazzino viziato.
Ti chineresti e lo baceresti mentre si contorce per il male inflitto e gli diresti che deve parlarti e guardarti e sussurrarti ancora che sei tu la sua casa.
Come osi togliermi tutto?
Le immagini ti offuscano gli occhi e cerchi di placare la tua ira funesta, di contenere lo sfogo dei tuoi pensieri e di ammorbidire i tuoi desideri.
Sono io ad avere ogni cosa sotto controllo. Gli impulsi non dominano la mia mente.
Tenti di rassicurarti.
Io sono un fine stratega e non un mendicante qualsiasi.
Stai soltanto manovrando i giochi per la sopravvivenza del tuo nome e per riacquistare i beni perduti. Beni sottratti da persone come i Plinth. Non esiste altro. Niente di nascosto.
Puoi smetterla di riflettere ulteriormente sulle motivazioni dei tuoi gesti e di razionalizzare e pensare e di proiettare e di sublimare e compensare. Prendi un respiro recuperato dal tuo encefalo non contratto su se stesso e ti tranquillizzi. Sei padrone della tua mente e nulla ha la potenza di turbarti.
Sollevi lo sguardo e nello stesso istante Sejanus abbassa le ciglia e tu hai una contrazione involontaria allo stomaco.
Catalogare ogni suo gesto e sentire strani miscugli all’addome che scendono caldi lungo il tuo basso ventre. Non risulta piacevole - in alcun modo.
Sei uno stupido, Sejanus.
La colpa risiede solamente in te.
Spiegami il motivo del tuo ostinato mutismo.
“Sto bene. Non preoccuparti, Coryo.”
E perché poi mi interessa tanto?
“Non mi piace quando menti.”
Un passo verso di lui e Sejanus che compie un impercettibile passo indietro.
Paradossale che sia tu a sentirti una preda - vittima di Sejanus e delle sue attenzioni che ha dimostrato di poterti negare tanto facilmente.
Sei il suo agnello sull’altare sacrificale. Patetico.
Immagini come lui possa guardarti: un semplice compagno di scuola tanto bisognoso e disadattato, niente di speciale. Tu, che ora non sei nessuno dinanzi ai suoi occhi.
Un giocattolo da usare e da gettare sulla polvere e sui detriti della gerarchia sociale di Panem.
Così non funziona.
Ma tu puoi turbare il fragile equilibrio di Sejanus Plinth. Sai che puoi.
Basta concedergli il desiderio che tanto brama.
Basta essere il gatto e non il topo.
Scegli di posare le buste di plastica a terra e ti concentri a guardare le tue scarpe. Sospiri in maniera delicata - gli fai credere di essere stanco e di essere indifeso e sconsolato.
Lentamente alzi il capo e Sejanus ti restituisce uno sguardo confuso.
Ti contorci le mani con agitazione e pensi di essere anche un grande attore. Stai utilizzando la stretta al tuo petto per manovrare espressioni e gesti. Stai estirpando la spina nel tuo cuore con poche e semplici parole.
“Perché mi aiuti?”
Lo domandi cauto, facendo cenno alle buste posate per terra e stringendo le labbra per mostrarti a disagio, in imbarazzo. Sejanus osserva il modo in cui deglutisci e comincia a muoversi irrequieto sul posto.
“Sei mio amico.”
Le parole sono deboli e il tono basso. La risposta simile alla battuta di un copione letto e ripetuto a mente un numero eccessivo di volte. Chini ancora il capo e Sejanus assume una nuova espressione. Eccessivamente controllata.
Tenti una seconda volta.
“Perché mi aiuti?”
Glielo domandi con il suo stesso tono di voce tanto basso e tanto calmo. Fai finta di osservarti intorno e di spostarti verso di lui con circospezione. Lento e misurato - come con gli animaletti feriti.
Sejanus scuote la testa e sembra arrabbiato.
“Sei il mio migliore amico.”
Compi un altro passo e questa volta Sejanus non si sfila dalla tua vicinanza. Gli stringi una mano e il suo respiro si incastra tra i suoi denti.
“La verità. Dimmela. Perché mi aiuti?”
Pensi di aver vinto nel momento in cui Sejanus solleva le mani e ti copre la nuca, il collo e anche parte delle tue guance con le sue dita e i suoi palmi sudati. Sta avvicinando il suo viso al tuo e pensi che ti lascerai baciare. Che tu stai giocando e che non sei tu il debole.
Tu sei il vincitore.
Una sensazione dolce inebria la tua mente. Il controllo ti consola e ti sussurra che puoi essere sereno - prima non volevi realmente baciarlo.
Sarebbe stato solamente un ennesimo gesto di sopraffazione. Non d’amore, mai di sentimento.
Come adesso.
Tu stai accordando questo bacio come una merce di scambio. Lo stai scegliendo tu in modo tale da stringere tra le dite le fila dei burattini e di poterli giostrare a tuo piacimento.
Un bacio concesso e l’intera famiglia Plinth sotto scacco. Un piano eccelso.
Chiudi gli occhi e ti prepari alla sensazione delle sue labbra sulle tue e sei confuso dalla sensazione pungente dell’aria che ti accarezza.
La bocca di Sejanus si è posata all’angolo della tua e ti sussurra poche parole.
“Non si gioca con i sentimenti delle persone, Coryo.”
E lì ti bacia, sulla guancia. Un bacio a stampo su cui indugia mentre le sue mani si sono spostate tra i tuoi capelli a stringerti il cranio. Indugia un altro secondo prima di lasciarti andare.
Trema dalla testa ai piedi e apre la porta di casa per lasciarti passare.
Senti di aver a stento acciuffato con le unghie del controllo che ha cercato di scivolarti via e di cadere sulla strada del ritorno a casa - o lì, sul pavimento di casa Plinth mentre Sejanus ti baciava la guancia e tu ti sei sentito insoddisfatto.
Ti sei sentito tradito. E totalmente infelice.



                                                                                                             ***************



Hai fatto ancora lo stesso incubo.
Sei sudato e con le coperte arrotolate intorno alle gambe. Le mani strette a pugno sotto il tuo capo. Il buio ti circonda e ricordi una sensazione infausta. Di dolore e di sofferenza.
Tra le ciglia hai ancora le ultime immagini del tuo sogno.
C’era Sejanus e non importa il luogo. Non importa mai. Siete dappertutto e da nessuna parte. C’era Sejanus e la sua risata.
Gli occhi stretti e il polso a coprirsi la bocca mentre scuoteva la testa.
C’era Sejanus e tu che compi un passo per raggiungerlo.
Ma qualcuno è lì al suo fianco. Qualcuno che non sei tu.
Una persona senza volto con cui ride e scherza e a cui tende le braccia. Una persona che bacia mentre tu sei immobile e lo guardi.
Sejanus non ti vede. Per Sejanus non esisti.

Calmi i tuoi respiri e ti aggrappi al materasso. Scuoti il peso delle gambe addormentate e ti posi sui gomiti. Senti che potresti rigettare nuovamente la cena, come hai fatto poche ore prima. Una contrazione allo stomaco e un conato a stento trattenuto. Ti sei sporcato il polso e i tuoi capelli bagnati si sono fastidiosamente abbarbicati alla tua cute.
Ti schiarisci la gola secca e tendi la mano verso un bicchiere d’acqua posato sul comodino.
Cerchi di dimenticare - di soffiare sulle ragnatele della tua coscienza e di razionalizzare.
Sei soltanto preoccupato per il benessere della tua famiglia. Stai riorganizzando le prossime mosse da compiere. Stai giocando un gioco a scacchi e hai semplicemente perso dei pedoni.
Questi sogni non significano niente.
La tua reazione non significa nulla.
Posi la nuca sul cuscino e pensi alle dita di Sejanus sulle tue guance.
Non si gioca con i sentimenti delle persone, Coryo.
Un’altra contrazione allo stomaco e tu che ricominci a contare tutte le macchie di muffa.



                                                                                                                           ***************



Percepisci il mondo crollare a terra.
Stai cominciando a non trattenere il controllo tra le mani. Si sta incrinando e tu non riesci a bloccare il processo di distruzione e decadimento.
Una lettera dinanzi la porta della tua dimora e mentre ti inginocchi a raccoglierla senti la consistenza delle tue poche certezze sfaldarsi.
Leggi l’importo della nuova tassa istituita sulle case di proprietà e le tue ginocchia cedono ancora e sei costretto a sorreggerti allo stipite di una porta.
Una cifra spropositata da dover pagare ogni mese sta condannando la tua famiglia al pubblico scherno.
Nessuna speranza e nessuna salvezza.
La disperazione ti assale mentre posi il foglio sul tavolo della cucina e ti dirigi verso l’accademia.
Sai che non puoi accumulare molte assenze e che non puoi fare altro al momento.
Cammini come un automa e non sai con quale forza raggiungi la tua classe e il tuo posto. Hai la mente in subbuglio durante la lezione di Casca Highbottom e Sejanus ti sfiora la mano con la sua. Intravedi le sue sopracciglia inarcate in una muta domanda e così scuoti la testa e continui a scrivere il saggio.
Tra il dedalo delle riflessioni e il sottile filo di attenzione alla lezione stai attraversando minuti e secondi in apnea. Il tuo corpo stanco si appesantisce e ti senti estremamente infelice e disorientato da una cotale ingiustizia.
Gli Snow meritano di più. Io merito di più.
Non riesci a vedere altro se non l'importo che la tua famiglia dovrebbe pagare. Ti senti perso.
Highbottom conclude il suo cinereo monologo in due ore e tu raduni penne e pergamene in tutta fretta. Hai bisogno di pensare in completa solitudine. Hai bisogno di respirare e di escogitare nuovi piani. Hai bisogno di non perdere la tua casa e la tua reputazione.
Ma non risulta possibile.
Sejanus non ti lascia e continua a tallonarti non appena abbandonate l’aula.
Questo suo atteggiamento di falsa preoccupazione ti rende maggiormente irrequieto e pericolosamente irascibile.
“Cosa succede? Hai un’espressione stravolta.”
“Sejanus, permettimi di respirare un secondo senza la tua costante presenza. Sei asfissiante.”
Frasi taglienti e dure, gettate con malagrazia e scaturite da una profonda insoddisfazione. Sejanus contrae l’angolo delle labbra pur di arginare la sua risposta e il suo corpo sceglie di bloccarsi lì per dispetto, nel mezzo del corridoio.
Ha smesso di seguirti e anche questo ti infastidisce. Un immenso oceano di frustrazione che si riversa nelle tue costole e ti strozza il respiro.
Con un giro su te stesso percorri all’indietro i passi appena compiuti e stracci la distanza tra te e Sejanus.
Tu urleresti contro la sua smorfia altera - come ti sta guardando con sdegno e come osa.
Osi adirarti con me per una risposta poco garbata? Tu che mi hai rifiutato senza una spiegazione?
Gli stringi un gomito con stizza e lo trascini in un’aula deserta. Lui non oppone resistenza - potrebbe facilmente sgusciare dalla tua presa e gettarti a terra e non lo fa, non lo fa.
Godi della sensazione di benessere scaturita dall’idea di poterlo controllare e di come lui si stia lasciando controllare da te. Godi al pensiero di poter ancora controllare qualcosa o qualcuno.
Godi quando senti la sua carne sotto le tue dita e come i suoi muscoli siano in tensione.
Smetti di stringere il suo braccio non appena chiudi a chiave la porta. Nessuno che possa ascoltare i tuoi segreti - o desideri un momento di solitudine con Sejanus in cui ogni cosa potrebbe succedere?
Sussulti.
Il pensiero di un secondo che ti sconvolge. Sei arrabbiato. Pensi che una tale domanda non dovrebbe assolutamente esistere.
Elimini ogni altra distrazione dalla tua mente e isoli l’unico elemento realmente importante.
Immagini la tua casa abbandonata e la tua famiglia sul ciglio di una strada. Un fotogramma che ti bagna gli occhi.
La signora nonna senza le sue rose e Tigris a stringersi in un cappotto troppo grande e le calze smagliate a mostrare la sua pelle candida.
Sejanus ha incrociato le braccia in segno di sfida.
Ti costringi a spiegarti con calma e senza abbassare lo sguardo.
“Ho ricevuto una lettera del Comune questa mattina. Presto la mia casa sarà perduta. La mia casa. Persa. E il buon nome degli Snow con essa.”
Ti accorgi che queste poche frasi hanno assolto il compito di dilaniarti. Non hai mai dovuto ammetterlo ad alta voce.
I tuoi problemi con il cibo - dettati dalla tua situazione di indigenza - sono stati compresi senza bisogno di esternarli. Le soluzioni ti si sono presentate in forma di doni e scambi tra amici. Nulla era stato mai espresso.
Una parte di te aveva continuato a credere di poter condurre due esistenze separate e che fosse giusto arrotolarti nelle pieghe delle bugie imbandite al mondo intero.
Ora hai parlato e da tali parole non puoi sottrarti. Sei segnato.
Lo sguardo di Sejanus sta già modificandosi - ha abbandonato i tratti spigolosi del risentimento e ha ricominciato a sorridere indulgente come un astro che riscalda della terra poco fertile.
Pensi di scorgere della commiserazione e senti il panico strisciare insieme al sangue nelle tue arterie.
“Come è possibile? Non esiste alcun problema, ci sono io, Coryo. Non perderai nulla, non preoccuparti, ma perché non me lo hai detto subito? Ci sono io, spiegami ogni cosa.”
Ha un tono concitato e sempre quel sentimento eccessivo negli occhi e tu sei confuso dal tormento interiore che si contorce su se stesso.
Questa era la chiave del tuo glorioso progetto. Da sempre era questo il tuo fine ultimo e la tua meta agognata. Letteralmente il tuo trionfo.
La ruota della sorte che conclude il suo ciclo e ti sorride. Senti anche i mormorii della signora nonna e il tono perentorio di tuo padre.
Gli Snow si posano in cima.
Ti senti un bambino spaventato e ti ricordi della voce spezzata di tua cugina Tigris - e del suo fazzoletto bianco e del suo abito nero in segno di lutto.
Tu eri al suo fianco, il volto asciutto.
Gli Snow si posano in cima.
Sei riuscito talmente tanto bene a circuire il ragazzo dei Distretti. Lo hai reso talmente tanto dipendente da te che ti donerebbe qualsiasi cosa. Si ucciderebbe per te - basterebbe passargli un pugnale e lui se lo infilerebbe tra le costole senza un solo fiato.
Pagherebbe ogni mese l’odiosa tassa sulla tua casa e tu saresti salvo e la tua reputazione intatta. La tua famiglia al sicuro e ben nutrita.
E così ogni cosa sarebbe al suo posto.
Con gli Snow che finalmente si posano in cima.

Percepisci uno strano prurito agli angoli degli occhi e la tua mente ode uno stridio di piatti gettati a terra e mondi distrutti.
Guardi le tue mani e ti senti sporco.
Tu senti uno strano grumo che ti scortica il cuore e una tensione tra le cosce.
Ricordi che saresti stato disposto a tutto pur di riconquistare i tuoi beni.
Pronto a lasciarti baciare.
Pronto a stenderti tra le lenzuola bianche della camera da letto di Sejanus e ad aprire le gambe come una volgare prostituta.
Ci sono stati giorni in cui hai fantasticato sulla tua reazione. Giorni in cui hai pensato che saresti stato impassibile mentre lui si sarebbe mosso sopra di te - dentro di te, con forza e poca grazia e grugnendo nelle tue orecchie.
Tu a guardare il soffitto. O con la faccia premuta contro il materasso. Le tue unghie conficcate nei palmi. Tu a pregare che la tortura avesse presto una fine. Dolore tra le natiche e sapore di bile a bagnarti le labbra.
Un martire con un corpo vergine da vendere ad un ragazzino stupidamente innamorato di lui.
Poi hai cominciato ad immaginare altro.
Ci sono stati giorni in cui hai pensato che sarebbe stato congeniale fargli credere di essere anche tu stupidamente innamorato. Che avresti dovuto essere partecipe all’atto e non con la mente racchiusa in una scatola sotto il letto.
Che tu avresti dovuto spogliare Sejanus lentamente, senza mai smettere un secondo di guardarlo negli occhi - bottone dopo bottone, prima la camicia e poi i pantaloni.
Ti saresti lasciato spogliare mentre lo avresti accarezzato dolcemente, come hai sempre immaginato a lui sarebbe piaciuto. Con i polpastrelli e le unghie a seguire la linea delle sue braccia, dei suoi fianchi, delle sue cosce.
Hai pensato ai baci lenti mentre sareste stati stesi fra le lenzuola e al modo in cui il corpo di Sejanus si sarebbe spostato sopra di te. Le sue dita che piano piano sarebbero entrate dentro di te e le tue mani che avrebbero stretto il lenzuolo mentre il tuo bacino si sarebbe inarcato alla ricerca del ritmo adatto.
Poi hai cominciato a immaginare cose diverse, a pensare che forse sarebbe stato meglio stringergli la schiena e sussurrargli frasi dolci - cosa farebbe un ragazzino innamorato? cosa desidererebbe un adolescente cieco d’amore?
Forse avresti potuto gemere senza vergogna e sussurrare il suo nome in una preghiera che lo avrebbe fatto impazzire. Continuare a ripetere il suo nome.
Oh, Sejanus, Sejanus, Sejanus, ti prego, Sejanus, Sejanus, ti voglio, ti prego, o Sejanus, Sejanus, Sejanus. Sejanus, ti prego, ti prego, sì, Sejanus, Sejanus, ti prego, sì, ti prego.
E poi saresti stato un balbettio incoerente.
Seguire ogni suo movimento. Gli occhi a roteare in direzione del soffitto e il mento verso l’alto, il collo esposto. Senza mai smettere di gemere.
Gli avresti chiesto di entrare dentro di te.
Carezze sul suo volto e baci tra le sopracciglia e sulle ciglia e le tempie. Dirgli di amarlo.
Le natiche esposte e lui che ti avrebbe sussurrato che voleva fare piano, che non voleva farti male, che mai ti avrebbe fatto del male.
I suoi gemiti sulle tue orecchie e il tuo corpo che lo avrebbe accolto e stretto. Il piacere sarebbe stato intollerabile.
Tu non lo avresti lasciato andare dopo l’orgasmo. Sarebbe stato impossibile tollerare la sua lontananza.
Ti amo. Glielo avresti detto. Le mani tra i suoi capelli e le labbra sulla sua mandibola. Lasciando che ansimasse sul tuo collo e che continuasse ancora a muoversi dentro di te - che prendesse tutto il piacere che era in grado di prendere.

Ti amo.
Sejanus che non sarebbe neanche stato capace di baciarti, le labbra arcuate in un gemito di gola, un grido muto che tu avresti raccolto tra i denti mentre lui si sarebbe mosso sempre più scoordinato, impacciato.
Il rumore di fianchi contro i fianchi e tu che glielo dici ancora e ancora. Ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo. Sejanus.
Tanta fatica sprecata.
Sejanus non ti sta chiedendo niente.
Sejanus ti ha anche rifiutato.
“Non accetto la tua elemosina. Sono in grado di salvare la mia casa da solo.”
Questo non sembra il progetto tanto ideato e su cui hai fantasticato. Queste non ti sembrano le parole corrette da pronunciare.
Sei conscio dell’errore che stai compiendo e non riesci a fermarti. Tu non puoi.
Sejanus lascia scivolare a terra la tua reazione rabbiosa e tende le braccia. Cerca di stringerti le mani - ma le tue mani sono sporche e tremano per il desiderio mentre le sue sono troppo candide.
“Lascia che io ti aiuti. Ci sono io, Coryo.”
Scosti le sue dita e ti abbandoni al dolore e alla delusione. Ti lasci trascinare dal pensiero di fargli del male e di ferirlo in maniera perversa. Di strappargli il cuore e di mangiartelo.
“Tu sei niente per me.”
E Sejanus ha gli occhi lucidi mentre stringe le tue mani che tremano. Le afferra e tu pensi di averlo graffiato per sbaglio - sei un animale, sei pericoloso.
“Lascia che io ti aiuti anche se sono niente.”
Cerca di abbracciarti e tu lo scosti con forza e compi due passi indietro con un tale slancio che la tua schiena colpisce la porta.
Sei basito. Esterrefatto. Contrariato.
Lo detesti e detesti il suo sguardo di compassione e il modo in cui stringe le labbra per non mostrarti quanto a fondo lo hai ferito.
O lo fa di proposito? Quale sorta di intruglio ha mescolato insieme al cibo? Forme di sentimenti?
Queste emozioni non sono mai state provate da me. Mai conosciute. Mi ha trasformato in una persona che non sono. E io ti odio. Ti detesto. Provo soltanto repulsione. Io ti odio! Sejanus Plinth. Stupido ragazzino dei Distretti. Io ti odio con tutto me stesso!
“Come puoi? Dimmelo. Come puoi non possedere neanche un briciolo di onore? Come puoi accettare tante umiliazioni?”
Ti allontani dalla porta - perché hai la schiena lì? sei davvero una preda caduta nella trappola?
Ma Sejanus sembra trattenersi dall’avvicinarsi a te. Su un bilico di passi mancati all’ultimo. Di troppi che sono stati già percorsi e tutti nella direzione sbagliata.
“Non considero umilianti le tue parole. Stai solamente esprimendo i tuoi pensieri. Dici qualcosa di reale, finalmente.”
Lo dice con un’accettazione tanto serafica da scombussolarti il cuore. Senti che ti ha gettato a terra una freccia spezzata in segno di resa e che la rabbia continua a gorgogliare. Cola nelle tue viscere e i tuoi pensieri perdono coerenza.
“E da quanto?”
Hai sputato la domanda con sdegno e Sejanus inarca le sopracciglia.
“Da quanto cosa?”
Sei tu. Tu ti avvicini.
Bastano pochi passi e sei lì ad inclinare il tuo viso nella direzione del suo. Senti il calore della sua cute e osservi le sue labbra. Lui sta osservando te.
Non ti eri mai accorto di quando i suoi occhi fossero scuri. Pensi che siano un riflesso dei pensieri che hai dentro di te - e che questo dimostra che lui appartiene a te e solamente a te.
“Da quanto tempo sei innamorato di me?”
Sejanus volge il capo di lato e posa una mano contro il tuo sterno - sul cuore? te lo sta strappando? te lo riduce in polvere?
“Basta, Coryo.”
Ma tu non puoi fermarti.
“Perché? Non sei stanco?”
E sei tu a circondare il suo collo con le tue mani, a immergere i polpastrelli nei suoi riccioli. Sposti il suo viso verso il tuo e ti avvicini alle sue labbra.
“Basta, Coryo.”
Gli baci la guancia. Mimi il modo in cui lui ti ha baciato l’altra sera e senti una scossa pervadere la tua schiena e ti senti potente quando percepisci che lo stesso tremore sta scuotendo tutto il corpo di Sejanus. Sei lì a sentire sulla lingua la sua pelle e premi forte con i denti.

Lui sprigiona tanto calore da scucirti un gemito. Lì, alla base della gola.
“Perché? Non sei stanco?”
Glielo ripeti e poi ti sposti sulla sua bocca e lo baci. Schiudi le labbra e Sejanus non si muove.
Il tuo corpo continua a tremare insieme al suo.
Ti senti stupido e patetico.
Le labbra di Sejanus sono serrate contro le tue - che intanto si muovono adagio e che lo baciano e che lo cercano e che assaporano.
Cerchi di essere dolce come hai sempre immaginato a lui potesse piacere.
Le tue labbra possono soltanto rimanere in superficie, sfiorare la sua carne screpolata e la cute ruvida tra il suo naso e la bocca.
Non ti sta baciando. Ti sta respingendo ancora.
Senti i pensieri spezzettati e la mente leggera. Senti la pancia calda e i piedi calpestare cotone.
Il suo sapore ti piace. Sei consapevole che ti piace e senti un peso gracchiarti nel petto.
Ti rendi conto che Sejanus non ti ricambia - che trattiene il respiro - e gli occhi ti si inumidiscono.
Le sue braccia stanno stringendo le tue spalle e senti che ti allontana. Ti distrugge.
Ti chiedi come possa umiliarti tanto.
Ti costringe a baciarlo - perché lui non ha il coraggio! e non lo avrà mai e così tu sei costretto a compiere il passo, sei costretto! - e poi ti rifiuta.
Ti rifiuta ancora.
“Che gioco stai giocando?”
Glielo domandi con rabbia e con la mente simile ad una tempesta di insetti stritolati da serpenti.
“Per me non è un gioco, Coryo.”
“Pensi che per me lo sia?”
“Penso che mi stai distruggendo e che non posso cedere oltre. Sarebbe la mia fine. Ho bisogno di fermare tutto questo. Di fermarti. Per quel minimo orgoglio che possiedo, io ho bisogno di fermarti. Basta, Coryo.”
Si può rimediare. Posso distruggerlo. Posso distruggere qualsiasi cosa si ponga tra me e te.
Le sue mani non ti stringono forte e tu puoi stracciare di nuovo la distanza. Scegli di mostrarti debole e fragile con parole ben studiate e su cui hai riflettuto a lungo.
Perché tu desideri demolire ogni sua estenuante resistenza. Desideri ammirare lo spettacolo di Sejanus che crolla ai tuoi piedi.
E desideri essere ricambiato.
“Quindi mi stai dicendo che ho frainteso tutto? Che questo sentimento non esiste e sono da solo?”
Sejanus si acciglia e tu ti agganci ad ogni sua emozione da poter utilizzare in maniera meschina. Da poter distorcere in nuove forme.
“Hai detto che sono niente, Coryo.”
Gli stringi leggermente il collo e pensi di urlare.
“Evidentemente ho mentito, Sejanus.”
“Potresti mentire anche adesso.”
Hai i suoi capelli tra le dita e ti contieni. Desideri strappare e tirare e poi calpestare i piedi e continuare ad urlare e provocarti dolore.
“Sejanus, tu mi hai respinto. Tu stai continuando a respingermi. In conclusione sono io niente, giusto? Sono uno stupido che si sta rendendo ridicolo. Mi stai trasformando in una persona sciocca e patetica e non mi piace. Sei tu che mi hai ingannato. Sei tu che non provi nulla.”
Lo guardi negli occhi mentre pronunci ogni sentenza con rancore e Sejanus dapprima ti sembra sorpreso. I secondi di un sospiro.
Poi comincia a ridere. La sua risata che ti pare isterica - completamente disperata.
Ti sconvolge. Non sai cosa fare.
Hai la sua faccia tra le mani e la sua risata ti sfiora i polpastrelli e noti che i suoi occhi sono lucidi e febbricitanti. Non sai cosa fare.
Cosa dovresti fare? Cosa significa questa reazione?
D’istinto posi la fronte contro la sua e da lì il suo riso si trasforma in pianto.
“Hai osato chiedermi da quanti anni. Da quanti anni, da quanti anni. Che domanda indegna, Coryo. Come se tu non lo sapessi. Come se non lo sapessimo entrambi.”
Lo sai. Ma hai bisogno di fingere.
“Sei in errore, Sejanus. E mi stai gravemente insultando.”
Sejanus piange e scuote il capo con forza, con disperazione.
“Tu non mi ami e non mi amerai mai. Ti scongiuro, fermati. Non posso continuare a resisterti. Sono ingenuo. Ho tante speranze e tu non puoi alimentarle. Sono stupido e disperato e solo. Sei il mio migliore amico, non distruggermi.”
Le tue labbra hanno una contrazione involontaria di sdegno. Nasce nuovamente in te l’urgenza di soffocarlo.
Le sue lacrime cadono sulla sua bocca e desideri ancora urlare. La frustrazione e la stanchezza ti colpiscono e segui l’istinto.
Le tue mani stringono con maggiore forza il suo viso e con gesti veloci dei polpastrelli gli cancelli le tracce di pianto. Una fatica inutile dato che non si contiene e le sue guance si bagnano insieme alle tue dita e al tuo polso.
Sejanus piange in silenzio con una disperazione da martire e tu lo baci.
Un bacio a stampo. Uno schiocco di labbra contro le sue. Un solo secondo o forse due.
Le sue labbra si sono schiuse e ti hanno ricambiato, premendo forte - quando ti sei allontanato il suono limpido dello schiocco ti ha strappato un peso dalle spalle.
Lo osservi continuare a piangere e senti l’impronta del suo sapore sulla bocca.
Lo baci ancora.
Un altro bacio a stampo, un altro schiocco di labbra. Sette secondi o forse dieci. Poi perdi il conto e non ti interessa altro.
Le sue labbra si sono schiuse e hai sentito la sua lingua cercare la tua. 
Sejanus stringe il tuo viso tra le sue mani e dei gemiti ti hanno scosso - erano i suoi, gli piace baciarti.
Puoi sentire il suo sapore e godertelo.
Puoi assaporare meglio e sentire il modo in cui stomaco e addome si contraggono.
Sejanus non ti permette di respirare. Hai la schiena contro il muro e il tuo corpo bloccato dal suo.
Lui ti bacia. Con forza e dolore. Ti bacia male.
Non ha mai baciato nessuno oltre me.
Lui ti bacia senza alcun controllo e tu cerchi di riottenerlo. Non ci riesci. Cerchi allora di seguire il suo ritmo e non ci riesci. Tutto inutile.
Sembra si stia immergendo in ogni parte di te.
La tua bocca sanguina e le tue ossa stridono.
Puoi soltanto ricambiarlo e continuare a ricambiare ogni tocco di labbra e lingua e denti. Geme e ti costringe a lunghi momenti di apnea. Geme e dice il tuo nome con voce spezzata - non sai se per il pianto o per il piacere.
Ti sta baciando come un condannato a morte. Ti sta baciando come se tu fossi il solo amore che abbia mai conosciuto.
Tu sussurri il suo nome come se fosse al contempo una maledizione e una preghiera.
Lo stai stringendo. Ti lasci stringere.
Il tuo capo ha sbattuto contro il legno della porta e non ti importa. Sejanus è lì a proteggerti il cranio con la sua mano, lì a macchiarsi la bocca del tuo sangue, a sfiorare il tuo ventre con il suo.
Ti congratuli con te stesso per il modo in cui stai fingendo. Ti congratuli per il modo in cui stai simulando sentimenti tanto intensi. E per come lo hai distrutto. Per come sei stato in grado di farti ricambiare.
Non ti senti stupido o patetico, non adesso.
Sei il vincitore - e lo pensi anche mentre ti rendi conto che inganni costantemente tutti ma nessuno più di te stesso.

Sejanus interrompe il bacio.
Ti baciava ansimando mentre il suo desiderio continuava a strusciare contro la tua coscia e poi interrompe ogni cosa.
Hai la vista sfocata ma riesci a scorgere il modo in cui solleva il viso verso l’alto e riesci a notare che sta ancora piangendo. Che tra i gemiti e i baci e i morsi lui ha continuato a piangere. Che un singhiozzo lo ha costretto a staccarsi dalle tue labbra. Che ha smesso di trattenersi e ti sta crollando tra le braccia.
Nasconde il suo viso contro il tuo collo e tu sei bloccato tra il suo peso e la porta.
Siete entrambi senza respiro e immergi le mani nei suoi capelli nel blando tentativo di calmarlo - e per calmare te stesso e il movimento del tuo sterno che si alza e si abbassa alla ricerca di aria e di compostezza.
Senti le labbra gonfie. E senti le labbra di Sejanus sulla tua clavicola.
Ti sta dicendo qualcosa o balbetta a se stesso mezze frasi tra lacrime e singhiozzi.
Hai dei fischi nelle orecchie e la vista ancora offuscata. Sono suoni e parole confuse.
Sai solo che sta soffrendo e che non ti piace.
Sai solo che lui ha fatto ogni cosa per te e che tu non riesci mai a fare nulla.
E che non ti piace. Questa sensazione non ti piace.


                                                                                                                         ***************



Il giorno seguente scopri che Sejanus ha pagato la tassa immobiliare e che ha salvato la casa della tua famiglia. Un intero anno saldato.
Leggi il documento e tocchi il timbro del governo con mano tremanti. Lasci la ricevuta sulla scrivania della camera di Tigris.
Che almeno qualcuno sia felice qui.
Ti dirigi in salotto e mentre senti il rimbombo solitario dei tuoi passi cominci a piangere di rabbia, di vergogna.
Sei adirato per non essere stato ascoltato e sei furente per il senso di appagamento che provi.
Componi il numero di casa Plinth e stringi la cornetta fino a spezzarti le ossa delle mani.
Hai lo sterno in subbuglio e sei furioso.
Il telefono continua a squillare e poi ti risponde Sejanus.
Senti la sua voce serena. Il suo tono scevro da angoscia e preoccupazione. Pensi al timbro del comune e alla consistenza del plico di fogli che ti hanno consegnato e sei posseduto.
Tu inizi a snocciolare delle frasi terribili con una calma da far tremare il mondo intero.
Tu gli riversi la tua totale frustrazione e non gli concedi di parlare - di scusarsi o di arrabbiarsi o qualsiasi cosa nel mezzo di questa strada.
Gli dici che non sei una puttana e poi ti penti, pensi al cibo che non avrai più e pensi a tua nonna senza i dolci e poi ti arrabbi ancora di più.
Ti ha baciato piangendo, come se fosse una rovina baciarti. Ti ha baciato, ha pianto tra le tue braccia e poi ti ha lasciato da solo, facendoti sentire sporco e sbagliato.
Così Sejanus ha dato un prezzo al bacio scambiato, forse pur di pulire la sua coscienza.

Tutto quel denaro per uno stupido bacio di sangue, lacrime e muco.
Ti senti sporco.
Sai che stai distruggendo il tuo progetto per orgoglio ferito. Che stai demolendo un piano efficace per tardivo onore e amor proprio.
Saranno stati cinque minuti di crudi insulti e ti sono sembrati durare in eterno. Ti vergogni più di prima.
Sejanus sta parlando concitato e tu non lo ascolti. Stai piangendo e lui deve aver sentito le incrinature del tuo tono altrimenti per quale ragione chiederti di non piangere.
Ti sta dicendo di aspettarlo. Che sta correndo a casa tua. Gli dici di no.
Pensi alle camere spoglie e alle mura scrostate e alle mattonelle rotte. Tante trecce di polvere e scarsa luce che rendono asfissiante ogni angolo. Non puoi nascondere la tua indigenza - tanto sfacciata e crudele, un urlo in faccia.
Gli dici di no e Sejanus non ascolta e dice che ha bisogno di parlarti, comincia a pregarti - per favore, Coryo, ascoltami.
Tu senti un lieve tremore nelle sue parole.
Gli dici di no.
Poi posi la cornetta del telefono e ti rendi conto di quanto il mondo intorno a te sia eccessivamente silenzioso.
Penso sia finita tra me e Sejanus.
E con questo pensiero ti perdi ad osservare un punto lontano.


                                                                                                               ***************


Hai chiamato Sejanus di venerdì pomeriggio.
Sabato e domenica ti sei rinchiuso in casa e non sei riuscito a mangiare nulla.
Hai pensato al cibo che non avresti più portato a casa e hai scelto di lasciare le tue porzioni a Tigris e alla signora nonna.
Poi non saresti stato in grado di ingurgitare qualcosa senza la sensazione di soffocare e senza il desiderio di rigettare ogni boccone.
E non ci sarebbe stato Sejanus a raccoglierti i riccioli intorno alla nuca e a pulirti le labbra con una pezza bagnata.
Hai razionato anche i sorsi d’acqua.
Hai ceduto tutte le tue coperte a tua cugina - che corpo fragile squassato da tanta tosse.
Hai lasciato che di notte il freddo ti penetrasse nelle ossa mentre stringevi il portacipria di tua madre.
Non ti sei reso conto della febbre. Non ti sei reso conto del dolore allo sterno. Pensavi fosse la bile. Ti concentravi sulle fitte all’addome.
Non ti sei neanche reso conto di aver saltato due giorni di scuola - quando lunedì e martedì erano sorti e trascorsi?
Ti sei perso in un dedalo di incubi e dormiveglia e non eri in grado di scorgere la strada di casa. Perso a percorrere miglia di un labirinto senza uscita. Un circolo infinito intorno allo stesso orizzonte dell’universo.
Poi Sejanus ti ha svegliato.
Hai schiuso le palpebre di piombo e hai scorto il suo volto sopra di te. Hai pensato che fosse un altro sogno.
Cosa altro avresti dovuto credere?
I suoi tratti erano della stessa consistenza di quando sei crollato tra le sue braccia.
Lontani e sfocati. Belli.
Ti sei chiesto se ti stesse guardando con commiserazione. Non lo avresti tollerato.
Hai sollevato il braccio per scostare i ricci dalla sua fronte e ancora hai sbagliato. Le tue dita hanno trovato le sue labbra e hai detto il suo nome con dolcezza.
“Sejanus.”
Il suo sguardo si è spezzato.
“Coryo, sei uno stupido.”
Hai riso e Sejanus ha posato la sua fronte contro la tua spalla e le sue labbra contro il tuo collo. Le sue braccia ti stringevano piano.
La tua coscienza ha perso presa sul mondo circostante e ha ricominciato a sprofondare. Ti sei addormentato sentendo il cuore di Sejanus battere contro il tuo e pensando che ti piaceva.
Ti piaceva che il suo cuore fosse al sicuro. Nascosto da qualche parte tra le costole di entrambi.
E con nessuno capace di portartelo via.


                                                                                                                         ***************




Senti i rumori di casa tua che bisbigliano al tuo orecchio e poi un polpastrello che ti sfiora la guancia come il fantasma di una carezza.
“Coryo, svegliati.”
Sbatti le palpebre e deglutisci a fatica. La febbre ti ha trasformato la bocca in un arido deserto.
Sul comodino accanto al tuo letto noti un piatto ricolmo di brodo e Sejanus seduto su una sedia sgangherata. Ha degli abiti borghesi e un’espressione preoccupata e stanca.
Sarebbe bello chiedergli di non guardarti anche con quel cipiglio di delusione.
Mugugni e cerchi di issarti a sedere. Sejanus prontamente si alza ad aiutarti e tu rotei gli occhi. Te ne penti subito a causa del dolore alla testa e cerchi di acciuffare colori e forme di senso compiuto.
Lasci che il tuo corpo sia manovrato dal suo, mostrandoti accondiscendente - come se una parte di te non avesse progettato tutto questo in un cieco delirio.
Senti le sue mani sul tuo corpo e il suo fiato sulle tempie e sai che hai compiuto ogni singolo passo pur di giungere a questo.
Lo sai. Smettere di mangiare e poi dormire senza coperte in pieno inverno. Qualsiasi cosa pur di ammalarsi e far preoccupare Sejanus.
Quale altro modo possibile esisteva pur di stringere tra catene e ceppi i rapporti sfilacciati con una persona che hai terribilmente insultato in un momento di orgoglio pugnalato e sanguinante?
Hai le sue braccia intorno alle tue spalle e posi la tua fronte contro la sua. La promessa di qualcosa. E respiri.
Le tue labbra sfiorano le sue e Sejanus te le nega. Un gesto brusco che elimina i contorni sfocati delle tue percezioni.
Pensi di crollare sulle lenzuola e di non rialzarti.
“Ogni tuo rifiuto mi sembra una coltellata.”
Lo sussurri con un tono roco e Sejanus dirige nuovamente lo sguardo su di te, attento.
“La mia intenzione non è ferirti.”
Sorridi con leggerezza.
“Non mi sembra.”
“Mi hai detto delle cose orribili, Coryo. Non mi hai neanche permesso di spiegarmi e ti sei ridotto in questo stato.”
Deglutisci con rabbia. Non ti piace essere esaminato così a fondo dal suo sguardo indagatore - come se conoscesse ogni tuo pensiero e ogni piano da te attentamente escogitato.
Come se tu non fossi tanto scaltro come hai sempre creduto.
“Ti ho baciato. Hai pianto tutto il tempo.”
Lacrime e sangue e muco.
“Perché mi hai spezzato il cuore.”
Tu mi hai tolto la ragione.
“Come?”
Sejanus non trattiene una smorfia delle labbra e si nasconde tra le spalle alzate.
“Mi hai fatto rendere conto che da te accetterei anche le briciole e che sono senza amor proprio. Ti ho chiesto di non darmi speranze e me ne hai date fin troppe. Mi hai rovinato.”
Cerchi di intervenire e lui non te lo concede. 
“Coryo. Coryo. Sono tuo amico da quando ho otto anni. Da quando ci siamo incontrati nel giardino della scuola e mi hai teso la mano. Tu sei sempre stato diverso con me. Gentile. L’unico compagno di classe che mi trattava bene e che mi ascoltava. Che sembrava vedermi e considerarmi una persona. O che almeno riusciva a tollerare la mia presenza. Per me era abbastanza. Mi sono sempre sentito estremamente fortunato e felice che Coriolanus Snow fosse mio amico. Il mio migliore amico. Il mio Coryo per cui avrei fatto di tutto. Sei stato l’unico motivo per cui ho scelto di non lasciarmi uccidere da Capitol. Sei la mia casa. Tu lo sei. Non i distretti o la mia famiglia. Tu. E sapevo che non avresti mai ricambiato questo mio sentimento.

Da dieci anni ti osservo e ti conosco. So come ragioni e ho compreso come consideri il mondo. Basi tutta la tua esistenza su strategie. Strumentalizzi le situazioni, sfrutti i punti deboli delle persone, aspiri ad ottenere il massimo, pretendi di ottenerlo, ponderi ogni decisione in base ad un tuo tornaconto personale. Sei cinico e calcolatore. Lo so. Lo so e i miei sentimenti non sono mai cambiati. Stupidamente ho creduto di riuscire a respingerti. Ho pensato di poter mantenere intatto qualcosa di me.”
Tu non riesci a pensare. Tu non riesci a guardare niente altro se non i suoi occhi. Senti solamente il suono delle sue parole e la sensazione del suo fiato  sulla tua bocca.
“E non ci sono riuscito, Coryo. Come avrei potuto? Mi sembra troppo patetico adesso. Io ti amo. Io sono disperatamente innamorato di te da dieci anni. Ho sentito le tue labbra sulle mie e ho pensato di morire. Ti amo troppo e ti amo da troppo tempo. Ti amo da sempre.”
Hai uno strano grumo che ti solletica la gola e noti che le tue mani hanno ricominciato a tremare. Sejanus continua a parlarti e tu non sai a quale frase aggrapparti.
“Non posso tollerare che tu soffra. Desidero che tu stia bene. Che tu possa mangiare sempre, dormire al caldo e non perdere la tua casa. Che tu possa essere in salute e felice. Con me o senza di me non ha importanza. Puoi detestarmi e chiamarmi feccia dei Distretti e comunque farò in modo che tu e la tua famiglia abbiate sempre la dispensa piena. Il mio amore per te non ha condizioni.
Credere che tu potessi ricambiarmi sarebbe stato distruttivo. Ma adesso non importa più. Della mia salvezza non mi interessa nulla. Ho scelto te e il mio cuore si è spezzato.”
Sejanus si stacca da te e tu senti un vento gelido riempirti le membra e soffiare tra le tue costole.
Lui riavvicina la sedia al tuo letto e ti porge il piatto di brodo.
Come puoi non rovesciarlo sulle lenzuola con le tue mani che non smettono di tremare? Con le tue dita che cercano il suo calore?
“Mangia. Si sarà raffreddato.”
Consideri pesante sollevare il cucchiaio ma lo fai. Consideri asfissiante il modo di monitorarti di Sejanus ma lo lasci fare. Consideri quanti errori ci siano nelle sue frasi e come tu non avessi mai considerato Sejanus tuo amico fino a pochi mesi fa ma non riesci ad esprimerti. Ti domandi se sia il caso di correggere tutti i suoi pensieri e le sue assurde credenze. Ti domandi come sia possibile reagire in questo modo alle sue esternazioni.
Sapevi del suo amore.
Di lui che era semplicemente stato un noioso compagno di classe che non volevi infastidire e di cui sì, tolleravi la presenza.
Gli altri ti schernivano per la tua attitudine a non pronunciare mai una parola cattiva contro il ragazzo disadattato dei Distretti. Nessuno poteva immaginare che le sussurravi dentro di te. Nessuno avrebbe mai potuto credere che tu lo invidiassi. Profondamente e dolorosamente.
Per quanti anni hai odiato l’ingiustizia della sua ricchezza e della tua povertà?
I suoi completi su misura, i suoi abbondanti pranzi al sacco, il suo possedere un autista personale. Giorni e anni trascorsi nella bambagia e nell’assenza di reali problematiche da affrontare.
Lui era tanto solo e tu tanto corroso dal rancore.
Gli parlavi sperando di ottenere qualsiasi forma di guadagno. Ti mostravi buono e disponibile pur di non inimicarti la sua facoltosa famiglia.
Poi hai cominciato ad essere calamitato da lui e da qualcosa dentro di lui che era in grado di attirare il tuo interesse e di intrufolarsi tra i tuoi pensieri. In sussulti di terrore hai riempito la tua mente di insulti e di immagini distorte e piani con obiettivi meschini da raggiungere.
Hai soffocato la gelosia.
Hai sperato che Sejanus continuasse a trascorrere le sue giornate in solitudine. Hai cominciato a temere che potesse allontanarsi da te. Hai scelto di allontanare persone da lui. Hai compiuto ogni gesto in tuo potere per tessere catene di piombo tra le vostre clavicole.
E ora non sai chi ha le certezze sbagliate.
“Se io lo ammettessi ad alta voce, il tuo atteggiamento cambierebbe?”
Ingurgiti in maniera rapida il brodo e cerchi di non bagnarti il mento.
“Cosa dovresti ammettere?”
Posi il piatto vuoto sul comodino e il tintinnio del cucchiaio ti scuce parole che non dovresti pronunciare.
“Che il tuo sentimento risulta essere ricambiato.”
Lo hai detto senza guardarlo. Hai mantenuto lo sguardo fisso sul piatto e ora non sai su che punto spostarlo. Sejanus non sta rispondendo e il silenzio ti sta logorando.
Dì qualcosa.
Dopo pochi secondi ti accorgi che sta stringendo con dolcezza le tue dita tra le sue e lì si posa il tuo sguardo. I suoi polpastrelli stanno accarezzando le tue nocche e la dolcezza del gesto ti serra lo stomaco.
“In questi ultimi giorni credo di aver completamente perso la ragione. Nessuna tua notizia, le tue assenze in accademia. Continuavo a chiedermi cosa fosse giusto fare. Se mi fossi presentato a casa tua non avrei rispettato le tue richieste, lo sapevo, ma se stavi male? Cosa potevo fare? Ero talmente disperato che ho pensato di impazzire.”
“Cosa è cambiato?”
“Mi ha chiamato Tigris.”
Tua cugina? Tua cugina ha chiamato Sejanus?
“Cosa ti ha detto?”
Senti una carezza sul dorso della mano e qualcosa di strano scuoterti i pensieri. Circospezione. Paura.
Sejanus sta sussurrando piano piano.
“Mi ha detto che stavi male. Che non mangiavi da quattro giorni e che avevi la febbre. E che nel sonno continuavi a ripetere il mio nome. Che era l’unico suono che non smettevi mai di ripetere.”
Schiudi le labbra.
Ti sembra che ti abbiano tolto il respiro.
Cerchi aria e non puoi, sei immerso nell’acqua gelida. Le tue palpebre si chiudono e ti chiedi se il mondo stia crollando addosso a te e quanto immobile tu possa restare.
Sejanus. Tutti i tuoi sogni e i tuoi incubi.
Hai un dolore acuto che si insinua tra i battiti del tuo cuore e che scorre fino alla base della tua testa, costringendoti a spalancare gli occhi.
Sei vulnerabile. Esposto come un corpo spezzato e calpestato. Pieno di ematomi e ossa rotte. Cieco e con le mani giunte in preghiera.
"Sejanus, ascoltami-."
“Coryo, mi basta.”
Hai troppi suoni nella tua testa. Non riesci a distinguere alcuna parola o significato.
“Cosa hai detto?”
Glielo domandi con un filo di fiato. E Sejanus posa una mano sulla tua guancia.
“Mi basta. Va bene così.”
Ma a te no. Non ti basta.
Sono le ginocchia a tremare. La tua pancia contratta su te stessa e le costole che si sono serrate in muro gelido contro cui il tuo cuore batte e batte e batte fino a lasciarti delle note amare in bocca.
Sejanus allontana le sue dita dal tuo viso e tu non lo accetti.
Scosti le lenzuola e sposti le gambe fuori dal letto, i piedi a terra e tu seduto sul ciglio del materasso. Tutto eccessivamente di fretta. Il portacipria di tua madre che cade a terra e quel rumore limpido ti percorre la linea della schiena.
Ha detto che il suo amore per te non ha condizioni. Ma tu sai che un amore ricambiato assicura maggiori sicurezze - che sia un riflesso o che sia reale non ha importanza.
Lui deve credere fin dentro le ossa e il sangue e l’anima che tu lo ami. E tu devi smettere di cercare spiegazioni ad ogni singolo tuo gesto - basta chiederti se stai fingendo, lo sai che stai fingendo, tutti questi sentimenti sono solo la replica di quanto hai osservato negli altri, giusto?
Gli copri le guance con entrambe le mani, a coppa, e poi smettila di guardare le sue ciglia o di notare il modo in cui ha schiuso le labbra. Hai tutto il corpo teso verso il suo, ancora immobile sulla sedia sghangherata della tua camera.
Lui ti cinge i polsi e le sue dita coprono le tue vene e sembrano ascoltare il tuo battito.
“Ti amo, Coryo.”
Siete fronte contro fronte.
“Sejanus.”
“Il mio Coryo.”
Un sottile senso di panico si impadronisce di te e tu sei stanco, sei esasperato, sei senza forze. Sejanus ti sta guardando e siete aggrappati l’uno all’altro e tu da mesi cammini in circolo tra i tuoi pensieri fuggendo da te stesso e sei esausto. Sejanus ti sta guardando sorridendo e tu sei arrabbiato, tu sei disperato e tu sei consapevole che il mondo ti ha tolto tutto da quando sei nato e che adesso non puoi accettare ti sia sottratto nulla di tuo.
E Sejanus è tuo.
Lo comprendi e lo accetti - gli angoli degli occhi che bruciano e un groppo in gola.
Sejanus è tuo e tu non permetterai a nessuno di allontanarlo da te.
“Sejanus. Penso di essermi innamorato di te.”
Senti una risata e il tuo corpo steso tra le lenzuola. Un battito di ciglia e le spalle di Sejanus non ti permettono di scorgere il soffitto e le macchie di muffa.
Il suo cuore che batte furioso contro la tua cassa toracica spalancata - ci sono licheni, ci sono vermi e forse anche bozzoli di ragnatele e insetti.
Lui da te non si allontana.
"Penso di amarti davvero."
Come hai potuto rovinarmi tanto.
Pensi di chiederglielo ma le sue labbra sono sulle tue.
E tu muori.







Angolo autrice

Partiamo dal principio! Ho letto numerose fanfiction su AO3 in cui Sejanus scopre dell'indigenza di Coryo a causa di un suo svenimento e poi inizia a inviargli regolarmente del cibo, per aiutarlo. Una storia in particolare (che adesso non riesco più a trovare sul sito, ma successivamente posterò il link) era dal POV di Sejanus, che osserva impotente Coryolanus dimagrire e bere solo acqua, fino a quando non sviene vicino ad una fontana. Si fa trovare al suo capezzale in infermeria e lo spinge a mangiare, Coryolanus stupito di non essere giudicato per la sua povertà e così finisce. Io ho ripreso questa trama base (davvero un must appena entri nel mondo fandomico di Coryo/Sejanus), ma soprattutto per un motivo terapeutico. Nel momento in cui ho letto di Coryolanus che cercava di placare i crampi allo stomaco con l'acqua mi sono ricordata di me stessa, della mia terribile estate in cui ero pelle e ossa e cercavo di ingannare la fame riempendomi la pancia di mille liquidi diversi. Io stessa sono svenuta e sono stata costretta a delle flebo ricostituenti in ospedale. Per questo motivo ho sentito l'esigenza di riprendere questa trama e scriverla dal punto di vista di Coryolanus, per una motivazione terapeutica personale. Poi questi due hanno preso il sopravvento. Sono una coppia che amo tanto, troppo. Non snaturare Coryolanus è estenuante, non so quanto sia riuscita a mantenerlo IC, ma davvero ci provo in ogni modo da cinque mesi. Ho amato il film, i personaggi, tutto. E il titolo l'ho ripreso dal verso della canzone di Lorde che apre la storia. Vi ringrazio se avete letto fino a qui, spero possa esservi piaciuto il mio racconto. Fatemi sapere, le storie vivono nella mia testa per troppo tempo e ho tanto bisogno di dialogo! Grazie mille.

   
 
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