FrUKtober 2024
October 1st - Confession / Dichiarazione
Giù la maschera e l’armatura
Come gli era venuto in mente di accettare l’invito di Francis a quella festa? Arthur sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi. Sapeva come sarebbe andata a finire, eppure si era comunque fatto trascinare.
Gli occhi iniziarono a bruciargli mentre le prime lacrime si riversavano sulle sue guance arrossate per la vergogna e per la corsa che aveva fatto per allontanarsi al più presto dalla villa di Francis addobbata con le più assurde decorazioni in occasione della notte di Halloween.
Arthur amava Halloween. Aveva sempre amato travestirsi insieme ai suoi fratelli e girare tra le case del quartiere per fare dolcetto o scherzetto e negli anni il suo entusiasmo non si era affievolito. Ma per colpa di Francis non riusciva a non sentire l’imbarazzo che aveva provato mentre tutti gli invitati lo avevano squadrato, scambiandosi gomitate e sghignazzi con i vicini, prendendosi gioco del suo costume da vampiro comprato al mercatino dell’usato con tanto di denti aguzzi di plastica e pipistrelli appesi alle maniche tramite fili trasparenti. Nessuno degli invitati era travestito, nemmeno Francis. “Stai benissimo” lo aveva rassicurato prendendogli la mano, notando il suo evidente imbarazzo. Stava mentendo, Arthur ne era sicuro, ma gli aveva creduto e aveva cercato di godersi la festa. E lui odiava le feste.
Dopo aver recuperato un po’ di salatini dalla sala da pranzo gremita di gente, tutto era degenerato: Francis stava chiacchierando seduto di spalle al tavolo della cucina con un gruppo di ragazzi che frequentavano il loro stesso college.
“Si può sapere come mai hai invitato anche lui?” gli aveva chiesto uno di loro.
“Di chi parli?” Francis aveva buttato giù l’ultimo sorso di vino rosso rimasto nel suo bicchiere.
“Lo sai, quel fanatico che crede nella magia e nelle creature fantastiche. Io lo evito dal primo anno.” Si erano sollevate delle grandi risate e Arthur aveva capito all’istante che stavano parlando di lui. Ormai ci era abituato. Si era bloccato sullo stipite della porta.
“Non chiamarlo così…” lo aveva esortato Francis.
“Io sono stata in classe con lui per tutto il liceo.” lo aveva interrotto un’altra ragazza. “È talmente strano che non ha mai rivolto la parola a nessuno. Che sfigato!”
“Ci credo, guarda come si è conciato questa sera! A 23 anni ancora indossa i costumi come i bambini!”
“Allora, Francis, perché l’hai invitato?” lo aveva incalzato di nuovo il primo ragazzo. “Non dirmi che ti piace!”
Francis aveva alzato le spalle, versando un altro po’ di vino nel bicchiere, leggermente a disagio. “Cosa ve lo fa pensare?”
“Forse dovremmo chiederlo direttamente a lui. Hey, sfigato! Vieni a farci compagnia!” lo aveva chiamato il ragazzo con un ghigno stampato in faccia, facendogli cenno con la mano di entrare in cucina.
Tutti gli altri si erano voltati a guardarlo, compreso Francis, e poté sentire il sangue fluire fino alle dita dei piedi per la vergogna. Ancora quegli sguardi addosso. Per la prima volta in vita sua, si era sentito ridicolo a indossare un costume. Voleva solo scappare. Una ragazza lo aveva preso per il braccio e lo aveva spinto contro Francis, il quale barcollò all’indietro cercando di mantenere l’equilibrio dopo tutti i bicchieri bevuti.
“Coraggio Francis, dai un bacio allo schizzato!” aveva gridato qualcuno e un coro si era levato in tutta la stanza. “Bacio! Bacio! Bacio!”
Arthur aveva cercato gli occhi di Francis: era rosso in volto e si guardava intorno imbarazzato, evitando il suo sguardo. Deglutì, sentendo uno strano presentimento emergere da dentro di sé. Si erano già baciati più volte nelle ultime settimane. Erano persino andati a letto insieme. Arthur non aveva mai dubitato dei sentimenti di Francis, nonostante lui avesse più volte insistito di non volere alcuna relazione. Insomma, una persona non ti bacia così intensamente da farti mancare il fiato se non prova nulla per te, giusto? Non gli si illuminano gli occhi ogni volta che ti vede se non gli piaci, giusto? Non esplora il tuo corpo con una cura e una gentilezza tali da volerne ancora e ancora e non pronuncia il tuo nome come se fosse la melodia più bella mai creata… giusto?
Ma in quel momento il volto di Francis non esprimeva nulla del genere. “Non sono tenuto a farlo di fronte a voi.”
Quelle parole gli avevano serrato il cuore in una dolorosa morsa che non aveva mai provato prima. All’improvviso aveva iniziato a sudare freddo. Tentò di allontanarsi da Francis, ma inciampò nel suo stesso mantello da vampiro e cadde all’indietro, trascinando al suolo anche Francis e facendogli inavvertitamente versare il bicchiere, macchiando di rosso il viso e la camicia di Arthur e la spalla di Francis.
La folla che si era accalcata era scoppiata in un boato di risate.
“Il vampiro ti ha morso il collo, Francis?”
“Ha finalmente avuto quello che voleva, è diventato una creatura magica in tutto e per tutto.”
Aveva sentito il respiro accelerare sempre di più, mentre tutta la stanza iniziava a girare e a un tratto non esisteva più la musica alta, le risate, il vino ormai caldo che gli bagnava la pelle e la voce di Francis che gli chiedeva se stesse bene. Lo aveva spinto via e si era precipitato fuori dalla cucina, facendosi largo tra gli invitati che gli lanciavano occhiate torve.
D’altronde, lo aveva sempre saputo: nessuno lo avrebbe mai apprezzato per quello che era. Avrebbero tutti visto il bambino un po’ strambo che, invece di giocare a nascondino come tutti gli altri, giocava da solo in un mondo tutto suo. O l’adolescente che non si preoccupava di seguire le mode o di andare alle feste e che preferiva restare a casa a fare ricerche sulle leggende del folklore inglese. O l’adulto che tutto sommato, dopo tanti anni di solitudine, avrebbe apprezzato la compagnia di qualcuno, al di là degli interessi in comune, per liberarsi dell’armatura che si era costruito per proteggersi da qualsiasi dolore.
Pensava di aver trovato quel qualcuno in Francis, ma si era sbagliato.
Una volta che fu abbastanza lontano dalla villa, scoppiò in singhiozzi disperati. L’aria era gelida e gli bruciava le guance bagnate dalle lacrime. Si sentiva stupido, ridicolo, usato e buttato via. Si era fidato dei suoi dolci occhi azzurri, del suo sorriso radioso e delle sue parole gentili in un delicato accento francese. Ma era stata tutta un’illusione.
- Arthur! - lo chiamò la voce ansimante di Francis.
Strinse le spalle, trattenendo un singhiozzo. Non si sarebbe voltato. - Vattene via, Francis!
- Ti prego, non fare così…
- Altrimenti sembrerò ancora più pazzo ai tuoi occhi? Ti metterò in imbarazzo di fronte ai tuoi amici?
Francis balbettò, incapace di rispondere. - Io non…
- So benissimo cosa pensi. - lo interruppe Arthur, sentendo il sangue ribollirgli nelle vene. - Non ti è mai importato nulla di me, mi hai solo usato. Volevi un passatempo nelle tue monotone giornate da studente e hai trovato l’unico stronzo ingenuo che si è fatto abbindolare facilmente. E io che ti ho pure creduto! Ho pensato che apprezzassi passare del tempo con me, che ti interessasse ciò che avevo da dirti, che ti piacesse stringermi a te e- e baciarmi. Era tutta una farsa, vero? Ora capisco perché non hai mai voluto farti vedere in giro con me, avevi paura di quello che gli altri potessero dire su di te. Perché anche tu pensi che io sia pazzo.
- Io non ho mai pensato nulla di tutto ciò! - gemette Francis con la voce rotta sull'orlo del pianto.
- E allora perché non mi hai baciato alla festa? - gridò Arthur voltandosi verso di lui, altre lacrime gli sgorgarono dagli occhi. - Perché hai evitato il mio sguardo come se fossi l’essere più ripugnante sulla faccia della terra?!
- Gli altri ti stavano provocando solo per prenderti in giro! - si giustificò Francis indicando con un gesto della mano la villa ormai lontana. - Non volevo assecondare la loro cattiveria verso di te. Devi credermi, è la verità!
Arthur fece un verso di scherno. - La verità è che non hai mai provato nulla per me.
- Non è così!
- Hai sempre preferito la tua immagine a me!
- Arthur, ti prego, devi ascoltarmi…
- Tu non-
- Io ti amo!
Arthur sussultò, le parole gli morirono in gola. - Che cosa?
Francis si lasciò sfuggire un singhiozzo, gli occhi colmi di lacrime. - Io ti amo, Arthur.
Arthur fece un passo indietro, scuotendo il capo. - Non è vero… stai mentendo.
- Dal primo secondo in cui ti ho visto non ho fatto altro che pensare a te e solo a te. - continuò Francis, la voce ridotta a un filo sottile. - Tu non mi hai mai considerato per come apparivo, hai sempre scavato più a fondo dove nessun altro era mai arrivato. Non ti importava del mio status, della mia bellezza o dei miei soldi, tu mi vedi per quello che sono dentro, non per quello che mostro agli altri. E io vedo tutto di te. Il tuo carattere scontroso che funge da armatura pronta a difenderti da chi non conosci. L’entusiasmo con cui racconti ciò che ti appassiona. L’affetto che dimostri per le persone a te care. Mi hai fatto scoprire lati di me che non conoscevo. E io ho amato conoscere i tuoi.
Arthur aveva la gola secca. Non voleva credere a tutto quello.
- Hai ragione. - Francis si avvicinò a lui con sguardo implorante. - Ho sempre tenuto alla mia immagine più di ogni altra cosa al mondo. Ci devo lavorare, ma non voglio rinunciare a te per una stupida reputazione. Non tagliarmi fuori dalla tua vita. Non importa se tu non mi ami, non allontanarmi. Voglio migliorare. Per te. E per me.
Arthur non voleva allontanarlo. Non ne avrebbe avuto il coraggio. La verità è che anche Francis gli aveva permesso di conoscere lati di sé che non sapeva di avere. Era una presenza a cui non avrebbe saputo rinunciare. Odiava la sua superficialità, la maschera frivola che indossava di fronte agli altri. Perché Francis non era affatto così. Era molto di più. Era passione, vitalità, forza, profondità. Era tutto ciò che desiderava.
- Sei proprio un idiota, Francis Bonnefoy. - disse prima di prendergli il viso tra le mani e baciarlo.
Francis spalancò gli occhi sorpreso, lo strinse forte a sé e ricambiò il bacio. Un bacio intriso di dolcezza e desiderio, sollievo e amarezza, conforto e imbarazzo. Il bacio più bello che si fossero mai scambiati. Una verità.
Non seppe quanto durò quel groviglio di mani e labbra che si cercavano con bramosia, ma quando i loro visi si separarono ansimando, Arthur provò subito una sensazione di nostalgia. Non voleva rinunciare all’uomo che aveva davanti. Voleva conoscerlo ancora e ancora. Non era mai abbastanza. - Ti amo anche io, Francis.
Francis liberò un sospiro di sollievo, asciugandosi i residui di lacrime dagli occhi. - Penso di averlo inteso dalla foga con cui mi hai baciato. Quei canini sono davvero appuntiti.
Solo in quel momento Arthur si rese conto di avere ancora attaccati i denti di plastica. Fece per toglierseli, ma Francis gli prese le mani tra le sue. - Tienili. Che cos’è un vampiro senza denti aguzzi? E poi… sono molto eccitanti. - disse con un sorriso malizioso. - Dai, facciamo un giro.
- Ma… la festa è a casa tua, non puoi abbandonarla. - disse Arthur, aggrottando le sopracciglia.
Francis gli baciò il dorso della mano, incamminandosi. - La festa può aspettare.
Arthur arrossì, soffocando una risata compiaciuta. Dopotutto, non era stato un Halloween così terribile.
Spazio dell'Autrice
Buongiorno a tutti!! ^^
Sono emozionata, non ho mai partecipato a una challenge del genere! Vorrei ringraziare @imgigglesita su Tumblr per averla creata, mi dà modo di passare un po' il tempo in questo mese di vuoto prima di ricominciare le lezioni a novembre (sigh... perché ho scelto di proseguire dopo essermi laureata AHAHAH) e soprattutto mi aiuta ad allenarmi con la scrittura e la creatività. Questa challenge potrebbe ridarmi un po' di ispirazione per continuare l'altra mia fanfiction Neve Rosso Sangue, che intendo assolutamente proseguire.
Spero che questa one-shot del primo capitolo non sia né troppo lunga né troppo breve!! Il tema Halloween avrei dovuto salvarlo per il 31 ottobre, ma mi piaceva iniziare la challenge con lo stesso tema.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (fatemelo pure sapere, mi fa piacere!) e spero di riuscire a pubblicare tutti i giorni! Volevo tradurre i vari capitoli anche in inglese, ma si vedrà!
Ciao a tutti!! <3