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Autore: Aribrus    20/09/2024    1 recensioni
ATTENZIONE QUESTA STORIA FA PARTE DI UNA TRILOGIA E QUESTO E' IL SEQUEL DI "LE COSE CAMBIANO SEMPRE" VI CONSIGLIO DI LEGGERE PRIMA GLI ALTRI DUE RACCONTI.
La notte successiva al loro matrimonio, sia Aziraphale che Crowley fecero lo stesso sogno, estremamente vivido.
Erano al centro di un grande prato verde senza nient'altro che un albero, guardacaso di mele e un muretto basso di pietre.
Dalle fronde dell'albero, veniva un suono delicato e ovunque un tenue profumo di fiori aleggiava nell'aria. Aziraphale sentiva ondate di amore, così grande e puro da stordirlo.
Crowley era come ubriaco di commozione e gli tremavano le gambe al punto che dovette sedersi sul muretto basso vicino all'albero. Pian piano la musica cambiò e si trasformò in Verbo. Cristallino e infinitamente amorevole si rivolse al demone:
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Dio, Lucifero/Satana, Metatron
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo primo: La Rivelazione

La notte successiva al loro matrimonio, sia Aziraphale che Crowley fecero lo stesso sogno, estremamente vivido.

Erano al centro di un grande prato verde senza nient'altro che un albero, guardacaso di mele e un muretto basso di pietre.

Dalle fronde dell'albero, veniva un suono delicato e ovunque un tenue profumo di fiori aleggiava nell'aria.

Aziraphale sentiva ondate di amore, così grande e puro da stordirlo.

Crowley era come ubriaco di commozione e gli tremavano le gambe al punto che dovette sedersi sul muretto basso vicino all'albero.

Pian piano la musica cambiò e si trasformò in Verbo. Cristallino e infinitamente amorevole si rivolse al demone:

"Ascolta figlio amato, avevo bisogno di un Angelo infiltrato nel Regno di Lucifero e tu eri il più adatto per questo compito. Ti eri già incuriosito ascoltando le sue argomentazioni ed eri inquieto, irrequieto, con tutte quelle domande e quei dubbi. Mi hai dato sufficienti motivi per poterti mandare con i caduti, anche se la tua Caduta non è stata come le altre. Le tue ali sono nere ma intatte, così come il tuo cuore. Ho mantenuto un contatto con la parte più profonda di te, conosco i tuoi pensieri, i tuoi dubbi e le tue paure, ma so quant'è pura la tua anima. Non c'è nessuna traccia di dannazione in essa e anche se hai il permesso intrinseco di esprimere un lato oscuro, che negli inferi ti serve, esso non è mai sadico o crudele, perchè tu sei ancora un Angelo Raphael, anche se ora ti chiami Crowley ed io ti amo, lo puoi sentire? Ho cercato di evitarti troppo dolore, anche se so che la Caduta è stata dura, ma credi se ti dico che per gli altri è stata peggio. Tu sai chi eri, chi sei ancora. Hai potuto entrare in Paradiso e aprire l'incartamento criptato di Gabriel per questo. Nessun altro demone avrebbe potuto farlo, senza consenso celeste. Ora lo sai. Non sei solo, Raphael, sono con te da sempre, dalla creazione dell’universo. Ti ascolto e ti comprendo. Sei il mio guerriero di luce e ti ho donato Aziraphale perchè era certa che sareste stati vicini e che lui ti avrebbe aiutato, ma voi avete superato ogni aspettativa. Il vostro amore rasenta il divino e ho quindi deciso di non separarvi, ma anzi di incoraggiare la vostra unione. Avete scelto di sposarvi e il vostro matrimonio da questo momento è eterno e inalterabile. si scioglierà solo nel momento che entrambi vorrete liberarvi degli anelli e li distruggerete. Lavorate insieme e s6stenetevi. Sii felice, figlio mio"

Quando si svegliarono Crowley era pallido come uno spettro e totalmente sconcertato.

Non sapeva cosa dire, cosa provare.

Era un miscuglio di sollievo, rabbia, amore, furia, incredulità e ribellione.

Non era certo di come avrebbe dovuto gestire la cosa o reagire, anzi non lo sapeva proprio.

Era un angelo e contemporaneamente un demone !?

Una spia, un ibrido.

Qualcosa che non esiste oltre lui, un unico esemplare di niente. Né carne né pesce, né benedetto né dannato.

Si prese la testa fra le mani e pianse silenziosamente.

Aziraphale che riusciva a stento a ragionare, cercò in qualche modo di seguire le oscure vie dei suoi pensieri. Gli si avvicinò abbracciandolo da dietro e posando il mento sulla sua spalla sinistra.

"Lei ti ama Crowley, sei il suo guerriero di luce! Ho sempre saputo che eri diverso dagli altri, che in te c'era del buono."

Il demone girò la testa di scatto e, guardandolo in cagnesco, con il naso che toccava il suo, quasi gli urlò:

"ma cosa cazzo stai dicendo Angelo?? Sono uno sgorbio, una specie di mezzosangue celeste, una metà di nulla."

Questa fu la volta di Aziraphale per arrabbiarsi:

"Intanto modera il linguaggio che imprecare non serve, poi Lei non spiega mai nulla a nessuno, decide della sorte di tutti secondo il Suo Piano Ineffabile, mentre a te ha spiegato come stanno le cose e ti ha anche detto di amarti. Non ricordo che qualcuno in cielo o tantomeno negli inferi, possa vantare tale attenzione." lo redarguì l'Angelo e poi con un sorrisino scherzò:

"Probabilmente il Metatron, se ha saputo della chiacchierata che ha fatto Dio con te stanotte, si è buttato giù dalla vetrata panoramica."

Crowley non aveva voglia di ridere.

Si sentiva tradito, esautorato di qualcosa, usato come una pedina senza possibilità di scelta e, soprattutto, privato del Suo amore, percepibile da tutte le creature angeliche, ma negato ai demoni e quindi anche a lui.

Gli aveva detto di amarlo, ma lui non riusciva a sentirlo, nei meandri infernali e neppure nel suo cuore.

Appena fece quel pensiero però, un calore gli nacque dentro e si irradiò in tutto il sistema circolatorio, dandogli una sensazione di pace e ... E cosa?

Forse non era vero che non lo sentiva, forse ogni volta che provava quel calore lo aveva sentito, ma non lo aveva riconosciuto.

Era sempre stata lì, con lui e lui non se n'era accorto, non l'aveva più fatta entrare, non l'aveva più riaccolta.

La caduta gli aveva parzialmente tolto la sensibilità e la percezione della Sua presenza e il resto lo aveva fatto da solo, ma Lei era sempre stata lì, Santoiddio! Letteralmente!

Crowley continuava ad essere combattuto fra la gioia e la rabbia e Aziraphale cercava, con tenerezza e conforto, di fargli digerire tutta la questione.

"In fondo cosa cambia?" gli chiese l'Arcangelo.

"Tu sei sempre Crowley, l'amore della mia vita e niente può cambiare questo. La tua bontà fa parte della tua natura angelica, e allora? Non sei una spia, perchè Lei riceve ciò che le interessa direttamente dalla tua anima, inconsapevolmente dalla tua coscienza, quindi non è colpa tua. Non cambia nulla Crowley, tu sai chi sei e anche io. Sei unico e meraviglioso, la più bella creatura che abbia mai visto e conosciuto e sei mio. E io ti amo. Non ti basta questo?"

Il demone alzò la testa e poi si accoccolò fra le braccia avvolgenti di Aziraphale.

"Non lo so Angelo, ora mi sento confuso e destabilizzato. Non sono sicuro di niente, tranne del fatto che anch'io ti amo e so di non poter vivere felice senza di te. Ma questa storia non mi va giù e mi serve tempo."

"Ma certo caro, hai tutto il tempo che vuoi, ma ricorda che se Lei ha voluto questo, di certo ti ha dato gli strumenti per attuare il Suo Piano. Hai già scoperto di poter entrare in Paradiso senza permesso, accedere a tutti gli incartamenti secretati, di poter fare miracoli da almeno 12 Lazzari e fermare il tempo. Chissà quali altri poteri hai, unendo quelli infernali e quelli celesti cosa potresti fare veramente."

Crowley scosse il capo con la testa incastrata nell'incavo tra spalla e collo dell'Arcangelo.

Si sentiva stanco ed era sveglio da due ore soltanto.

Aziraphale intanto, pur cercando di consolare Crowley tenendolo fra le braccia e sussurrandogli parole calmanti ed amorevoli, aveva la testa in subbuglio non meno del demone. (o doveva dire Angelo!?) Non si interrogava sul perché Dio abbisognasse di un infiltrato negli inferi, né perché avesse scelto proprio lui e neppure sull’affermazione dell’Altissimo che lo riguardava, di averlo “donato” a Crowley. Aziraphale aveva una fede incorruttibile e ogni volta che qualche nota suonava stonata al suo cuore, si diceva che non era compito suo criticare il Piano Ineffabile. Certo però che le domande su quel particolare evento appena svelato, si susseguivano rapide come il pensiero ed impossibili da ignorare.

Cosa comportava esattamente il fatto che Crowley fosse un demone, per così dire, a metà? Per la sua anima e per i suoi sentimenti puri, offuscati dall’oscurità degli Inferi e dalle aspettative che Lucifero aveva su di lui? Il Paradiso gli avrebbe cancellato la memoria per riportare la sua anima all’innocenza iniziale, una volta terminato il suo compito? E il suo compito aveva una reale fine oppure no? Che sarebbe accaduto se qualcuno lo avesse scoperto? Certo, in 6000 anni non era mai accaduto, quindi probabilmente Lei aveva preso tutte le precauzioni necessarie. In effetti Crowley non era diverso in maniera così evidente dagli altri demoni e la sua stessa convinzione contribuiva a renderlo perfettamente credibile a se stesso e agli altri. Ma ora? Ora che sapeva? Avrebbe potuto tradirsi, o infuriarsi e ribellarsi, dopo che lo shock avesse lasciato il posto ad altre reazioni.

L’Arcangelo sapeva che avrebbe dovuto stargli più vicino possibile, cercare di sostenerlo ed impedirgli di compiere azioni pericolose per loro e per ciò che stavano facendo, su tutti i piani dell’esistenza.

Ora capiva meglio anche il perché della sua reazione quando il Metatron lo aveva riportato in Paradiso come Arcangelo Supremo e Crowley aveva così ostinatamente rifiutato la sua offerta. Persino a costo di perderlo! Oltre le ragioni consce, che riguardavano il bisogno di accettazione per ciò che era, l’amore per la Terra e per la vita su di essa, vi erano quelle inconsce, che portavano la firma di Dio.

Aziraphale sospirò e involontariamente strinse più forte a sé il demone, che accasciato sulle sue gambe, con la testa reclinata e i capelli fiammeggianti sparsi sulle sue cosce, sembrava perso chissaddove, in un marasma di pensieri che parevano quasi rumoreggiare tutt’intorno.

L’Arcangelo si alzò lentamente e sempre tenendolo stretto per la vita, lo accompagnò in bagno, aprì l’acqua della doccia e lo spogliò pian piano, come si fa con un bambino appena sveglio. Appena fu pronto si spogliò a sua volta rapidamente ed entrò in doccia con lui, volgendo la manovella verso il rosso e lasciando che, per una buona mezz’ora successiva, l’acqua bollente e le sue tenere carezze, portassero via una parte del disagio di entrambi.

Dopo la doccia, rivestiti di tutto punto tornarono in sala. Crowley si era chiuso in se stesso e parlava pochissimo. L’Arcangelo fingeva di leggere con la tazza di the in mano, ma con la determinazione di tenere d’occhio le reazioni del suo demone, senza dubbio imprevedibili. Aziraphale si scoprì a immaginarsi nella situazione opposta. Se Lucifero gli avesse detto che lui era un demone infiltrato in Paradiso… Ma no, era impossibile. Un demone non poteva tornare in forma angelica senza l’intercessione divina… ma, se fosse stato possibile e lui fosse stato davvero incaricato di infiltrarsi in Paradiso e lo avesse scoperto dopo seimila anni? Aziraphale non riusciva a pensare a come avrebbe potuto reagire. Molto probabilmente, male. Il silenzio di Crowley lo preoccupava. Avrebbe preferito, conoscendolo, vederlo urlare, imprecare, rompere qualcosa o ribellarsi in qualche modo, invece era lì, silenzioso e assorto, con un’ espressione indecifrabile sul volto. Gli occhi, sempre reclusi dietro le lenti scure dei suoi occhiali, non potevano dargli nessun indizio certo, anche se li immaginava assorti e persi nel vuoto.

Crowley si era riempito un calice di vino quasi fino all’orlo, con la ferma intenzione di berlo tutto nel minor tempo possibile. Fu quello che fece infatti, prima di schizzare in piedi e dichiarare con voce ferma:

“Angelo mettiti la tunica e usciamo. Voglio vedere Jisus.”

Il riferimento a una fantomatica tunica, risultò un po’ criptico per Aziraphale, ma immaginò che l’ironia era pur sempre una delle caratteristiche del suo amore e che gli piaceva tanto anche per quello.

Neppure gli chiese le ragioni di quella improvvisa risoluzione. Si infilò le scarpe e lo raggiunse alla Bentley, il cui motore sembrava ruggire con una certa impazienza.

“Cosa pensi di fare, mio caro?” chiese l’Arcangelo mentre si aggrappava furiosamente alla maniglia e tentava di non discorporarsi dalla paura.

“voglio parlare con Jisus. Lui ne era al corrente? Lo sapeva e non mi ha detto nulla? Qual’è lo scopo di tutto questo? Se voglio risposte più precise lui è l’unico a cui posso rivolgermi. Ma non so se riuscirò ad essere comprensivo Angelo, perché sono piuttosto incazzato.”

“Crowley! Ti capisco, ma non è il caso di usare certi termini. Comunque sono certo che sarai giusto e userai l’indulgenza che ti è propria. In fondo anche Jisus obbedisce a Lei. Non puoi fargliene una colpa”

“Vedremo. Intanto cominciamo a capirne un po’ di più” borbottò il demone ancora irritato. Arrivarono nella casa di Jisus dopo meno di venti minuti. Crowley scese come un gatto dall’auto e si precipitò a suonare il campanello, il quale aveva lo stesso suono delle campane di una chiesa. La cosa fu talmente comica che, nonostante il nervoso e l’irritazione del demone, si guardarono un attimo incerti e poi scoppiarono in una fragorosa risata liberatoria.


N.d.A. Ciao a tutti. Ecco la terza parte della trilogia del terzo atto (come lo vedo io) Spero che vi piaccia, mi scuso per gli eventuali errori e spero in qualche recensione. Posterò i capitoli ogni giorno e in quest'ultima parte sono solo cinque capitoli, Buona lettura e grazie a chi arriverà alla fine.

   
 
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