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Autore: Idalberta    12/04/2024    1 recensioni
“Mi sento un po’ in colpa… Voi siete riuscito a prendervi una giornata di pausa e la sprecate con me che non sono di compagnia. Davvero avreste dovuto invitare qualcun altro...”
“Ma io dicevo per scherzo. E lo dicevo per te. Ti sei perso un’acqua magnifica, con una temperatura fresca ma piacevolissima. E questo solo perché ti vergogni di farti vedere senza vestiti da me!” sorrise Arthur.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Uther
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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ONE DAY OFF













 

“No, Arthur non potete!” urlò Merlin.

“Fatti indietro, Merlin!” gridò a sua volta il principe.

‘’Vi prego, ascoltatemi. Morgause vi ha mentito! Ha usato la sua magia per ingannarvi. Quella non era vostra madre. Forse ne aveva l’apparenza, ma non lo era!”

Uther era bloccato sulla sua poltrona. Arthur poco prima aveva fatto volare via la sua spada come fosse un bastoncino e ora teneva disperato una mano sul braccio del figlio e l’altra mano sull’elsa della sua spada.

“Vattene Merlin. Tu l’hai vista. Tu l’hai sentita…”

“Io ho visto e sentito solo quello che Morgause ha voluto farci vedere e sentire”

 

“Mio padre ha ammesso di essersi rivolto a una strega per farmi nascere.”

“Sì, ma non sapeva che in cambio avrebbero preteso la vita di tua madre. Altrimenti non l’avrebbe mai fatto!”

“Merlin ha ragione” disse Uther ancora sotto sforzo. Sentiva che le energie ormai lo abbandonavano. Arthur era cento volte più forte di lui.

Merlin continuò avvicinandosi ad Arthur. “Lui la amava”

“Io l'amavo più della mia vita. E da allora non ho più pace, Arthur…” disse Uther con voce fioca.

“Ragionate Arthur. Per quale motivo Morgause vi ha fatto credere questo?”

“Perché voleva che sapessi la verità”

“Sbagliato! Morgause è ormai unita indissolubilmente a vostra sorella. Lei voleva arrivare a questo. Voleva che padre e figlio combattessero fino alla morte di entrambi o di uno dei due. Il regno avrebbe vacillato o addirittura sarebbe crollato. Possibile che non capiate? Per me è così lampante, Arthur! Vi ha fatto credere di aver riabbracciato vostra madre, ma era un imbroglio. Morgause è stata abile e senza cuore.”

 

“Oh, Dio!” fece Arthur allentando la presa sul padre. “Mi scoppia la testa… non ci capisco più niente”

Merlin si avvicinò ulteriormente ad Arthur che ormai era accucciato sotto la poltrona del padre e abbassandosi anche lui, prese con delicatezza la spada dalle mani del principe.

 

Uther chiuse gli occhi per il sollievo e molte lacrime rigarono il suo volto.

Arthur cominciò a singhiozzare rumorosamente. Si era lasciato ingannare e se non fosse stato per Merlin avrebbe ucciso suo padre. Ora vedeva tutto chiaro. Ed era terribile. 

Continuò a piangere a capo chino e suo padre impietosito poggiò la fronte sulla testa del figlio, piangendo anche lui in modo più sommesso. 

Merlin rimase lì accanto a loro, silenzioso e commosso. Dietro di loro Leon che aveva avuto l’ordine da Arthur di non lasciar passare nessuno in quella stanza, uscì mestamente dalla sala. Per fortuna Merlin lo aveva praticamente aggredito per poter entrare lì. Se Merlin non l’avesse fatto uno dei reali o forse anche tutti e due adesso sarebbero morti.

 

Il mattino dopo, Merlin era in laboratorio con Gaius, il suo mentore.

“Hai agito bene, Merlin. Hai risolto senza la magia una situazione davvero drammatica”

“In realtà ho usato la magia in un paio di occasioni per evitare che alcuni colpi particolarmente efferati tra i due andassero a buon fine…”

“D’accordo, cambia poco, però … lo sai che salvando Uther, è come se tu ti fossi dato la zappa sui piedi da solo? Sai quanto la tua vita di mago sarebbe più facile senza il re?”

“Non ho pensato a questo… ho solo pensato che se Arthur avesse ucciso suo padre, non se lo sarebbe mai perdonato …”

“E questo ti fa onore… Arthur dovrebbe baciarsi i gomiti per la devozione che gli porti”

“Non esageriamo…” sorrise Merlin.


Poco dopo arrivò il re in persona in laboratorio. 

 

Merlin era in soggezione come spesso gli capitava quando si trovava da solo con il re.

“Maestà, Gaius non è qui. Se volete vado a cercarlo …”

“Non sono qui per Gaius, ma per te. 

Ti sei comportato in maniera estremamente leale nei miei confronti e in quelli di Arthur e io te ne sono molto grato.”

Merlin sorrise. Uther non gli aveva mai detto parole più riguardose.

“Ma…”

Con Uther non poteva non esserci un ma.

“... se tu parlerai di quello che è successo ad anima viva, sarò costretto a punirti severamente e a farti mettere in prigione o peggio …”

Merlin sgranò gli occhi. Non se l’aspettava e invece avrebbe dovuto.

“Certamente” disse abbassando il capo e facendo una specie di inchino al re che senza dire altro se ne andò.


Merlin era all’aperto: era una magnifica giornata, soleggiata e leggermente ventosa. Era ancora scombussolato dagli ultimi avvenimenti e dalla visita di Uther. 

Era seduto su una staccionata masticando il gambo di un fiore che aveva trovato in mezzo all’erba. Guardava il fiume che scorreva di fronte a lui e respirava a pieni polmoni. Gli sembrava già di sentirsi meglio.

“Ehi!” sentì alle sue spalle. Era Arthur. Avrebbe riconosciuto la sua voce tra quella di un milione di persone e persino il rumore dei passi in mezzo all'erba erano caratteristici del principe. 

“Arthur! Visto che magnifica giornata?”

“Appunto. Perché starsene qui da solo ad annoiarsi?”

“Ma io non mi annoio… a me piace!”

“Io invece mi annoio. Ti va accompagnarmi a fare un giro a cavallo? Niente caccia per oggi, giuro!”

Merlin era incerto: “Non avete da fare qui al castello? Siete sempre così impegnato!”

“Per oggi ho disdetto tutti quanti i miei impegni … e anche i tuoi. Ho bisogno di una giornata senza pensieri. Allora?”

Merlin era stupito ma sorrise: “D’accordo!”


Come prima cosa Arthur lo portò al lago. 

“Che meraviglia! L’acqua è così limpida!” disse Merlin estasiato.

“È per questo che ti ho portato qui … per farci un bel bagno!”

A questo punto Merlin si sentì in grande difficoltà. Non ci pensava minimamente a spogliarsi di fronte al principe.

“Mi dispiace, ma per me l’acqua è decisamente troppo fredda. Sono sicuro che mi ammalerei, come mi è già successo in passato. Voi però fate pure il vostro bagno. Io mi farò un pisolino all’ombra. Si sta così bene qui.”

Arthur lo guardò con una smorfia: “Sei davvero una lagna, Merlin. La prossima volta inviterò Gwaine o qualcun altro…”

 

Merlin non ci rimase molto bene ma non disse nulla. In fondo poteva anche capire che il principe si annoiasse con lui.

In realtà a Merlin sarebbe piaciuto molto fare il bagno in quell’acqua e non si sarebbe affatto ammalato come aveva fatto intendere ad Arthur. Da bambino a Ealdor era sempre in acqua quando il tempo lo permetteva. Già pensava a quando sarebbe tornato lì, da solo, per togliersi la voglia di un bagno in quell’acqua limpida. Purtroppo non riusciva a superare la vergogna di farsi vedere nudo da Arthur, anche se si sentiva un po’ ridicolo.

 

Arthur si era spogliato vicino alla riva ed era entrato nel lago neanche fosse un dio delle acque. Merlin conosceva a menadito il corpo di Arthur, quasi più del suo. Il principe faceva il bagno ogni sera e lui lo assisteva. Ma in quella cornice naturale e con quella luce intensa Arthur sembrava ancora più bello del solito. 

Chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi. 



 

“Sei davvero un’idiota, Merlin!”

 

Si era appisolato e quando Arthur lo svegliò era già rivestito di tutto punto, i capelli umidi a testimoniare il bagno fatto.

 

“Mi sento un po’ in colpa… Voi siete riuscito a prendervi una giornata di pausa e la sprecate con me che non sono di compagnia. Davvero avreste dovuto invitare qualcun altro...”

“Ma io dicevo per scherzo. E lo dicevo per te. Ti sei perso un’acqua magnifica, con una temperatura fresca ma piacevolissima. E questo solo perchè ti vergogni di farti vedere senza vestiti da me!” sorrise Arthur.

 

‘No! Come ha fatto a capirlo!’ pensò mentre il suo viso diventava viola per l’imbarazzo. “Non è così… io…”

 

“Non ha importanza! Ognuno ha le sue fisime. Tu hai questa e io ne ho altre! E comunque la giornata non è ancora finita, giusto?”

 

“Dove andiamo?”

“È una sorpresa. Tu seguimi!”

Cavalcarono a lungo e siccome il caldo era diventato un po’ troppo forte, Merlin cominciò a sudare e ad avere sete. Arthur era fresco come una rosa. Probabilmente il bagno che aveva fatto lo teneva fresco più a lungo.

“Eccoci”

Erano di fronte a una locanda.

“Tutto qui?” fece Merlin.

Arthur ebbe un’espressione un po’ delusa:

“Apparentemente è una locanda come le altre, ma io trovo che qui si mangi divinamente. Purtroppo è un po’ lontana e ci vengo poco.”

Si sistemarono all’interno e Arthur chiese a Merlin: “Posso ordinare io per te? O preferisci fare da solo”

“Ordinate pure per tutti e due.”

Cominciarono con un piatto di verdure cotte e crude. 

“Ottime!” disse Merlin “Ma spero di vedere presto una pietanza. Le verdurine non riempiono molto.”

“La vedrai Merlin” quasi ghignò il principe.

Poco dopo arrivò un piatto misto di pesce come Merlin non aveva mai visto. E dopo una grigliata di carne di tutti i tipi. Davvero enorme.

“Avevate ragione. Qui è tutto buonissimo e abbondante. Un po’ troppo abbondante…”

“Non sei tu che dalla fame ti mangeresti un maiale intero?”

“Forse questo è più di un maiale intero.”

“A me ci sta ancora qualcosa. Dai aiutami a finire la carne…”

E Merlin mangiò fino a scoppiare.

“Dolcino?” chiese Arthur.

“Non ci sta proprio, grazie!”

Arthur ne ordinò uno per sé ma pretese che Merlin lo assaggiasse a più riprese. 

E il servo lo fece, più che per la bontà del dolce, per assaporare il piccolo brivido che gli dava ogni volta utilizzare lo stesso cucchiaio di Arthur. 

Sapeva che quella cotta non gli sarebbe passata tanto presto. Ma subito cercò di zittire quei pensieri nella sua testa, ma non prima di aver aiutato Arthur a finire il dolce.

 

“Adesso ci vorrebbe un bel pisolino” si entusiasmò il principe.

In questa locanda al piano di sopra hanno delle amache molto comode. Se ti va…”

“D’accordo… se non altro per digerire… quasi non riesco a muovermi.”

 

Quelle amache erano di quanto più scomodo e instabile ci fossero al mondo. Almeno per Merlin perché Arthur sembrava invece a suo agio e si addormentò subito.

Merlin non osava muoversi. Non voleva svegliare Arthur con tutto quel fruscio di stoffa che l’amaca faceva al minimo movimento. Inoltre si sentiva in equilibrio precario e temeva che muovendosi sarebbe carambolato sul pavimento con conseguenze poco piacevoli. 

 

Dato che era girato verso Arthur, si ritrovò a guardarlo. Il re aveva la testa un po' all'indietro e gli mostrava il suo profilo.

Ecco la lieve gobba del naso vicino agli occhi. Le lunghe ciglia bionde a fare ombra agli zigomi. Le labbra rosso scuro semiaperte e un po’ di saliva che fuoriusciva da esse. Su un'altra persona l’avrebbe trovata disgustosa. Su di lui era una cosa tenera, come se si fosse trattato di un bimbo. 

Il corpo era parzialmente coperto dalla stoffa dell’amaca. Poteva notare il petto fuoriuscire dall’ampia scollatura a V della camicia, così tipica del principe.

E vedeva la muscolosa gamba sinistra di Arthur per intero, avvolta strettamente nei pantaloni neri aderenti. Una visione per il suo povero cuore.

 

Per fortuna il principe si svegliò poco dopo. 

“Dormito bene?” chiese Merlin.

“Abbastanza, ma mi sentivo un po’ osservato!” 

Merlin rimase immobile dall’orrore. 

“Ve lo sarete sognato, altezza!” provò il sevo con fare sicuro.

“Forse hai ragione. Sei pronto?”

“Sì, torniamo a Camelot?”

“No! È davvero troppo presto e ho qualche idea!”

“Come volete…”

 

Cavalcarono per di più di un’ora e Merlin cominciava a essere stanco.

“Manca ancora molto?”

“Circa cinque miglia…problemi?”

“No di certo!” rispose Merlin, ricordando quella volta che Arthur gli disse che era un problema avere il culo secco quando si andava a cavallo e stava per prenderle dal principe quando aveva ribattuto che Arthur aveva il culo grasso. 

Si fermarono presso un piccolo castello un po’ in rovina. Una volta doveva sicuramente essere un bel castello ma ora era molto trascurato.

“Che posto è questo?”

“È il castello dove mia madre viveva da ragazza, dopo essersi trasferita dalla Francia.”

“È bello…”

“Non è bello, ma per me è un posto speciale.”

“Ci vive ancora qualcuno?”

“Sì, ci vive mia zia, la sorella di mia madre e alcuni miei cugini.”

Arthur entrò senza bussare. La porta non era nemmeno chiusa a chiave. 

“Vieni!” gli gridò Arthur.

Quando Merlin attraversò la porta tre bambini gli passarono a destra e a sinistra, vociando e correndo. 

Arthur era fra le braccia di una donna non tanto giovane ma di bell’aspetto. Sembrava stanca ma l’espressione sul suo viso era felice, soprattutto negli occhi.

“Merlin vieni. Voglio presentarti mia zia Goleuddyd.”

 

Merlin si inchinò e la signora si avvicinò a lui, dandogli una delicata carezza sul viso.

“Merlin, come sei bello! Finalmente ti conosco. Arthur mi ha parlato così tanto di te che non vedevo l’ora di vederti.”

“Sono onorato signora!”

“Tu sei Merlin?” Gli chiese un bambinetto che lo guardava da sotto in sù. Avrà avuto circa otto anni. Con un salto si fece prendere in braccio da Merlin. “Tu sei l'amico di Arthur? Quello che gli ha salvato la vita? Hai dei dolcetti?”

Merlin non sapeva cosa rispondere e guardò Arthur che teneva in braccio due bambine bionde, assolutamente uguali e dall’ apparente età di circa sei anni. 

“Quello che stai tenendo in braccio è mio cugino Culhwch e loro sono le mie cuginette.”

“Hai dei dolcetti, Arthur?” domandò Merlin.

“Bravo Merlin!” disse il bimbo. 

Arthur tirò fuori un sacchetto con tanti dolcetti: “Ve li darò solo se li dividerete in parti uguali e senza litigare.” Al che i tre bimbi promisero solennemente.

 

“I miei cugini più grandi sono sposati e non abitano più qui” spiegò Arthur a Merlin.

Intervenne la zia: “Grazie Arthur. Pensi sempre ai bimbi quando vieni qui.”

“Ho qualcosa anche per te, zia. Ma dopo…”

Merlin per un attimo si sentì in mezzo, ma fu trasportato dai bimbi che ancora biascicavano i dolcetti e avevano le mani tutte impiastricciate mentre lo portavano all’aperto. “I carretti! Presto giochiamo ai carretti”

Arthur corse fuori per aiutare Merlin con quelle tre pesti. Anche la zia uscì: “Non toccate nessuno con quelle mani sporche. Andate a lavarvi la bocca e le mani al secchio. E comportatevi bene.”

Poi aggiunse rivolta a Merlin. “I carretti sono un gioco che ha inventato Arthur, tempo fa. Ha trasformato delle casse di legno, quelle per la frutta, in piccoli carri, montando quattro ruote su ogni cassa e legandovi una fune. I bambini lo adorano ma ogni adulto che viene deve sottoporsi a questa tortura.”

I bambini tornarono con due carrettini.

“Non mi farete mica fare da cavallo anche stavolta?” disse Arthur con vocione da cattivo.

“No, zio. Il cavallo lo fa Merlin. Tu fai il bue…”

A Merlin scappò una breve risata e Arthur lo fulminò con lo sguardo.

Alla fine sia il principe che il servo si ritrovarono a tirare i carretti dei bambini che ridevano e urlavano felici. Indissero anche delle gare di velocità tra il cavallo e il bue. Il bue vinse quasi sempre, mentre il cavallo vinse giusto un paio di volte. 

Culhwch gli disse: “non te la prendere. Le mie sorelle pesano molto meno di me. E zio ha dei muscoli così grossi. Da grande voglio diventare come lui. 

Merlin a un certo punto si ritirò perché non ce la faceva più e Arthur trasportò entrambi i carretti, dimostrando una resistenza ammirevole. 

Il servo andò vicino alla zia di Arthur.

“Cosa non farebbe Arthur per loro, ma l’affetto è reciproco…”

“Vostro marito è in viaggio?”

“È venuto a mancare quattro anni fa.”

“Mi dispiace. Non lo sapevo!”

“Abbiamo avuto delle difficoltà economiche da allora, ma Arthur non ci fa mancare niente. Non è solo il figlio della mia amata Ygraine, né il cugino preferito dai miei figli: Arthur è il nostro benefattore. Ora sta cercando una casetta per noi in quel di Camelot, per poterci avere più vicino.

Non credo che Uther ne sappia nulla.”

 

Merlin in fondo si accorse di non essere stupito più di tanto. Era da Arthur fare del bene e aiutare le persone senza mai sbandierarlo al vento. E fu un’ulteriore conferma della generosità e della nobiltà d’animo del principe.

Dopo i saluti e gli abbracci ai parenti, i due ripartirono per tornare a casa.

Il tragitto era molto lungo per cui si fermarono per fare abbeverare i cavalli.

 

Merlin era piuttosto emozionato, ma voleva comunque parlare con il principe.

“Vi ringrazio Arthur per avermi fatto conoscere la vostra famiglia”

“Hai detto bene. Da quando ne ho ricordo io mi sono sempre sentito come a casa mia, con loro. Mi hanno sempre trattato come uno di famiglia. E mia zia per molti versi mi ha fatto da madre.

Io non ti ho ancora ringraziato, Merlin! Per quello che hai fatto per me, ieri”

“Io ho solo parlato Arthur. Siete voi che devo ringraziare per avermi ascoltato. Voi eravate davvero in difficoltà ma ce l’avete fatta a superare la vostra rabbia.”

“Vuoi fare il modesto o davvero non vedi che sei stato tu a farmi desistere con le tue parole?”

“Io l’ho fatto per me.”

“Non capisco. Per te?”

“Sì perchè non vi sareste mai dato pace se aveste ucciso vostro padre, lo so io e lo sapete anche voi. Ma anch’io avrei sofferto anch’io nel vedervi patire. Non l’avrei sopportato”

 

Il principe aveva gli occhi lucidi per la forte commozione. Non avrebbe potuto parlare se no, avrebbe pianto. Chi altro avrebbe fatto una cosa così per lui? Merlin era unico. Era sensibile e coraggioso. Era l’amico che aveva sempre desiderato avere e desiderò essere per lui lo stesso tipo di amico.

Arthur si pose di fronte a lui con un piccolo sorriso e allargò le braccia. 

Stavolta il gesto era chiaro e molto significativo. Merlin non ebbe il tempo di provare imbarazzo, perché si ritrovò circondato dalle braccia di Arthur. Un abbraccio lungo, stretto e avvolgente. 

Anche Merlin cinse il principe con le braccia.

Quando si staccarono ognuno dei due era un po’ confuso ed emozionato.

“Oggi anch’io per un po’ mi sono sentito come uno di famiglia…” asserì Merlin.

“Perché credi che ti abbia portato lì. Sono sempre stato molto geloso della famiglia di mia madre. Ma volevo farti capire che … anche tu per me sei famiglia.”

“Mi sarebbe piaciuto tanto avere un fratello come voi…”

“Allora adesso ce l'hai! E anch’io!”

Merlin provò a trattenere le lacrime con tutto se stesso, ma non ci fu niente da fare. E si vergognò della sua debolezza.

 

“Le tue lacrime mi riempiono di orgoglio, se come penso, sono di gioia…”

“Certo, anche se preferirei non piangere come una bimbo, di fronte a voi”

Arthur tirò fuori un fazzoletto bianco, ricamato con le iniziali A. P. e lo passò a Merlin che si asciugò gli occhi e si soffiò il naso energicamente.


“Grazie, maestà. Lo laverò e ve lo farò riavere.”

“Tienilo pure. Ne ho tanti. E avrai qualcosa per ricordarti di me…”

“Grazie, ma non mi serve qualcosa per ricordarmi di voi.” sorrise Merlin. Poi cambiò espressione, spalancando gli occhi come se avesse dimenticato di fare una cosa importantissima.

Si girò di lato e aprì la sacca di pelle che portava a tracolla, cercando qualcosa e s’illuminò quando la trovò. Tolse dalla borsa un piccolo involto di stoffa. 

“Ecco. Vorrei tanto che lo prendeste voi. Apparteneva a mio padre.”

Arthur aprì la stoffa e vide un anello da uomo molto bello.

“Perché non te l’ho mai visto indossare?”

“È troppo grande per me. Mi scappa da ogni dito, perfino dal pollice…”

“Io non posso, Merlin …”

“Non vi piace?”

“Non dire sciocchezze! È stupendo!”

“Non dovete portarlo per forza, ma vorrei lo teneste voi, come mio ricordo…”

“Guarda che anch’io non ho bisogno di niente per ricordarmi di te. Sei mio fratello, ora”

“Io penso che siate più di un fratello per me … quest’anello è la sola cosa preziosa che ho e vorrei che l’aveste voi!” disse Merlin serio. 

Arthur era serio ma rispose: “Io non sono così prezioso…”

“Questo lo dite voi. Per me lo siete…”

“Aspetta!”

Stavolta fu Arthur a cercarsi addosso e a tirare fuori una scatolina di legno intarsiato.

“Ecco. Tu accetterai questo e io accetterò il tuo dono.”

“No, io non voglio nulla in cambio.”

“Lo so. È un anello di mia madre. Può essere portato da un uomo come da una donna, solo che è stretto per me… per cui vorrei che mi facessi il piacere di provarlo.

L'anello era splendido: una elegante fascia d’oro spessa con tre rubini di forma quadrata, estremamente luminosi.

“Non posso…”

“Tienilo…” disse solo Arthur.. 

 

Il moro lo infilò nell’anulare e gli stava perfettamente. 

“Sembra fatto su misura per te…”

Merlin non parlava, tanta era l’emozione che provava.

Arthur provò l’anello datogli da Merlin. Era molto grande in effetti ma quando lo infilò nel dito più grosso e cioè l’indice della mano destra, vide che gli andava bene.

“Ti piace?” chiese il principe.

“Vi sta molto bene, Arthur!”

“Vorrei avere delle mani eleganti come le tue.”

“Io invece le vorrei forti e vigorose come le vostre”

Arthur rise, poi prese Merlin per la nuca e gli pose un lento, tenero bacio sulla guancia, molto vicino all’angolo della bocca.

Merlin aveva gli occhi chiusi ed era sprofondato in uno stato di languore che non aveva mai provato prima. E quando Arthur si staccò da lui, Merlin spinse in avanti la testa per dargli un bacio altrettanto tenero sulle labbra. 

 

Arthur era rimasto del tutto stupito. Non se lo sarebbe  mai aspettato. Ma era stato tutto così commovente e dolce che non se la sentiva di riprendere Merlin. In fondo era stato un gran bel bacio.

 

Merlin che stava ancora lì con gli occhi chiusi, come se dormisse, si destò appena consapevole di ciò che aveva fatto. Non si sentiva in colpa. Aveva agito nel modo più naturale possibile e per un istante aveva gustato il paradiso.

Ma Arthur come l’avrebbe presa?

 

“Devo dire che non smetterai mai di stupirmi!” disse il principe un po’ imbronciato. Poi però sorrise leggermente, sbuffando aria dal naso. Gli erano piaciuti l’iniziativa e il coraggio del servo, che in quel momento, mannaggia a lui, sembrava così incantevole.

 

L’altro rinfrancato dalla reazione di Arthur, sorrise anche lui. Gli veniva da ridere. Aveva baciato il principe e non era per nulla pentito. 


Merlin salì a cavallo. Ormai era buio.

 

“Oggi non l’avete preso per voi il giorno libero, ma per me, vero?” chiese Merlin con la testa e il cuore leggeri per l’emozione.

 

Arthur a cavallo si mise una mano in testa un po’ a disagio ma sorrise: “Per tutti e due.”

 

Merlin guardò il suo anello e poi quello di Arthur.

“Oggi avete fatto davvero molto per ringraziarmi Arthur”

 

“Anche tu, Merlin. Credimi! Anche tu!” e non si riferiva solo all’anello.







 

Ciao, ecco un’altro episodio che mi toccò particolarmente della serie. Che poi è una grande “scusa” per giustificare una giornata speciale, che sarebbe anche potuta andare così, togliendo qualcosa qui è là. Ovvio che la fantasia a volte prende il sopravvento. A volte mi chiedo. Come mai con tutte le storie di Merlin che ci sono su efp (e le ho lette tutte) non mi sono ancora stancata? 😄❤️Un bacio a chi ha letto!!!


 

 

  
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