Un pomeriggio Farforsa andò a trovare Apilone e lo trovò chino sul banco da lavoro.
- Ciao, Apilone. Che cosa ci fai in casa con una giornata così bella?
- Mi sto costruendo un computer! Sono stufo di non svegliarmi in tempo la mattina e di dimenticare che cosa devo comprare e di portare i vestiti in lavanderia! Questa macchina mi sarà di grande aiuto!
- Ok, ma che senso ha mettergli braccia e gambe? - chiese Farforsa.
- Così potrà anche cucinare, pulire la casa e rispondere al telefono - rispose Apilone.
Quella sera, prima di andare a letto, Apilone programmò il computer perché lo svegliasse presto la mattina dopo, con una colazione a base di focaccine calde e caffè.
Il giorno dopo, alle 7:30, Apilone sentì una fredda manina metallica che gli toccava una spalla.
- Svegliati, la colazione è pronta - disse il computer.
- Che meraviglia! - gridò Apilone saltando giù dal letto.
Ma quando arrivò in cucina, rimase a bocca aperta: in giro c'erano migliaia di focaccine e di tazze di caffè.
- Stupida macchina, che cos'hai combinato?! - gridò Apilone.
- Ma ieri sera hai detto che volevi un mucchio di focaccine e di caffè! - disse imbarazzato il computer.
- Non mi interessa, liberati subito di questa roba! Io me ne vado fuori, mi sta venendo un terribile mal di testa!
Così Apilone si sedette sui gradini davanti casa sua, mentre il computer gettava tutto fuori dalla finestra.
A un certo punto Apilone disse: - Mi sento tanto solo!
Il computer lo sentì e disse: - Ecco perché è così di cattivo umore! Ma adesso ci penso io!
Prese l'elenco telefonico, memorizzò gli indirizzi di tutte le signore della città, scrisse decine di lettere e le spedì.
Il giorno dopo Farforsa andò a casa di Apilone, gli gettò le braccia al collo e disse: - Oh caro, grazie per la tua lettera! Non pensavo che fossi così romantico!
- Ma di che stai parlando? - chiese confuso Apilone.
In quel momento bussarono alla porta, Apilone aprì e si trovò davanti decine di ragazze.
- Apilone, sono io, il tuo tesoruccio!
- Non è vero, sono io il suo tesoruccio!
- Invece sono io, c'è scritto anche nella mia lettera!
- Immagino che questa sia opera tua! - disse Apilone al computer.
- Certo. Ti ho sentito dire che eri solo e così...
- Brutto secchio di rotelle, non ne fai una giusta!
Ci volle l'intera mattinata perché Apilone riuscisse a chiarire l'equivoco.
Farforsa fu molto comprensiva, invece le altre ragazze si arrabbiarono e lui si ritrovò con un occhio nero.
Poi Apilone rientrò in casa con Farforsa, aprì il frigorifero e disse: - Il mio frigo è vuoto!
- Tranquilli! Guardate la TV, penserò io a tutto! - disse il computer prendendo il telefono.
Mezz'ora dopo bussarono alla porta.
Apilone andò ad aprire e un camionista gli disse: - Ecco le cinquecento pizze che hai ordinato.
- Cosa?! - gridò Apilone indietreggiando.
- E qui ci sono i duemila sacchetti di popcorn che hai chiesto - disse un altro camionista.
- Oh, misericordia! - disse Apilone sedendosi sugli scalini. - Cosa me ne farò di tutta questa roba?! Non so neanche dove metterla!
- Non preoccuparti, me ne sono già occupato io! - disse il computer.
- No, non è possibile! - gridò Apilone.
Davanti casa sua erano arrivati altri sei camion pieni di frigoriferi.
Il computer, vedendo la sua reazione, scoppiò a piangere e disse: - Mi dispiace, io volevo solo rendermi utile!
- Oh piccolo, non è stata colpa tua, ma di Apilone! - lo consolò Farforsa.
- Colpa mia?! - disse Apilone sconvolto.
- Certo! Avresti dovuto essere più preciso con i tuoi ordini! - disse Farforsa.
- Hai ragione, non ci avevo pensato! - disse dispiaciuto Apilone. - Ma so come rimediare!
Apilone iscrisse il computer a una scuola di informatica, dove imparò a eseguire gli ordini in maniera corretta e divenne un aiutante davvero prezioso.