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Autore: FoxFire    10/04/2024    0 recensioni
Cinque ragazzi, tutti con una loro storia, e con la stessa voglia di ricominciare a vivere.
Faranno un percorso, dove incontreranno molti amici, ma altrettanti nemici.
Tante amicizie si distruggeranno ed altre si rafforzeranno.
Una storia di odio e amore, cazzotti e lacrime, tradimento e passione.
Ma con la premessa che... Sopra Le Nuvole, (c'è sempre) Il Sole.
- Dalla storia:
'' Cos'hai li? ''
'' Questo? '' dice lei indicando la macchia nera che si intravedeva dai pantaloni a vita bassa
'' E' solo un tatuaggio. '' continua spostando i pantaloni un po' più giù scoprendo la scritta.
'' Sopra le nuvole, il sole ... Figo, mi piace! ''
'' Ce l'ha anche Nichi, è tipo il mantra della nostra vita. ''
Mentre si guardavano negli occhi, lui le fece un sorriso di quelli che scioglierebbero anche il Polo Nord.
Appoggiò la testa sopra la pancia di lei e rimasero sdraiati a guardare il mare.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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What Will Happen?


Capitolo precedente - Stesso pomeriggio, Nichi e Niall

Nichi's Pov

<< Pay attention, I hope that you listen
'Cause I let my guard down
Right now I'm completely defenceless…
For your eyes only, I'll show you my heart
For when you're lonely and forget who you are
I'm missing half of me when we're apart
Now you know me, for your eyes only.

For your eyes only >>.


La voce dolce di Niall riempiva la stanza con un calore ipnotico, intrecciandosi nel profondo della mia anima. Mentre cantava, non potevo fare a meno di restare incantata dall'emozione sincera che echeggiava nella sua voce, dal modo in cui ogni parola sembrava risuonare con le profondità del suo essere.
Per un istante, tutto il resto svanì, eravamo solo io e Niall, persi nella musica e nell'intimità condivisa del momento.
Le ultime note svanirono nell'aria, ma la sensazione di calore che mi aveva travolto rimaneva viva.
Guardai Niall, ancora incredula del fatto che avesse cantato davanti a me, per me.
Mi aveva confessato quanto fosse privata e personale la sua passione, tanto che nemmeno Barbara l’aveva mai saputo.
Le mie iridi erano fisse nelle sue, cercavo di capire se avesse provato qualcosa di simile, se avesse sentito quel legame invisibile che sembrava essersi creato tra di noi attraverso la musica. Il suo sguardo era sereno, i suoi occhi riflettevano solo la pace e la soddisfazione di aver condiviso la sua nuova canzone con me.
Ci scambiammo un sorriso complice, un tacito riconoscimento di quanto fosse stato speciale quel momento per entrambi.
Poi, lentamente, il mondo esterno riprese a filtrare nella stanza, riportandoci alla realtà per volontà di Niall:
<< Cosa succederà quando te ne andrai, Nichi? >>.
Vuoto.
Rimasi semplicemente senza parole di fronte alla sua domanda, con gli occhi sbarrati come un pesce lesso, non sapendo cosa rispondere all'improvviso argomento mai affrontato e così lontano dal momento magico che era appena avvenuto.
Tutto mi aspettavo meno che questa domanda.
Era come se una tempesta emotiva stesse improvvisamente turbando le acque tranquille della nostra intimità.
Sentivo il cuore battere forte nel petto mentre cercavo disperatamente di trovare le parole giuste da dire, le cercavo perché non le sapevo nemmeno io, nè tantomeno riuscivo a trovarle.
Il silenzio si prolungò, pesante e denso, mentre il tumulto dei miei pensieri continuava a crescere:
<< Io… non lo so >> fu l’unica cosa che riuscii finalmente a balbettare, le parole uscivano a fatica dalle mie labbra
<< Non ho mai pensato a cosa succederà quando me ne andrò. Non voglio nemmeno immaginare un futuro che non sia qua al college. Non ho avuto nemmeno il tempo di metabolizzare di essere arrivata… come posso già pensare a cosa succederà quando dovrò andare via? >>
<< Non siamo all’ultimo anno, potresti tornare l’anno prossimo… >> rispose tranquillo, come se fosse una proposta
<< Niall, lo sai che io, anzi tutti noi, siamo qui solo grazie a una borsa di studio. Non potrò mai permettermi il prossimo anno qua. E anche se trovassi un modo per permettermelo, non sarei in grado di venire qua da sola senza gli altri… >>
<< Lo sai che ci sarei io qui con te >> rispose pacatamente, alzandomi il mento per costringermi a guardarlo negli occhi
<< Io… lo so, ma non posso affidarmi solo a questo. Non posso sapere come andrà a finire. Se tornerai da Barbara, o se- >> non mi fece continuare la frase
<< Non tornerò da lei. >>
<< Capisco, ma la questione è più grande di tutto ciò… potremmo semplicemente capire di non andare d’accordo col passare del tempo, o anche solo potrei trovarmi con dei coinquilini con cui sto male. Cerca di capirmi. E ripeto, anche se fossero problemi sorvolabili io per ora non me lo posso permettere >>
<< Nichi, Harry ti ha detto che sono ricco. Non ti ha detto quanto. Chiedilo a Gio… anche lui lo sa. Io pagherò l’iscrizione al college a tutti quanti voi >>
<< Niall, non fare lo sciocco >> tagliai corto
<< Non se ne parla, non se ne discute, non è minimamente una cosa da prendere in considerazione. Non esiste e non voglio ripetertelo, punto. >> dissi talmente seria che, stranamente, non osò obiettare
<< Piccola… io non so cosa ci riserverà il futuro… >> continuò Niall, con la sua voce morbida
<< Ma in questo momento so che non vorrei condividere il mio futuro con nessun altro che non sia tu. >> continuava a guardarmi, osservare ogni millimetro del mio viso, ma non sembrava affatto felice seppur la sua frase fosse pressappoco una dichiarazione d’amore.
Qualcosa non andava.
Provai a sorridere per le dolci parole, ma subito lasciò il mio mento che ancora sorreggeva, riportando a sé il braccio destro. Sospirò:
<< E per questo motivo io sento di dover fare un passo indietro. Io non voglio soffrire. Ma soprattutto, io non voglio che tu soffra. Non posso permettere che tu stia male per qualcosa. Non posso permetterti di cadere nel buio se dovesse nascere qualcosa di serio tra noi, dovendolo interrompere quando te ne andrai. Per cui te lo richiedo, permettimi di pagarti il college >> sentivo gli occhi pizzicare, con le lacrime incastrate tra le ciglia, troppo orgogliose per voler scendere e ammettere che il suo discorso non era sbagliato, e in cuor mio lo sapevo bene, solamente non ci avevo mai pensato.
<< No Niall, non ti permetterò di pagarmi il college, mi dispiace. Verso i miei amici sei libero di comportarti come meglio credi, ma io non permetterò che tu lo faccia a me >>
<< Sono anche i miei amici, ormai. No?! >>
<< Sì, e infatti sei libero di fare quello che vuoi verso di loro! Ma non verso di me >>
<< Tu capisci che non possiamo andare avanti allora, vero? >>
<< Andare avanti? Non abbiamo nemmeno mai iniziato >> cercai di dire in battuta, per smorzare la tristezza di entrambi. Ero sempre stata in grado di comprendere le situazioni, infatti non potevo biasimarlo. Non ero arrabbiata con lui
<< Scema, lo sai cosa intendo… >> anche i suoi occhi assunsero un colorito rosso, la voce iniziava a tremargli, ma nonostante avesse ragione non ero ancora pronta ad accettarne la fine prima ancora di un inizio:
<< Lo so. E tu sai anche che sono una ragazza forte. Ho i miei momenti di debolezza e li hai visti, ma hai visto anche che so sempre rialzarmi in poco tempo. Non devi preoccuparti per come potrò stare io >>
<< Nichi. Cerca di capirmi, per favore. Io non so cosa hai passato, ma so che non è stato niente di buono. So che mi hai detto che devo starne fuori e che sono totalmente fuori strada, ma mettiti nei miei panni. Io sono convinto che tu abbia dei problemi irrisolti, soprattutto legati al cibo. Non posso permettere che tu cada nuovamente in una malattia alimentare a causa mia >> sospirai, di nuovo.
Io non avevo mai permesso a Niall di conoscermi, e forse era arrivato il momento di mostrare una piccola parte dei miei mostri interiori:
<< Niall, per l’ultima volta, non ho mai sofferto di disturbi alimentari. Non posso fartene una colpa se insisti, capisco la tua preoccupazione e il tuo punto di vista. Sono anche disposta ad aprirmi, ma tu non hai idea della vergogna che provo a confessarti il mio passato. Per cui te lo chiedo: vuoi veramente una risposta riguardo a quelle foto? Dopo che la saprai, cambierai il modo di rapportarti con me, io lo so. Per cui, ne sei sicuro? >> Niall mi osservò a lungo senza lasciar passare nessuna espressione durante tutto il mio monologo
<< Ti giuro che non ci sarà cosa che possa farmi cambiare idea su di te o sul pensiero che ho riguardo alla tua persona >> era serio, molto serio
<< Se sei pronta, sono qui per ascoltarti >> mi lasciò una carezza sulla guancia, raccogliendo le lacrime che finalmente si erano decise a scendere.
Sospirai, un’ultima volta.
<< Hai ragione Niall, io ero malata. Ma non di anoressia, né di nessun altro disturbo alimentare come credi. Io per due anni ho sofferto di una terribile depressione endogena. La depressione endogena è l’ultimo “livello” della malattia, il più grave. Nelle donne, ha un’incidenza addirittura doppia rispetto al genere maschile. Ero in stato over depressivo, in poche parole. Ora ho 17 anni, e sono guarita da due: a 15 anni. Non so se sai cosa comporta la depressione, ma tra le ripercussioni c’è, come nel mio caso, la mancanza di appetito. Ho passato a letto mesi. Senza lavarmi, senza mangiare, senza dormire, senza parlare se non quando obbligatoriamente necessario. Non sono uscita dall’ospedale psichiatrico per un anno di fila, nemmeno per andare a danza. Con gli anti-depressivi avevo giorni di “up” in cui riuscivo ad alzarmi dal letto, mangiare qualcosina e mettermi a ballare per conto mio nella sala svago dell’istituto.
Per il resto, si può dire che fossi un vegetale.
Chiaramente non sono stati due anni così, la depressione va a “fasi”.
All’inizio della malattia, nei primi mesi del primo anno, uscivo così come nell’ultimo periodo: gli ultimi mesi del secondo anno, sono tornata a fare qualcosa. Come passare un pomeriggio con i miei amici al fiume, ecco spiegata la foto che hai visto.
La fase peggiore dove proprio non mi alzavo dal letto è durata un anno intero. Mangiavo poco e niente e non mi alzavo per fare attività, per questo ero pelle e ossa.
Non erano problemi legati al rapporto con il mio corpo. Ma dopo due anni così, puoi capire tu stesso che sembravo una ragazza anoressica.
Gli altri venivano a trovarmi quasi tutti i giorni nella clinica psichiatrica in cui ero ricoverata, trovandosi porte chiuse in faccia, o semplicemente una me con lo sguardo nel vuoto, senza emettere una parola per ore, con loro pazienti che non mi hanno lasciato un minuto nel periodo peggiore.
Lei è Voldemort, Niall. Voldemort è il nome della mia malattia, della mia depressione.
Un modo stupido trovato con gli altri quando, mentre ne stavo uscendo, volevamo ridere sopra l’argomento, perché sai come sono fatta: devo per forza fare autoironia e black humor su tutto.
Voldemort perché era colei che non doveva essere nominata col suo vero nome dato che mi vergognavo, Voldemort perché sono 7 i motivi principali che l’hanno causata, i miei 7 Horcrux che dovevo sconfiggere per uscire dall’oblio. L’ottavo, come il protagonista Harry Potter, ero io stessa senza saperlo.
E ho iniziato a sconfiggerli, alcuni, battendo la mia malattia.
Ad oggi sono guarita, completamente. Possono capitarmi attacchi di panico o momenti di debolezza, ma non hanno nulla a che vedere con ciò. Ho piena consapevolezza di me stessa e so che non cadrò mai più in una cosa simile, qualunque cosa mi dovesse capitare io non mollerò mai più. >> mi fermai un momento, avevo bisogno di schiarire le idee prima di continuare. Volevo anche solo capire cosa stesse passando per la testa dell’irlandese di fronte a me. Il suo sguardo era spento, cupo, triste. Gli stavo facendo pena.
<< Tuo nonno era… era uno di questi Horcrux… >> disse ragionando tra sé e sé guardandosi le proprie ginocchia, non riuscendo a guardarmi negli occhi. Non rise di niente, e ciò mi fece piacere. Seppur fosse un modo “stupido” di affrontare quell’argomento, sapeva benissimo che di stupido non c’era niente.
<< Due anni di malattia… guarita a 15… avevi solo 13 anni quando ci sei entrata… Eri una bambina… cosa-cosa ti ha fatto? >> calcolava ad alta voce, ragionando con sé stesso. Niall mi prese la mano, incapace ancora di sorreggere il mio sguardo. Gliela strinsi forte:
<< A me niente, mia sorella l’ha fermato poco prima. Avevo solo due anni quando è successo, ma 13 quando ho scoperto la storia. E scoprirlo, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Aver scoperto questo mi ha distrutta. Gli altri problemi riuscivo ancora a sostenerli, debolmente, ma ci riuscivo. Questo, però, non l’ho sopportato. >> la testa di Niall scattò nella mia direzione, non riuscivo a capire se fosse più preoccupato per aver realizzato di aver pensato giusto, o se fosse più sollevato per il fatto che non era capitato a me
<< Mia sorella l’ha fermato perché l’ha fatto a lei, quando era lei una bambina. A lei e a mia cugina. Loro sono le vittime di mio nonno. Per quanto riguarda me, eravamo nella casa al mare, in Puglia. Era da un po’ che mia sorella non mi vedeva in nessuna zona della casa. Si è affacciata in tempo alla finestra, mi ha visto nell’orto con lui. Lui era… lui era lì con di fronte a me con le mani appoggiate alla cintura e mia sorella ha capito subito cosa stava per succedere. Era il giorno del mio compleanno. È corsa fuori buttandosi dal balcone e trascinandomi dentro casa >> Niall era impassibile, non sapeva come reagire, cosa dire. La mano gli tremava, mi guardava ma era uno sguardo vuoto, costantemente pensieroso, nel suo mondo:
<< Io… io non capisco Nicole… perché eravate con lui al mare se quando tua sorella era più piccola le ha fatto… perché lo vedevate ancora? I vostri genitori non… non sto capendo niente >> paziente, accolsi le normalissime incomprensioni
<< La mia storia è veramente lunga, Niall. Non me la sento di dirti tutto oggi, ma è giusto che tu capisca almeno questo. Mia sorella, innanzitutto, ha 13 anni in più di me. Siamo sorelle solo da parte di padre. Mio padre era sposato con una donna -  Sabrina -, la mamma di Chiara (già, si chiama come una delle mie più care amiche!). Chiara, quindi, è mia sorella da parte di padre. Quando mia sorella era piccola, mio padre e sua mamma divorziarono. Dopo qualche anno, mio padre conobbe mia mamma, si fidanzarono e nacqui io. Non si sono mai sposati. Quando io avevo 4 anni, anche loro si lasciarono. Questo è per farti capire che io e mia sorella non abbiamo mai vissuto insieme: lei viveva con sua mamma e io con la mia. Mio papà è un uomo particolare. Non so cosa abbia passato nella sua vita, ma sicuramente era tutto meno che un padre. Non era presente e, quando era costretto ad essere presente, lo faceva controvoglia, sia con me che con mia sorella. Con lei soprattutto. Ora, la cugina che ti ho nominato prima a cui successe la stessa cosa di mia sorella, era una bambina con dei problemi di cognizione, non so esattamente quali, se autismo o demenza o cosa, non lo so perché non l’ho mai conosciuta e non sono mai entrata a fondo della questione nemmeno io, mi faceva troppo male. Lei aveva la stessa età di mia sorella, erano alle elementari ed erano in classe insieme. Raccontò la violenza subita ai suoi genitori, ovvero i miei zii, che le credettero e fecero denuncia contro mio nonno paterno, trovandosi TUTTA la famiglia contro: mia nonna, gli altri zii, i cugini, mia sorella in primis… Nessuno le credeva, dicevano che era una bambina con problemi e non doveva essere ascoltata, si inventava le cose a causa dei suoi disturbi cerebrali, dicevano che mio nonno non avrebbe mai fatto una cosa del genere data la buona persona che era. I suoi genitori, sentendo le versioni che non potevano essere così specifiche e dettagliate per una bambina, le credettero comunque, portando avanti la causa davanti a un giudice di un tribunale. Era impossibile che si inventasse tanti dettagli a quell’età, quando non sapeva nemmeno cosa fosse il sesso. Mio nonno fu comunque assolto completamente con la scusa che mia cugina non era capace di intendere e di volere. I miei zii si trasferirono con mia cugina senza mai più farsi sentire, tagliando fuori completamente tutta la famiglia di mio padre. Io ho scoperto a 13 anni di avere questi zii e questa cugina, perché non li ho mai conosciuti e non sapevo niente di questa storia. Due anni dopo questo casino, mia sorella era andata a dormire dai miei nonni e lei si… lei si è svegliata con lui che… con lui lì davanti che… >> iniziai quindi a piangere copiosamente, mia sorella era la persona più importante della mia vita dopo mia mamma
<< Non devi dire niente >> disse svelto Niall, fui sollevata continuando subito la storia per passare oltre
<< E mia sorella era spaventata, aveva capito che mia cugina, seppur non fosse completamente capace di intendere e di volere, non era comunque una pazza, non si era inventata niente. Ma tutta la famiglia avrebbe riservato lo stesso trattamento a mia sorella. Lei prese comunque coraggio, lo disse solamente a mio padre. Tutt’oggi sua mamma, come la mia, non sanno cosa le è successo. Mio padre le disse semplicemente di non azzardarsi a dire mai più sciocchezze del genere, di stare zitta e di non fiatare con nessuno. Fine. Non le chiese nulla, non la rassicurò, non mosse un dito in aiuto della sua stessa figlia. Mia sorella non disse niente a nessuno, mai. Si tenne dentro tutto per anni. Veniva in vacanza in famiglia, mi portava a trovare i nonni qualsiasi volta che glielo chiedevo, perché quando i miei genitori si sono separati mio padre non mi portava. Io lo chiedevo a lei e lei lì, in quella stessa casa, sorrideva come se niente le fosse accaduto, lo faceva per me, per vedermi felice di andare a trovare i nonni. Le ho indirettamente causato un dolore che non mi perdonerò mai. La volta in cui mi portò via eravamo nella casa al mare dei miei nonni, tutti insieme con altri cugini. I miei nonni vengono dal sud Italia, e hanno una casa grande al mare dove ci ritrovavamo ogni anno per le vacanze. E, dato che nessuno sapeva niente eccetto mio padre, nessuno si preoccupò di non farci mai vedere più mio nonno. Negli anni successivi i casini in quella famiglia si complicarono. Chiara lavorava per mio padre, ma veniva trattata come una schiava. Insulti, minacce, offese davanti ai clienti che più volte le chiesero se avesse bisogno di aiuto. In lacrime un giorno gli chiese “papà cosa ti ho fatto? Perché mi tratti così? Perché non mi vuoi bene?” la sua risposta? “smettila di piangere che non ho voglia di palle”. Da quel giorno mio padre e mia sorella non si sono mai più rivisti. Mia sorella tentò, anni dopo, di approcciare di nuovo con lui, invitandolo alla sua laurea. Lui non si è presentato, non le ha scritto nemmeno un messaggio per chiedere come fosse andata o delle semplici congratulazioni. Da quel momento, mia sorella chiuse definitivamente quello pseudo-rapporto con mio padre, e di conseguenza con tutta la sua famiglia. Non mi portò più dai nonni, non chiamò più nessuno perché non le importava di nulla. Io scoprii tutto perché, dopo anni che non vedevo la mia famiglia paterna (dato che mio padre non mi veniva a trovare e non mi portava da loro), fui invitata a caso da mio zio a una festa a sorpresa per la nonna. Andai, ma quando chiesi a mia sorella di venire disse che non ci pensava assolutamente. Nello stesso anno, ci fu la festa a sorpresa per mio nonno. Anche lì andai, e anche lì lei non mi fece nemmeno finire la frase per l’invito. Io pensavo che fosse perché era arrabbiata con mio padre, e che non voleva rischiare di vederlo alla festa. Dopo la festa, la chiamai per farle presente che papà non era venuto perché non è da feste a sorpresa, e che quindi le volte dopo avrebbe potuto unirsi. Quando si è lasciata sfuggire che una festa a sorpresa per celebrare quella merda di mio nonno non ci pensava proprio, capii che qualcosa non andava. Ho insistito finché non mi ha raccontato tutto ciò che era successo. Di mia cugina, dell’udienza, di cosa ha passato lei e di come ha salvato me. Appena ho realizzato che una delle persone più importanti della mia vita ha dovuto soffrire in quel modo, non ho retto. Ma, quando realizzai che a causa mia lei aveva dovuto rivedere il nonno a casa per portarmi a trovarlo, da lì è iniziato il mio vero tracollo. L’avevo ammazzata interiormente, ancora. Senza volerlo, ma l’ho fatto >> non aggiunsi altro, sfinita dal racconto. I dettagli dietro alla mia storia erano miliardi, tanti e tanti piccoli altri pezzi, ma quel quadro generale doveva bastare per fargli capire a grandi linee la mia situazione. Il mio silenzio si prolungò, facendo intendere a Niall che non volevo andare oltre, non in quel pomeriggio.
Nonostante ciò, non osava parlare, non fiatava, mi fissava con quello sguardo perso, sbigottito. Sicuramente sapeva che c’era qualcosa di grosso sotto il mio passato, ma non immaginava quanto. Quella era solo una minima parte di tutta la mia vita, e non osò chiedere cosa altro successe per ridurmi in quello stato, anche se già solo questa storia poteva bastare.
Io lo capivo, non c’era niente da dire in quella situazione. Qualunque parola sarebbe stata vana, inutile.
<< Io Niall mi sono rialzata. Sempre. Tu non devi provare pena o tristezza per me. Il passato è passato, ora ho una nuova vita e un nuovo futuro davanti. Ho vissuto le peggio cose, questa è sicuramente la peggiore. Ma sono forte, io sono una Grifondoro: sono una leonessa e devo ruggire. Federica me lo ha insegnato: sopra le nuove, c’è sempre il sole >> continuai quindi a parlare io, gli mostrai perfino il mio tatuaggio nascosto
<< E questo non lo dimenticherò mai più. Io ora splendo nella mia nuova vita, e continuerò a farlo Niall. Non potrà essere una storia d’amore o qualcos’altro a buttarmi giù. Non sarebbe niente in confronto a ciò che ho vissuto. Vedi con Leonardo, non sono ricaduta nell’oblio. Io non sono più così! Sono cresciuta e so ragionare e reagire con più razionalità! Ero solo una bambina quando mi sono ritrovata ad affrontare tutto, la storia di mio nonno e le altre sei cose gravi che mi sono successe, non potevo sopportarlo. Ma ora ho la piena consapevolezza di me stessa e di chi sono. >>
<< Perché ti stai giustificando? >>
<< Perché il bullismo, Niall, è uno degli altri Horcrux. E passare il periodo peggiore della mia vita in cui nessuno sapeva che mostri stavo affrontando, sentendomi dire che lo facevo solo per attirare attenzioni, per non andare a scuola, per fare la vittima e che fossi troppo esagerata, che era tutta una montatura inventata mentre in realtà me ne stavo a casa tranquilla e non in una clinica psichiatrica ti lascia il segno anche quello. A scuola, dove venivo già di mio bullizzata per il mio aspetto, pensavano tutti che mi fossi ritirata per fare la vittima. Non sapevano niente, e quella era la strada più facile per darmi la colpa. Anche il bullismo verbale è bullismo. Psicologico. E molte volte fa anche più male. Ricordo più le parole gravi che mi sono state dette rispetto alle mazzate che ho preso. Quindi sì, mi viene spontaneo giustificarmi >>
<< Lo sai che non devi. Non con me, almeno >>
<< Lo so, non devo con nessuno. Ma per abitudine mi viene inconsciamente di farlo >>
<< Quindi… queste non sono le uniche cose che ti sono successe? C’è dell’altro? Come fa una ragazzina così piccola, in piena pre-adolescenza, a poter affrontare anche solo una di queste? Come è possibile sopravvivere a 7 tutte insieme? Non posso immaginare quanta forza devi aver avuto >>
<< Non l’ho avuta Niall. Per questo sono crollata ammalandomi >>
<< L’hai avuta per rialzarti! E non tutti lo avrebbero fatto! Non avrebbero affrontato anche solo una parte dei tuoi problemi… Io non so se voglio sapere cos’altro hai subito, perché ne uscirei pazzo io solo a sentirlo. Potrei uccidere qualcuno se solo sento di un altro torto nei tuoi confronti >>
<< Tranquillo, direi che per oggi basta così, non penso di riuscire ad affrontare altri argomenti >> gli sorrisi debolmente, esausta, gli occhi ancora arrossati e il cuore che sembrava entrato in tachicardia da quanto veloce batteva.
<< Ti chiedo solo, per favore, di trattarmi come mi hai sempre trattato. Non ti devo né far pena, né far tristezza né niente. Io sono la persona che hai conosciuto in questi mesi e dovrai trattarmi come hai fatto fino ad adesso, il nostro rapporto non deve cambiare >>
<< Non cambierà, te lo prometto. Ma te lo devo richiedere adesso. Cosa succederà quando te ne andrai, Nichi? >> sul volto aveva un sorriso amaro, prese ad accarezzarmi una ciocca di capelli, gli occhi socchiusi e tristi.
E lì, in quel preciso momento guardandolo, capii che per noi un futuro non c’era.
Lui non voleva soffrire.
Lui non voleva far soffrire me.
Lui non voleva vedere la mia sofferenza futura data dalla distanza e di conseguenza soffrire altrettanto pensando di esserne la causa.
Non voleva affezionarsi più del dovuto, sapendo che la possibilità di non rivederci era grande. O comunque di poterci vedere molto, molto poco una volta che sarei tornata in Italia.
E io non potevo biasimarlo, perché nell’istante esatto in cui me lo chiese la prima volta quel giorno, avevo avuto il suo stesso pensiero.
IO non volevo soffrire.
IO non volevo farlo soffrire.
IO non volevo vedere la sua sofferenza futura data dalla distanza e di conseguenza soffrire altrettanto pensando di esserne la causa.
Nessuno dei due voleva diventare il male per l’altro.
E quella era la scelta giusta, terribilmente cattiva, ma giusta per tutelarci più avanti.
<< Succederà che ci sentiremo e continueremo ad essere amici, se tu vorrai. Se avrai bisogno di consigli, se vorrai semplicemente fare quattro chiacchiere, se vorrai lamentarti di matematica sarò lì per te >> dissi scherzosamente, cercando di trattenere altre lacrime.
Capì che avevo capito.
<< Fino a quando troverai qualcuno con cui potrai davvero essere felice, che prenderà finalmente il mio posto >> gli diedi una gomitata, ammiccando. Non ero sarcastica, lo pensavo davvero. Niall era un bravo ragazzo, e avrebbe trovato una brava ragazza che lo avrebbe amato per la persona che era. E glielo auguravo per davvero, da persona matura.
<< Quando incontri la purezza in una persona, non sarà mai più sostituibile. Voglio solo che tu lo sappia. Avrai sempre un posto speciale nel mio cuore, e anche se saremo lontani, anche se ognuno andrà avanti con la sua vita, anche se non potrò mai averti voglio almeno non perderti come persona, come amica. Anche io ci sarò sempre per te >> non mi diede il tempo di rispondere, mi trascinò a sé stringendomi in un abbraccio che non voleva avere fine.
quando il respiro di entrambi tornò regolare, ci staccammo continuando a guardarci in silenzio, gli occhi puntati verso il basso.
Il silenzio aveva parlato al posto nostro, quella decisione taciturna l’avevamo presa insieme nello stesso momento e, seppur facesse male ad entrambi, dovevamo farcene una ragione. E pensare che fino a poco prima avevo finalmente immaginato il nostro primo bacio, dopo la fine della sua canzone. Quel bacio mancato si era trasformato in un addio di una storia mai iniziata. Ma in quel momento, andava bene così. Il voler bene a una persona, rispettarla e amarla andava ben oltre al semplice rapporto ufficiale. E noi, ambivamo proprio a quello.
Niall sospirò:
<< Beh, stasera so che c’è una festa in discoteca, dovrei andare con Liam e Zayn. Che ne dici? Vieni? Magari ci distraiamo un po’ >>
<< Lo proporrò agli altri, ma non posso prometterti niente! >> e in quel momento, i miei amici entrarono in casa.
<< Beh… si è fatto tardi, meglio se torno a casa. Devo controllare la situazione >> mi salutò Niall, come se niente fosse, come se non avessimo avuto la conversazione più profonda di sempre, e gli fui tremendamente grata per questo
<< Certo! Ciao Niall, grazie per la compagnia! >> feci altrettanto, salutandolo con un sorriso sincero. Non avrei mai spiegato agli altri cos’era successo.
Chiuse così la porta del nostro appartamento, dopo aver salutato tutti con la mano.


___________________
SPAZIO AUTRICE

Questo capitolo è pronto da mesi, non sono mai riuscita a pubblicarlo.
Oggi ne trovo la forza.
Come accennato negli spazi autrice precedenti, la storia è gonfiata, ma i fatti sono ispirati a vicende personali veramente accadute.
Proprio per questo, sinceramente, non avrei molte parole da dirvi, spero possiate rispettare il mio silenzio per questo capitolo.
Grazie di cuore,
Nicole
  
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