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Autore: SOI_7    04/04/2024    0 recensioni
[Contiene spoiler dell'Archon Quest di Fontaine]
Nahida spedisce il suo braccio destro a Fontaine per una missione segreta. Qui, lo svogliato Vagabondo dovrà confrontarsi con nuovi costumi, nuove conoscenze e una certa dea considerata da tutti come una celebrità. Inutile dire che non sarà un incontro... placido!
Genere: Avventura, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Furina/Focalors, Scaramouche
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6 – Cerberus

Nelle profondità delle acque di Fontaine, indisturbata e sinistra, si ergeva una struttura metallica, edificata con tubature e bulloni. Un luogo apparentemente abbandonato, che in realtà nascondeva quella che per molti rappresentava una condanna, mentre per altri un’occasione per iniziare una nuova vita. Forte Méropide era ben più di un semplice carcere, la sua organizzazione era paragonabile ad uno stato a sé, dove i condannati venivano spediti dopo un tacito accordo tra la Maison de la Garde e il Duca della fortezza, affinché non solo li prendesse in custodia, ma li riformasse anche per una eventuale scarcerazione futura.

Per entrare nella fortezza, Chevreuse guidò Hat Guy verso un ascensore situato sul retro dell’Opéra Épiclèse. Attesero una decina di minuti, mentre l’ascensore proseguiva la sua discesa verso il fondale marino, in un silenzio interrotto solo da rumori e scricchiolii meccanici. Hat Guy fu grato che Chevreuse non fosse un tipo da convenevoli e chiacchiere futili: forzare una conversazione solo per riempire il silenzio era un atteggiamento patetico.

Ci fu un lieve sobbalzo, dopodiché l’ascensore si fermò e le sue porte si aprirono.

“Siamo arrivati” disse la Capitana.

Hat Guy la seguì, mentre entrambi percorrevano un corridoio circondato da tubature, valvole e ornamenti in bronzo. Alla sua fine, di fronte ad un enorme portellone circolare, vi era un bancone, seduta al quale c’era una donna che leggeva pigramente dei fascicoli.

“Hngh… buongiorno, Capitana Chevreuse. A cosa debbo la visita?” disse la donna, con voce sonnecchiante.

“Buondì, Marette. Sono qui per incontrare Sua Grazia” rispose Chevreuse.

“Certo… nessun problema. E lui chi sarebbe?” chiese Marette, indicando Hat Guy.

“Il signor Hat Guy mi sta aiutando in un’indagine, è pulito” replicò la Capitana, con tono risoluto.

Marette sbadigliò, annuendo. “Va bene… potete andare. Conosci già la strada per l’ufficio del Duca”

“Ti ringrazio Marette. Buon lavoro”

Marette emise uno sbuffo. Chevreuse ed Hat Guy svoltarono verso sinistra, percorrendo un altro corridoio.

“Per essere un carcere, questo posto mi sembra fin troppo tranquillo” osservò Hat Guy, accigliato.

“Forte Méropide non è un carcere in senso stretto. Qui la gente non viene messa dietro le sbarre, ma è libera di spostarsi per la fortezza, interagire con gli altri detenuti e svolgere mansioni, a patto che rispettino le regole” rispose Chevreuse.

“Che razza di punizione è?”

“Wriothesley crede fermamente che i criminali debbano ricevere una seconda chance e iniziare una nuova vita. Questo posto serve anche come riformatorio, in un certo senso”

Hat Guy scosse la testa in disaccordo. Nel corso della sua esistenza, pochissime persone avevano dimostrato di saper imparare dai propri errori. Una simile clemenza si sarebbe ritorta contro il Duca, prima o poi.

Il duo giunse al cospetto di una sala circolare, a più piani, al cui centro si ergeva una gigantesca torre cilindrica in bronzo, immersa in una pozza d’acqua verdognola. Una pedana conduceva ad una porta alla base di tale torre, con due guardie che ne difendevano l’ingresso.

“Bentornata a Forte Méropide, Capitana” disse una delle guardie al loro passaggio.

Chevreuse li salutò con un cenno, e la porta si aprì. Hat Guy non poté fare a meno di essere sorpreso di come Chevreuse fosse ben voluta alla fortezza.

Dopo aver percorso una scala a chiocciola, si ritrovarono in un ufficio con svariate librerie, una scrivania al centro e un enorme insegna a forma di cane a tre teste sul muro. Seduto alla scrivania, distrattamente intento a leggere mentre un grammofono riproduceva una musica da sala, vi era un uomo massiccio, con un abito grigio ornato di catene e una giacca in pelliccia posata sulle spalle. Le sue mani erano ricoperte da fasce nere, lo stesso colore dei suoi capelli, arruffati come le orecchie di un orso. Il suo corpo mostrava numerose cicatrici, mentre i suoi occhi erano blu come il ghiaccio.

“Immagino di aver interrotto la tua siesta pomeridiana” disse Chevreuse, incrociando le braccia.

L’uomo distolse lo sguardo dal libro e li guardò, sorridendo beffardo. “Ma buongiorno, Capitana… e lui dev’essere il signor Hat Guy, scommetto”

Hat Guy spalancò gli occhi, mentre Chevreuse emise uno sbuffo divertito. “Onnisciente come sempre, Vostra Grazia”

“Nah… solo in contatto con le persone giuste” rispose Wriothesley, chiudendo il libro e alzandosi. “Sai bene che qui la gente entra ed esce, e ogni cosa deve passare sotto la mia approvazione. Le lingue lunghe sono giunte anche a Forte Méropide dopo lo spettacolo di due giorni fa”

C’era qualcosa di inusuale nella voce di Wriothesley. Sembrava quasi noncurante, eppure era decisamente sicuro di sé, e la sua apparente affabilità non faceva sentire Hat Guy a suo agio, anzi, gli dava l’impressione che stesse nascondendo un lato decisamente più intimidatorio.

“Quindi non dovrò raccontarti nulla che tu non sappia già. Perfetto, mi risparmi la fatica” disse Chevreuse. “Stiamo indagando su chi potrebbe esserci dietro quell’attentato, e speravamo nella tua collaborazione”

“Questo dipenderà da voi” rispose Wriothesley. “Non fraintendermi, Chevreuse, sono sempre pronto ad aiutare una collega in difficoltà, ma non sono nemmeno uno che porge la mano al primo che passa” continuò, rivolgendo lo sguardo ad Hat Guy.

La marionetta sogghignò. “Tsk… che strano. Avevo sentito dire che il Duca credesse nel dare una seconda chance ai criminali. Un atteggiamento così diffidente non combacia con la persona ingenua che mi ero immaginato”

“Hat Guy…” mormorò Chevreuse, preoccupata, ma Hat Guy la ignorò. Anche se lo aveva ammonito sul non sfidare il Duca, ora che lo aveva davanti moriva dalla voglia di vedere fin dove arrivasse la sua scaltrezza.

Paradossalmente, Wriothesley sorrise a sua volta. “Tenere in piedi una baracca richiede sia il pugno di ferro che le carezze, un buon leader deve sapere quando usare l’uno e quando le altre”

“E tu ti ritieni un buon leader?”

“La fortezza funziona da anni, quindi lascerò che siano i fatti a parlare per me” disse il Duca, facendo spallucce. “Volete del tè?”

“Ehm… no, grazie. Ho già fatto il carico di calorie giornaliero” disse Chevreuse, agitando le mani.

“Io invece lo gradirei volentieri” rispose Hat Guy, socchiudendo gli occhi.

“Molto bene, signor Hat Guy. Quale gusto preferisci?” disse Wriothesley, mantenendo il contatto visivo.

“Tè nero, senza zucchero”

“Ah, un amante dei sapori agrodolci. Mi piace”

Il Duca frugò in uno dei suoi scaffali, tirando fuori una scatola con delle bustine da tè. Dopo aver acceso un fornelletto e lasciato bollire dell’acqua, preparò due tazze di tè dello stesso gusto, per poi porgerne una ad Hat Guy e sorseggiare l’altra.

“Prego, serviti pure”

“Come mai hai scelto lo stesso gusto per te?” chiese la marionetta, mentre prendeva la sua tazza.

“Prendilo come… un segno di intesa. Ho le mie preferenze in fatto di tè, ma sono sempre pronto ad accogliere proposte nuove”

Hat Guy inarcò un sopracciglio, per poi sorseggiare il tè. Il sapore amaro, ma non eccessivamente, allietò le sue papille gustative.

“Dunque… volete scoprire chi ha tentato di assassinare la Compagnia Trifoglio, se ho capito bene” disse Wriothesley, poggiando la schiena ad una delle librerie.

“Stando a ciò che abbiamo scoperto, il vero bersaglio era Lady Furina stessa. Abbiamo un possibile sospettato, ma ci servono prove per incastrarlo e portarlo in tribunale” rispose Chevreuse.

“E immagino che questo sospettato si trovi qui, a Forte Méropide”

“Precisamente. Un membro della troupe ha fatto affari con lui, e ipotizziamo che si sia servito di un libro rubato a Sumeru per organizzare l’attacco usando arti occulte” concluse la Capitana.

“Hmmm… e il signor Hat Guy che ruolo ha in tutto questo?” chiese Wriothesley, rivolgendosi alla marionetta.

“Sono venuto qui da Sumeru per recuperare il libro”

“Beh… allora vai e fallo” disse il Duca, con semplicità.

Hat Guy fece una smorfia. “Non hai sentito? Ci servono delle prove per incastrare il colpevole”

“Certo che ho sentito. Ma questi sono grovigli burocratici che riguardano la macchina giudiziaria di Fontaine, non la tua missione. Perché scomodarti tanto per spedire in tribunale l’aggressore di Lady Furina, se il libro è l’unica cosa di cui hai bisogno?”

“Io…” replicò Hat Guy, ma si fermò a metà frase. In effetti, il Duca aveva ragione. Perché tutta questa premura per salvare Furina? Forse stava insinuando qualcosa sul suo conto?

Wriothesley sorrise. “Non ti ho forse detto poco fa che un buon leader deve saper usare sia il pugno di ferro che le carezze?”

“E questo cosa c’entra?” sbottò l’altro.

“Voler aiutare qualcuno non è qualcosa di cui vergognarsi. Questo vale sia per me che per te”

Hat Guy serrò i pugni, per poi alzarsi di botto.

“Non provi a leggermi nella mente, Vostra Grazia” ringhiò.

“Hat Guy, fermo!” esclamò Chevreuse, alzandosi di colpo anche lei. Wriothesley, al contrario, rimase impassibile.

“Ciò che faccio rimane affar mio, così come lo sono le mie motivazioni. Non provare a ficcanasare nella mia missione!” continuò la marionetta.

“Hat Guy, modera i toni, o sarò costretta a prendere provvedimenti” lo ammonì la Capitana.

Ci furono alcuni secondi di silenzio, mentre la tensione si poteva respirare nell’aria. Alla fine, Wriothesley emise uno sbuffo divertito.

“Nah, è tutto a posto, Capitana. Il nostro ospite non è una minaccia”

“Cos…”

“Mi stai forse sottovalutando?” sibilò Hat Guy, mentre la sua Vision Anemo sfarfallò per un istante.

“Non mi interessa quanto sei forte. Probabilmente non sei alla mia altezza, ma anche se lo fossi non sarei preoccupato”

“E perché mai?”

“Perché non hai intenzioni ostili. Lo percepisco dai tuoi modi. Vuoi fare la cosa giusta, ma hai il modo più disastroso di dimostrarlo che io abbia mai visto”

“Oh, davvero? E se il tuo istinto si sbagliasse?” replicò la marionetta, innescando un vortice di Anemo nella sua mano destra.

“Libero di dimostrarmelo, allora. Sono qui, con le difese aperte, dinanzi a te. Colpiscimi pure”

Hat Guy digrignò i denti. Quell’uomo gli dava sui nervi. La sua sicurezza, il modo in cui riusciva ad infilargli la pulce nell’orecchio… tutto questo lo mandava su tutte le furie. Lo stava facendo sentire vulnerabile, come un idiota qualsiasi, e moriva dalla voglia di dargli una lezione, di farlo soffrire…

Non ferire nessuno.

Maledetta Nahida… e maledetto lui, che aveva promesso di tenere fede al suo monito.

Hat Guy emise un sospiro imponente, recuperando la calma e dissolvendo l’Anemo dalla sua mano. Chevreuse si rilassò a sua volta, tranquillizzata dalla lite appena scongiurata. Wriothesley, al contrario, sorrise senza battere ciglio.

“Visto, Capitana? Non c’è motivo di preoccuparsi”

Chevreuse scosse la testa. “Avete finito di fare i bambini? Abbiamo un caso da risolvere, vi ricordo”

“Quando vuoi. Allora, cosa avete intenzione di fare con il vostro sospettato?”

“Con il tuo nulla osta, vorremmo interrogarlo. Senza vincoli, si intende”

“Mmmh… sbirro buono e sbirro cattivo?” chiese Wriothesley.

“Credo che l’opzione ‘buono’ sia un lusso di cui il nostro sospettato non potrà godere” replicò Chevreuse.

“Hai carta bianca, allora. Fatene ciò che volete”

Hat Guy si accigliò. “Non ti preoccupa cosa potremmo fare a quell’uomo?”

“Se il Duca vuole qualcuno morto, non ha bisogno di giustificazioni” rispose Wriothesley. “Ma so già che saprete ottenere le informazioni di cui avete bisogno senza violare alcuna regola”

Chevreuse annuì. “Grazie per la disponibilità, Vostra Grazia. Il nostro sospettato è quel Gaston che ho portato qui tre giorni fa. Dove possiamo trovarlo?”

“È nell’Area di Produzione, dovreste trovarlo alla fucina”

“Perfetto. Andiamo subito, allora”

Chevreuse congedò il Duca con un cenno, per poi dirigersi verso l’uscita. Hat Guy la seguì, ma non prima di rivolgere un’ultima occhiata a Wriothesley, il quale gli rivolse un sorriso di congedo.

-----o-----

Non appena Hat Guy e Chevreuse scomparvero dal suo raggio visivo, Furina rimase per qualche secondo immobile. Stava accadendo tutto troppo in fretta, e il suo cervello stava facendo fatica a processarlo.

La sua estromissione dalla troupe, la possibilità che Bonnepérs avesse architettato il suo omicidio, il fantasma di Ginévre che ripiombava su di lei…

La ragazza scosse la testa. Doveva mantenere la calma e avere fiducia in Hat Guy, la verità sarebbe sicuramente venuta a galla e tutto si sarebbe risolto per il meglio.

Fece dietro front e si incamminò verso il suo appartamento, prima che qualcuno la notasse e la fermasse per qualsivoglia motivo, quando trovò una sua vecchia conoscenza fuori all’officina di Estelle: una donna vestita con una divisa blu e ornamenti d’oro, capelli blu legati a coda di cavallo, un mantello e un cappello appuntito con una vistosa piuma bianca.

“Clorinde?”

Clorinde, la Campionessa Duellante, si voltò verso di lei. Con grande sorpresa di Furina, indossava un paio di occhiali, cosa che non aveva mai fatto da quando l’aveva conosciuta.

“Lady Furina, la stavo aspettando” disse Clorinde, con tono stoico.

“Aspettando? Non capisco… non dovresti essere all’Opéra? E perché indossi quegli occhiali?” chiese Furina, confusa.

“Siamo tutti a teatro ad aspettarla per l’ultimo atto dello spettacolo, milady. Sono venuta fin qui proprio per questo motivo” rispose Clorinde, sempre con tono freddo.

“Io… non posso. La troupe mi ha esclusa dal progetto, vogliono esibirsi senza di me” disse Furina, con tono lugubre.

“Lo Iudex Neuvillette ha espressamente fatto il suo nome, Lady Furina. Non può tirarsi indietro”

Neuvillette? Che avesse trovato un accordo con Bonnepérs e fosse riuscito a risolvere la questione? Non era del tutto improbabile, eppure Furina non era sicura di potersi fidare. Inoltre, doveva attendere Hat Guy e Chevreuse per l’esito delle loro indagini, recarsi all’Opéra Épiclèse prima che il colpevole venisse acciuffato era troppo pericoloso.

“Clorinde… mi dispiace, ma temo di dover declinare la vostra proposta. La troupe mi ha dato una motivazione più che valida per escludermi, e non posso…”

Si interruppe improvvisamente, non appena alzò lo sguardo verso la sua interlocutrice.

Clorinde le stava puntando la pistola contro.

 

-----o-----



L’Area di Produzione si trovava ad un livello inferiore, che richiese un ulteriore passaggio in ascensore. La struttura era adornata da svariati tappeti mobili, su cui scorrevano Mekagarde appena assemblati e pronti per essere infusi di Arkhium, le cui cisterne, gialle e viola, erano sospese su una pozza d’acqua verdastra.

Hat Guy stava ancora rimuginando sul precedente colloquio con Wriothesley e le condizioni per l’interrogatorio che aveva concesso a Chevreuse. Era noncuranza o eccesso di sicurezza a muovere quell’uomo?

“Di’ un po’, Chevreuse… come mai un membro delle forze dell’ordine come te ha intenzione di sporcarsi le mani così tanto?” chiese la marionetta alla Capitana.

“A volte le regole posso essere dei paletti, piuttosto che una tutela. Essendo cresciuta a Fleuve Cendre, sono già abituata ad usare metodi poco… convenzionali, per estorcere informazioni” rispose Chevreuse.

“Fleuve… che?”

“È un quartiere sotterraneo dove vivono ex detenuti di Forte Méropide. Lì la Garde non ha giurisdizione, per cui la gente vive facendosi le leggi da sole”

“Sembra un inferno, da come lo descrivi”

“Nah, se ti fai la scorza dura riesci a sopravvivere… e poi, la Spina di Rosula ha contribuito a rendere l’area più vivibile, per cui la situazione è decisamente migliorata rispetto ad anni fa”

Hat Guy ridacchiò tra sé e sé. Era incredibile quanto Navia fosse riuscita a mettere le sue mani ovunque, Fontaine doveva ritenersi molto fortunata a non avere al suo posto una malintenzionata con così tante connessioni.

Il duo giunse presso un vecchietto stempiato, che contemplava i Mekagarde in costruzione.

“Salve, Lechlade” lo salutò Chevreuse.

“Oh, Capitana, qual buon vento!” la salutò Lechlade.

“Come va la tua cefalea?”

“Molto meglio, grazie. È incredibile come basti prendere delle medicine per non stare più male” ridacchiò il vecchietto, e Hat Guy dovette astenersi dal commentare l’ovvietà della sua affermazione.

“Stiamo cercando Gaston, puoi dirci dove possiamo trovarlo?” continuò Chevreuse.

“È alla forgia, in fondo a destra, sta lavorando proprio in questo momento” rispose Lechlade, indicando uno svincolo alle loro spalle.

Chevreuse annuì e congedò Lechlade, dopodiché i due giunsero alla forgia, dove un uomo stava saltellando su una pedana che controllava una sorta di pressa automatizzata. Hat Guy trasalì: l’uomo aveva un aspetto trasandato, una pelle quasi cadaverica e stava perdendo i capelli.

“Chevreuse… è lui” sussurrò la marionetta.

“Ne sei sicuro?”

“L’identikit corrisponde, riconosco la faccia”

“Allora è tutto tuo, monsieur” concluse la Capitana, incrociando le braccia.

Hat Guy non se lo fece ripetere due volte. Si avvicinò all’uomo, mentre le mani gli prudevano, dopodiché richiamò la sua attenzione.

“Sei Gaston?”

L’uomo alzò gli occhialini protettivi e si voltò verso di lui. “Sì, e tu chi… aspetta, cosa ci fa qui la Capitana Chevreuse?”

“Gaston, abbiamo delle domande da porti” replicò Chevreuse, stoica.

“Che volete? Ho già accettato la mia cattura e mi sono lasciato portare qui tre giorni fa, non ho fatto nulla” disse Gaston, che era passato subito sulla difensiva.

Hat Guy sogghignò. “Sei stato tu a dire che sospettiamo tu abbia fatto qualcosa”

“Io… beh, perché mai vorreste parlarmi, altrimenti?”

“Hai rubato un libro dalla Casa di Daena, a Sumeru” continuò la marionetta.

“Rubato? Ma cosa stai insinuando?”

“Ti ho visto con i miei occhi quando lo hai fatto”

“Io ero qui, monsieur. Mi stai sicuramente confondendo con qualcun altro”

Hat Guy sospirò, scuotendo la testa. “Temo che dovremo uccidere quest’uomo, Chevreuse”

“Eh? Aspetta, non vorrai mic…”

Hat Guy lo colpì violentemente in faccia con un pugno, frantumando le lenti dei suoi occhialini e stendendolo a terra. Gaston urlò dal dolore, ma questo non impietosì il suo inquisitore. La marionetta si chinò su di lui, per poi afferrarlo per la collottola e sollevarlo.

“Ne vuoi ancora o vogliamo iniziare a parlare seriamente?” ringhiò.

“Ti prego, non farmi del male!”

“Non costringermi a farlo e io non lo farò”

“Ok… risponderò a tutto, ma ora lasciami!” biascicò Gaston.

Hat Guy socchiuse gli occhi, contemplando quale altra parte del corpo avrebbe potuto colpirgli in caso di ulteriori menzogne, dopodiché mollò la presa. Gaston si rimise in piedi barcollando, asciugandosi il sangue che gli colava dal naso.

“Ricominciamo da capo. Hai rubato tu quel libro?” domandò Hat Guy.

Gaston annuì.

“Bene, fuori uno. Seconda domanda: hai fatto affari con Bonnepérs della Compagnia Trifoglio?”

“Bonne… pérs? E chi sarebbe?” chiese Gaston, confuso.

“Ti avevo detto di non costringermi a farti di nuovo del male” minacciò la marionetta, scrocchiandosi le nocche.

“No, aspetta! Non sto mentendo!” esclamò Gaston, spaventato.

“Vuoi dirmi che non sai chi sia? Abbiamo qui il suo diario, dove ha scritto di aver concluso una trattativa con te” rispose l’altro, tirando fuori dalla tasca il diario di Bonnepérs.

Gaston lo guardò, con un misto tra l’incredulo e il confuso, quando una improvvisa epifania lo colse.

“Ooooooh… adesso capisco… dunque è così che ha deciso di farsi chiamare…”

Hat Guy e Chevreuse si rivolsero una occhiata confusa. “Intendi dire che non è il suo vero nome?” domandò la Capitana.

“Il suo vero nome è Bernard Toutecourt. Eravamo compagni di cella fino ad un mese fa, quando è stato scarcerato al termine della sua condanna”

“Bernard Toutecourt, il marito della defunta Ginévre? Allora è per questo che non lo aveva nominato quando parlò con Furina… e perché mai avrebbe cambiato nome?” chiese Hat Guy.

“Voi sapete di Ginévre? Quindi, dovete aver saputo anche del piccolo Matisse”

“Sappiamo solo dei frammenti. Sei in grado di darci il quadro completo?”

Gaston sospirò. “Povera famiglia… Ginévre era gravemente malata, e purtroppo non ce l’ha fatta. È successo mentre Bernard era ancora qui, e quando è stato scarcerato ha scoperto che anche suo figlio Matisse era sparito, probabilmente perché la morte della madre lo aveva sconvolto. Fuggì fino a Poisson, ma fatalità volle che proprio in quel momento ci fu l’inondazione, e…. beh, il resto lo sapete”

Hat Guy sgranò gli occhi. Era stato tutto frutto di una serie sfortunata di eventi che aveva portato alla distruzione di una famiglia.

“E dopo?”

“Bernard era furioso con l’Archon di Hydro. La riteneva responsabile per non essere stata in grado di salvare la sua famiglia, ed è stato accecato dal dolore al punto dall’escogitare un piano per vendicarsi di lei. Così, pochi giorni dopo il fattaccio, è venuto a trovarmi, chiedendomi aiuto per portare a termine il suo progetto contro Lady Furina. Mi ha chiesto di procurargli dei documenti falsificati, affinché potesse crearsi una nuova identità e fondare una nuova compagnia teatrale per adescare l’Archon”

“E cosa c’entra il libro in tutto ciò?” chiese la marionetta, che stava iniziando ad unire finalmente i puntini.

“Mentre eravamo qui, abbiamo sentito dei racconti da alcuni eremiti di Sumeru che erano prigionieri. Hanno parlato di una specie di strumento di controllo delle menti, e che uno scolaro dell’Akademiya era riuscito a ricrearne una copia artificiale…”

“L’Akasha…”

“Bernard voleva usare quello strumento per ritorcere tutta Fontaine contro Lady Furina, ma gli serviva un modo per attirare quanta più gente possibile e assoggettarla al suo volere… così, ha creato il suo spettacolo, sfruttando le abilità registiche di Lady Furina stessa. Diceva che lo trovava deliziosamente ironico e la miglior preparazione al suo omicidio. Io, intanto, ho approfittato di un attimo di distrazione delle guardie per evadere e raggiungere Sumeru, così da procurargli il libro dove lo scolaro aveva nascosto i suoi appunti”

“Quel figlio di…” mormorò Hat Guy, quando un pensiero lo colse improvvisamente.

“Lo spettacolo!” esclamò, allarmato. “Era stasera!”

“Questo significa che Lady Furina potrebbe essere già…” disse Chevreuse, interrompendosi a metà frase al pensiero dello scenario peggiore.

“Dobbiamo andare, subito!” disse la marionetta, e i due si precipitarono verso l’ascensore, lasciando Gaston da solo, imbambolato e confuso.

Bonnepérs… anzi, Bernard, aveva architettato tutto nei minimi dettagli. Hat Guy si sentiva un completo idiota ad essersi fatto sfuggire un piano così diabolico, ma soprattutto si sentiva un completo idiota per aver lasciato Furina da sola, in superficie, alla completa mercé di quel folle.

Usciti dall’ascensore, trovarono Wriothesley all’ingresso della fortezza.

“Oh, rieccovi, avete ottenuto le informazioni che cercavate?” chiese il Duca, sorridendo, ma la sua espressione si adombrò nel vederli così agitati.

“Il capo della Compagnia Trifoglio è un impostore, ha architettato lui l’omicidio di Lady Furina e ora vuole fare il lavaggio del cervello alla Corte per concludere il suo piano!” gli disse Chevreuse.

Wriothesley si incupì. “Pessima notizia. Voi cercate di raggiungere l’Opéra il prima possibile, io tento di contattare Neuvillette o la Maison de la Garde per inviarvi rinforzi”

Chevreuse ed Hat Guy annuirono, per poi oltrepassare il portellone della fortezza e prendere l’ultimo ascensore verso la superficie. Il cuore di Hat Guy avrebbe battuto all’impazzata, se ne avesse avuto uno in quel momento. Dopo una interminabile risalita, finalmente, i due rividero l’aria aperta, mentre era ormai calata la sera e il cielo era ricoperto di stelle. Corsero verso l’ingresso del teatro, che era inquietantemente deserto, e spinsero le porte.

All’interno, trovarono Trow, alcuni membri della Garde e altri cittadini, tutti rigidi e con degli occhiali sul volto, gli stessi occhiali che venivano usati durante lo spettacolo, ma con un sinistro bagliore verde.

“Trow, l’atto tre è già iniziato?” le domandò Chevreuse.

“Non potete passare” replicò la melusina, rigida.

“Come?”

“Non potete passare” ripeté Trow, quasi robotica.

“Trow, sono un’ufficiale della Pattuglia speciale di sicurezza e sorveglianza! Ti ordino di lasciarmi entrare!” intimò Chevreuse, ma la melusina non si mosse, e gli altri presenti si racchiusero attorno a lei.

“Siamo arrivati troppo tardi” disse Hat Guy, “sono già sotto il controllo mentale di Bernard”

“Non avrai intenzione di fermarti qui, spero” replicò la Capitana.

“Ti sembro il tipo? Posso tranquillamente farli fuori tutti”

“Sono cittadini innocenti, non possiamo ferirli!”

“Lo so, per questo non l’ho ancora fatto, genio” rispose la marionetta con acidità.

La calca di persone iniziò ad avanzare verso di loro, lentamente, come degli zombie. Chevreuse tirò fuori il suo moschetto e azionò l’otturatore.

“Cerco di distrarli, tu va’ e salva Lady Furina”

“Sei sicura di potercela fare?”

“Mi basta dargli qualche minuto d’inferno. Ora sbrigati”

Hat Guy annuì, per poi correre verso la porta. La folla si scagliò contro di lui, ma Chevreuse si interpose, bloccandoli e permettendo alla marionetta di entrare in sala.

 

-----o-----

Furina scese lentamente le scalinate del teatro, mentre poteva sentire la canna della pistola di Clorinde premuta sulla sua schiena. Tutti i posti in sala erano pieni, e gli spettatori la fissavano freddamente, con i loro occhiali illuminati di quella sinistra luce verde, come se stesse andando ad un patibolo. Non riusciva a capire cosa stesse accadendo, ma sapeva che una mossa falsa le sarebbe costata la vita, dato che era sotto il mirino della Campionessa Duellante.

“Clorinde… ti prego, dimmi che succede” mormorò Furina, spaventata, ma Clorinde non rispose. Giunte ai piedi del palcoscenico, una voce riecheggiò.

In tre si riunirono quella sera. Tre, come i giorni che attesero. Tre, come le lacrime che versarono. Tre, come le generazioni che furono

Furina trasalì, mentre la Compagnia Trifoglio fece il suo ingresso. Andrés e Margot erano vestiti con i loro abiti di Liyue, indossando lo stesso paio di occhiali del pubblico, mentre Bonnepérs aveva una specie di visore circolare che gli copriva la testa.

“Tre rimarranno al tramonto. Tre chiederanno giustizia. Tre dovranno versare il sangue” recitò Bonnepérs, con tono altezzoso. “Ti sei mai chiesta, oh mia Archon, come mai abbia messo così tanta enfasi sul numero tre, in questo spettacolo?”

Furina deglutì. Il suo timore più grande stava diventando realtà.

“Tre… come i protagonisti della nostra opera, e come le vite che tu hai rovinato con la tua inettitudine. Non hai saputo salvare mia moglie Ginévre, non hai saputo salvare mio figlio Matisse… e non hai saputo salvare me, lasciando che ogni cosa che mi fosse cara mi venisse portata via!”

“Bonnepérs… tu…”

“Piantala di chiamarmi con quel nome, sai benissimo chi sono!” replicò Bernard, ormai uscito allo scoperto. “E non provare a muovere scuse nei miei confronti, ti sei già divertita per cinquecento anni riempiendo il tuo popolo di parole vuote”

“Bernard, ti prego, ascoltami!” esclamò Furina. “So che sei a pezzi per quello che è successo a Ginévre e Matisse, e mi dispiace con tutto il cuore, ma non è così che deve finire!”

“Davvero? E come vorresti che finisse? Con una pacca sulla spalla e un ‘vissero tutti felici e contenti’? Questo non è uno spettacolo, Lady Furina. Questa è la vita reale. E la vita reale non sempre ha storie felici” ringhiò Bernard, facendo dei passi avanti verso di lei. “Ma, in fondo, a te cosa importa? Hai vissuto per secoli, senza ammalarti, ritrovarti senza soldi… senza rischiare nulla di ciò che noi poveri mortali abbiamo sempre dovuto affrontare, e per cui ti abbiamo sempre implorato in cambio di un aiuto”

“Ha ragione. Sono venuta da lei per trovare un lavoro, ma Lady Furina non ha mosso un dito per me” disse una donna fra il pubblico.

“Io ho perso una gamba, perché Lady Furina non ha saputo guarirla” aggiunse un altro spettatore.

“Io ho perso mio padre a causa di una rapina”

“Io volevo diventare più alta”

Le voci si fecero sempre più numerose e sempre più assordanti. Furina dovette coprirsi le orecchie, mentre veniva sovrastata da tutte quelle colpe che le venivano rinfacciate.

“Vi prego… non è così, vi scongiuro…”

“Che razza di divinità è una che supplica?” commentò Bernard, con disprezzo. “Non hai intenzione di mostrare un briciolo di dignità neanche durante i tuoi ultimi istanti?”

Furina cadde sulle ginocchia. “Io… ho sempre fatto tutto ciò che potevo per difendere il popolo di Fontaine…”

“Non era abbastanza, allora” replicò Bernard.

“L’ho difesa per tutti questi anni, milady, ma evidentemente mi sbagliavo sul suo conto” disse Clorinde, fredda.

“Ho assecondato ogni suo processo, credendo che la sua visione trascendesse la giustizia, ma avrei fatto meglio ad affidarmi al mio istinto” intervenne Neuvillette dagli spalti.

Furina scosse la testa, mentre il suo volto veniva rigato dalle lacrime. Bernard tirò fuori una pistola e la puntò contro di lei. “Gli dèi dovrebbero essere onnipotenti. La tua incapacità è un insulto alle Sette Nazioni, ed è arrivato il momento che qualcuno ti dia la punizione che meriti”

Una lama di Anemo colpì la mano di Bernard, facendogli cadere la pistola. L’uomo gemette, per poi alzare lo sguardo verso l’origine di quel colpo.

Hat Guy stava fluttuando sulla sala, con la sua aureola verde acqua e uno sguardo carico di rabbia e disgusto. Furina si voltò verso di lui, sgonfiandosi come un palloncino per il sollievo.

“Monsieur Hat Guy! Come diamine hai fatto a superare le guardie?” ringhiò Bernard.

“Ti aspettavi di potermi fermare con qualche cittadino ipnotizzato, Bernard? Se non ti ritenessi meno di un verme, mi sentirei offeso” rispose la marionetta, avvicinandosi a lui.

“Sei venuto a salvare questa nullità? Non impicciarti, questa faccenda non ti riguarda!”

“Oh, mi riguarda eccome, invece” rispose Hat Guy, abbozzando un sorriso beffardo.

“Ah, sì? E in che modo?”

“Non ha importanza, l’unica cosa che ti è dato sapere, è che ti farò implorare pietà”

Bernard scoppiò a ridere, dopodiché puntò la mano contro di lui. “Attaccatelo!”

Tutti i presenti in sala, nonché un gruppo di Mekagarde, si scagliarono su di lui. Hat Guy ridacchiò, follemente estasiato all’idea di poter finalmente combattere.

“Aspetta, sono sotto l’influenza di Bernard! Non far loro del male!” esclamò Furina.

“Lo so già, tu mettiti al sicuro!” sbottò Hat Guy. Furina annuì, per poi fuggire verso le quinte, ma un gruppo di Mekagarde le bloccò la strada. La marionetta fece per raggiungerla, ma Clorinde gli si parò davanti e aprì il fuoco su di lui. Hat Guy evitò le pallottole e aprì un vortice di Anemo sotto i piedi della Campionessa Duellante, la quale saltò in aria e si accasciò di schiena. Dalla tribuna, un potente raggio di Hydro venne sparato contro la marionetta, che non riuscì ad evitarlo e fu scagliato decine di metri più in là, facendolo accasciare al suolo. Hat Guy si rimise in piedi e si asciugò l’angolo della bocca da un rivolo di sangue, per poi ridacchiare e riprendere lo scontro.

Nel frattempo, Furina aveva evocato i membri del Salon Solitaire, grazie ai quali era riuscita a tramortire i Mekagarde con dei potenti colpi di Hydro. La ragazza constatò che le macchine erano particolarmente deboli all’acqua, cosa che la fece sentire più al sicuro. Continuò la sua corsa verso le quinte, ma Andrés e Margot si misero alle sue calcagna.

“Vuoi davvero ritorcermi contro tutto ciò che mi è caro, non è così?” mormorò Furina, con disprezzo. I due si scagliarono contro la ragazza, la quale li evitò con una capriola, ma altri Mekagarde piombarono su di lei, placcandola a terra e immobilizzandole braccia e gambe.

Bernard si avvicinò lentamente verso di lei, mentre caricava la sua pistola. “Sarebbe stato tutto più semplice, se tu avessi accettato la tua condanna. Sei davvero una seccatura, fino all’ultimo”

Furina si dimenò, mentre cercava attorno a sé un modo per uscire da quella situazione. Hat Guy era ancora impegnato ad evitare i colpi di Clorinde e Neuvillette, mentre la folla lo inseguiva come una marea, e i Mekagarde erano tutti riuniti per tenerla immobilizzata. Se solo ci fosse stato un modo per colpirli tutti con una quantità sufficiente di Hydro…

“Neanche di fronte alle tue malefatte hai dimostrato un briciolo di umiltà, Lady Furina. Piantarti questa pallottola nella fronte non basterà per equilibrare tutto il male che mi hai fatto… ma credimi, mi godrò ogni suo momento”

Il visore di Bernard ronzava sinistramente, esattamente come le macchine che stava controllando. La chiave di Volta sembrava essere proprio davanti a lei, in quel momento, ma aveva bisogno di Hat Guy.

“Hai fallito l’unico compito che avevi in quanto dea, ovvero difendere il tuo popolo. Il tuo mandato da divinità finisce qui” concluse Bernard, tirando indietro il cane della sua pistola.

“Far fare al cattivo un monologo è sintomo di una pessima scrittura, sai?” disse Furina, abbozzando un sorriso.

“Cosa?”

“Continui a ripetermi cosa avrei dovuto fare in quanto Archon… ma ora sono solo un’umile regista, e in quanto tale deciderò io come finirà questo spettacolo!”

Bernard esitò, confuso, quando udì uno strano rumore simile ad un gorgoglio. Si voltò, notando solo in quel momento che i membri del Salon Solitaire stavano caricando una enorme bolla di Hydro alle sue spalle. La bolla venne sparata contro di lui, scagliandolo via come un razzo.

“Hat Guy!” esclamò Furina, e la marionetta si voltò verso di lei, intuendo cosa stava accadendo e venendo colto da un’idea. Volò a velocità massima verso il palcoscenico, compiendo giravolte e piroette mentre evitava ogni attacco verso di lui e, una volta giunto sul palco, condensò un vortice di Anemo sotto il suo piede, mentre i membri del Salon Solitaire caricavano un’altra bolla. L’Anemo collassò, facendo turbinare l’acqua in un’esplosione che colpì l’intera sala e fece andare in cortocircuito sia i Mekagarde che il visore di Bernard. Le macchine si accasciarono, le persone si risvegliarono lentamente dall’ipnosi, tra mormorii confusi e sorpresi mentre si sfilavano gli occhiali, e Furina riuscì finalmente a liberarsi dalla presa.

Hat Guy planò verso di lei e l’aiutò a rimettersi in piedi. “Bella idea quella della bolla di Hydro”

Furina sorrise debolmente. “Grazie… e bel colpo”

Hat Guy emise uno sbuffo divertito. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era lieto che Furina fosse sana e salva.

“Cosa è successo? Non ricordo nulla…” disse Clorinde, che si stava massaggiando le tempie.

“Clorinde… sei tornata in te” disse Furina, raggiante.

“Lady Furina? Che ci fa qui? E perché siamo tutti zuppi d’acqua?” domandò la Campionessa Duellante, sempre più confusa.

“È… complicato. Ti spiegherò tutto dopo” rispose Furina, con una smorfia.

In quel momento, dei grugniti destarono la loro attenzione. Hat Guy e Furina si voltarono, vedendo Bernard che stava cercando di rimettersi in piedi. La marionetta si diresse a passo svelto verso di lui e gli sferrò un calcio sul polpaccio, facendolo ricadere sulle ginocchia.

“Dove pensi di andare?” ringhiò.

Bernard si sfilò il visore, ormai fuori uso. “Hai vinto. Il mio piano è fallito… abbi almeno la decenza di non umiliarmi ulteriormente”

“Non spetta a me deciderlo, ma a Furina. Fosse dipeso da me, mi sarei già assicurato che tu non mettessi mai più piede in tutta la nazione” replicò la marionetta, colma di disgusto. Furina, intanto, si era avvicinata a loro, in silenzio.

“Dove tieni nascosto il libro?” continuò Hat Guy.

“È nel mio camerino. Immagino che tu abbia già scoperto tutto”

“Il tuo compagno di cella aveva la lingua lunga… o meglio, gliel’ho allungata io a suon di pugni”

“Lo avevo intuito… stupido Gaston…”

“Toglimi una curiosità… come mai hai organizzato le aggressioni precedenti ai danni di tutta la troupe, se il tuo bersaglio era Furina fin dall’inizio?”

Bernard ridacchiò. “Beh, non è ovvio? Chi penserebbe mai che una delle vittime possa essere il colpevole?”

“Tch… sei davvero senza vergogna”

“Uccidere una dea richiedeva un piano perfetto. Gli appunti di Siraj nascosti nel libro erano solo il primo passo, ma dovevo studiare ogni minimo dettaglio, a partire dall’attirare quante più persone possibili e trovare una scusa per fargli indossare gli occhiali, grazie ai quali li avrei assoggettati al mio volere usandoli come rimpiazzo dei terminali Akasha”

“Non ti bastavano i Mekagarde? Perché proprio i cittadini?”

“La mente collettiva di Siraj non era un semplice mezzo di controllo delle masse. Poteva inculcare pensieri, distorcere le idee… non volevo solo uccidere Furina fisicamente, ma anche psicologicamente e lavorativamente. Prima le ho portato via il suo ruolo, poi la sua autostima… e le avrei portato via anche la vita, se non mi avessi fermato!”

Hat Guy scosse lentamente la testa, nauseato. Bernard era privo di alcuna speranza di redenzione, probabilmente neanche Wriothesley gli avrebbe concesso una seconda chance. Si voltò verso Furina, che lo stava guardando con un’espressione indecifrabile.

“Cosa vuoi farne di lui?”

Furina non gli rispose, ma si accovacciò, così da poter guardare Bernard negli occhi.

“Bernard… non potrò mai ridarti quello che hai perso, e credo che non potrò mai dire un numero sufficiente di scuse per spingerti a perdonarmi. Voglio solo che tu capisca che non ho mai trascorso un giorno senza che rimpiangessi di non aver potuto fare di più” gli disse, con tono compassionevole. Bernard la fissò, mentre il suo volto si contorceva in una smorfia, per poi distogliere lo sguardo, in silenzio.

Furina si alzò, voltandogli le spalle. Hat Guy non disse nulla, ma poteva immaginare quanto fosse grosso il peso che si era appena lasciata andare. Al suo posto, non gli avrebbe mai concesso una simile clemenza, ma probabilmente era questo che rendeva Furina una leader migliore di quanto lui potesse mai aspirare ad essere.

In quel momento, fece irruzione nella sala Chevreuse, ansimante. Si guardò attorno, sorpresa, per poi rivolgere lo sguardo ad Hat Guy e Furina e spalancare la bocca.

“Non ditemi che mi sono persa già tutto”

 

-----o-----

“Dopo tre giorni di paura e tensione, il colpevole dell’attentato all’Opéra Épiclèse è stato finalmente acciuffato, a seguito di un ultimo tentativo di uccidere la nostra amata Lady Furina! L’uomo, che risponde al nome di Bernard Toutecourt, ha finto di essere un attore teatrale e ha fondato la Compagnia Trifoglio per attirare la nostra Archon in una trappola, coinvolgendo numerose persone innocenti in un diabolico piano di ipnosi collettiva. Per fortuna, grazie all’aiuto del forestiero Hat Guy, il peggio è finalmente passato, e l’ordine è stato ristabilito” concluse Charlotte, dopo aver letto ad alta voce la bozza del suo articolo per l’Uccello a Vapore. “Devo sicuramente aggiungere altri dettagli per renderlo più lungo, ma direi che il succo c’è!”

“Beh… tanto per cominciare, potresti aggiungere anche il mio nome, visto che ho rischiato la vita per far guadagnare tempo ad Hat Guy” replicò Chevreuse, contrariata.

“Ehi, è solo una bozza! Non mi sono dimenticata del suo contributo, Capitana!” si difese Charlotte, mentre sbiancava.

Chevreuse ridacchiò. “Scherzavo, non mi interessa essere osannata. L’importante è che la verità sia venuta a galla”

“Se lo dice lei…”

“Tranquilla, Charlotte. Ora perdonami, ma devo scambiare due chiacchiere con lo Iudex”

“Oh… certo, nessun problema! Io continuo a raccogliere testimonianze per il mio articolo”

Charlotte si fiondò verso Margot e Andrés, ancora scossi e confusi, lasciando Chevreuse da sola. La Capitana si avvicinò a Neuvillette, che stava parlando con Hat Guy e Furina. In un angolo, sorvegliato da due agenti della Garde, vi era Bernard, in manette.

“Mi rincresce enormemente non aver intuito le intenzioni di Bernard Toutecourt. Spero di non avervi ferito in modo grave, mentre ero sotto il suo controllo mentale” disse lo Iudex, stoico.

“Heh… che sarà mai essere sballottato per decine di metri sotto un getto d’acqua?” rispose Hat Guy, con un sorriso beffardo.

“Immagino che questo concluda le sue indagini, monsieur Hat Guy. Essendo stato coinvolto direttamente, ed avendo una intera platea di testimoni, nonché la confessione dello stesso Toutecourt, direi che possiamo procedere con l’iter giudiziario senza indugi”

“Direi di sì. Per curiosità, in cosa consisterebbe questo iter?”

“Beh… suppongo che lo Iudex mi concederà di occuparmene” disse una voce familiare alle sue spalle. Hat Guy si voltò, trovando Wriothesley, sorridente come suo solito.

“Duca…”

“Sorpreso di vedermi? Vi avevo detto che mi sarei messo in contatto con Neuvillette e la Maison quanto prima”

“Non sei stato molto d’aiuto, sai? Abbiamo dovuto comunque cavarcela senza rinforzi” sbottò la marionetta.

“Oh beh, la prossima volta prova tu ad ottenere risposte da qualcuno la cui mente è stata manipolata” rispose Wriothesley, facendo spallucce. “Ma non importa, anche se non sono riuscito a darvi manforte, posso sempre rimediare occupandomi personalmente della pena che spetta a Bernard”

“Avete intenzione di adottare una misura speciale, Vostra Grazia?” domandò Neuvillette.

“A quanto pare, la precedente condanna non ha attecchito sul signor Toutecourt, per cui sono costretto a rincarare la dose”

“Niente seconda possibilità, stavolta?” chiese Hat Guy, incrociando le braccia.

“L’ha già avuta, sprecandola” ribatté Wriothesley. “Come già ti dissi, un buon leader deve sapere quando usare il pugno di ferro e quando le carezze. Direi che con le carezze abbiamo già dato”

“A me sta bene” disse la marionetta, “assicurati solo che quell’insetto si penta di ciò che ha fatto”

Wriothesley emise uno sbuffo divertito. “Puoi contarci, monsieur. Ora, con il vostro permesso, vi lascio. Porterò con me Bernard a Forte Méropide, così vedremo se gli verrà nostalgia dell’aria aperta”

E, detto ciò, il Duca si diresse verso gli agenti che tenevano Bernard in custodia. In quel momento, Chevreuse raggiunse il gruppetto.

“Spero abbiate concluso” disse la Capitana.

“Tutto sistemato. Servirà qualche giorno per rimettere in sesto il teatro dopo i danni dello scontro, anche se la Spina di Rosula si è già offerta di aiutarci… ma poco importa. L’unica cosa che conta è che nessuno debba più rischiare nuovi attentati” rispose Neuvillette.

“Pienamente d’accordo, Iudex… e voi due? State bene? Vi siete dati un bel da fare, mentre ero assente”

“Posso dire che è stato divertente… almeno, più di quanto lo sarebbe stato lo spettacolo originale” rispose Hat Guy, con un ghigno, mentre guardava Furina con la coda dell’occhio. La ragazza, tuttavia, rimase in silenzio.

“Ehi… non dirmi che te la prendi ancora per questa battuta”

Furina scosse la testa. “No, tranquillo… stavo solo riflettendo. Speravo che, dopo essermi ritirata, avessi chiuso con il passato e le colpe che mi portavo dentro, ma evidentemente mi sbagliavo”

“Lady Furina, agire in nome della giustizia non è mai stato un lavoro semplice” intervenne Neuvillette. “Anche se non sempre è riuscita nel suo intento, le sue azioni sono sempre state a fin di bene, e posso assicurarle che, in tutti questi secoli in cui ho lavorato con lei, non l’ho mai messo in dubbio”

Furina sorrise, rincuorata. “Siete sempre così gentili con me… a volte penso di non meritarmelo”

“Voler aiutare qualcuno non è qualcosa di cui vergognarsi” le disse Hat Guy, ricordando le parole di Wriothesley. Sia Furina che Chevreuse lo guardarono, stupite, mentre Neuvillette si limitò ad un cenno di approvazione. La marionetta si sentì come sotto i riflettori, per cui nascose il volto sotto il suo cappello, infastidito.

“Capitana Chevreuse, se per lei va bene, vorrei discutere in privato per stilare il rapporto delle indagini e inviarlo alla Maison” disse Neuvillette, cambiando discorso.

“Nessun problema, Iudex” rispose Chevreuse, dopodiché si allontanò assieme a lui, lasciando Hat Guy e Furina da soli.

La marionetta tirò fuori il famigerato libro, consegnatogli dagli agenti della Garde dopo che avevano ispezionato il camerino di Bernard. Un libro così insignificante all’aspetto nascondeva la chiave per uno strumento estremamente pericoloso, forse sarebbe stato meglio distruggerlo affinché nessuno potesse tentare di completare l’opera di Siraj. Una volta tornato a Sumeru, ne avrebbe parlato con Nahida.

“Immagino che, adesso, si concluda la tua permanenza qui a Fontaine” disse Furina.

“La mia missione è compiuta, non ho più motivo di restare” rispose Hat Guy, senza guardarla negli occhi.

Furina abbassò lo sguardo. Capiva perfettamente, ma non poteva dire di essere felice. Troppe volte aveva dovuto dire addio, e ogni volta faceva fatica a ripeterlo.

“Beh… prima che tu te ne vada, vorrei chiederti un favore”

“Ovvero?”

“Potresti accompagnarmi alla tomba di Ginévre?”

Hat Guy la guardò, sorpreso. Furina sembrava voler chiudere un cerchio ancora aperto.

“…d’accordo”

 

-----o-----

Ginévre era stata sepolta in un piccolo cimitero nella regione di Belleau. Poche lapidi erano presenti, inclusa una simbolica con su incisi i nomi di tutte le vittime dell’inondazione di Poisson. Furina aveva preso un mazzo di Rose Arcobaleno prima di giungere sul posto e, dopo averlo adagiato sulla tomba di Ginévre, rimase in silenzio, ad osservarla.

Hat Guy era al suo fianco, senza proferir parola, rispettando i pensieri che la ragazza stava rimuginando tra sé e sé. Il concetto di morte, per lui, era qualcosa di particolarmente contorto, in quanto aveva assistito sia alla scomparsa di persone a lui care, sia di persone morte a causa sua durante l’epoca in cui si faceva chiamare Kunikuzushi. Fino a un anno fa, l’unico modo con cui riteneva di poter rendere omaggio a un defunto era la vendetta, ma adesso questo pensiero non gli apparteneva più. In fondo, aveva appena visto con Bernard cosa succedeva quando la vendetta accecava le persone.

“Ogni volta è sempre difficile…” disse improvvisamente Furina, rompendo il silenzio.

“Non devi sentirti obbligata a farlo” replicò la marionetta.

“Non è un obbligo. Sentivo il bisogno di venire qui, ora che so tutto quello che è successo alla sua famiglia. All’epoca, non ho potuto fare altro che dirle bugie rassicuranti, ma ora non devo nasconderle più nulla”

Furina alzò gli occhi al cielo, mentre un vento leggero le attraversava i capelli. “Non è male, sai? Essere finalmente liberi…”

Hat Guy la guardò, assimilando le sue parole. La libertà era qualcosa di cui non aveva mai compreso il significato fino ad un anno fa. Forse non era nemmeno sicuro di averlo compreso davvero, visto che era attualmente al servizio di Nahida, nonostante l’Archon gli avesse sempre detto il contrario.

Una cosa, però, era sicura: non avrebbe mai scambiato la sua vita attuale con la precedente. Per quanto fosse ancora un essere imperfetto, intento a risanare le ferite della propria mente devastata da innumerevoli traumi, ora le sue azioni dipendevano esclusivamente da sé stesso, e non da qualche Messaggero dei Fatui assetato di potere. Furina, condividendo con lui il suo passato, aveva rafforzato ulteriormente quel pensiero.

“Direi che per me è arrivato il momento di andare. Stammi bene, Furina” disse, freddamente, per poi fare dietro front e allontanarsi. Furina si voltò verso di lui, contrariata.

“Non sei proprio il tipo da addii strappalacrime, vero?”

“Perché mai dovrebbe essere un addio?” le rispose, guardandola con la coda dell’occhio.

Furina rimase in silenzio, imbambolata, per poi scoppiare a ridere. Stavolta, però, non era la sua solita risata pomposa che tirava fuori mentre recitava la parte della diva, ma una genuina risata di divertimento.

“Non riesco a crederci… allora anche tu hai un cuore!”

Hat Guy spalancò gli occhi.

Un cuore… per quanto tempo aveva desiderato averne davvero uno? Un essere artificiale come lui, che di umano aveva solo le fattezze, non poteva dire di possederne uno. Eppure, lui era speciale. Sapeva gioire, soffrire, emozionarsi come un vero umano, quasi come se in quel buco, in cui originariamente sarebbe dovuta andare la Gnosi di Electro, ci fosse davvero un cuore pulsante.

Ripensò a Niwa, che anni e anni fa gli disse qualcosa di simile alle parole di Furina, e sorrise istintivamente.

Avere un cuore voleva dire essere in grado di soffrire… ma, forse, il gioco valeva la candela.

 

   
 
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