I LIVE IN HOLOGRAM WITH YOU
The
men up on the news
They try to tell us that we will lose
But it's so easy in this blue
Where everything is good
And
I'll never go home again
(Place the call, feel it start)
Favourite friend
(And nothing's wrong, when nothing's true)
I live in a hologram with you
We're all the things that we do for fun
(And I'll breathe, and it goes)
Play along
(Make-believe it's hyper real)
But I live in a hologram with you
Buzzcut Season, Lorde
“Non
hai fame, Coryo?”
Che
domanda inconsistente.
Ti
attanaglia lo stomaco e ti restituisce un rigurgito di bile sotto la
lingua.
Tu ci potresti affogare nel tuo veleno da serpente, con i denti stretti
stretti e la lingua sfregiata in due dall’acido verdognolo.
L’audacia. Desideri
urlare e strapparti le viscere.
Come
osa rivolgerti un tale quesito? Proprio a te che hai patito la fame.
Proprio a te che non mangi da giorni e che hai un dolore indicibile
all’addome.
Un dolore che si propaga ai muscoli e che li intorpidisce. Li trasforma
in debole gelatina modellata da tozze dita di un bambino.
E
la testa. Ti sembra che la linfa ti sia estratta con dei bisturi dalla
corteccia e che si raccolga sulla base dei tuoi talloni, simili a dei
ceppi estremamente pesanti.
Un
piatto di riso e uno spezzatino di carne.
Questo
cibo osa schernirti beffardo dal piatto e tu sei sul limite di un filo
sottile di follia. Stai cominciando ad immaginare che sarebbe
divertente gettare il vassoio sul pavimento della mensa. Sorrideresti
per il modo in cui lo spezzatino sarebbe macchiato da polvere e ciuffi
di capelli.
Certamente i tuoi compagni di corso sarebbero impressionati dal tuo
gesto. Con il fiato sospeso e un crudele commento sulle labbra. La
bocca arcuata in segno di sfregio.
Ti
dissoci dalla tua sciocca fantasia e ti rendi conto di come saresti
giudicato.
Coriolanus
Snow che ha perso la sua compostezza e il suo equilibrio mentale.
Loro
giudicherebbero te e non ti piace.
Sei
tu a giudicare gli altri.
Ma
Sejanus Plinth ti osserva dall’alto. In piedi, accanto al tuo
tavolo. Tu sei seduto con il mento all’insù e non
ti piace neanche questo. Non ti piace sentirti in una posizione di
essere umano subalterno a qualcun altro - e soprattutto rispetto a Sejanus.
Lasci
andare il suo sguardo preoccupato che non ti piace. Lo lasci andare
come se fosse una stupidaggine di cui non puoi curarti.
Tu
afferri con grazia la tua forchetta e infilzi con minuziosa attenzione
un cubetto di carne.
Il
sugo fuoriesce, bagna le patate dolci. E tu sei costretto a trattenere
un rigurgito che ti corrode la gola.
“Ho
mangiato molto a colazione, Sejanus.”
Una
frase di congedo che sarebbe stata ben intesa da chiunque, ma
evidentemente non da un ragazzo proveniente dai Distretti.
Mancanza
di formazione umana adeguata. Inesistenza di garbo sociale e di senso
del pudore.
Sejanus
Plinth prende posto dinanzi a te e continua ad osservarti con un modo
di fare che distrattamente cataloghi come pensoso e poi penoso.
Si
morde il labbro superiore e tu ti accorgi che nessuna sproposita
ricchezza sarebbe mai sufficiente al fine di coprire e mascherare con
rifinimenti dorati la sua umile origine sociale.
“Sei
pallido, Coryo.”
Ingoi
un boccone di patate e carota insieme e subito dopo sorseggi un goccio
d’acqua che possa placare le crude risposte che vorresti
scagliare contro il ragazzo dei distretti.
Lo
ripeti costantemente nella tua testa.
Ragazzo dei distretti. Pronunciare
il suo nome tra i tuoi pensieri sarebbe intimo e non ti piace.
Il
modo in cui ti chiama. Coryo - come se foste amici o come se
foste intimi e familiari, quando non siete nulla e nulla mai sarete.
“Sei
diventato il mio medico personale, Sejanus?”
Dell’ironia
al vetriolo camuffata da una risata beffarda e da un altro boccone di
carne che ti costringi a masticare nonostante le fitte allo stomaco.
Sorridi benevolo e stringi con maggiore forza le posate. Un gesto che
Sejanus nota e che incupisce la sua espressione.
Puoi andartene? Sono
parole che saresti ben contento di pronunciare. Sfortunatamente hai
un’educazione da seguire pedissequamente.
Non
si comporta come un animale un distinto cittadino di Capitol City.
“Sono
tuo amico. E sono preoccupato.”
E
tu pensi che io ti ritenga mio amico?
Il
dolore nei suoi occhi sarebbe corroborante.
Totalmente
e indicibilmente entusiasmante.
“Non
c’è nulla per cui essere preoccupato. Godo di
ottima salute.”
Concludi
la frase e lo stomaco si stringe intorno a se stesso con una tale forza
che tu tossisci e ti copri la bocca con il dorso della mano. Pezzetti
di cibo ti sporcano il polsino e lo sguardo di Sejanus si intristisce
fino a trasformarsi in lacrime a stento trattenute.
Che vergogna, pensi.
Tutte
queste emozioni teatralmente esposte.
Quanto
sei disdicevole.
“No,
Coryo. Non stai bene.”
Tu
stai bene.
Il
tuo corpo ha patito la fame. Ha troppa fame.
Dunque
non riesce a trattenere il cibo.
Non
risulta un’equazione tanto complessa.
Giungi
a credere che addirittura i bestioni dei Distretti sarebbero in grado
di comprendere una banale situazione del genere.
Dovresti
mangiare in maniera regolare. Dovresti riabituarti al cibo - al suo sapore e al suo odore.
Non
sarebbe un compito impossibile da compiere, solamente lungo e tedioso. Molto
dispendioso.
Se
soltanto tu avessi il denaro necessario. Se soltanto tu avessi la
ricchezza dei Plinth.
Non
ci sarebbe nessuna problematica nella tua esistenza monolitica di torre
d’avorio.
Un
semplice pensiero di carta velina nella tua mente. Facile da strappare
e da ignorare, quasi da calpestare. Facile da manovrare a tuo
piacimento e da rimodellare in infinite forme.
Invece
sei costretto ad ammettere che il tuo benessere consta in una facciata
ben congegnata a cui tu stesso ti sei assuefatto.
Tu
stai bene.
Hai
lo sguardo concentrato ad osservare il soffitto della tua camera e
contieni lo strazio nelle costole che non ti permette di abbassare le
ciglia. Conti le macchie di muffa sul muro e scorgi delle immagini.
L’intonaco sta continuando a staccarsi e ti chiedi quanto sia
marcio il legno delle travi.
Sapore
di acido tra i tuoi denti e le narici.
Tu
starai bene.
Sejanus
continua a seguirti.
Ha
iniziato a sedersi vicino a te ad alcuni corsi e a chiederti con
insistenza come tu stia.
Ti
osserva con insistenza e temi che il tuo viso sia troppo emaciato o che
intraveda i lividi blu che sporgono oltre il polsino della tua
camicia.
Suona
la campanella e Sejanus ti dice che siete amici da tempo e che puoi
dirgli qualsiasi cosa.
Ma
siete amici?
Condividere
dei pasti e presentare dei progetti scolastici insieme non si assimila
al concetto di amicizia.
Ci sono infiniti momenti in cui lo disprezzi,
in cui condanni le sue origini e le schernisci.
Potrai
anche conoscere diverse sue abitudini e sapere cosa pensa, ma solamente
perché ti sei tanto abituato a tollerarlo da esserti
assuefatto alla sua presenza intermittente - ma basta.
Hai
mantenuto una cortese distanza.
Ti
sei sempre concentrato sulla tua famiglia e sui tuoi calcoli.
Basta
questo - perché Sejanus
continua sempre e comunque a cercare soltanto te, nessuno si
avvicinerà mai a lui.
E
non ti chiedi come questo pensiero possa tranquillizzarti
tanto.
Ti arrotoli tra le lenzuola e ti stringi l'addome dolorante.
Un
errore di calcolo.
Capita.
Pensi
questo mentre sei sdraiato sul letto dell’infermeria
dell’accademia e Sejanus Plinth piange al tuo capezzale.
Realmente
non si vergogna?
Un
errore di calcolo e ben presto una futura emicrania a causa di questo
stupido ragazzo che si ostina a credere di essere tuo amico.
Bere
tanta acqua è stata una strategia non funzionale. Ora ne sei
certo.
La
lezione di educazione fisica ti stava comprimendo lo stomaco e le tue
gambe hanno cominciato a formicolare. Un calo di zuccheri che non eri
sul momento in grado di gestire.
Era
distante la mensa per agguantare una bustina di saccarosio da infilare
sotto la lingua. Eri nel panico e hai agito d’istinto.
Hai
preso una bottiglietta d’acqua e l’hai svuotata in
pochi sorsi. Hai sentito lo stomaco cominciare a gonfiarsi e i crampi
placarsi. Hai compiuto un respiro pieno e ti sei sentito meglio.
Finalmente nessun dolore. Hai
respirato pace e hai iniziato a tendere le labbra in un sorriso.
Una
sensazione durata pochi secondi.
Un
altro respiro e poi tutto che precipita.
Lo
stomaco ha ricominciato a contrarsi intorno al nulla e
l’acqua a gorgogliare - la nausea a molestarti e a farti
sputare saliva.
I
giri di corsa hanno peggiorato il tutto.
Ti
sei diretto in spogliatoio con una scusa sussurrata a denti stretti e
nel bagno comune hai rigettato tutti i liquidi ingeriti. Ti sei
inginocchiato a terra dato che i conati continuavano a strozzarti il
fiato senza darti tregua. Lo stesso suono dei conati ti induceva a
rigettare e strozzarti e rigettare.
E
lui ti ha seguito.
“Coryo?”
La
rabbia di essere stato scoperto in una situazione tanto intima e
delicata ti ha sconvolto i sensi. Hai sollevato da terra il tuo corpo
molle e gli hai chiesto di andarsene.
La
testa eccessivamente leggera e le membra senza consistenza. Il cuore
nelle orecchie e il petto tanto contratto da farti credere in un
infarto. Hai mormorato il suo nome e lì hai compiuto un
errore di calcolo.
Pensavi
che bastassero due passi per raggiungere la panchina e sdraiarti. La
tua vista non ha ben inquadrato lo spazio circostante: erano quattro o
cinque i passi, a gamba tesa.
Invece
tu hai contato uno e due e così ti sei mosso e lì
sei crollato. Le ginocchia hanno ceduto e tu non hai trovato il legno
ad accoglierti. Le braccia di Sejanus si sono strette intorno al tuo
corpo.
Lui
si è inginocchiato a terra insieme a te e la tua testa era
sulle sue cosce e tu hai notato che non riuscivi a decifrare il suo
sguardo a causa di quei suoi riccioli che gli coprivano gli occhi.
Hai
sollevato la mano e mosso le dita per spostarli.
C’è
pietà?
Un
altro errore di calcolo.
Hai
spostato i suoi ricci e gli hai sfiorato le labbra che si muovevano
nella forma del tuo nome.
Mi
guardi con compassione? Preoccupazione? O sei soddisfatto di scorgermi
indifeso e debole?
Le
sue gambe erano morbide e le sue braccia hanno impedito alla tua
schiena di toccare il pavimento. Eri in una gabbia - in
un suo abbraccio che a mente fredda hai giudicato disdicevole e
umiliante.
La
tua mano crollata a terra e la tua coscienza evaporata in bolle nere da
cui sei fuoriuscito con garze ai polsi e una flebo attaccata al braccio.
Ti
sei accorto di essere in infermeria e hai cominciato a sudare
a causa del panico.
Cosa
avrà mai raccontato per spiegare il mio increscioso
incidente? Con chi ha parlato? Quanto ha sproloquiato?
Ti
accorgi del silenzioso pianto di Sejanus e arrovellandoti nel tuo
rancore ti convinci di esserti svegliato a causa sua.
Tossisci
e lui si scuote dalle sue lacrime e da dei pensieri che gli appannavano
lo sguardo.
Se
tu ne fossi in grado lo compatiresti.
Lui
si avvicina e ti stringe la mano con cui gli hai sfiorato le labbra.
Ti
imponi di non muoverti.
“Come
ti senti?”
Hai
bisogno di sapere.
“Cosa
hai raccontato?”
Un
orologio ti ticchetta in testa e sei certo di non avere ancora molto
tempo.
Sejanus
non si asciuga le lacrime e ti osserva con estenuante preoccupazione.
Un
atteggiamento che tua nonna giudicherebbe teatrale e che tenterebbe di
cancellare con la sola arma dell’indifferenza.
“Ti
senti meglio?”
Ma
tu hai bisogno di sapere.
“Che
cosa hai raccontato?”
Sejanus
non risponde subito e tu potresti urlare.
"Sejanus. Che cosa hai raccontato?"
“Un
colpo di calore. Possono capitare.”
Un
colpo di calore.
Poche
parole che tratteggiano una spiegazione ampiamente plausibile. Semplice
e lineare e pulita. Possono capitare dei colpi di calore.
Ti
siedi meglio sul letto e adagi la schiena sul cuscino. Possono
capitare.
“Sì.
Possono capitare.”
Eppure
Sejanus non smette di osservarti. Non crede alla bugia imbellettata che
ha - contro ogni previsione - ben confezionato.
Lui
attende.
Sicuramente
adesso desidera estorcerti informazioni, confessioni e condivisioni che
tu sei ben lungi dal consegnargli.
Cerchi
di regolare il battito del tuo cuore e ti accorgi che la sensazione di
pesantezza alla base del collo sembra essersi allentata. Non percepisci
dolore alle tempie e la tua fronte si sta distendendo. Con la coda
dell’occhio osservi la flebo e pensi sia un intruglio di
vitamine e integratori.
Ti
riscuoti non appena Sejanus ti stringe un po’ più
forte la mano. Ti eri dimenticato ti stesse stringendo il dorso e ti
domandi distrattamente come hai potuto tollerare tanto il suo calore.
Ti
sciogli dal suo laccio e lui si perde. Si lascia sommergere
dall’oceano delle sue domande senza risposta e dalla sua
eccessiva angoscia.
Pensi
sia sul punto di domandarti altro. Pensi sia sul punto di chiedertelo.
L’opulenza
degli Snow non esiste più?
E
pensi sia sul punto di saperlo. O che lo sappia.
Non
mangi perché non puoi?
Eppure
non proferisce parola.
Il
suo corpo teso verso di te si riposiziona contro lo schienale della
sedia e con uno strano sguardo - così risoluto,
così non da Sejanus -
afferra lo zaino posato a terra e lo apre con gesti bruschi.
Tutto in
lui ti appare brusco e rozzo.
Estrae
un incarto con del cibo e lo posiziona sulle sue ginocchia.
Quelle
sue gambe morbide e il modo in cui ha lasciato che la tua testa si
reclinasse all’indietro.
Scarta
le confezioni e ci sono dei panini e dei biscotti. Sembra valutare le
alternative e opta per i biscotti. Il suono della plastica stracciata e
di alcune briciole che sfuggono ti confondono i pensieri.
Stranamente
ricordi la sensazione delle sue labbra sulle tue dita. Che cosa
strana.
Ti pizzicano ancora i polpastrelli. Forse hai bisogno di
dormire e di riposare.
Sejanus
spezza un biscotto in due e ti cede una mezzaluna.
“Iniziamo
dal dolce. Una parte io. Una parte tu.”
Pensi
che sia impazzito e il tuo sguardo rispecchia il tuo giudizio poco
lusinghiero.
“Mangia,
Coriolanus. Una parte io. Una parte tu.”
Coriolanus.
Hai
un formicolio agli angoli della bocca nel sentirgli pronunciare il tuo
nome. Osservi dall’esterno te stesso e il modo
d’automa con cui afferri la tua porzione di biscotto e la
metti sotto i denti e inizi a masticare.
Sejanus
mangia la sua parte e tu deglutisci e percepisci lo stomaco che
ricomincia a contrarsi e come la bile ti infastidisce la lingua.
Sejanus
spezza un altro biscotto e ti porge una nuova porzione e tu continui ad
afferrare e a masticare con calma e a deglutire con fastidio.
Sejanus
spezza dieci biscotti e tu ne mangi la metà di ognuno e alla
settima porzione la bile smette di infastidirti il palato e lo stomaco
si placa in un fastidio tollerabile.
Sejanus.
Sejanus, Sejanus. Lo detesti.
Il
pacchetto di plastica vuoto ti schernisce e tu hai briciole sparse
sulle coperte mentre lui agli angoli della bocca.
“I
panini sono ripieni di carne e verdure. Sono una specialità
di Ma.”
Quanta
e cotale ingiustizia. Tanto benessere ad un ragazzino senza
proprietà di linguaggio e tanto buon cibo ad una famiglia
dal lignaggio inesistente. Le dita di Sejanus sono unte quando ti porge
la tua porzione e tu mastichi pane e risentimento mentre il tuo stomaco
si quieta e ti informa di essere soddisfatto.
Ti
pulisci le mani con alcuni dei fazzoletti sopravvissuti alle manate
d’olio di Sejanus e ti vergogni di aver ceduto e aver
mangiato tutto quel cibo senza proferire una parola di opposizione.
Hai
la sensazione di essere un ragazzo ridicolo e di essere stato tradito
dal tuo stesso corpo e dalla tua mente - ma poi ti rassicuri di averlo
fatto per manovrare Sejanus, per convincerlo a non raccontare niente a
nessuno riguardo al tuo incidente, per giostrarlo come una marionetta
nel tuo gioco sottile, perché tu sei lo stratega e non il
burattino.
Lui
sta ingurgitando l’ultimo boccone e tu ti schiarisci la voce.
“Sejanus.
Questa mattina non ho fatto colazione e lo spogliatoio da sempre mi
risulta claustrofobico. Io mi sento bene-“
“Dovresti
cenare a casa mia questa sera.”
Ti
ha interrotto impunemente e sei sconvolto dalla sua audacia.
Condividere il cibo con te gli ha fatto dimenticare il suo posto nella
scala sociale dell’intera Panem.
“Prego?”
“Dovresti
cenare a casa mia questa sera. Ho parlato tanto di te, sono anni che
non faccio altro. Ma desidera conoscerti. Poi lei ama
cucinare.”
Intuisci
conclusioni di ragionamenti e macchinazioni di patti da suggellare.
Più di ogni altra cosa noti la sua falsa e ostenta calma - gli tremano le dita e il suo
sorriso cordiale maschera un doppio gioco che sveli con uno sguardo
annoiato.
Desidera
accertarsi che io mangi e ha scelto la mia salute come pegno da pagare
in cambio del suo silenzio.
E
sai i sentimenti che prova nei tuoi confronti e ti senti potente nella
consapevolezza di poterli utilizzare a tuo favore - sempre con il corpo chino nella
tua direzione e alla ricerca di un contatto, con la mano che ti sfiora
il polso e lo sguardo teatrale di un innamorato che non sarà
mai ricambiato.
Puoi
accettare una cena da Sejanus Plinth.
Tu
potresti tollerare il ragazzo dei Distretti, Sejanus.
Ma
hai sempre detestato la sua sfacciata ricchezza e l’orrore
delle sue origini.
Un
ragazzino di umile estrazione sociale arricchito dall’impero
bellico costruito dal padre.
Ingiustamente
privilegiato e con troppa passione a scorrere tra i tendini dei suoi
muscoli.
Poi
oltre al danno la beffa.
Sejanus
odia la sua esistenza. Ha sempre disprezzato il sistema di Capitol e ha
sempre avuto poca considerazione per il denaro. Con il pensiero fisso
al suo Distretto e alla sua infanzia felice tanto tristemente spezzata
dal trasferimento forzato.
Queste
parole ti ha sussurrato un pomeriggio di tanti anni prima e tu sei
stato costretto a trattenerti dal tirargli un pugno.
Otto
anni e si compiangeva mentre tu eri affamato e di nascosto osservavi il
suo pranzo al sacco.
Seduti
da soli sulle altalene del giardino della scuola mentre raggi di luce
disegnavano giochi di ombre sulle sue guance ambrate. Guardava il
terriccio incolto con un broncio imbarazzante e tu eri rigido al suo
fianco e gli tendevi una mano.
Mi chiamo Coriolanus Snow.
Un
gesto pericoloso.
Nessuno
si sarebbe mai accostato a Sejanus.
Feccia. Ecco
cosa gli dicevano.
Feccia
dei Distretti.
E
tu mai. Tu ti sei presentato e hai guardato con parco interesse il suo
sorriso e poi la sua mano che stringeva la tua.
Era
stata educazione la tua. Un errore che ti ha costretto a dieci anni di
amicizia indesiderata.
Seduto
in macchina con Sejanus non sai bene cosa dovresti provare.
Un
misto di ansia e vergogna e strani pensieri incoerenti.
L’autista
non proferisce una parola e Sejanus si sta osservando le mani posate in
grembo.
Ti
schiarisci i granelli di sabbia in gola e lui si volge nella tua
direzione.
Non
sei contento di questo prolungato silenzio e blateri una frase
qualsiasi. Qualsiasi cosa pur di non sentire questa strana ansia
soffocante di uno spazio troppo ristretto e lui troppo vicino.
“Bene.
Come hai trascorso questa giornata, Sejanus?”
Pensavi fosse una domanda inocua, non prevedendone il risultato.
Sejanus
che sorride, con le labbra e con i denti. Con gli occhi.
Perso un secondo ad osservarti con questa espressione tanto felice e
poi una serie di parole e racconti che fluiscono dalla sua bocca, senza
interrompersi mai.
Sei
colpito da una sensazione ancora peggiore della precedente. Sei
stranito dal suo buon umore e ti soffermi troppo a notare il movimento
delle sue mani, il tono entusiasta della sua voce.
E
quando inizia a parlare ti rendi conto che non glielo avevi mai chiesto.
Una
domanda tanto banale. Patetica e di circostanza. Una domanda che hai
espresso cordiale a conoscenti e sconosciuti.
Come
hai trascorso questa giornata?
Ma
tu non lo avevi mai chiesto a Sejanus.
Ti
stendi sul tuo letto e le macchie di muffa e condensa ti accolgono dal
soffitto.
La
luce sul tuo comodino tremola e tu hai sonno ma non riesci ad
interrompere il flusso dei tuoi pensieri. Sei sempre stato
così - un essere ossessivo e compulsivo
in grado di rovinarsi con le sue stesse mani.
Non
sai bene come siano trascorsi tanti mesi da quel giorno in infermeria e
da quell’esistenza di digiuno e privazioni e stenti. Rimembri
la fatica della dissimulazione e il dolore muscolare che non ti
abbandonava mai e che non ti permetteva di camminare senza incunearsi
tra i tuoi passi.
Ti
era impossibile la quiete mentale e il riposo fisico. Terrorizzato da
una possibile perdita della tua reputazione. Stanco ogni oltre
possibile espressione umana.
E
ti sembrano i ricordi di una persona lontana da te. Di
un’esistenza abbozzata e in bianco e nero. Purtroppo conosci
la motivazione.
Preferisci
non pronunciare ad alta voce certe spiegazioni - meglio tacere e immergerti in un
silenzio ostinato.
Pensarci
ti rende irrequieto.
Hai
consapevolezza e tanto basta.
Sbuffi
con mala grazia e le labbra ti si arricciano in una smorfia preoccupata.
Ormai
ogni sera sei a cena da Sejanus.
La
prima volta hai odiato il lusso della sua casa e ti sei lasciato
stringere dalla sua Ma con uno sguardo stoico e perso nel vuoto - nel tragitto in macchina Sejanus
era stato capace di causarti un atroce mal di testa a furia di mille
racconti e mille riflessioni.
Hai
mangiato con estrema lentezza, attento a non nausearti e a non
rigettare il cibo.
Sejanus
ti osservava ad ogni morso e avresti voluto conficcargli una forchetta
in un bulbo oculare. Libero di cenare senza il suo fastidioso modo di
monitorare che non era discreto e non era sicuramente a modo.
Libero
dalle sue azioni in grado di scioccarti e di generare centinaia di
pensieri contraddittori nella tua mente.
Hai
sempre sentito di dover tenere Sejanus a debita distanza, una distanza
di sicurezza. Poi non ti sei mai soffermato a riflettere sul motivo.
Chi
doveva essere al sicuro? Che male avrebbe potuto compiere Sejanus?
Quella
sera hai attribuito tutto alla stanchezza e alla fame e ti eri
ripromesso di ricominciare con il tuo atteggiamento di gelido distacco.
Posate
le forchette nel piatto eri pronto a percorrere la via del ritorno
accompagnato da dei fastidiosi sensi di colpa. Tu con lo stomaco pieno,
ma Tigris e la signora nonna?
Qualcosa
c’era nel tuo sguardo. O nulla si spiega. Sejanus ha
nuovamente sconvolto ogni tuo piano senza che tu pronunciassi una
parola.
Ha
chiesto a sua madre di impacchettare del cibo per la tua famiglia e di
aggiungere anche i suoi biscotti al burro d’arachidi dato che
erano stati tanto graditi - Coriolanus sarebbe
così contento di poter fare colazione con i tuoi biscotti,
mi ha detto che sono i più buoni che abbia mai mangiato.
La
contentezza incontenibile della signora Plinth ha tracciato un fascio
di luce nella tua disperazione. Ha delineato in maniera chiara e nitida
un progetto nella tua mente, un proposito
da realizzare a qualsiasi costo.
Era tuo il dovere di mantenere una stretta amicizia con una tale
benestante famiglia. Forgiare un legame e strappare loro doni e
ricompense. Ricrearsi dalle ceneri. Quindi
tu eri costretto a legarti a Sejanus Plinth. Semplicemente per il bene
e il sostentamento dei tuoi cari.
Posso
farcela. Posso fare in modo che la fortuna sia a mio favore.
Sejanus
ti ha accompagnato all’androne della sua dimora e prima che
tu ti allontanassi con le tre buste piene di cibo ti ha posto una
domanda.
“Sei
stato bene questa sera?”
Sarebbe
stato scortese affermare che non era stato piacevole mangiare e nel
mentre ascoltare i racconti lacrimosi della frugale e tanto onesta
condotta di vita nel Distretto due.
Che
le sue occhiate ti avevano innervosito oltre ogni dire e che ad un
certo punto la bile si era inerpicata lungo la tua gola e tu eri stato
costretto respirare a fondo pur di non rigettare.
Parole
che eri cosciente non avresti pronunciato nonostante il desiderio di
sconvolgere l’espressione speranzosa sul suo viso. Sarebbe
stata solamente una soddisfazione passeggera.
E
non sarebbe stato congeniale al tuo piano.
Che
la fortuna sia a mio favore.
“Sì.
Sono stato bene.”
Sejanus
aveva annuito e sorriso.
“Bene.
Ti aspettiamo domani sera allora.”
E
così la tradizione aveva avuto inizio.
Percorrendo
strade senza ciottoli e strade dai mattoni dorati la tua stessa
rinascita si era scossa tra le ceneri e i diamanti. Lo sai anche tu.
Mesi
di agio non cancellano anni di sofferenza.
Non
sei ancora in grado di dimenticare lo strazio dell’abituarsi
nuovamente al cibo. Come ci siano stati dei giorni in cui hai
allontanato da te il piatto della colazione per gli strani crampi
mattutini del tuo stomaco. Come alcuni odori fossero eccessivamente
forti per il tuo olfatto e come alcuni pasti serali siano stati un
tormento da sopportare al pari di un martire.
Denti
stretti e lingua tagliata e sapore di sangue. Fitte tanto profonde da
dilaniarti sia la mente che il corpo.
In
alcuni casi hai rigettato il poco cibo ingurgitato a fatica, chino a
terra nel bagno privato della camera di Sejanus. Lui che ti tamponava
la fronte e che ti allontanava i riccioli dalla bocca. Una terribile
umiliazione che ha bruciato i tuoi occhi con una foga maggiore dei
succhi gastrici.
“Lascia
che io ti aiuti. Stai calmo, Coryo, stai calmo.”
Sei
fiero di non aver mai perso la compostezza e di avergli stretto la mano
soltanto durante il primo incidente. Durante il tuo secondo crollo hai
scostato con rabbia le sue dita tese.
Non ho bisogno del tuo aiuto.
Glielo hai detto tra i conati e nelle pause in cui riuscivi a respirare.
Vattene, non ho bisogno di te.
Lui
non se ne è mai andato.
“Sono
qui, Coryo, sono qui. Ti prego, calmati.”
Nonostante
i tuoi atteggiamenti ingrati ti ha sempre aiutato a rialzarti da terra.
Una presa ferrea da cui non saresti stato in grado di liberarti - stai diventando una serpe
stretta intorno ai miei fianchi, Sejanus.
In
tutti i casi hai borbottato di avere un principio di influenza. Non sai
spiegartelo. Hai continuato a fabbricare false giustificazioni. Forse
l’abitudine.
In
ogni occasione Sejanus ha annuito senza mostrarsi minimamente convinto - lui non ti crede mai, non crede
a nessuna delle tue parole.
In
un altro increscioso incidente hai rigettato solamente acido e hai
sentito le tue membra alleggerirsi e la bocca tremare. Non eri in grado
di alzarti da terra e puntini neri si erano ammassati nella periferia
del tuo sguardo.
“Coryo,
hai le labbra bianche. Stringiti a me, occhi aperti. Coryo,
parlami.”
Ti
ha trascinato presso il lavabo e ti ha slacciato i polsini e messo le
mani sotto l’acqua ghiacciata. Le vene dei tuoi polsi grosse
e blu. Le mani di Sejanus che coprivano le tue lunghe dita pallide.
“Parlami,
Coryo. Torna da me.”
Il
tuo corpo ha ceduto ancora.
Seduto
sul cornicione della sua vasca da bagno hai posato la fronte contro il
suo addome mentre Sejanus mormorava parole su un calo di zuccheri e su
qualcosa da prendere in cucina per aiutarti.
“Non
mi lasciare.”
Lo
hai biasciato sulla sua pancia e una mano tremante di Sejanus si
è immersa tra i tuoi capelli, le sue labbra contro la tua
fronte e poi sulla tempia destra. Forse non lo hai detto. Forse era
solo un pensiero delirante mai pronunciato ad alta voce.
Ti
ricordi dei suoi abbracci ad ogni tua caduta e di come non lo hai
scostato e di come hai cercato il contatto del suo corpo e poi tenti di
modificare il tragitto dei tuoi pensieri.
Non
ti piacciono. Provi opaca vergogna.
Non
rientra tra i tuoi desideri pensare alla sensazione della pelle calda
di Sejanus.
Fastidiosa. Troppo calda e sudata e diversa
dalla mia.
Tenti
di riflettere su altro. Per esempio su come la fortuna abbia
ricominciato a girare al pari di una ruota e su come ti stia lentamente
posando in cima. In una maniera adeguatamente sciocca.
Banale
e non degna di grandi menzioni e attestati.
Semplicemente
ogni sera tu ceni dai Plinth e ogni sera i Plinth preparano del cibo
per te e per la tua famiglia.
Sejanus
ti segue ad ogni pranzo dell’accademia e ha iniziato a
sedersi accanto a te ad ogni singolo corso. Un brutto anatroccolo che
cerca le orme di chi gli getta briciole di pane.
Una
seccatura tollerabile considerando il benessere di tua nonna e di tua
cugina Tigris.
Tu
stesso hai lentamente cominciato a rinvigorirti con tre pasti al giorno.
La
mente maggiormente lucida e il corpo in forza. Lo stomaco senza
continue contrazioni o fitte da dover controllare. Nessuna smorfia da
dover camuffare.
Elenchi
i vantaggi di una tale amicizia ogni mattina in cui ti guardi allo
specchio e ti elogi per le azioni meschine che stai compiendo.
Non
hai a cuore i sentimenti di Sejanus - ti stai semplicemente
maggiormente abituando alla sua costante presenza, stai compiendo degli
esercizi di tolleranza.
Ha
dei toni ironici che ti scuciono delle risate dalla bocca. I tuoi
compagni lo tormentano e lui sorride. Risponde loro con frecciate
contornate da spine e allora sei tu a sorridere al suo fianco.
Lui
esprime costantemente le sue opinioni e non teme il giudizio altrui. Ha
un alto senso morale che ti nausea e cominci a contare le mattonelle
dell’aula nei momenti in cui inizia a lamentarsi delle
ingiustizie perpetrate da Capitol e dell’orrida natura degli
Hunger Games.
Ma
tu ascolti questi suoi ragionamenti e ti detesti. Come detesti il suo
modo di contenere a stento le emozioni. Ti mostra quando si preoccupa o
quando si adira o quando si rasserena. Non ti nasconde nulla e sembra
incapace di mentire.
Si
rende conto di ogni tuo singolo cambiamento e percepisce fin troppo
bene le emozioni che stai provando - come quando ha scoperto la tua
paura dei tuoni, troppo simili ai suoni delle bombe, e con incertezza
ti ha stretto la mano e tu lo hai lasciato fare.
Ti
annoia constatare che gli permetti tanto contatto fisico. Che tu cerchi
del contatto fisico da lui e che non tolleri che Sejanus possa parlare
o ridere o scherzare con chiunque non sia tu.
Ti
annoia il pensiero che tu stesso hai cominciato a cercarlo. Lo attendi
fuori dall’aula per percorrere insieme a lui i tragitti in
corridoio.
Un
passo dinanzi a lui e sempre distaccato dinanzi agli altri
compagni.
Ma mormorii a mezza bocca hanno cominciato a circolare nonostante la
tua altera postura.
Che
sei troppo vicino al ragazzo dei Distretti.
Che
avete atteggiamenti da amanti.
Hai
riflettuto a lungo e scelto di ignorare certe farneticazioni.
Modificare bruscamente le tue abitudini con Sejanus avrebbe significato
confermare i pettegolezzi mentre tu avevi bisogno di continuare questa
recita - certamente si tratta di una
recita, è solo una messinscena di falsa amicizia e
benevolenza.
Quindi
tu continui a chiedergli di studiare insieme in biblioteca. Continui a
scegliere un tavolo lontano e ben nascosto, così da potergli
chiedere suoi pareri sulle lezioni e per commentare con bisbigli
sottili le abitudini dei vostri compagni.
Ti
piace ascoltare le sue schiette considerazioni.
Ti
piace osservare il colore della sua pelle rischiarato dalla luce della
candela del tavolo di lettura. Dopo ore la cera si abbassa e i diversi
angoli del suo viso sembrano mostrare diverse sfumature in base alla
potenza della fiamma.
Ti
piace soffiare sullo stoppino e sollevare il viso tra i riccioli di
fumo e scorgere il viso di Sejanus, lo sguardo tanto concentrato su di
te e le labbra impercettibilmente schiuse.
Una
sera ti ha detto che sei bello.
Quei
capelli e quegli occhi. Sembri un angelo.
Poi
ha subito riso e cercato di smorzare la tensione.
Ma
tu hai visto il modo in cui ha morso il suo labbro inferiore. Come a
volersi far del male per aver detto troppo.
Le
tue riflessioni stanno deragliando - te ne accorgi come di un
groviglio di aculei che solletica la coda del tuo occhio.
Pensi
a lui.
Di
come sia stato in grado di insinuarsi con forza nella tua mente e tra i
tuoi pensieri ossessivi. Di come sia capace di sottrarti le tue poche
forze e di rimanere incuneato nella tua coscienza con frasi che non
riesci a sradicare dalla tua memoria e con gesti che si infilano tra le
tue costole e sprofondano nelle tue vene.
Ti
sta rovinando. Il tuo piano ti si sta ritorcendo contro e ti senti in
trappola.
Pensi
a lui, nella tua mente dici il suo nome.
Tu
non ti accorgi mai di fare delle smorfie antipatiche durante le
spiegazioni di alcuni professori e Sejanus le scorge e ride. Tu
riassumi un’espressione composta e gli sussurri di fare
silenzio. Poi sorridi e non ne comprendi il motivo.
Cosa
altro dovresti pensare?
Con
Sejanus ti sembra di essere immerso in un ologramma in cui esistete
solamente in due - tu e lui e nessun altro mai.
Per
anni hai compiuto ogni azione possibile per scongiurare questa
situazione.
Poi
ti sei adagiato sul pensiero di poter sfruttare la sua infatuazione e
lui ha cominciato a stritolarti tra le sue spire.
Ti
piace ascoltarlo. Ti piace il modo in cui ti guarda. Ti odi quando ti
lasci contagiare dalla sua risata. Ti odi quando lo cerchi tra la
giacche rosse dei tuoi compagni.
Lo
sfiori durante le lezioni noiose e c’è una strana
tensione nel tuo addome, in basso - il
mignolo che si muove da solo a cercare la sua mano e che poi si
allontana, tu che sei insoddisfatto.
Lo
cerchi e ti ripeti che Sejanus deve credere che siete realmente amici o
non potrai usufruire dei guadagni di questa relazione amicale. Lo
cerchi e non per senso di solitudine o perché apprezzi la
sua compagnia - e non per la certezza di poterti
fidare di lui.
Cancelli
questa consapevolezza dalla tua mente e la sostituisci con altro.
Utilitarismo.
Ecco
cosa ti sussurri ogni notte negli istanti che anticipano i tuoi sogni
agitati e che inizi anche adesso a ripeterti a bassa voce. Strappi con
foga le immagini che si attorcigliano nella mente e tra le ciglia.
Estirpi gli aculei dalla tua anima.
Sejanus
che ti stringe la mano nella quiete della sua camera, Sejanus che ti
versa il miele nel té, Sejanus seduto a terra, con le gambe
incrociate e un sorriso sulla bocca mentre ti dice ‘sono
felice soltanto quando tu sei felice’.
Non
esiste niente.
Senti
un peso nel crogiolo del tuo sterno e le costole aprirsi. Sei spezzato.
Sei rovinato.
Sejanus
che posa la fronte contro la tua spalla. Sejanus che ti sussurra che
sei la sua casa.
Costole
rotte a terra e il tuo cuore che palpita sangue e crudeli maledizioni.
E
tu. Tu che chiudi gli occhi e gli stringi i fianchi.
Semplice
utilitarismo.
Hai
calpestato foglie rosse sui ciottoli di Capitol e i mesi sono trascorsi
fino a sbiadire in opache diapositive. Ti accorgi che stai cambiando e
che hai iniziato ad acquisire un diverso tipo di considerazione tra i
tuoi compagni.
Sei
sempre osservato e con poca discrezione.
Sfogli
distratto la pagina di un libro e Sejanus scribacchia sulle sue
pergamene. Pensi che stia stringendo con troppa foga la sua penna e hai
il corpo teso per aprire il palmo della sua mano. Pensi che non siete
al vostro tavolo nascosto e che i tuoi compagni potrebbero maggiormente
fraintendere. Ti costringi a non muovere il tuo corpo e ti immergi
nella corrente dei tuoi pensieri - per
distrarti e per non compiere alcun gesto stupido.
La
tua mente si quieta non appena scorgi Clemensia guardarti con
insistenza. Con lo sguardo basso ti soffermi a riflettere sul fatto che
sei sempre stato considerato attraente. Con
i riccioli biondi e gli occhi azzurri.
Sei uno Snow e il tuo nome ha sempre ingentilito ogni possibile spigolo
del tuo corpo filiforme.
Ma
tu ora mangi. Il tuo corpo ha cominciato a cambiare e di conseguenza le
ragazze della tua classe hanno iniziato a notarti maggiormente.
Ed
ecco gli sguardi, ecco la scarsa discrezione.
Lo
consideri un fastidio e lo aggiungi ad una corposa lista che appunti
mentalmente.
Ogni
ragazza che tenta di approcciarsi a te genera delle reazioni
spropositate in Sejanus - e tu sei un essere umano esausto.
Per
esempio adesso.
Sarebbe
un pomeriggio tranquillo trascorso insieme in biblioteca. Scrivete un
tema e sfogliate manuali, prendete appunti.
Ma
non appena senti il rumore dei tacchi di Clemensia riconosci anche i
contorni della tragedia in preparazione.
Lei
muove dei timidi passi intorno al tuo tavolo e richiede la tua
attenzione. Osservi Sejanus che continua a stringere con troppa forza
la penna e la tua mano si flette e poi richiude a pugno.
Ti
obblighi a non sfiorare le sue nocche - potresti far scorrere le tue
dita sulle sue e distenderle con delicatezza e lasciargli liberare la
penna dalla sua morsa.
Pensi che spezzerà quella penna.
Comprimi
me tra le tue spire e lascia andare il resto.
Il
tuo sguardo si posa su Clemensia e lei non ti concede neanche il tempo
di ricambiare il suo saluto. Senza ulteriori giri di parole ti chiede
un appuntamento.
E
tu senti la tensione di Sejanus. Come tutte le altre occasioni in cui
una ragazza ti ha fatto una simile richiesta.
La
senti nelle sue spalle contratte e nel suo respiro trattenuto. E
percepisci del potere nei secondi in cui ponderi la richiesta di
Clemensia e valuti i pro e i contro.
Ti
domandi se sia una ragazza capace di suscitare un minimo il tuo
interesse o se desideri legarti alla sua famiglia. Sai già
che i contro sono di numero superiore, ma non riesci ad esimerti
dall'analizzare e ponderare la situazione.
Non
riesci a spiegarti il motivo di queste strane processioni se realmente
tutti considerano te e Sejanus una coppia - che non siete, certo che non lo
siete.
Cominci
a credere che sia una trappola.
Ma
Sejanus ha le guance rosse e gli occhi lucidi. Sembra respirare senza
fare alcun rumore.
Ti
sistemi sulla sedia e scegli di rifiutare Clemensia con garbo.
Stiracchi delle scuse pretestuose e un sorriso di circostanza. Lei si
allontana con una smorfia di disgusto e supponi che il supplizio sia
concluso. Che errore.
Sejanus
ha ormai smesso di studiare. Ti nasconde la sua espressione e tu pensi
che sia importante, che dovresti vederla - tu devi conoscere tutto di
Sejanus, ogni cosa di Sejanus è tua.
Dopo
pochi minuti comincia a grattarsi la nuca e sfregarsi le palpebre e a
tenersi la testa tra le mani. Trascorsi novecento e cinquantasette
secondi la tua pazienza si estingue.
“Cosa
succede?”
Getti
fuori le parole come noccioline sgusciate di cui doversi sbarazzare
presto.
“L’hai
rifiutata a causa mia?”
E
la sua domanda diretta ti coglie impreparato.
La
richiesta di Clemensia non ha suscitato in te lo stesso effetto. Fingi
che non sia un elemento a cui prestare attenzione. Fingi sempre con te
stesso e senti un principio di nausea e angoscia.
Una
parte dei tuoi pensieri inizia a sprofondare nella tua coscienza mentre
le guance di Sejanus sono arrossate e gli occhi di un nero intenso.
Comprendi
che si sta arrovellando in sentimenti contrastanti e in parte lo
compatisci.
“E
cosa c’entreresti tu?”
Sottoponi
la domanda con calma e con chirurgica attenzione a scandire ogni
lettera.
E
ti chiedi come sia possibile non riuscire a nascondere alcun
sentimento. Quanto possa realmente resistere un essere umano senza
alcun istinto di sopravvivenza. Lo consideri paradossale e contro le
leggi della natura.
Basta
osservarlo.
La
freccia del tuo quesito sembra colpirlo fisicamente al petto e la sua
bocca si muove nel vuoto senza riuscire ad articolare una risposta.
Senza poter liberamente esalare il dolore che lo ha colpito. Riesce
soltanto a pronunciare questi gruppi di sillabe strascicate.
“Niente.
Non mi riguarda.”
E
poi si rintana nel suo mutismo fino all’ora di cena.
Sceglie
di non parlarti e di guardarti a malapena.
Il
suo atteggiamento ti esaspera. Per te studiare si trasforma in
un’impresa impossibile e durante la cena non sei neanche in
grado di mangiare il tuo dolce preferito.
Un
prurito doloroso alla cute ti infastidisce. Sicuramente una reazione
allergica alla sua maleducazione. Lui non parla. Lui non parla.
Lui
non ti guarda.
Sejanus
lascia che il silenzio sia colmato dalle chiacchiere della sua Ma.
Bifolco.
Non
parla. Non ti guarda negli occhi.
Sejanus,
ti detesto. Parla.
E
niente.
Una
cocente rabbia ti scalda lo stomaco e il cioccolato ti brucia la gola e
inacidisce la lingua.
Lui
non parla. Lui non ti guarda.
Ti
senti invisibile e ti ricordi di un tuo sogno ricorrente, desiderando
rigettare il pasto.
La
stessa Ma si accorge della strana tensione tra di voi e sceglie di
lasciarvi soli con delle scuse. Non ha senso.
Lui
non parla. Lui non ti guarda.
Poco
dopo la conclusione della cena Sejanus ti accompagna
all’androne e tu perdi la tua compostezza di ragazzino
annoiato e indifferente al mondo circostante.
Sei
sfibrante. Come puoi non rendertene conto?
“Perché
non parli?”
Sejanus
ha il coraggio di mostrarsi scosso e tu desideri colpirlo con uno
schiaffo.
“Cosa
dovrei dire?”
“Tu
parli sempre.”
Le
buste piene di cibo sono un monito che scava la cute delle tue dita - non perdere l’amicizia
con Sejanus o perderai il sostentamento per te e per la tua famiglia.
Sono
un peso che ti sta consumando i talloni e non riesci neanche a pensare
razionalmente con queste catene. Pensi ai tuoi incubi ricorrenti. Pensi
al modo in cui ti ha estromesso dalla sua attenzione.
Ti
immagini da solo e senza niente.
Ti
vergogni che uno Snow dipenda da un Plinth.
Ti
vergogni di dover implorare Sejanus di scambiare qualche parola con te.
Senti
che potresti strangolarlo a mani nude. Il tuo corpo carico di rabbia e
frustrazione. La tua mente traboccante di pensieri omicidi.
Ti
odio. Ti detesto.
Lasciar
cadere le buste e picchiarlo con dei forti pugni e precisi calci.
Nessuno sarebbe in grado di fermarti e il suo corpo sarebbe ricoperto
di macchie violacee e tue impronte.
Stupido e stupido.
Ossa
rotte e sangue sulle tue scarpe e tu che senti altra bile salire lungo
la tua gola. Lividi e dolore - perché non vorresti
fargli del male e al contempo vorresti distruggerlo.
Respiri male.
Sei
soltanto uno stupido stupido stupido ragazzino viziato.
Ti
chineresti e lo baceresti mentre si contorce per il male inflitto e gli
diresti che deve parlarti e guardarti e sussurrarti ancora che sei tu
la sua casa.
Come
osi togliermi tutto?
Le
immagini ti offuscano gli occhi e cerchi di placare la tua ira funesta,
di contenere lo sfogo dei tuoi pensieri e di ammorbidire i tuoi
desideri.
Sono io ad avere ogni cosa sotto
controllo. Gli impulsi non dominano la mia mente.
Tenti
di rassicurarti.
Io
sono un fine stratega e non un mendicante qualsiasi.
Stai
soltanto manovrando i giochi per la sopravvivenza del tuo nome e per
riacquistare i beni perduti. Beni sottratti da persone come i Plinth.
Non esiste altro. Niente di nascosto.
Puoi
smetterla di riflettere ulteriormente sulle motivazioni dei tuoi gesti
e di razionalizzare e pensare e di proiettare e di sublimare e
compensare. Prendi un respiro recuperato dal tuo encefalo non contratto
su se stesso e ti tranquillizzi. Sei padrone della tua mente e nulla ha
la potenza di turbarti.
Sollevi
lo sguardo e nello stesso istante Sejanus abbassa le ciglia e tu hai
una contrazione involontaria allo stomaco.
Catalogare
ogni suo gesto e sentire strani miscugli all’addome che
scendono caldi lungo il tuo basso ventre. Non risulta piacevole - in
alcun modo.
Sei
uno stupido, Sejanus.
La
colpa risiede solamente in te.
Spiegami
il motivo del tuo ostinato mutismo.
“Sto
bene. Non preoccuparti, Coryo.”
E
perché poi mi interessa tanto?
“Non
mi piace quando menti.”
Un
passo verso di lui e Sejanus che compie un impercettibile passo
indietro.
Paradossale
che sia tu a sentirti una preda - vittima
di Sejanus e delle sue attenzioni che ha dimostrato di poterti negare
tanto facilmente.
Sei
il suo agnello sull’altare sacrificale. Patetico.
Immagini
come lui possa guardarti: un semplice compagno di scuola tanto
bisognoso e disadattato, niente di speciale. Tu, che ora non sei
nessuno dinanzi ai suoi occhi.
Un
giocattolo da usare e da gettare sulla polvere e sui detriti della
gerarchia sociale di Panem.
Così
non funziona.
Ma
tu puoi turbare il fragile equilibrio di Sejanus Plinth. Sai
che puoi.
Basta
concedergli il desiderio che tanto brama.
Basta
essere il gatto e non il topo.
Scegli
di posare le buste di plastica a terra e ti concentri a guardare le tue
scarpe. Sospiri in maniera delicata - gli fai credere di essere stanco
e di essere indifeso e sconsolato.
Lentamente
alzi il capo e Sejanus ti restituisce uno sguardo confuso.
Ti
contorci le mani con agitazione e pensi di essere anche un grande
attore. Stai utilizzando la stretta al tuo petto per manovrare
espressioni e gesti. Stai estirpando la spina nel tuo cuore con poche e
semplici parole.
“Perché
mi aiuti?”
Lo
domandi cauto, facendo cenno alle buste posate per terra e stringendo
le labbra per mostrarti a disagio, in imbarazzo. Sejanus osserva il
modo in cui deglutisci e comincia a muoversi irrequieto sul posto.
“Sei
mio amico.”
Le
parole sono deboli e il tono basso. La risposta simile alla battuta di
un copione letto e ripetuto a mente un numero eccessivo di volte. Chini
ancora il capo e Sejanus assume una nuova espressione. Eccessivamente
controllata.
Tenti
una seconda volta.
“Perché
mi aiuti?”
Glielo
domandi con il suo stesso tono di voce tanto basso e tanto calmo. Fai
finta di osservarti intorno e di spostarti verso di lui con
circospezione. Lento e misurato - come con gli animaletti feriti.
Sejanus
scuote la testa e sembra arrabbiato.
“Sei
il mio migliore amico.”
Compi
un altro passo e questa volta Sejanus non si sfila dalla tua vicinanza.
Gli stringi una mano e il suo respiro si incastra tra i suoi denti.
“La
verità. Dimmela. Perché mi aiuti?”
Pensi
di aver vinto nel momento in cui Sejanus solleva le mani e ti copre la
nuca, il collo e anche parte delle tue guance con le sue dita e i suoi
palmi sudati. Sta avvicinando il suo viso al tuo e pensi che ti
lascerai baciare. Che tu stai giocando e che non sei tu il debole.
Tu sei il vincitore.
Una
sensazione dolce inebria la tua mente. Il controllo ti consola e ti
sussurra che puoi essere sereno - prima non volevi realmente
baciarlo.
Sarebbe
stato solamente un ennesimo gesto di sopraffazione. Non
d’amore, mai di sentimento.
Come
adesso.
Tu
stai accordando questo bacio come una merce di scambio. Lo stai
scegliendo tu in modo tale da stringere tra le dite le fila dei
burattini e di poterli giostrare a tuo piacimento.
Un
bacio concesso e l’intera famiglia Plinth sotto scacco. Un
piano eccelso.
Chiudi
gli occhi e ti prepari alla sensazione delle sue labbra sulle tue e sei
confuso dalla sensazione pungente dell’aria che ti accarezza.
La
bocca di Sejanus si è posata all’angolo della tua
e ti sussurra poche parole.
“Non
si gioca con i sentimenti delle persone, Coryo.”
E
lì ti bacia, sulla guancia. Un bacio a stampo su cui indugia
mentre le sue mani si sono spostate tra i tuoi capelli a stringerti il
cranio. Indugia un altro secondo prima di lasciarti andare.
Trema
dalla testa ai piedi e apre la porta di casa per lasciarti passare.
Senti
di aver a stento acciuffato con le unghie del controllo che ha cercato
di scivolarti via e di cadere sulla strada del ritorno a casa - o lì, sul pavimento
di casa Plinth mentre Sejanus ti baciava la guancia e tu ti sei sentito
insoddisfatto.
Ti
sei sentito tradito. E totalmente infelice.
Hai
fatto ancora lo stesso incubo.
Sei
sudato e con le coperte arrotolate intorno alle gambe. Le mani strette
a pugno sotto il tuo capo. Il buio ti circonda e ricordi una sensazione
infausta. Di dolore e di sofferenza.
Tra
le ciglia hai ancora le ultime immagini del tuo sogno.
C’era
Sejanus e non importa il luogo. Non importa mai. Siete dappertutto e da
nessuna parte. C’era Sejanus e la sua risata.
Gli
occhi stretti e il polso a coprirsi la bocca mentre scuoteva la testa.
C’era
Sejanus e tu che compi un passo per raggiungerlo.
Ma
qualcuno è lì al suo fianco. Qualcuno che non sei
tu.
Una
persona senza volto con cui ride e scherza e a cui tende le braccia.
Una persona che bacia mentre tu sei immobile e lo guardi.
Sejanus
non ti vede. Per Sejanus non esisti.
Calmi
i tuoi respiri e ti aggrappi al materasso. Scuoti il peso delle gambe
addormentate e ti posi sui gomiti. Senti che potresti rigettare
nuovamente la cena, come hai fatto poche ore prima. Una contrazione
allo stomaco e un conato a stento trattenuto. Ti sei sporcato il polso
e i tuoi capelli bagnati si sono fastidiosamente abbarbicati alla tua
cute.
Ti
schiarisci la gola secca e tendi la mano verso un bicchiere
d’acqua posato sul comodino.
Cerchi
di dimenticare - di soffiare sulle ragnatele
della tua coscienza e di razionalizzare.
Sei
soltanto preoccupato per il benessere della tua famiglia. Stai
riorganizzando le prossime mosse da compiere. Stai giocando un gioco a
scacchi e hai semplicemente perso dei pedoni.
Questi
sogni non significano niente.
La
tua reazione non significa nulla.
Posi
la nuca sul cuscino e pensi alle dita di Sejanus sulle tue guance.
Non
si gioca con i sentimenti delle persone, Coryo.
Un’altra
contrazione allo stomaco e tu che ricominci a contare tutte le macchie
di muffa.
Percepisci
il mondo crollare a terra.
Stai
cominciando a non trattenere il controllo tra le mani. Si sta
incrinando e tu non riesci a bloccare il processo di distruzione e
decadimento.
Una
lettera dinanzi la porta della tua dimora e mentre ti inginocchi a
raccoglierla senti la consistenza delle tue poche certezze sfaldarsi.
Leggi
l’importo della nuova tassa istituita sulle case di
proprietà e le tue ginocchia cedono ancora e sei costretto a
sorreggerti allo stipite di una porta.
Una
cifra spropositata da dover pagare ogni mese sta condannando la tua
famiglia al pubblico scherno.
Nessuna
speranza e nessuna salvezza.
La
disperazione ti assale mentre posi il foglio sul tavolo della cucina e
ti dirigi verso l’accademia.
Sai
che non puoi accumulare molte assenze e che non puoi fare altro al
momento.
Cammini
come un automa e non sai con quale forza raggiungi la tua classe e il
tuo posto. Hai la mente in subbuglio durante la lezione di Casca
Highbottom e Sejanus ti sfiora la mano con la sua. Intravedi le sue
sopracciglia inarcate in una muta domanda e così scuoti la
testa e continui a scrivere il saggio.
Tra
il dedalo delle riflessioni e il sottile filo di attenzione alla
lezione stai attraversando minuti e secondi in apnea. Il tuo corpo
stanco si appesantisce e ti senti estremamente infelice e disorientato
da una cotale ingiustizia.
Gli
Snow meritano di più. Io merito di più.
Non riesci a vedere altro se non l'importo
che la tua famiglia dovrebbe pagare. Ti senti perso.
Highbottom
conclude il suo cinereo monologo in due ore e tu raduni penne e
pergamene in tutta fretta. Hai bisogno di pensare in completa
solitudine. Hai bisogno di respirare e di escogitare nuovi piani. Hai
bisogno di non perdere la tua casa e la tua reputazione.
Ma
non risulta possibile.
Sejanus
non ti lascia e continua a tallonarti non appena abbandonate
l’aula.
Questo
suo atteggiamento di falsa preoccupazione ti rende maggiormente
irrequieto e pericolosamente irascibile.
“Cosa
succede? Hai un’espressione stravolta.”
“Sejanus,
permettimi di respirare un secondo senza la tua costante presenza. Sei
asfissiante.”
Frasi
taglienti e dure, gettate con malagrazia e scaturite da una profonda
insoddisfazione. Sejanus contrae l’angolo delle labbra pur di
arginare la sua risposta e il suo corpo sceglie di bloccarsi
lì per dispetto, nel mezzo del corridoio.
Ha
smesso di seguirti e anche questo ti infastidisce. Un immenso oceano di
frustrazione che si riversa nelle tue costole e ti strozza il respiro.
Con
un giro su te stesso percorri all’indietro i passi appena
compiuti e stracci la distanza tra te e Sejanus.
Tu
urleresti contro la sua smorfia altera - come ti sta guardando con
sdegno e come osa.
Osi
adirarti con me per una risposta poco garbata? Tu che mi hai rifiutato
senza una spiegazione?
Gli
stringi un gomito con stizza e lo trascini in un’aula
deserta. Lui non oppone resistenza - potrebbe facilmente sgusciare
dalla tua presa e gettarti a terra e non lo fa, non lo fa.
Godi
della sensazione di benessere scaturita dall’idea di poterlo
controllare e di come lui si stia lasciando controllare da te. Godi al
pensiero di poter ancora controllare qualcosa o qualcuno.
Godi
quando senti la sua carne sotto le tue dita e come i suoi muscoli siano
in tensione.
Smetti
di stringere il suo braccio non appena chiudi a chiave la porta.
Nessuno che possa ascoltare i tuoi segreti - o desideri un momento di
solitudine con Sejanus in cui ogni cosa potrebbe succedere?
Sussulti.
Il
pensiero di un secondo che ti sconvolge. Sei arrabbiato. Pensi che una
tale domanda non dovrebbe assolutamente esistere.
Elimini
ogni altra distrazione dalla tua mente e isoli l’unico
elemento realmente importante.
Immagini
la tua casa abbandonata e la tua famiglia sul ciglio di una strada. Un
fotogramma che ti bagna gli occhi.
La
signora nonna senza le sue rose e Tigris a stringersi in un cappotto
troppo grande e le calze smagliate a mostrare la sua pelle candida.
Sejanus
ha incrociato le braccia in segno di sfida.
Ti
costringi a spiegarti con calma e senza abbassare lo sguardo.
“Ho
ricevuto una lettera del Comune questa mattina. Presto la mia casa
sarà perduta. La mia casa. Persa. E il buon nome degli Snow
con essa.”
Ti
accorgi che queste poche frasi hanno assolto il compito di dilaniarti.
Non hai mai dovuto ammetterlo ad alta voce.
I
tuoi problemi con il cibo - dettati dalla tua situazione di indigenza -
sono stati compresi senza bisogno di esternarli. Le soluzioni ti si
sono presentate in forma di doni e scambi tra amici. Nulla era stato
mai espresso.
Una
parte di te aveva continuato a credere di poter condurre due esistenze
separate e che fosse giusto arrotolarti nelle pieghe delle bugie
imbandite al mondo intero.
Ora
hai parlato e da tali parole non puoi sottrarti. Sei segnato.
Lo
sguardo di Sejanus sta già modificandosi - ha abbandonato i tratti
spigolosi del risentimento e ha ricominciato a sorridere indulgente
come un astro che riscalda della terra poco fertile.
Pensi
di scorgere della commiserazione e senti il panico strisciare insieme
al sangue nelle tue arterie.
“Come
è possibile? Non esiste alcun problema, ci sono io, Coryo.
Non perderai nulla, non preoccuparti, ma perché non me lo
hai detto subito? Ci sono io, spiegami ogni cosa.”
Ha
un tono concitato e sempre quel sentimento eccessivo negli occhi e tu
sei confuso dal tormento interiore che si contorce su se stesso.
Questa
era la chiave del tuo glorioso progetto. Da sempre era questo il tuo
fine ultimo e la tua meta agognata. Letteralmente il tuo trionfo.
La
ruota della sorte che conclude il suo ciclo e ti sorride. Senti anche i
mormorii della signora nonna e il tono perentorio di tuo padre.
Gli
Snow si posano in cima.
Ti
senti un bambino spaventato e ti ricordi della voce spezzata di tua
cugina Tigris - e del suo fazzoletto bianco e
del suo abito nero in segno di lutto.
Tu eri al suo fianco, il volto
asciutto.
Gli
Snow si posano in cima.
Sei
riuscito talmente tanto bene a circuire il ragazzo dei Distretti. Lo
hai reso talmente tanto dipendente da te che ti donerebbe qualsiasi
cosa. Si ucciderebbe per te - basterebbe passargli un pugnale
e lui se lo infilerebbe tra le costole senza un solo fiato.
Pagherebbe
ogni mese l’odiosa tassa sulla tua casa e tu saresti salvo e
la tua reputazione intatta. La tua famiglia al sicuro e ben nutrita.
E
così ogni cosa sarebbe al suo posto.
Con
gli Snow che finalmente si
posano in cima.
Percepisci
uno strano prurito agli angoli degli occhi e la tua mente ode uno
stridio di piatti gettati a terra e mondi distrutti.
Guardi
le tue mani e ti senti sporco.
Tu
senti uno strano grumo che ti scortica il cuore e una tensione tra le
cosce.
Ricordi
che saresti stato disposto a tutto pur di riconquistare i tuoi beni.
Pronto
a lasciarti baciare.
Pronto
a stenderti tra le lenzuola bianche della camera da letto di Sejanus e
ad aprire le gambe come una volgare prostituta.
Ci
sono stati giorni in cui hai fantasticato sulla tua reazione. Giorni in
cui hai pensato che saresti stato impassibile mentre lui si sarebbe
mosso sopra di te - dentro di te, con forza e poca
grazia e grugnendo nelle tue orecchie.
Tu
a guardare il soffitto. O con la faccia premuta contro il materasso. Le
tue unghie conficcate nei palmi. Tu a pregare che la tortura avesse
presto una fine. Dolore tra le natiche e sapore di bile a bagnarti le
labbra.
Un
martire con un corpo vergine da vendere ad un ragazzino stupidamente
innamorato di lui.
Poi
hai cominciato ad immaginare altro.
Ci
sono stati giorni in cui hai pensato che sarebbe stato congeniale
fargli credere di essere anche tu stupidamente innamorato. Che avresti
dovuto essere partecipe all’atto e non con la mente racchiusa
in una scatola sotto il letto.
Che
tu avresti dovuto spogliare Sejanus lentamente, senza mai smettere un
secondo di guardarlo negli occhi - bottone dopo bottone, prima la
camicia e poi i pantaloni.
Ti
saresti lasciato spogliare mentre lo avresti accarezzato dolcemente,
come hai sempre immaginato a lui sarebbe piaciuto. Con i polpastrelli e
le unghie a seguire la linea delle sue braccia, dei suoi fianchi, delle
sue cosce.
Hai
pensato ai baci lenti mentre sareste stati stesi fra le lenzuola e al
modo in cui il corpo di Sejanus si sarebbe spostato sopra di te. Le sue
dita che piano piano sarebbero entrate dentro di te e le tue mani che
avrebbero stretto il lenzuolo mentre il tuo bacino si sarebbe inarcato
alla ricerca del ritmo adatto.
Poi
hai cominciato a immaginare cose diverse, a pensare che forse sarebbe
stato meglio stringergli la schiena e sussurrargli frasi dolci - cosa farebbe un ragazzino
innamorato? cosa desidererebbe un adolescente cieco d’amore?
Forse
avresti potuto gemere senza vergogna e sussurrare il suo nome in una
preghiera che lo avrebbe fatto impazzire. Continuare a ripetere il suo
nome.
Oh,
Sejanus, Sejanus, Sejanus, ti prego, Sejanus, Sejanus, ti voglio, ti
prego, o Sejanus, Sejanus, Sejanus. Sejanus, ti prego, ti prego,
sì, Sejanus, Sejanus, ti prego, sì, ti prego.
E
poi saresti stato un balbettio incoerente.
Seguire
ogni suo movimento. Gli occhi a roteare in direzione del soffitto e il
mento verso l’alto, il collo esposto. Senza mai smettere di
gemere.
Gli
avresti chiesto di entrare dentro di te.
Carezze
sul suo volto e baci tra le sopracciglia e sulle ciglia e le tempie.
Dirgli di amarlo.
Le
natiche esposte e lui che ti avrebbe sussurrato che voleva fare piano,
che non voleva farti male, che mai ti avrebbe fatto del male.
I
suoi gemiti sulle tue orecchie e il tuo corpo che lo avrebbe accolto e
stretto. Il piacere sarebbe stato intollerabile.
Tu
non lo avresti lasciato andare dopo l’orgasmo. Sarebbe stato
impossibile tollerare la sua lontananza.
Ti amo.
Glielo avresti detto. Le mani tra i suoi capelli e le labbra sulla sua
mandibola. Lasciando che ansimasse sul tuo collo e che continuasse
ancora a muoversi dentro di te - che prendesse tutto il piacere che era
in grado di prendere.
Ti amo.
Sejanus
che non sarebbe neanche stato capace di baciarti, le labbra arcuate in
un gemito di gola, un grido muto che tu avresti raccolto tra i denti
mentre lui si sarebbe mosso sempre più scoordinato,
impacciato.
Il
rumore di fianchi contro i fianchi e tu che glielo dici ancora e ancora. Ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo. Sejanus.
Tanta
fatica sprecata.
Sejanus
non ti sta chiedendo niente.
Sejanus
ti ha anche rifiutato.
“Non
accetto la tua elemosina. Sono in grado di salvare la mia casa da
solo.”
Questo
non sembra il progetto tanto ideato e su cui hai fantasticato. Queste
non ti sembrano le parole corrette da pronunciare.
Sei
conscio dell’errore che stai compiendo e non riesci a
fermarti. Tu non puoi.
Sejanus
lascia scivolare a terra la tua reazione rabbiosa e tende le braccia.
Cerca di stringerti le mani - ma le tue mani sono sporche e
tremano per il desiderio mentre le sue sono troppo candide.
“Lascia
che io ti aiuti. Ci sono io, Coryo.”
Scosti
le sue dita e ti abbandoni al dolore e alla delusione. Ti lasci
trascinare dal pensiero di fargli del male e di ferirlo in maniera
perversa. Di strappargli il cuore e di mangiartelo.
“Tu
sei niente per me.”
E
Sejanus ha gli occhi lucidi mentre stringe le tue mani che tremano. Le
afferra e tu pensi di averlo graffiato per sbaglio - sei un animale, sei pericoloso.
“Lascia
che io ti aiuti anche se sono niente.”
Cerca
di abbracciarti e tu lo scosti con forza e compi due passi indietro con
un tale slancio che la tua schiena colpisce la porta.
Sei
basito. Esterrefatto. Contrariato.
Lo
detesti e detesti il suo sguardo di compassione e il modo in cui
stringe le labbra per non mostrarti quanto a fondo lo hai ferito.
O
lo fa di proposito? Quale sorta di intruglio ha mescolato insieme al
cibo? Forme di sentimenti?
Queste
emozioni non sono mai state provate da me. Mai conosciute. Mi ha
trasformato in una persona che non sono. E io ti odio. Ti detesto.
Provo soltanto repulsione. Io ti odio! Sejanus Plinth. Stupido
ragazzino dei Distretti. Io ti odio con tutto me stesso!
“Come
puoi? Dimmelo. Come puoi non possedere neanche un briciolo di onore?
Come puoi accettare tante umiliazioni?”
Ti
allontani dalla porta - perché hai la schiena
lì? sei davvero una preda caduta nella trappola?
Ma
Sejanus sembra trattenersi dall’avvicinarsi a te. Su un
bilico di passi mancati all’ultimo. Di troppi che sono stati
già percorsi e tutti nella direzione sbagliata.
“Non
considero umilianti le tue parole. Stai solamente esprimendo i tuoi
pensieri. Dici qualcosa di reale, finalmente.”
Lo
dice con un’accettazione tanto serafica da scombussolarti il
cuore. Senti che ti ha gettato a terra una freccia spezzata in segno di
resa e che la rabbia continua a gorgogliare. Cola nelle tue viscere e i
tuoi pensieri perdono coerenza.
“E
da quanto?”
Hai
sputato la domanda con sdegno e Sejanus inarca le sopracciglia.
“Da
quanto cosa?”
Sei
tu. Tu ti avvicini.
Bastano
pochi passi e sei lì ad inclinare il tuo viso nella
direzione del suo. Senti il calore della sua cute e osservi le sue
labbra. Lui sta osservando te.
Non
ti eri mai accorto di quando i suoi occhi fossero scuri. Pensi che
siano un riflesso dei pensieri che hai dentro di te - e che questo dimostra che lui
appartiene a te e solamente a te.
“Da
quanto tempo sei innamorato di me?”
Sejanus
volge il capo di lato e posa una mano contro il tuo sterno - sul cuore? te lo sta strappando?
te lo riduce in polvere?
“Basta,
Coryo.”
Ma
tu non puoi fermarti.
“Perché?
Non sei stanco?”
E
sei tu a circondare il suo collo con le tue mani, a immergere i
polpastrelli nei suoi riccioli. Sposti il suo viso verso il tuo e ti
avvicini alle sue labbra.
“Basta,
Coryo.”
Gli
baci la guancia. Mimi il
modo in cui lui ti ha baciato l’altra sera e senti una scossa
pervadere la tua schiena e ti senti potente quando percepisci che lo
stesso tremore sta scuotendo tutto il corpo di Sejanus. Sei
lì a sentire sulla lingua la sua pelle e premi forte con i
denti.
Lui
sprigiona tanto calore da scucirti un gemito. Lì, alla base
della gola.
“Perché?
Non sei stanco?”
Glielo
ripeti e poi ti sposti sulla sua bocca e lo baci. Schiudi le labbra e
Sejanus non si muove.
Il
tuo corpo continua a tremare insieme al suo.
Ti
senti stupido e patetico.
Le
labbra di Sejanus sono serrate contro le tue - che intanto si muovono adagio e
che lo baciano e che lo cercano e che assaporano.
Cerchi
di essere dolce come hai sempre immaginato a lui potesse piacere.
Le
tue labbra possono soltanto rimanere in superficie, sfiorare la sua
carne screpolata e la cute ruvida tra il suo naso e la bocca.
Non
ti sta baciando. Ti sta respingendo ancora.
Senti
i pensieri spezzettati e la mente leggera. Senti la pancia calda e i
piedi calpestare cotone.
Il
suo sapore ti piace. Sei consapevole che ti piace e senti un peso
gracchiarti nel petto.
Ti
rendi conto che Sejanus non ti ricambia - che trattiene il respiro -
e gli occhi ti si inumidiscono.
Le
sue braccia stanno stringendo le tue spalle e senti che ti allontana.
Ti distrugge.
Ti
chiedi come possa umiliarti tanto.
Ti
costringe a baciarlo - perché lui non ha il
coraggio! e non lo avrà mai e così tu sei
costretto a compiere il passo, sei costretto! -
e poi ti rifiuta.
Ti
rifiuta ancora.
“Che
gioco stai giocando?”
Glielo
domandi con rabbia e con la mente simile ad una tempesta di insetti
stritolati da serpenti.
“Per
me non è un gioco, Coryo.”
“Pensi
che per me lo sia?”
“Penso
che mi stai distruggendo e che non posso cedere oltre. Sarebbe la mia
fine. Ho bisogno di fermare tutto questo. Di fermarti. Per quel minimo
orgoglio che possiedo, io ho bisogno di fermarti. Basta,
Coryo.”
Si
può rimediare. Posso distruggerlo. Posso distruggere
qualsiasi cosa si ponga tra me e te.
Le
sue mani non ti stringono forte e tu puoi stracciare di nuovo la
distanza. Scegli di mostrarti debole e fragile con parole ben studiate
e su cui hai riflettuto a lungo.
Perché
tu desideri demolire ogni sua estenuante resistenza. Desideri ammirare
lo spettacolo di Sejanus che crolla ai tuoi piedi.
E
desideri essere ricambiato.
“Quindi
mi stai dicendo che ho frainteso tutto? Che questo sentimento non
esiste e sono da solo?”
Sejanus
si acciglia e tu ti agganci ad ogni sua emozione da poter utilizzare in
maniera meschina. Da poter distorcere in nuove forme.
“Hai
detto che sono niente, Coryo.”
Gli
stringi leggermente il collo e pensi di urlare.
“Evidentemente
ho mentito, Sejanus.”
“Potresti
mentire anche adesso.”
Hai
i suoi capelli tra le dita e ti contieni. Desideri strappare e tirare e
poi calpestare i piedi e continuare ad urlare e provocarti dolore.
“Sejanus,
tu mi hai respinto. Tu stai continuando a respingermi. In conclusione
sono io niente, giusto? Sono uno stupido che si sta rendendo ridicolo.
Mi stai trasformando in una persona sciocca e patetica e non mi piace.
Sei tu che mi hai ingannato. Sei tu che non provi nulla.”
Lo
guardi negli occhi mentre pronunci ogni sentenza con rancore e Sejanus
dapprima ti sembra sorpreso. I secondi di un sospiro.
Poi
comincia a ridere. La sua risata che ti pare isterica - completamente disperata.
Ti
sconvolge. Non sai cosa fare.
Hai
la sua faccia tra le mani e la sua risata ti sfiora i polpastrelli e
noti che i suoi occhi sono lucidi e febbricitanti. Non sai cosa fare.
Cosa
dovresti fare? Cosa significa questa reazione?
D’istinto
posi la fronte contro la sua e da lì il suo riso si
trasforma in pianto.
“Hai
osato chiedermi da quanti anni. Da quanti anni, da quanti anni. Che
domanda indegna, Coryo.
Come se tu non lo sapessi. Come se non lo sapessimo entrambi.”
Lo
sai. Ma hai bisogno di fingere.
“Sei
in errore, Sejanus. E mi stai gravemente insultando.”
Sejanus
piange e scuote il capo con forza, con disperazione.
“Tu
non mi ami e non mi amerai mai. Ti scongiuro, fermati. Non posso
continuare a resisterti. Sono ingenuo. Ho tante speranze e tu non puoi
alimentarle. Sono stupido e disperato e solo. Sei il mio migliore
amico, non distruggermi.”
Le
tue labbra hanno una contrazione involontaria di sdegno. Nasce
nuovamente in te l’urgenza di soffocarlo.
Le
sue lacrime cadono sulla sua bocca e desideri ancora urlare. La
frustrazione e la stanchezza ti colpiscono e segui l’istinto.
Le
tue mani stringono con maggiore forza il suo viso e con gesti veloci
dei polpastrelli gli cancelli le tracce di pianto. Una fatica inutile
dato che non si contiene e le sue guance si bagnano insieme alle tue
dita e al tuo polso.
Sejanus
piange in silenzio con una disperazione da martire e tu lo baci.
Un
bacio a stampo. Uno schiocco di labbra contro le sue. Un solo secondo o
forse due.
Le
sue labbra si sono schiuse e ti hanno ricambiato, premendo forte - quando ti sei allontanato il
suono limpido dello schiocco ti ha strappato un peso dalle spalle.
Lo
osservi continuare a piangere e senti l’impronta del suo
sapore sulla bocca.
Lo
baci ancora.
Un
altro bacio a stampo, un altro schiocco di labbra. Sette secondi o
forse dieci. Poi perdi il conto e non ti interessa altro.
Le
sue labbra si sono schiuse e hai sentito la sua lingua cercare la
tua.
Sejanus
stringe il tuo viso tra le sue mani e dei gemiti ti hanno scosso - erano i suoi, gli piace
baciarti.
Puoi
sentire il suo sapore e godertelo.
Puoi
assaporare meglio e sentire il modo in cui stomaco e addome si
contraggono.
Sejanus
non ti permette di respirare. Hai la schiena contro il muro e il tuo
corpo bloccato dal suo.
Lui
ti bacia. Con forza e dolore. Ti bacia male.
Non ha mai baciato nessuno oltre
me.
Lui
ti bacia senza alcun controllo e tu cerchi di riottenerlo. Non ci
riesci. Cerchi
allora di seguire il suo ritmo e non ci riesci. Tutto inutile.
Sembra
si stia immergendo in ogni parte di te.
La
tua bocca sanguina e le tue ossa stridono.
Puoi
soltanto ricambiarlo e continuare a ricambiare ogni tocco di labbra e
lingua e denti. Geme e ti costringe a lunghi momenti di apnea. Geme e
dice il tuo nome con voce spezzata - non sai se per il pianto o per
il piacere.
Ti
sta baciando come un condannato a morte. Ti sta baciando come se tu
fossi il solo amore che abbia mai conosciuto.
Tu
sussurri il suo nome come se fosse al contempo una maledizione e una
preghiera.
Lo
stai stringendo. Ti lasci stringere.
Il
tuo capo ha sbattuto contro il legno della porta e non ti importa.
Sejanus è lì a proteggerti il cranio con la sua
mano, lì a macchiarsi la bocca del tuo sangue, a sfiorare il
tuo ventre con il suo.
Ti
congratuli con te stesso per il modo in cui stai fingendo. Ti
congratuli per il modo in cui stai simulando sentimenti tanto intensi.
E per come lo hai distrutto. Per come sei stato in grado di farti
ricambiare.
Non
ti senti stupido o patetico, non adesso.
Sei
il vincitore - e lo pensi anche mentre ti rendi
conto che inganni costantemente tutti ma nessuno più di te
stesso.
Sejanus
interrompe il bacio.
Ti
baciava ansimando mentre il suo desiderio continuava a strusciare
contro la tua coscia e poi interrompe ogni cosa.
Hai
la vista sfocata ma riesci a scorgere il modo in cui solleva il viso
verso l’alto e riesci a notare che sta ancora piangendo. Che
tra i gemiti e i baci e i morsi lui ha continuato a piangere. Che un
singhiozzo lo ha costretto a staccarsi dalle tue labbra. Che ha smesso
di trattenersi e ti sta crollando tra le braccia.
Nasconde
il suo viso contro il tuo collo e tu sei bloccato tra il suo peso e la
porta.
Siete
entrambi senza respiro e immergi le mani nei suoi capelli nel blando
tentativo di calmarlo - e per calmare te stesso e il
movimento del tuo sterno che si alza e si abbassa alla ricerca di aria
e di compostezza.
Senti
le labbra gonfie. E senti le labbra di Sejanus sulla tua clavicola.
Ti
sta dicendo qualcosa o balbetta a se stesso mezze frasi tra lacrime e
singhiozzi.
Hai
dei fischi nelle orecchie e la vista ancora offuscata. Sono suoni e
parole confuse.
Sai
solo che sta soffrendo e che non ti piace.
Sai
solo che lui ha fatto ogni cosa per te e che tu non riesci mai a fare
nulla.
E
che non ti piace. Questa sensazione non ti piace.
Il
giorno seguente scopri che Sejanus ha pagato la tassa immobiliare e che
ha salvato la casa della tua famiglia. Un intero anno saldato.
Leggi
il documento e tocchi il timbro del governo con mano tremanti. Lasci la
ricevuta sulla scrivania della camera di Tigris.
Che
almeno qualcuno sia felice qui.
Ti
dirigi in salotto e mentre senti il rimbombo solitario dei tuoi passi
cominci a piangere di rabbia, di vergogna.
Sei
adirato per non essere stato ascoltato e sei furente per il senso di
appagamento che provi.
Componi
il numero di casa Plinth e stringi la cornetta fino a spezzarti le ossa
delle mani.
Hai
lo sterno in subbuglio e sei furioso.
Il
telefono continua a squillare e poi ti risponde Sejanus.
Senti
la sua voce serena. Il suo tono scevro da angoscia e preoccupazione.
Pensi al timbro del comune e alla consistenza del plico di fogli che ti
hanno consegnato e sei posseduto.
Tu
inizi a snocciolare delle frasi terribili con una calma da far tremare
il mondo intero.
Tu
gli riversi la tua totale frustrazione e non gli concedi di parlare - di scusarsi o di arrabbiarsi o
qualsiasi cosa nel mezzo di questa strada.
Gli
dici che non sei una puttana e poi ti penti, pensi al cibo che non
avrai più e pensi a tua nonna senza i dolci e poi ti arrabbi
ancora di più.
Ti ha baciato piangendo, come se fosse una rovina baciarti. Ti ha
baciato, ha pianto tra le tue braccia e poi ti ha lasciato da solo,
facendoti sentire sporco e sbagliato.
Così Sejanus ha dato un prezzo al bacio scambiato, forse pur
di pulire la sua coscienza.
Tutto
quel denaro per uno stupido bacio di sangue, lacrime e muco.
Ti
senti sporco.
Sai
che stai distruggendo il tuo progetto per orgoglio ferito. Che stai
demolendo un piano efficace per tardivo onore e amor proprio.
Saranno
stati cinque minuti di crudi insulti e ti sono sembrati durare in
eterno. Ti vergogni più di prima.
Sejanus
sta parlando concitato e tu non lo ascolti. Stai piangendo e lui deve
aver sentito le incrinature del tuo tono altrimenti per quale ragione
chiederti di non piangere.
Ti
sta dicendo di aspettarlo. Che sta correndo a casa tua. Gli dici di no.
Pensi
alle camere spoglie e alle mura scrostate e alle mattonelle rotte.
Tante trecce di polvere e scarsa luce che rendono asfissiante ogni
angolo. Non puoi nascondere la tua indigenza - tanto sfacciata e crudele, un
urlo in faccia.
Gli
dici di no e Sejanus non ascolta e dice che ha bisogno di parlarti,
comincia a pregarti - per favore, Coryo, ascoltami.
Tu
senti un lieve tremore nelle sue parole.
Gli
dici di no.
Poi
posi la cornetta del telefono e ti rendi conto di quanto il mondo
intorno a te sia eccessivamente silenzioso.
Penso
sia finita tra me e Sejanus.
E
con questo pensiero ti perdi ad osservare un punto lontano.
Hai
chiamato Sejanus di venerdì pomeriggio.
Sabato
e domenica ti sei rinchiuso in casa e non sei riuscito a mangiare nulla.
Hai
pensato al cibo che non avresti più portato a casa e hai
scelto di lasciare le tue porzioni a Tigris e alla signora nonna.
Poi
non saresti stato in grado di ingurgitare qualcosa senza la sensazione
di soffocare e senza il desiderio di rigettare ogni boccone.
E
non ci sarebbe stato Sejanus a raccoglierti i riccioli intorno alla
nuca e a pulirti le labbra con una pezza bagnata.
Hai
razionato anche i sorsi d’acqua.
Hai
ceduto tutte le tue coperte a tua cugina - che corpo fragile squassato da
tanta tosse.
Hai
lasciato che di notte il freddo ti penetrasse nelle ossa mentre
stringevi il portacipria di tua madre.
Non
ti sei reso conto della febbre. Non ti sei reso conto del dolore allo
sterno. Pensavi fosse la bile. Ti concentravi sulle fitte
all’addome.
Non
ti sei neanche reso conto di aver saltato due giorni di scuola - quando
lunedì e martedì erano sorti e trascorsi?
Ti
sei perso in un dedalo di incubi e dormiveglia e non eri in grado di
scorgere la strada di casa. Perso a percorrere miglia di un labirinto
senza uscita. Un circolo infinito intorno allo stesso orizzonte
dell’universo.
Poi
Sejanus ti ha svegliato.
Hai
schiuso le palpebre di piombo e hai scorto il suo volto sopra di te.
Hai pensato che fosse un altro sogno.
Cosa
altro avresti dovuto credere?
I
suoi tratti erano della stessa consistenza di quando sei crollato tra
le sue braccia.
Lontani
e sfocati. Belli.
Ti
sei chiesto se ti stesse guardando con commiserazione. Non lo avresti
tollerato.
Hai
sollevato il braccio per scostare i ricci dalla sua fronte e ancora hai
sbagliato. Le tue dita hanno trovato le sue labbra e hai detto il suo
nome con dolcezza.
“Sejanus.”
Il
suo sguardo si è spezzato.
“Coryo,
sei uno stupido.”
Hai
riso e Sejanus ha posato la sua fronte contro la tua spalla e le sue
labbra contro il tuo collo. Le sue braccia ti stringevano piano.
La
tua coscienza ha perso presa sul mondo circostante e ha ricominciato a
sprofondare. Ti sei addormentato sentendo il cuore di Sejanus battere
contro il tuo e pensando che ti piaceva.
Ti
piaceva che il suo cuore fosse al sicuro. Nascosto da qualche parte tra
le costole di entrambi.
E
con nessuno capace di portartelo via.
Senti
i rumori di casa tua che bisbigliano al tuo orecchio e poi un
polpastrello che ti sfiora la guancia come il fantasma di una carezza.
“Coryo,
svegliati.”
Sbatti
le palpebre e deglutisci a fatica. La febbre ti ha trasformato la bocca
in un arido deserto.
Sul
comodino accanto al tuo letto noti un piatto ricolmo di brodo e Sejanus
seduto su una sedia sgangherata. Ha degli abiti borghesi e
un’espressione preoccupata e stanca.
Sarebbe
bello chiedergli di non guardarti anche con quel cipiglio di delusione.
Mugugni
e cerchi di issarti a sedere. Sejanus prontamente si alza ad aiutarti e
tu rotei gli occhi. Te ne penti subito a causa del dolore alla testa e
cerchi di acciuffare colori e forme di senso compiuto.
Lasci
che il tuo corpo sia manovrato dal suo, mostrandoti accondiscendente - come se una parte di te non
avesse progettato tutto questo in un cieco delirio.
Senti
le sue mani sul tuo corpo e il suo fiato sulle tempie e sai che hai
compiuto ogni singolo passo pur di giungere a questo.
Lo
sai. Smettere di mangiare e poi dormire senza coperte in pieno inverno.
Qualsiasi cosa pur di ammalarsi e far preoccupare Sejanus.
Quale
altro modo possibile esisteva pur di stringere tra catene e ceppi i
rapporti sfilacciati con una persona che hai terribilmente insultato in
un momento di orgoglio pugnalato e sanguinante?
Hai
le sue braccia intorno alle tue spalle e posi la tua fronte contro la
sua. La promessa di qualcosa. E respiri.
Le
tue labbra sfiorano le sue e Sejanus te le nega. Un gesto brusco che
elimina i contorni sfocati delle tue percezioni.
Pensi
di crollare sulle lenzuola e di non rialzarti.
“Ogni
tuo rifiuto mi sembra una coltellata.”
Lo
sussurri con un tono roco e Sejanus dirige nuovamente lo sguardo su di
te, attento.
“La
mia intenzione non è ferirti.”
Sorridi
con leggerezza.
“Non
mi sembra.”
“Mi
hai detto delle cose orribili, Coryo. Non mi hai neanche permesso di
spiegarmi e ti sei ridotto in questo stato.”
Deglutisci
con rabbia. Non ti piace essere esaminato così a fondo dal
suo sguardo indagatore - come se conoscesse ogni tuo
pensiero e ogni piano da te attentamente escogitato.
Come
se tu non fossi tanto scaltro come hai sempre creduto.
“Ti
ho baciato. Hai pianto tutto il tempo.”
Lacrime
e sangue e muco.
“Perché
mi hai spezzato il cuore.”
Tu
mi hai tolto la ragione.
“Come?”
Sejanus
non trattiene una smorfia delle labbra e si nasconde tra le spalle
alzate.
“Mi
hai fatto rendere conto che da te accetterei anche le briciole e che
sono senza amor proprio. Ti ho chiesto di non darmi speranze e me ne
hai date fin troppe. Mi hai rovinato.”
Cerchi
di intervenire e lui non te lo concede.
“Coryo. Coryo. Sono
tuo amico da quando ho otto anni. Da quando ci siamo incontrati nel
giardino della scuola e mi hai teso la mano. Tu sei sempre stato
diverso con me. Gentile. L’unico compagno di classe che mi
trattava bene e che mi ascoltava. Che sembrava vedermi e considerarmi
una persona. O che almeno riusciva a tollerare la mia presenza. Per me
era abbastanza. Mi sono sempre sentito estremamente fortunato e felice
che Coriolanus Snow fosse mio amico. Il mio migliore amico. Il mio
Coryo per cui avrei fatto di tutto. Sei stato l’unico motivo
per cui ho scelto di non lasciarmi uccidere da Capitol. Sei la mia
casa. Tu lo sei. Non i distretti o la mia famiglia. Tu. E sapevo che
non avresti mai ricambiato questo mio sentimento.
Da
dieci anni ti osservo e ti conosco. So come ragioni e ho compreso come
consideri il mondo. Basi tutta la tua esistenza su strategie.
Strumentalizzi le situazioni, sfrutti i punti deboli delle persone,
aspiri ad ottenere il massimo, pretendi di ottenerlo, ponderi ogni
decisione in base ad un tuo tornaconto personale. Sei cinico e
calcolatore. Lo so. Lo so e i miei sentimenti non sono mai cambiati.
Stupidamente ho creduto di riuscire a respingerti. Ho pensato di poter
mantenere intatto qualcosa di me.”
Tu
non riesci a pensare. Tu non riesci a guardare niente altro se non i
suoi occhi. Senti solamente il suono delle sue parole e la sensazione
del suo fiato sulla tua bocca.
“E
non ci sono riuscito, Coryo. Come avrei potuto? Mi sembra troppo
patetico adesso. Io ti amo. Io sono disperatamente innamorato di te da
dieci anni. Ho sentito le tue labbra sulle mie e ho pensato di morire.
Ti amo troppo e ti amo da troppo tempo. Ti amo da sempre.”
Hai
uno strano grumo che ti solletica la gola e noti che le tue mani hanno
ricominciato a tremare. Sejanus continua a parlarti e tu non sai a
quale frase aggrapparti.
“Non
posso tollerare che tu soffra. Desidero che tu stia bene. Che tu possa
mangiare sempre, dormire al caldo e non perdere la tua casa. Che tu
possa essere in salute e felice. Con me o senza di me non ha
importanza. Puoi detestarmi e chiamarmi feccia dei Distretti e comunque
farò in modo che tu e la tua famiglia abbiate sempre la
dispensa piena. Il mio amore per te non ha condizioni.
Credere
che tu potessi ricambiarmi sarebbe stato distruttivo. Ma adesso non
importa più. Della mia salvezza non mi interessa nulla. Ho
scelto te e il mio cuore si è spezzato.”
Sejanus
si stacca da te e tu senti un vento gelido riempirti le membra e
soffiare tra le tue costole.
Lui
riavvicina la sedia al tuo letto e ti porge il piatto di brodo.
Come
puoi non rovesciarlo sulle lenzuola con le tue mani che non smettono di
tremare? Con le tue dita che cercano il suo calore?
“Mangia.
Si sarà raffreddato.”
Consideri
pesante sollevare il cucchiaio ma lo fai. Consideri asfissiante il modo
di monitorarti di Sejanus ma lo lasci fare. Consideri quanti errori ci
siano nelle sue frasi e come tu non avessi mai considerato Sejanus tuo
amico fino a pochi mesi fa ma non riesci ad esprimerti. Ti domandi se
sia il caso di correggere tutti i suoi pensieri e le sue assurde
credenze. Ti domandi come sia possibile reagire in questo modo alle sue
esternazioni.
Sapevi
del suo amore.
Di
lui che era semplicemente stato un noioso compagno di classe che non
volevi infastidire e di cui sì, tolleravi la presenza.
Gli
altri ti schernivano per la tua attitudine a non pronunciare mai una
parola cattiva contro il ragazzo disadattato dei Distretti. Nessuno
poteva immaginare che le sussurravi dentro di te. Nessuno avrebbe mai
potuto credere che tu lo invidiassi. Profondamente e dolorosamente.
Per
quanti anni hai odiato l’ingiustizia della sua ricchezza e
della tua povertà?
I
suoi completi su misura, i suoi abbondanti pranzi al sacco, il suo
possedere un autista personale. Giorni e anni trascorsi nella bambagia
e nell’assenza di reali problematiche da affrontare.
Lui
era tanto solo e tu tanto corroso dal rancore.
Gli
parlavi sperando di ottenere qualsiasi forma di guadagno. Ti mostravi
buono e disponibile pur di non inimicarti la sua facoltosa famiglia.
Poi
hai cominciato ad essere calamitato da lui e da qualcosa dentro di lui
che era in grado di attirare il tuo interesse e di intrufolarsi tra i
tuoi pensieri. In sussulti di terrore hai riempito la tua mente di
insulti e di immagini distorte e piani con obiettivi meschini da
raggiungere.
Hai
soffocato la gelosia.
Hai
sperato che Sejanus continuasse a trascorrere le sue giornate in
solitudine. Hai cominciato a temere che potesse allontanarsi da te. Hai
scelto di allontanare persone da lui. Hai compiuto ogni gesto in tuo
potere per tessere catene di piombo tra le vostre clavicole.
E
ora non sai chi ha le certezze sbagliate.
“Se
io lo ammettessi ad alta voce, il tuo atteggiamento
cambierebbe?”
Ingurgiti
in maniera rapida il brodo e cerchi di non bagnarti il mento.
“Cosa
dovresti ammettere?”
Posi
il piatto vuoto sul comodino e il tintinnio del cucchiaio ti scuce
parole che non dovresti pronunciare.
“Che
il tuo sentimento risulta essere ricambiato.”
Lo
hai detto senza guardarlo. Hai mantenuto lo sguardo fisso sul piatto e
ora non sai su che punto spostarlo. Sejanus non sta rispondendo e il
silenzio ti sta logorando.
Dì
qualcosa.
Dopo
pochi secondi ti accorgi che sta stringendo con dolcezza le tue dita
tra le sue e lì si posa il tuo sguardo. I suoi polpastrelli
stanno accarezzando le tue nocche e la dolcezza del gesto ti serra lo
stomaco.
“In
questi ultimi giorni credo di aver completamente perso la ragione.
Nessuna tua notizia, le tue assenze in accademia. Continuavo a
chiedermi cosa fosse giusto fare. Se mi fossi presentato a casa tua non
avrei rispettato le tue richieste, lo sapevo, ma se stavi male? Cosa
potevo fare? Ero talmente disperato che ho pensato di
impazzire.”
“Cosa
è cambiato?”
“Mi
ha chiamato Tigris.”
Tua
cugina? Tua cugina ha chiamato Sejanus?
“Cosa
ti ha detto?”
Senti
una carezza sul dorso della mano e qualcosa di strano scuoterti i
pensieri. Circospezione. Paura.
Sejanus
sta sussurrando piano piano.
“Mi
ha detto che stavi male. Che non mangiavi da quattro giorni e che avevi
la febbre. E che nel sonno continuavi a ripetere il mio nome. Che era
l’unico suono che non smettevi mai di ripetere.”
Schiudi
le labbra.
Ti
sembra che ti abbiano tolto il respiro.
Cerchi
aria e non puoi, sei immerso nell’acqua gelida. Le tue
palpebre si chiudono e ti chiedi se il mondo stia crollando addosso a
te e quanto immobile tu possa restare.
Sejanus. Tutti i
tuoi sogni e i tuoi incubi.
Hai
un dolore acuto che si insinua tra i battiti del tuo cuore e che scorre
fino alla base della tua testa, costringendoti a spalancare gli occhi.
Sei
vulnerabile. Esposto come un corpo spezzato e calpestato. Pieno di
ematomi e ossa rotte. Cieco e con le mani giunte in preghiera.
"Sejanus, ascoltami-."
“Coryo,
mi basta.”
Hai
troppi suoni nella tua testa. Non riesci a distinguere alcuna parola o
significato.
“Cosa
hai detto?”
Glielo
domandi con un filo di fiato. E Sejanus posa una mano sulla tua guancia.
“Mi
basta. Va bene così.”
Ma
a te no. Non ti basta.
Sono
le ginocchia a tremare. La tua pancia contratta su te stessa e le
costole che si sono serrate in muro gelido contro cui il tuo cuore
batte e batte e batte fino a lasciarti delle note amare in bocca.
Sejanus
allontana le sue dita dal tuo viso e tu non lo accetti.
Scosti
le lenzuola e sposti le gambe fuori dal letto, i piedi a terra e tu
seduto sul ciglio del materasso. Tutto eccessivamente di fretta. Il
portacipria di tua madre che cade a terra e quel rumore limpido ti
percorre la linea della schiena.
Ha
detto che il suo amore per te non ha condizioni. Ma tu sai che un amore
ricambiato assicura maggiori sicurezze - che sia un riflesso o che sia
reale non ha importanza.
Lui
deve credere fin dentro le ossa e il sangue e l’anima che tu
lo ami. E tu devi smettere di cercare spiegazioni ad ogni singolo tuo
gesto - basta chiederti se stai
fingendo, lo sai che stai fingendo, tutti questi sentimenti sono solo
la replica di quanto hai osservato negli altri, giusto?
Gli
copri le guance con entrambe le mani, a coppa, e poi smettila di
guardare le sue ciglia o di notare il modo in cui ha schiuso le labbra.
Hai tutto il corpo teso verso il suo, ancora immobile sulla sedia
sghangherata della tua camera.
Lui
ti cinge i polsi e le sue dita coprono le tue vene e sembrano ascoltare
il tuo battito.
“Ti
amo, Coryo.”
Siete
fronte contro fronte.
“Sejanus.”
“Il
mio Coryo.”
Un
sottile senso di panico si impadronisce di te e tu sei stanco, sei
esasperato, sei senza forze. Sejanus ti sta guardando e siete
aggrappati l’uno all’altro e tu da mesi cammini in
circolo tra i tuoi pensieri fuggendo da te stesso e sei esausto.
Sejanus ti sta guardando sorridendo e tu sei arrabbiato, tu sei
disperato e tu sei consapevole che il mondo ti ha tolto tutto da quando
sei nato e che adesso non puoi accettare ti sia sottratto nulla di tuo.
E
Sejanus è tuo.
Lo
comprendi e lo accetti - gli angoli degli occhi che
bruciano e un groppo in gola.
Sejanus
è tuo e tu non permetterai a nessuno di allontanarlo da te.
“Sejanus.
Penso di essermi innamorato di te.”
Senti
una risata e il tuo corpo steso tra le lenzuola. Un battito di ciglia e
le spalle di Sejanus non ti permettono di scorgere il soffitto e le
macchie di muffa.
Il
suo cuore che batte furioso contro la tua cassa toracica spalancata - ci sono licheni, ci sono vermi e
forse anche bozzoli di ragnatele e insetti.
Lui
da te non si allontana.
"Penso di amarti davvero."
Come
hai potuto rovinarmi tanto.
Pensi
di chiederglielo ma le sue labbra sono sulle tue.
E
tu muori.
Angolo
autrice
Partiamo dal principio! Ho letto numerose fanfiction su AO3 in cui Sejanus scopre dell'indigenza di Coryo a causa di un suo svenimento e poi inizia a inviargli regolarmente del cibo, per aiutarlo. Una storia in particolare (che adesso non riesco più a trovare sul sito, ma successivamente posterò il link) era dal POV di Sejanus, che osserva impotente Coryolanus dimagrire e bere solo acqua, fino a quando non sviene vicino ad una fontana. Si fa trovare al suo capezzale in infermeria e lo spinge a mangiare, Coryolanus stupito di non essere giudicato per la sua povertà e così finisce. Io ho ripreso questa trama base (davvero un must appena entri nel mondo fandomico di Coryo/Sejanus), ma soprattutto per un motivo terapeutico. Nel momento in cui ho letto di Coryolanus che cercava di placare i crampi allo stomaco con l'acqua mi sono ricordata di me stessa, della mia terribile estate in cui ero pelle e ossa e cercavo di ingannare la fame riempendomi la pancia di mille liquidi diversi. Io stessa sono svenuta e sono stata costretta a delle flebo ricostituenti in ospedale. Per questo motivo ho sentito l'esigenza di riprendere questa trama e scriverla dal punto di vista di Coryolanus, per una motivazione terapeutica personale. Poi questi due hanno preso il sopravvento. Sono una coppia che amo tanto, troppo. Non snaturare Coryolanus è estenuante, non so quanto sia riuscita a mantenerlo IC, ma davvero ci provo in ogni modo da cinque mesi. Ho amato il film, i personaggi, tutto. E il titolo l'ho ripreso dal verso della canzone di Lorde che apre la storia. Vi ringrazio se avete letto fino a qui, spero possa esservi piaciuto il mio racconto. Fatemi sapere, le storie vivono nella mia testa per troppo tempo e ho tanto bisogno di dialogo! Grazie mille.