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Autore: May Jeevas    03/10/2024    2 recensioni
[Questa storia partecipa al Writober di FanWriter.it, lista pumpFLOWER]
31 giorni, 31 tappe storiche con protagonisti i nostri paesi del mondo.
Vari personaggi e varie ship, raccolta di drabble, oneshot e flash fic
Genere: Generale, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allied Forces/Forze Alleate
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Sei davvero un incosciente irrecuperabile.” Germania Antica tolse il pezzo dell’armatura dell’avversario e allargò lo strappo della tunica, osservando con occhio critico e preoccupato il petto dilaniato da ferite.
Impero Romano scoppiò in una risata rauca e forzata, molto più debole e stanca rispetto al suono pieno di vita che emetteva di solito quando scherzavano, simile a un ululato. Il corpo appoggiato al tronco di un albero fu scosso da tremiti.
“Smettila.” lo rimproverò Germania Antica, mettendosi seduto accanto all’altro paese e cominciando a strapparsi un pezzo di tunica da usare come benda.
“Lascia stare.” la voce dell’Impero era un sussurro, gli occhi tenuti chiusi. “Mi riposo un attimo e poi… poi sarò come nuovo.”
Il germanico sospirò, rassegnato e infastidito.
“Hai almeno cinque ferite che sarebbero letali per chiunque” dichiarò, osservando in particolare la freccia che lo aveva colpito proprio al cuore.
Roma sorrise a fatica.
“Vuol dire che ho salvato la vita a cinque dei miei uomini!” ghignò attraverso il dolore.
Germania Antica scosse il capo.
“Immagino che quella freccia dovrò togliertela io.” sospirò, guardandolo male.
Impero Romano lo guardò con uno sguardo da cerbiatto indifeso prima di scuotere la testa con decisione.
“Per chi mi prendi? Mi sono trovato in situazioni peggiori di queste, e spesso il mio avversario non era nemmeno pronto ad aiutarmi dopo la battaglia!” rispose mentre si portava le mani alla freccia per estrarla. “Ma, già che posso godere di questo privilegio, potresti accendere un fuoco? Credo che non sarò in grado di camminare per un po’.” aggiunse, rivolgendo lo sguardo al tramonto ormai imminente.
L’altro lo guardò. Fece finta di essere esasperato.
“Ringrazia il cielo di aver raggiunto i tuoi confini. Le mie truppe sono lontane.” si alzò e andò a prendere la legna che sarebbe servita per la notte.

Quando Germania Antica fu di ritorno notò che Impero Romano si era curato come aveva potuto le ferite. Alcune, lentamente, si stavano già rimarginando. Ma ci sarebbe voluto del tempo.
Roma lo guardò, sorridendo. Continuò a seguirlo con lo sguardo mentre lo vedeva accendere il fuoco.
“Tieni, il mio contributo per scaldarci!” esclamò alla fine, porgendogli i due pezzi della freccia che si era estratto da solo dal petto. Germania Antica la prese, osservando il sangue che macchiava la punta della freccia. L’impero alzò gli occhi al cielo.
“Senti, era un mio centurione. Ero lì vicino, mi è venuto spontaneo salvarlo.”
Il paese nordico buttò le freccia nel fuoco con un gesto stizzito.
“E questa?” indicò un taglio profondo sul fianco destro. Sanguinava ancora, anche se meno di prima. La voce gli uscì più dura di quanto avesse voluto, tremante di rabbia. E di preoccupazione, anche se sperò che l’altro non cogliesse il dettaglio. “In guerra ci sono vittime, Roma! Non puoi salvarle tutte!”
Impero Romano indurì lo sguardo.
“Non sono un ingenuo. Non sono diventato la potenza che sono facendo questi ragionamenti troppo sentimentali.” continuò a fissarlo con quello sguardo determinato. “Ho salvato cinque soldati da morte certa. Cinque appartenenti al mio popolo. Cinque parti di me.” si tirò a sedere in una posizione più eretta, anche se a fatica. “Che paese sarei se non fossi disposto a difendere ogni singola vita che mi rappresenta? Finché avrò la forza per farlo, non mi tirerò indietro.” concluse, abbandonandosi nuovamente al tronco dell’albero.
Germania Antica sospirò. Capiva il ragionamento. Lo capiva e lo condivideva. Senza farsi notare, oltre che osservare le ferite ancora aperte, si concentrò sulle cicatrici che solcavano il petto, e il corpo intero, come sapeva bene dalle numerose battaglie combattute, del suo più grande avversario.
Sembrava sempre stoico, indistruttibile, irraggiungibile. Vederlo così fragile lo fece improvvisamente riflettere sulla loro condizione.
“Credi che gli umani ci considerino davvero immortali?” chiese, senza più ostilità.
Roma alzò lo sguardo al cielo, ormai illuminato dalla luce delle stelle.
“Non possono fare altrimenti, no? Soprattutto durante le battaglie potrebbero scambiarci per… come le hanno chiamate? Divinità?” curvò le labbra, scettico. “meglio non sappiano la verità.”
Germania Antica si ritrovò ad annuire, e Impero Romani continuò.
“Ci credono invincibili. So che per un po’ di tempo anche io mi sono sentito così, come se nessuno potesse fermarmi.” spostò lo sguardo verso l’amico “Forse è quello che ci fa sembrare immortali ai loro occhi.”
Il germanico annuì. Si alzò, guardando un’ultima volta le ferite dell’avversario.
“Io devo andare. Hai bisogno di qualcosa o…”
Roma stava già scuotendo la testa quando delle grida riempirono la notte.
“Nonno Roma! Nonno Roma!”
Nel sentire quelle voci infantili, l’Impero si mise in piedi non senza fatica. Si fissò il mantello appena in tempo per nascondere le ferite e la tunica strappata e insanguinata.
Dagli alberi apparvero due figure minute, la più alta teneva in una mano una torcia, facendo strada, e con l’altra stringeva la mano del più piccolo, che continuava a chiamare del nonno. Quando videro il fuoco e chi illuminava, cominciarono a correre. Il più piccolo si aggrappò all’orlo del mantello, gli occhi lucidi scrutarono il viso del nonno. “Eravamo preoccupati! Abbiamo visto tornare l’esercito ma tu non c’eri!”
Roma approfittò di quella pausa per tornare seduto. Aprì le braccia, ben attento a non spostare il mantello, invitando i nipoti in un abbraccio. I piccoli corsero a stringerlo forte.
“Veneziano! Romano! I miei nipotini preferiti!” chiosò l’Impero, strofinando le guance ruvide di barba contro le due testoline.
“Siamo i tuoi unici nipoti…” borbottò il più grande, che era imbarazzato da quella dimostrazione di affetto.
“Non dovete preoccuparvi di nulla! Il vostro nonnino fortissimo sta più che bene! Mi ero soltanto fermato a parlare con un amico.”
I due bimbi si girarono verso Germania Antica. Non era la prima volta che lo vedevano, spesso era stato a Roma o aveva incontrato il loro nonno quando erano presenti, ma quella volta dovevano aver sentito qualcosa nell’aria. Forse il vento portava ancora l’odore della battaglia e i lamenti dei morti. Forse il rapporto che univa i due paesi più grandi, un misto di rispetto, amicizia, rivalità e adesso anche di guerra, era troppo complicato da capire per due piccini come loro. Germania Antica sorrise, sostenendo gli sguardi confusi e un po’ diffidenti di Veneziano e Romano. Fece un cenno di saluto a Roma, sapendo che la prossima volta che si sarebbero rivisti avrebbero dovuto nuovamente combattere l’uno contro l’altro.
Impero Romano ricambiò il gesto, lo stesso pensiero nella mente. Il suo vicino stava diventando sempre più forte, e ogni volta era più difficile difendere i propri confini.
Si concentrò sul calore che emanavano i corpicini stretti a lui.
Non ancora. Pensò determinato. Prima devo ancora proteggerli. Almeno per un po’. Anche se per poco. Per loro. Per loro, devo sembrare immortale ancora per un po’.

 


Angolino di May
In ritardo ma arrivo!
E devo ringraziare Sacchan e Sissi per questo <3 Il primo ero già pronta a mollare, ma poi ieri chattando con loro ho detto “Hell No!” e ho ripreso in mano carta e penna. O meglio, computer e tastiera. Suggeritrama James fa i capricci quindi forse non riuscirò a postare tutto nei tempi previsti, ma voglio provarci.
Anche perché il fiasco del 2023 mi brucia ancora.
Al solito, critiche e pomodori marci sono ben accetti!
Mata ne!

   
 
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