Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Juliet8198    04/04/2024    0 recensioni
Quando Scarlett si presenta all'ospedale in veste di assistente sociale, non può credere al caos in cui tre semplici omega hanno gettato il personale medico. Ma quando la giovane riesce ad avvicinare i tre, è come se il mondo improvvisamente si rovesciasse.
Non è normale che i suoi pensieri vortichino costantemente attorno a loro.
E non è normale che loro siano terrorizzati dal mondo intero eccetto che... da lei.
La ricercano, la rincorrono, non sembrano capaci di allontanarsi da lei. E, quando finalmente permette loro di ricongiungersi con il branco che amavano tanto e da cui erano stati brutalmente separati, tutto inizia ad avere senso.
OMEGAVERSE AU
QUESTA STORIA NON FA PARTE DEL JU E NON È QUINDI IN ALCUN MODO COLLEGATA CON LE ALTRE STORIE GIÀ ESISTENTI.
Genere: Angst, Fluff, Omegaverse | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Scar è la migliore! 

 

-Scar è fantastica! 

 

-Scar, Scar, Scar! 

 

La ragazza si lasciò sfuggire una breve risata mentre riponeva il telefono sul tavolo. I tre corpi che la circondavano si strinsero a lei ancora di più mentre intonavano il suo nome. 

 

-Su, ragazzi, in fondo non ho fatto niente di speciale. 

 

Tre visi si raddrizzarono per guardarla con espressioni improvvisamente serie. Jimin in particolare sembrava possedere una forza nel suo sguardo che la penetrava in maniera disarmante. 

 

-Scar. Non capisci. 

 

Lei piegò leggermente il capo a quelle parole. 

 

-Che cosa non capisco?

 

Jimin la fissò senza battere le ciglia. 

 

-Tu ci hai dato... tutto. 

 

Scarlett abbassò per un momento lo sguardo sulle sue gambe. Dopo un istante, lo riportò sull'Omega.

 

-Io vi ho dato la base. Quando uscirete dall'omegaspace, dovrete piano piano tornare a ricordare che cosa meritate. Ho come il sentore che... in questo ultimo anno lo abbiate dimenticato. 

 

I tre sguardi si voltarono l'uno verso l'altro. Scarlett poteva vedere una luce di comprensione alle sue parole. La ragazza sospirò. Il loro branco sembrava tenere molto a loro, se i suoni che aveva sentito venire dal telefono erano davvero le loro lacrime come pensava. Poteva stare tranquilla, loro sarebbero stati in grado di trattare gli Omega con con la cura che si meritavano. 

 

Sarebbero riusciti a far ricordare loro l'affetto che gli era dovuto. 

 

Un piccolo brivido le camminò sotto la pelle. 

 

Bizzarro. Sembrava capitarle a ogni istante che ricordava la voce che era emersa dal cellulare. All'inizio, pensava fosse timore. Era quella l'emozione che era abituata ad associare a un Alpha. Eppure... si era presto accorta che non era così. Quel brivido misterioso non le riempiva le ossa di freddo e non la faceva tremare. Sembrava, piuttosto, solleticarla. Le stuzzicava le dita e poi saliva fino al cuore e infine scendeva e si gettava nel suo stomaco. Un bizzarro prurito continuava a spingerla a strofinarsi le mani. 

 

L'Alpha sembrava una brava persona. Aveva compreso in fretta la situazione e aveva agito con tempestiva razionalità.

 

Aveva una bella voce. 

 

Scarlett immaginò di schiaffeggiare il suo cervello a quel pensiero. No, lei stava pensando al fatto che sembrasse una persona affidabile. Avrebbe potuto stare serena nel lasciare gli Omega nelle sue mani. 

 

E quando aveva iniziato a usare la sua autorità da Alpha per guidare i ragazzi in omegaspace, la sua voce aveva assunto un calore che, aggiunto alla sua leggera asprezza, la faceva assomigliare a un bicchiere di brandy-

 

Scarlett strizzò le palpebre, trattenendo un'imprecazione. 

 

Era stanca. Sì, era stata una giornata molto carica di avvenimenti. Doveva staccare il cervello e non concentrarsi sul caso, per un momento. Era solo per quello che i suoi pensieri stavano prendendo una piega strana. 

 

Solo per quello! 

 

-Scar?  

 

Lentamente, la ragazza riaprì gli occhi per osservare i tre volti che la guardavano con curiosità. Aveva fatto delle espressioni strane mentre litigava con il suo cervello, vero? Sospirando, tirò le labbra in un sorriso, scuotendo il capo. 

 

-Scar ha bisogno di riposare. Ha fatto tanto oggi. Scar lascia che ci prendiamo cura di lei. 

 

Scarlett corrugò leggermente le sopracciglia alle parole di Taehyung, che le prese la mano con un'espressione determinata sul viso. Jungkook annuì con un gesto secco del capo. Prima che se ne potesse accorgere, la ragazza si ritrovò tirata verso il basso, costretta a inginocchiarsi e gattonare fino all'angolo dove la piccola montagna di cuscini era disposta. 

 

Quando la sua mano stava per posarsi sul lembo della coperta rosa che stava stesa a terra, si bloccò, portando i tre Omega a fissarla. 

 

-Ragazzi, è il vostro nido, non posso- 

 

-Scar può. Noi vogliamo.

 

Scarlett rivolse uno sguardo sorpreso in direzione di Jungkook davanti alla risposta secca e decisa. Quando vide che tutti e tre la osservavano con la stessa dose di determinazione, lasciò che il suo corpo venisse tirato ancora un po', fino a entrare ufficialmente nel loro spazio. 

 

Anche se non era il loro vero nido, le sembrava di mettere piede in un reame sacro. Quello era il loro angolo sicuro. Era il loro dominio, dove solo i membri del branco erano accetti. Eppure, trascinavano lei, una quasi sconosciuta, dentro di esso fino a farla sistemare contro la parete di fondo, coprendole le gambe con una seconda coperta e un largo cuscino azzurro. 

 

Normalmente, quando erano nel nido Scar aveva notato che tendevano ad assumere la stessa sistemazione: tutti e tre stretti in un unico bozzolo, solitamente con Jimin al centro. Questa volta, però, sembrò che fosse diventata lei il perno della loro nuova configurazione. Tutti e tre, infatti, si sistemarono spontaneamente attorno a lei, posando la testa sul cuscino che avevano messo sulle sue gambe come se fossero uniti da un'unica mente. Jimin, sdraiato alla sua destra, le circondò la vita con il braccio prima di sollevare lo sguardo su di lei. 

 

-Scar, riposa. 

 

L'ordine le arrivò chiaro e infuso di fermezza. Scarlett, perciò, annuì senza obbiettare, abbandonandosi contro la parete. Un pensiero, però, la bloccò per un momento. La sua mano scese fino alla tasca dei suoi pantaloni, tastando il tessuto in cerca del cellulare. 

 

Una volta trovato, lo sollevò davanti a sé. 

 

-Scar? 

 

La ragazza sentì tre sguardi carichi di rimprovero posarsi su di lei. 

 

-Ok, ok, ragazzi. Datemi solo un attimo. Devo fare una cosa per il vostro branco. 

 

Scarlett aprì la fotocamera e sollevò il telefono in posizione orizzontale. Dopo ave scattato, osservò la foto con un leggero sorriso. Fortunatamente, non si vedeva il suo corpo oltre il grande cuscino azzurro, ma solo le tre teste rivolte verso l'alto con un misto di sorpresa, confusione e sonnolenza. 

 

Scorse fino a trovare il nome che aveva salvato poco prima e a cui non era ancora collegata nessuna chat. Quel brivido le solleticò la punta delle dita ancora una volta prima che potesse digitare le prime parole. Scarlett, però, lo scacciò dalla sua mente. 

 

Da te: 

Salve Signor Kim, questo è il mio numero privato. Kim Scarlett 

 

E questo è un piccolo regalo per rassicurarvi nell'attesa di arrivare. 

 

La ragazza osservò la foto caricare lentamente fino a che non fu inviata. Mordendosi il labbro, spense lo schermo e ripose il telefono, posando la testa contro il muro e passando istintivamente le mani fra i capelli degli Omega sdraiati sulle sue gambe.

 

 

 

 

 

-Salve signora Lee, sono... estremamente desolato per l'orario. 

 

Namjoon si passò una mano fra i capelli, afferrando poi la prima maglia che gli capitò sotto gli occhi. 

 

-Professor Kim? Non si preoccupi, è successo qualcosa? 

 

La voce della donna sessantenne lo fece bloccare sul posto per un momento. Contemplando il pavimento, si passò la lingua sulle labbra secche. 

 

-In effetti, sì. Mi dispiace metterla in difficoltà con questa richiesta improvvisa, ma ho bisogno di assentarmi per tutta la prossima settimana.

 

Attese immobile con un velo di sudore a imperlargli la fronte. 

 

-Non si preoccupi ma... posso chiedere la motivazione? Professore, se ha bisogno di un congedo più lungo non esiti a chiedere.

 

Sapeva che la donna doveva aver capito che la sua richiesta era legata ai suoi Omega. Tutti nella scuola ormai sapevano di quello che era successo. La sua prima assenza subito dopo la sparizione aveva fatto sollevare molto domande fra i suoi colleghi, fino a che i giornali non avevano riportato la notizia. 

 

-No, non credo, per lo meno, penso che una settimana dovrebbe bastare, io... 

 

La signora Lee doveva aver dato per scontato che avesse ricevuto la notizia che tutti aspettavano. La spiegazione era sulla punta della sua lingua ma non riusciva a pronunciarla. Come faceva a concretizzare a parole l'innominabile? 

 

Inspirando a fondo, stropicciò la maglietta che teneva ancora in mano. 

 

-Dobbiamo... andare a prendere i nostri Omega. Sono stati... 

 

Le parole non riuscivano a uscire. Non capiva perché, ma sembravano sapere di bile nonostante fossero così dolci. 

 

Perché era sul punto di vomitare all'idea di pronunciarle? 

 

-... sono stati ritrovati, ma li stanno ospitando in un Centro protezione Omega a Detroit. Perciò, ecco, ci vorrà un po' di tempo, dovremo prendere l'aereo e- 

 

Stava iniziando a parlottare nervosamente. Le parole uscivano una dopo l'altra e lui era incapace di chiudere la bocca ormai. 

 

-Oh, ma che fantastica notizia! Sono molto contenta per lei, professor Kim! Non si preoccupi assolutamente, si prenda tutto il tempo di cui ha bisogno! Organizzerò subito una sostituzione di due settimane, ma non esiti a chiamarmi se dovesse avere bisogno di più! 

 

Namjoon rimase con la bocca semichiusa e le restanti parole incastrate in gola. Infine, serrò le labbra, racimolando la poca saliva rimasta per cercare di combattere l'arsura che gli aveva trasformato la lingua in deserto. Appoggiandosi allo stipite sotto cui era, i suoi occhi osservarono le due figure davanti a lui rimpinzare freneticamente le valigie "da riccone" di Yoongi perché nessuno di loro ricordava l'ultima volta in cui avevano fatto un viaggio più lungo di tre giorni e, Dio, Namjoon pensava di non avere neppure un trolley che fosse in grado di sostenere un viaggio aereo senza cadere a pezzi. 

 

-Non so come ringraziarla, signora Lee. Due settimane dovrebbero essere più che sufficienti, ma... se dovessero avere bisogno di maggiore cura i primi giorni che torneremo la terrò aggiornata. 

 

-Ma certo, professore, ci mancherebbe altro! Le auguro un buon viaggio! 

 

Namjoon riuscì finalmente a sollevare gli angoli della bocca. 

 

-Grazie, signora Lee. 

 

Non appena ebbe riposto il cellulare nella tasca, si avvicinò per posare la maglia ormai piena di grinze nella prima valigia. 

 

-A posto con il lavoro?- gli chiese Hoseok senza neppure alzare lo sguardo dalle felpe che stava piegando. Namjoon annuì brevemente. 

 

-Tu con il negozio?

 

-Ho chiamato i ragazzi per capire cosa fare. Abbiamo deciso che chiuderemo al pubblico, loro si occuperanno di fare solo gli appuntamenti già prenotati che non possono essere rimandati. 

 

Il capobranco annuì nuovamente. 

 

-Yoongi? 

 

-Sta pagando l'appartamento- rispose il diretto interessato. Namjoon si voltò, notando l'Alpha seduto sul letto con il Pc sulle gambe e la carta di credito sollevata davanti a sé. Avvicinandosi a lui, si abbassò per guardare la prenotazione. 

 

-Yoongi, costa un accidente! 

 

L'Alpha non staccò lo sguardo dallo schermo ma sollevò le sopracciglia. 

 

-Si trova a dieci minuti dal Centro, è l'unico che sono riuscito a trovare con così tanta urgenza e, quando arriveremo, dovrà tenere sette persone, le opzioni non erano molte. Stai tranquillo, Joon. I soldi ce li ho. 

 

Namjoon sospirò, massaggiandosi le tempie. 

 

-Ok, ok, signor compositore di fama internazionale. Per l'aereo? 

 

-Siamo a posto. Abbiamo uno scalo a Tokyo con sei ore di attesa, ma non c'erano voli diretti disponibili. I visti? 

 

Namjoon annuì. 

 

-L'ambasciata ha detto che non appena riceve la conferma dal Centro e dalla polizia di Detroit ce ne rilasceranno di temporanei. Speriamo solo che arrivino in tempo.

 

-Hyung, non c'è spazio per un altro pigiama di pile. 

 

-Ma non sappiamo che tempo fa laggiù! E loro? Non avranno i loro vestiti! Non ci bastano tre valigie, dobbiamo portare qualcosa anche per loro! Si potrebbero ammalare, è ancora inverno, qua è stramaledettamemte freddo e- 

 

-Hyung, ehi, calma.

 

Namjoon si avvicinò appena al maggiore. Aveva già iniziato a sproloquiare. Lo faceva sempre quando era eccitato o estremamente nervoso, perciò l'Alpha sollevò le mani in cerca di calmarlo. 

 

-Facciamo ancora in tempo ad aggiungere una valigia in più con i loro vestiti. Mal che vada, ne compreremo una là insieme a tutto quello che gli occorre. 

 

Il capobranco vide un lampo di esitazione attraversare il viso del maggiore, un momento in cui la sua bocca stava per schiudersi nel tentativo di trovare nuove cose per cui preoccuparsi, ma alla fine sembrò trattenersi, annuendo semplicemente. Namjoon sospirò, sobbalzando appena quando una vibrazione provenne dalla sua tasca. Immediatamente, estrasse il cellulare. 

 

-È l'ambasciata?- domandò immediatamente Hoseok. L'Alpha scosse il capo, corrugando la fronte. Il primo messaggio di un numero sconosciuto gli comparve nella notifica. 

 

DA: XXX-XXXX-XXX

Salve signor Kim, questo è il mio numero privato. Kim Scarlett. 

 

E questo è un piccolo regalo per rassicurarvi nell'attesa di arrivare.

 

Namjoon vide un'immagine venire caricata subito dopo, osservando la sfocatura fino a che la rotellina non smise di vorticare. 

 

Rimase immobile, con gli occhi fissi sullo schermo e le dita congelate. 

 

-Joon? 

 

Non rispose. Non mosse un muscolo. Non riusciva a fare altro che fissare quell'immagine, con la bocca stupidamente aperta. Il bruciore che sembrava essersi dissipato dai suoi occhi fece un breve ritorno. Non poteva rimettersi a piangere. Non poteva. 

 

-Joon, che cosa hai-

 

Sentì un corpo porsi al suo fianco per guardare lo schermo a sua volta e sentì una voce venire mozzata da un verso sorpreso. Sentì l'attenzione degli altri due posarsi immediatamente su di loro per poi spingerli a raggiungerli immediatamente. 

 

-Ragazzi? È successo qualcos... oh mio Dio. 

 

Silenzio. Era tutto quello che riuscivano a rispondere. 

 

-Oh mio Dio- ripetè Jin. 

 

Se Namjoon fosse stato in grado di parlare, non sarebbe stato capace di dire molto di più. La sua lingua sembrava essere stata bombata di anestetico. Era pesante e insensibile, incapace di muoversi. 

 

Quella foto era il secondo tassello di un'immagine che diventava sempre più vera. 

 

Lui sapeva con incrollabile certezza che nella mente di ognuno dei suoi amici, come nella propria, era incastrato un gigantesco terrore. Avevano sentito le loro voci, certo. Ma potevano non essere davvero loro. Poteva essere tutta una truffa. Poteva essere una bizzarra trappola che sarebbe risultata in una richiesta di riscatto. Poteva essere una registrazione. Poteva essere il loro cervello disturbato che era pronto a sentirli ovunque. 

 

E tutto ciò era maledettamente irrazionale, ma avevano passato così tanto a convincersi ad accettare la loro scomparsa che non erano fisicamente pronti ad accogliere il miracolo senza venire attanagliati dalla paura che l'illusione si dissolvesse all'improvviso. 

 

Ma avevano un secondo tassello. 

 

Tre volti famigliari ma abbastanza diversi da mostrare il passaggio del tempo. 

 

-Sono... dimagriti così tanto- bisbigliò Jin. Portando le dita sullo schermo, allargò l'immagine fino a studiare ognuna delle tre facce nel dettaglio. Aveva ragione. Il colorito dei tre Omega era vivo, ma Namjoon poteva vedere le mandibole più affilate, gli zigomi accentuati e gli occhi leggermente scavati. 

 

-Gli sono cresciuti un sacco i capelli- borbottò Yoongi. Il capobranco prese nota del tono più rigido, leggermente canzonatorio, che serviva solo a mascherare. Lui sapeva cosa cercava di mascherare. 

 

-Senti chi parla- replicò Jin senza sollevare lo sguardo dallo schermo. Namjoon sollevò leggermente le labbra. In effetti i capelli di Jungkook erano della stessa lunghezza di quelli di Yoongi. Gli scendevano sulla fronte coprendogli quasi gli occhi e gli raggiungevano il collo arricciandosi leggermente all'estremità. Quelli degli altri due non sembravano raggiungere la stessa lunghezza, ma circondavano comunque i loro visi con abbondanza. 

 

-Sembrano... sereni. 

 

Le parole di Hoseok riportarono immobilità nel gruppo. I tre visi guardavano la fotocamera come se fossero stati catturati in un momento spontaneo, rilassati su un cuscino e sul punto di addormentarsi. Vulnerabili. Così li avrebbe descritti il suo istinto. 

 

Al sicuro, in un nido. 

 

Sì, sembravano sereni. 

 

-Come pensate che... saranno quando li ritroveremo? 

 

Namjoon udì la vera domanda che si nascondeva dietro a quelle parole. 

 

"Che cosa gli sarà successo?" 

 

Erano in omegaspace, perciò dovevano essersi quantomeno sentiti sotto stress. Ma l'Alpha non era pronto ad affrontare quel pensiero in quel momento. Non poteva pensarci, non quando davanti lo aspettavano quattordici ore richiuso in un dispositivo sospeso in mezzo al cielo con troppo tempo per lasciare la sua mente vagare. 

 

-Finiamo di fare le valigie. Dobbiamo essere all'aeroporto fra due ore- concluse semplicemente, deglutendo prima di allontanarsi dal gruppo. Alle sue spalle, un silenzio impacciato riempì l'ambiente mentre solo rumori di zip, lacci e ante di armadio lo raggiunsero. 

 

Quando emerse nella sua stanza, si appoggiò contro il muro, sfilando nuovamente il cellulare. 

 

Da: te 

Le sono molto grato, signorina Kim. Non sa quanto significhi per noi anche un piccolo gesto come questo. 

 

A breve prenderemo l'aereo, ma posso disturbarla per chiederle un altro favore?

 

 

ANGOLO AUTRICE 

Well, Scarlett, tell us more riguardo a quei tuoi pensieri su Namjoon, non essere timida (don't worry, vedrete mooolto dei suoi pensieri in futuro XD). E ancora procediamo a piccoli passi verso il grande incontro! Aspettative? Teorie? Timori? 👀

   
 
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