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Autore: bougainvillier    25/04/2024    0 recensioni
Un uomo davanti ad un dipinto ricorda lei, tra pennellate di vita e di morte. Lei, loro. Tutto ciò che era e non sarebbe più stato sulla soglia del castigo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Onde morenti sulla battigia… il suono della risacca a squarciare il silenzio. La gola arsa, le gambe che tremano e scivolano sulla sabbia. Le mie mani a sfiorare le sue, per l’ultima volta. Rigagnoli di sangue che s’insinuano tra le nostre dita, liberandosi e perdendosi nella schiuma del mare. Un mezzo sole d’agosto a segnare la fine sulla linea scura dell’acqua.

Non potevi saperlo…

È questo ciò che mi ricorda l’oceano. Di lei ha la voce, di lei conserva l’ultimo respiro. Le promesse, la vita, il futuro. Di me custodisce gli angoli del cuore, quelli che avevo spiegato e donato a lei. Il mare era tutto, era noi. Ed ora non è più niente.

Avrei dovuto…

Di fronte a me, il corpo di una donna. Una cornice d’oro la accoglie nel suo riposo eterno, l’acqua cupa e torbida a spogliarla ed immergerla nel suo gelo. Un veliero svetta nell’orizzonte lontano, oltre la tempesta.

Abbandonata e sola…

Sento l’aria venir meno, le voci intorno a me farsi ovatta. Sposto lo sguardo dal dipinto, mi volto e lentamente mi muovo tra la gente che mi sovrasta. Ho paura. Cerco rifugio sostenendomi sul muretto interno di una grande finestra che dà sul vialetto d’ingresso della Galleria. Gli occhi si fanno pesanti, il petto si solleva velocemente.

“Passerà anche questa volta…” – sussurro, flebile e sincero. Anche io sono abbandonato e solo.

Null’altro mi resta che trovare conforto in me stesso, anche se so che non basterà mai. Neanche il tempo che mi rimane sarà sufficiente per dimenticare, ed io non ho mai preteso né chiesto di farlo. Vivere sarà il castigo che sento di meritare.
La sola cosa che davvero mi rimane, dopotutto.

No… non dire così. Promettimi solo che andrai avanti…

Perché ho giurato di mantenere una promessa che non avrei mai potuto far mia.

Una, due, tre… cinque gocce. Riposo velocemente la boccetta di vetro verde nella tasca interna della mia giacca. So sempre di poterla trovare lì, mia fedele compagna. M’aggrappo allo stipite, stringendolo forte con una mano. L’altra al collo, per allentare la stretta soffocante della camicia.

Non posso…

Respiro profondamente, come ho imparato a fare. Aspetto che passi e poi aspetto che ricominci l’agonia. Di scatto, le iridi di nuovo fisse su quel dipinto che sa di lei. Non conosco il nome dell’autore, né mi importa saperlo. Una punta d’invidia s’increspa nel mio animo, ché lui l’acqua ha saputo davvero renderla eterna.

Pennellate di morte… e di vita.
Come quella che lei portava in grembo.

Quella che io ho spezzato, celando le mie ambizioni sotto il profumo d’un sogno in America. Era il mio sogno, avido ed egoista. Era solo il mio. Li ho trascinati con me, entrambi, su quella maledetta costa, su quella nave che prometteva tutto ed ha restituito niente.

Devi farlo…

Le ultime parole, l’ultima pagina del mio tempo. Vedo gli occhi nocciola della mia Joelle in lei, la sconosciuta del quadro. E il sale è di nuovo sulle labbra, sugli occhi umidi e pieni, e sento i gabbiani stridere e spiccare in volo. Il suo sapore è di nuovo sulla mia pelle, la mia camicia sdrucita macchiata delle tinte del cremisi.

E io sono così codardo da stare in vita, ché il coraggio di gettarmi in mare e far la stessa fine non lo ho.

“No, non passerà mai…” – mi dico, amaro conforto.

Cerco l’uscita e mi dirigo fuori, verso la mia macchina. Il volto nascosto tra i capelli, la testa altrove e la strada percorsa sul filo della memoria.
La porta del mio appartamento si chiude alle mie spalle. Il freddo e il buio mi raggiungono dentro e mi oltrepassano, trasparente e intangibile.

Una sola consapevolezza ad abbracciarmi: la vergogna di essere vivo.

Così sfoglio altri giornali per cercare altri vascelli, altre spiagge e altri musei da visitare. Per tornare lì, da lei, per vivere il terrore che merito.

Punizione eterna, la mia.
E va bene così.
   
 
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