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Autore: ValeAlcazar    03/04/2024    0 recensioni
Io e la mia socia Manu Roja abbiamo voluto scrivere una storia particolare...cosa sarebbe accaduto se Ana non avesse accettato di tornare con Christian? Abbiamo preso come punto di riferimento la fine di GREY ( 50 sfumature di grigio raccontate da Christian) e DARKER ( 50 sfumature di nero raccontate da Christian)
Buona lettura
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate
Capitoli:
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LA MIA VITA SENZA DI TE Capitolo 7 Ho chiamato George, gli ho dato appuntamento dopo il lavoro per andare a prendere qualcosa alla caffetteria. Non posso andare avanti con lui, è un bravo ragazzo ma non provo niente nei suoi confronti tranne che amicizia, non c'è chimica tra noi, almeno io non la percepisco. Non è come tra me e Christian, con lui l'ho sentita all'istante, al primo sguardo, non mi sarei mai concessa totalmente se non fosse stato così, come non era successo con tanti altri ragazzi che ci avevano provato, come anche con George...Christian era quell'attrazione speciale che aspettavo. Proverò ancora quella chimica con qualcun altro? Chissà, magari con il passare del tempo. Christian, quanto vorrei che tra noi non fosse finita, ma tu hai delle esigenze, dei bisogni che io non sarò mai e poi mai capace di darti. Devo dimenticarti lasciarti andare...sii felice amore mio. Inizia una nuova settimana. Per tenere la mente occupata, a parte allenarmi in palestra, mi sono portato avanti con il lavoro. Stavo pensando se sia il caso o no di dare retta a Flynn e chiamare Elena per trovarmi un'altra possibile Sottomessa. Se non voglio impazzire devo tentare...sono parecchio titubante. Ci provo, la chiamo. "Christian, ciao. Come stai caro?" "Ciao Elena, bene grazie. Ho deciso di avere un'altra Sottomessa, hai qualcuna da propormi?" "Finalmente ti sei deciso? Così mi piaci." "Hai qualcuna da propormi oppure no!" "Christian! Non sei mai stato così brusco con me, si può sapere che ti ho fatto?" "Lascia perdere Elena, fai finta che non ti abbia chiamato" "Aspet..." Le sbatto per l'ennesima volta il telefono in faccia Non la reggo più con i suoi giochetti mi manda fuori dai gangheri. Squilla il telefono...è lei. "PRONTO!" "Christian sei intrattabile da quando hai conosciuto quella donna, posso sapere cosa ti ho fatto per essere trattata in questo modo, eh?" "Il tuo sarcasmo mi dà sui nervi, la devi smettere va bene? E finiscila di dare la colpa per ogni cosa che riguarda me ad Anastasia, non tollero più queste tue insinuazioni." "Puoi dire ciò che vuoi ma è così, sono sincera. Non ti riconosco più. Tu non sei così, non con me almeno." "Dobbiamo continuare o vuoi che richiudo la chiamata? A te la scelta!" "Ok! Ho capito! Non parlerò più di lei, va bene così?" "Sarà meglio Elena" "Quindi sei interessato a conoscere una possibile Sottomessa?" "Sì!" "Bene, perché ne ho proprio una che fa al caso tuo. Te la porto nel tuo appartamento stasera, va bene?" "Non stasera, facciamo venerdì dopo il lavoro, e ti ho già detto che a casa mia non ci voglio più nessuna." "Ok, allora facciamo al mio pied-a-terre? Dimmi a che ora e l'accompagno." "Va bene per le 20" "D'accordo allora. Venerdì alle 20." Mi dà qualche fugace informazione su questa ragazza, poi taglio corto e chiudo la chiamata. "Se è tutto io dovrei andare. Ciao Elena a venerdì." "Va bene Christian, a venerdì. Ciao." A Taylor lo dirò quando verrà a prendermi per portarmi a casa. Spero di non pentirmi d'averla chiamata per conoscere questa ragazza. Mi ha detto che si chiama Shirley Davis, ha 25 anni ed è di Delridge, uno dei sobborghi di Seattle. Ha da poco un lavoro stabile come responsabile di un grande magazzino. Welch, mi informerà come sempre di ogni dettaglio della sua vita. Trovo già George che mi aspetta seduto al tavolo della caffetteria ad un isolato dall'ufficio, io mi sono dovuta trattenere un momento per finire la relazione sul monascritto che sto esaminando. Quando arrivo mi viene incontro, mi bacia su una guancia, sembra strano, ma non ci siamo mai dati un bacio in questo periodo che ci siamo frequentati...non ci sono riuscita a lasciarmi andare, ecco perché devo chiudere con lui. Mi guarda interrogativo, probabilmente dal mio sguardo ha capito qualcosa. Mi siedo al tavolo, ha già ordinato un tè per me e una birra per lui. Gioco con la tazza, sono nervosa, non so come iniziare il discorso...mi dispiace ma devo farlo. Faccio un sospiro, sto per dirglielo quando mi sento chiamare a gran voce "Ana! Ana, ma sei tu?" è Mia, la sorella di Christian, corre tra i tavoli verso di me e mi butta le braccia al collo. Mia è adorabile, le ho voluto bene dal primo momento, è un vulcano di simpatia. "Ciao Mia, che vi fai tu qui?" "Sto aspettando un'amica per andare a fare shopping in un negozio qui in zona, è in ritardo così invece che aspettarla fuori ho pensato di prendere un caffè." "Vieni accomodati con noi" Accidenti e adesso come lo presento George "Oh! Lui è George Maxwell." Mia sembra più imbarazzata di me, gli stringe la mano ma lo guarda torva "Ciao George." lo saluta a malapena poi si rivolge a me "Come stai Ana? Ti vedo dimagrita e il viso stanco." "No, sto bene Mia, grazie. Il lavoro mi assorbe parecchio, ma dimmi tu come stai? Ti trovo bene!" "Sto facendo uno stage di qualche settimana in un'azienda di catering, spero tanto che poi vada in porto con un contratto di lavoro. Mi piace l'ambiente, posso fare un po' di esperienza in questo campo, e tra qualche anno magari avviare un'attività tutta mia." "Te lo auguro Mia, davvero." "Grazie, Ana." Vorrei chiederle di Christian, sapere come sta ma, non mi sembra il caso, ad un tratto Mia si rivolge direttamente a George. "Ti dispiace se te la rubo un attimo?" George fa un sorriso e Mia mi prende per mano e ci allontaniamo, cosa vorrà dirmi? Come se mi avesse letto nel pensiero mi parla di Christian "Ana, so dalla mamma che Christian non è più lui da quando vi siete lasciati. Noi non lo vediamo da quando siete venuti a cena al mio rientro da Parigi, lo ha sentito per telefono...è parecchio abbattuto. Scusami se ti dico queste cose, non ho mai visto la mamma così preoccupata per mio fratello. Non è venuto neanche al ballo di beneficenza che mamma e papà organizzano tutti gli anni per l'associazione che hanno fondato dopo la sua adozione, sicuramente gli manchi Ana, e tanto. Sei stata la sua prima ragazza e credo che la vostra separazione non l'abbia presa bene. Forse non dovevo dirti nulla. Tu stai con un'altra persona e non è giusto che ti turbi in questo modo. Magari se gli facessi solo una telefonata potrebbe aiutarlo, non so." "È complicato Mia, tengo anch'io a lui ma non credo sia una buona idea chiamarlo, se non sta bene per via della nostra separazione, se lo chiamassi potrebbe nutrire false speranze." Mi guarda come a supplicare, gli vuole bene, come tutti del resto, solo Christian non vede quanto tutti tengono a lui e quanto amore lo circonda. Le squilla il cellulare, risponde "Perdonami Ana, ma devo lasciarti, la mia amica è arrivata." "Certo Mia, mi ha fatto piacere rivederti." "Ha fatto tantissimo piacere anche a me, perdonami per averti parlato di Christian." "A dire il vero volevo chiederti anch'io come sta, non mi sembrava giusto nei confronti di George, ma mi devi promettere una cosa" "Dimmi!" "Promettimi di non dire a Christian che abbiamo parlato di lui, ok? Potrebbe rimanerci male o addirittura arrabbiarsi. Sai com'è fatto quando si parla della sua vita privata." "Va bene, come vuoi." "Promettimelo Mia, ti prego!" "Ok Ana, te lo prometto. Non dirò nulla a Christian. Ti devo lasciare, spero di rivederti presto." "Lo spero anch'io Mia...e salutami tanto tua madre." "Solo lei?" "Mia!!!" "Va bene, ok, ho capito!" Mi abbraccia forte, fa un cenno di saluto con la mano a George ed esce dalla caffetteria. Sento una fitta dolorosa al petto...Christian sta male, vorrei tanto parlargli, vederlo, ma non posso farlo non sono ciò di cui lui ha bisogno...il tempo lo aiuterà. Torno al tavolo da George e mi chiede chi era, che cosa aveva da dirmi in privato. Anche se questo suo interrogatorio è parecchio irritante, gli dico che era la sorella di un mio amico...non posso dirgli che è la sorella del mio ex. Mento dicendogli che il fratello sta male per via della storia finita con la sua ragazza storica, se potevo andarlo a trovare insieme a lei per fargli un po' di compagnia e tirargli un po' su il morale. Lui non sa niente di Christian e me. Poi mi chiede perché gli avevo dato appuntamento. Già, mi era passato di mente dopo l'arrivo di Mia e della nostra chiacchierata. Prendo il coraggio a quattro mani e gli dico che non possiamo continuare a vederci, che io ci ho provato a lasciarmi andare, ma provo solo un sentimento di amicizia nei suoi confronti e nient'altro...mi dispiace. Sembra che avesse capito che lui per me non era altro che un amico. Bene sono più in pace con me stessa per quanto riguarda lui, un po' meno per Christian. Che ti sta succedendo amore mio...reagisci ti prego. Basto io a soffrire per entrambi, vai avanti con la tua vita. Stasera incontrerò Shirley, ha già avuto esperienze come Sottomessa, quindi non devo aggiungere niente; conosce già tutto ciò che si pretende dal suo ruolo. Elena, le ha già fornito l'accordo di riservatezza e anche il contratto. Non è poi così attraente, forse sono io che nella mia testa non riesco a trovare qualcuna che eguagli la bellezza innocente acqua e sapone di Ana, ma forse è meglio così. E' alta, troppo magra, con un caschetto di capelli mossi che arrivano alle spalle, occhi scuri. È molto loquace...la scruto silenzioso, i pensieri che mi frullano in testa, sono immancabilmente da un'altra parte, a quello "stronzo" di George Maxwell che in questo momento potrebbe godere e far godere la mia Ana. Lo ucciderei con le mie mani quel cazzone, se solo mi capitasse a tiro. Elena se n'è andata, accompagnerò io Shirley dove vive. Facciamo un po' di conversazione...veramente è solo lei a parlare, io mi limito ad ascoltarla e ad annuire...mi racconta delle sue esperienze. È entrata in questo mondo con il suo primo ragazzo che, aveva iniziato a fare pratica come Dominatore in uno dei locali di Seattle. Non è necessario che le dia le direttive per l'anticoncezionale e per le analisi che pretendo dalla mia ginecologa, si è premunita di farlo Elena. Il fine settimana è trascorso lento e monotono. Sono tornato a lavoro e la mia giornata si alterna nel grigiore che mi assale, sono perso, un'anima in pena...sono ricaduto nel buio dopo aver trovato la luce...la vedo la mia luce, Ana, raggiante come un limpido raggio di sole che brilla. La ritrovo in quei ritratti che tornato dall'ufficio fisso in continuazione, mentre mi abbandono sulla sedia nello studio del mio appartamento. Tento di leggere le ultime proposte dei nuovi contratti che mi ha inviato Ros per email. Lavorare mi aiuta a mantenere il controllo e a non pensare. Da quando ho rivisto Mia le mie notti sono insonni, sto male, piango tutte le mie lacrime abbracciando l'unica cosa che mi ricorda un momento felice con Christian, il palloncino a forma di elicottero che mi ha regalato quando io e Kate ci siamo trasferite qui a Seattle. In uno dei miei romanzi preferiti di Hardy, ho conservato qualche rosa e il bigliettino scritto a mano da lui che mi ha fatto recapitare, come augurio, per il mio primo giorno di lavoro presso la SIP. Che devo fare, sono demoralizzata, uscirò da tutto questo dolore? Riuscirò a rifarmi una vita tranquilla dopo di lui? Dio Christian quanto mi manchi? Sono seduto al bancone della cucina, cercando di mangiare qualcosa, ho un nodo alla gola che non mi permette di ingerire niente. Questo dolore mi strazia, alzo gli occhi sentendo tossire Taylor... "Signor Grey, Elliot sta salendo" "Che diavolo vuole mio fratello" Cazzo! Ci mancava anche lui, non ho voglia delle sue battutine Non faccio in tempo a terminare il pensiero che l'ascensore si apre e mio fratello avanza nell'atrio. "Ciao Elliot che ci fai qui?" "Ciao asso, mamma e papà sono molto preoccupati, ero in zona e mi sono permesso di venire a vedere come stavi?" "Come vedi sto bene Elliot." "Dal tuo aspetto non si direbbe, non ti ho mai visto in questo stato Christian...anche Mia è in pensiero...come lo sono io del resto." "Elliot davvero, non c'è niente di cui stare in apprensione. Mi dispiace che anche mamma e papà stiano in pena per me." "Christian, tra te e Ana è finita da un po' e mi dispiace...hmmmm...non so se devo dirtelo fratello...forse è meglio di no." "Cosa vorresti dirmi Elliot?" "Non so se faccio bene, ma Mia ha incontrato Ana qualche giorno fa per caso...era con un ragazzo." "Non mi dici niente che non sappia già Elliot...e ora se vuoi scusarmi, sono stanco e avrei bisogno di riposare" "Va bene me ne vado. Ah Christian..." "Dimmi, che c'è ancora!" "Se vuoi parlare o altro io ci sono, ricordalo." "Grazie Elliot" Prima di uscire cerca di abbracciarmi ma, io allungo le braccia e gli stringo i bicipiti così non gli do modo di avvicinarsi più di tanto. Poi si dirige verso l'ascensore e se ne va. Rimango nel salone, guardo il pianoforte, da quando Ana è andata via non l'ho più toccato. Neanche la musica, che è sempre stata il mio rifugio, potrebbe calmare questa mia inquietudine. Senza quasi più forze mi trascino in camera mia...quanto deve far male ancora. Avrei voglia di farla finita, ma non posso darle questo dolore, si sentirebbe in colpa, non voglio che soffra per il resto della sua vita per colpa mia...oh Ana! Non immaginavo nemmeno di riuscire a provare un sentimento così forte e intenso in vita mia...Dio quanto ti amo Anastasia, non ne hai idea. Eri tutto ciò di cui avevo bisogno, di te, del tuo amore, della tua anima che teneva a bada la mia tenebra e che rischiarava la mia anima nera. Avevi ragione quando con le lacrime agli occhi, nella Stanza dei giochi, mi hai chiamato "bastardo squilibrato". Perché dovresti continuare ad amare uno incasinato come me. Io ti porterò sempre con me amore mio. Potrò forse avere altre Sottomesse ma, non le amerò mai, solo te Ana, io amo solo te. Devo vedere Flynn...al più presto non posso aspettare altri quattro giorni, a costo di pagare la parcella doppia devo vederlo, e subito.
   
 
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