Symphony of a mere player
Cosa
vuol dire essere un avvocato difensore?
Phoenix
pensava di averlo capito sette anni fa, quando puntava il dito verso il
colpevole urlando “Obiezione!”.
Phoenix si
rese conto d’averlo capito davvero nell’istante in cui consegnò il proprio
distintivo e comprese che non avrebbe urlato “Obiezione!” mai più.
2. B, as
Begin Again.
Ogni sera,
Phoenix spalancava la finestra dello studio e si appollaiava sul davanzale con
aria stanca. Fissando il cielo pieno di stelle coi
suoi occhi spenti, rigirava il magatama tra le dita senza
neppure accorgersene.
Qualche
volta, durante quella contemplazione silenziosa qualcosa attirava l’attenzione
dell’ex avvocato. Una manina gli tirava il maglione,
seguita da un “papà” bisbigliato nel buio.
Allora
Phoenix capiva.
E, stringendo
a se la bambina senza dire nulla, si riprometteva che, se anche entrambi avevano perso tutto, sarebbero stati in grado di ricominciare.
La sua
casa era lo studio legale Wrigh & Co., è vero, ma c’era un posto che
Phoenix riusciva a considerare casa
propria ancora di più di quell’appartamento nel
quale trascorreva le sue giornate.
Quando prendeva il suo posto al banco della difesa, in tribunale, allora
si: Phoenix sentiva di essere davvero nel luogo che poteva chiamare “casa”.
4. D, as Daddy
& daughter.
Qualche
volta Phoenix si ritrovò a pensare a cosa ne sarebbe
stato di lui da quel momento in poi. Proprio non riusciva ad immaginare per se
stesso un futuro che non fosse quello di avvocato
difensore, e spesso quasi gli pareva che non fosse vero, che fosse tutto un
sogno, che dovesse risvegliarsi col proprio distintivo saldamente appuntato in
petto, semplice ed vitale prolungamento del cuore.
Poi un
giorno arrivò lei.
Un sorriso
ed un cilindro rosso ancora troppo grande per la sua giovane età, e tutte le
nubi parvero dissiparsi all’istante. Bastò sentirsi chiamare “papà”.
Bastò che
ci fosse lei, Trucy Wright,
sua figlia.
5. E, as Edgeworth.
Un amico,
un rivale. Qualcuno su cui contare durante il più arduo dei processi, qualcuno
che come te ha come unico obiettivo la verità.
Solo
un’altra persona scomparsa nelle sabbie degli ultimi sette anni.
“Possibile
che debba sempre esserci una Fey nella mia vita…?”,
aveva pensato ironicamente Phoenix, un giorno ormai molto lontano. L’aveva
pensato e ne era sicuro. Davvero era sicuro che
dovesse sempre esserci una Fey a guidarlo, a confortalo, a dirgli “alzati e combatti”.
Ma
adesso non c’era.
Non c’era
e forse non ci sarebbe stata mai più.
Restava solo un piccolo magatama imbevuto di ricordi.
Tutti questi misteri sono
collegati.
Tutti gli
avvenimenti degli ultimi sette anni lo erano. Allacciati in modo inscindibile,
mescolati nell’inevitabile vortice del destino, tutti prescindevano da un unico
uomo.
Tutti
vivevano la loro vita inconsapevoli dell’intreccio
degli eventi che gravava sulla loro gola.
Tutti questi avvenimenti sono
legati. A partire da Kristoph Gavin.
8. H, as
Hand in hand.
Forse
doveva davvero andare cosi.
Phoenix,
seduto in mezzo al pubblico, guardò Apollo condurre il proprio processo con inusuale destrezza.
“Sta proprio imparando a cavarsela, il
giovane Justice.“ Gli ricordava incredibilmente se
stesso, il se stesso meno stanco e più giovane di sette
anni, quello che gridava “Obiezione!” col braccio teso al banco della difesa.
Ma
forse era giusto che andasse cosi, e che il testimone passasse ai più giovani, di mano in mano.
9. I, as Iron Samurai.
“Papà,
anche a te piace il samurai d’acciaio?”, esclamò Trucy
con un sorriso, avendo scoperto il padre intento a fissare lo schermo luminoso della
TV con uno sguardo che non riuscì a decifrare.
Era… come
se fosse triste?
Incapace
di comprendere una verità vecchia sette anni, Trucy
ipotizzò semplicemente che suo padre fosse un grande appassionato di Show per bambini sui samurai.
“Dov’è la scala pieghevole, Trucy?”.
Domandò
Phoenix alla figlia, rigirandosi la lampadina da cambiare tra le mani,
piuttosto contrariato.
La
ragazzina indicò l’attrezzo. “Quella li, papà?”
Phoenix
sbuffò. “Trucy, quella scala non è una scala pieghevole. Devi sempre
aver chiara la differenza tra una scala ed una scala
pieghevole, okay?”.
“Ma, papà…” Trucy, gonfiò le
guance, indispettita. “una scala pieghevole è sempre una scala!
Devi liberarti da questa tua mentalità cosi limitata!”.
Ancora una
volta Phoenix rimpianse.
Essere
Era un
lavoro colmo di responsabilità e che richiedeva certamente una gran quantità di
tempo.
Phoenix se
lo ripeteva tutti giorni, come una nenia, convincendosi pian piano che fosse la
verità.
La maestra di Kurain
è certamente troppo occupata per ricordarsi di
telefonare ad un vecchio amico.
Il magatama pareva bruciare tra le sue dita
mentre Phoenix pensava che si, era certamente per questo che Maya non
l’aveva mai contattato in sette anni e che no, non poteva essersi dimenticata
di lui.
12. N, as Nick.
Erano
poche le cose che Phoenix desiderava davvero nella sua vita attuale,
scombussolata ed ogni giorno diversa. Un lavoro stabile, qualche soldo in tasca, la possibilità di
garantire a Trucy una vita tranquilla; preoccupazioni
da padre, in breve.
Eppure,
c’era qualcosa alla quale aspirava se possibile ancor più di queste. Un
desiderio stupido ed insensato, ultima reminescenza di una vita diversa vissuta
tra i banchi di un tribunale.
Dopo sette
anni, ogni giorno ed ogni notte Phoenix esprimeva l’immotivato e sciocco desiderio
che qualcuno, non importa chi, lo chiamasse di nuovo Nick.
13. O, as Objection.
Una parola
ed un gesto.
Bastò
quello a dissipare tutte le nubi di un presente che non percepiva come proprio.
Seduto
accanto ad Apollo al banco della difesa, luogo che riconosceva come casa più di ogni altro, Phoenix guardò Kristoph
Gavin e, cancellando in un istante gli ultimi sette
anni, puntò l’indice urlando “Obiezione!”.
14. P, as Poker.
Giocare a Poker è come difendere
qualcuno. Capisci cosa sta pensando il tuo avversario ed hai vinto.
Phoenix
non aveva mai perso in nessuno dei due.
15. Q, as Quarter.
Seduto al
banco degli imputati per la terza volta, Phoenix pensò a quanto a volte potesse essere ironico il destino. La prima volta vi si era
seduto da studente universitario, la seconda da avvocato difensore, la terza da
pianista.
Con un
mezzo sorriso, pensò che magari ce ne sarebbe stata anche una quarta.
Tutto, pur
di tornare in tribunale.
16. R, as Ramen.
Phoenix e
Maya andavano a mangiare ramen
tutte le sere. Seduti al bancone ed avvolti dal vapore piacevole emanato dalle
ciotole fumanti, discutevano di processi o pettegolezzi sui loro amici e
colleghi, magari inventandosene di sana pianta quando non ce n’erano.
Come
quello secondo il quale Franziska avrebbe invitato Larry a trascorrere una settimana in Borginia
insieme a lei, oppure…
Anche
sforzandosi, Phoenix non riuscì a ricordare gli altri. Qualcosa su Gumshoe che regalava un orologio a forma di Sbirrotto ad Edgeworth… o forse
era Godot?
In quei
sette anni Phoenix non aveva mai smesso di recarsi tutte le
sera a mangiare ramen al solito posto. C’era
andato da solo, poi insieme a Trucy, ed ora avevano
integrato al giro anche Apollo.
E
discutevano insieme di processi, o di pettegolezzi sui loro amici, magari
inventandosene quando non ce n’erano.
17. S, as Seven
Years.
Sette anni
possono cambiarti la vita. In sette anni puoi ritrovarti a giocare a poker in
un locale russo ed accudire la bimba dell’uomo che ti
ha rovinato come fosse figlia tua.
In sette
anni puoi accorgerti che ciò che avevi consideravi “importante ed eterno” può
svanire in un istante.
Un istante
che prescinderà sette anni.
18. T, as Trucy.
Trucy Gramarye.
Si
chiamava cosi prima di incontrarlo. A quei tempi era un’altra la persona che
chiamava papà, un altro l’uomo a cui mostrava entusiasta i suoi numeri magici,
esibendo il migliore dei suoi sorrisi.
Ed ai
quei tempi Phoenix non pensava di desiderare una figlia. Certo, gli piaceva
prendersi cura della piccola Pearl, ma non aveva mai
sentito il desiderio di possedere una famiglia propria.
Eppure,
successe.
Trucy
divenne Trucy Wright, e fu
Phoenix l’uomo che veniva chiamato papà ed a cui la
bambina mostrava i propri numeri con un sorriso.
19. U, as unforgettable.
Suo padre
non faceva altro che fissare quella fotografia, pensò Trucy contrariata, arricciando le labbra e tirandosi il
cilindro rosso fin sulle orecchie.
La bimba
voleva tanto che Phoenix giocasse con lei, eppure da quando quella brutta foto
spiegazzata era emersa non si sa come da una vecchia
giacca blu, suo papà non aveva fatto altro che fissarla.
“Forse…”,
pensò Trucy, arrossendo un po’ al pensiero. “…si
tratta della fidanzata di papà che non vede da tanto tempo! Forse avrò una
nuova mamma!”. Colma d’entusiasmo per la sua nuova scoperta, la bimba corse dal
padre e gli si arrampicò sulla schiena, sbirciando la foto alla ricerca della
sua nuova mamma… che non trovò.
C’erano
solo tante persone, quasi tutte sorridenti. C’era suo papà
quando ancora era un avvocato, con la mano posata sulla spalla di una
ragazza dai vestiti strambi. L’altra mano accarezzava i capelli di una bimba
che doveva avere più o meno la sua età. Poi c’era un signore
vestito di viola con un mezzo sorriso accanto ad una donna un po’ spaventosa,
che non sorrideva, un ragazzo vestito d’arancio che esultava ed uno strano
signore con un impermeabile verde.
“Questi…
questi sono i tuoi amici, papà?”.
Phoenix
sussultò, ed involontariamente stropicciò l’angolo della foto già rovinata.
Prese la bambina tra le braccia e la guardò negli occhi, lucidi.
“Ci sono
alcuni ricordi che saranno sempre indimenticabili, per quanti anni possano
passare. Un giorno anche tu avrai degli amici, ed allora voglio che ti ricordi di
scattare una foto insieme a loro, in modo da non
dimenticarli mai. Lo farai, Trucy?”
Per suo
papà sembrava una cosa davvero importante, perciò la bimba annuì. Ci avrebbe
pensato in un’altra occasione a sollevare l’argomento della sua nuova mamma.
20. V, as Verity.
M’interessa solo la verità. Adesso…
come allora.
Una donna
morta in circostanze misteriose, due bracciali dorati dagli incredibili poteri
divisi per sempre alla nascita del bimbo, il bimbo che non conoscerà sua madre ne sua sorella.
Phoenix
indaga, e sente che la verità sta per venire a galla. E che
presto quel bimbo conoscerà sua madre, e sua sorella.
21. Z, as Zac Gramarye.
Zac Gramarye, l’uomo che gli aveva distrutto la vita. L’uomo che avrebbe dovuto odiare
con tutte le proprie forze, pur non riuscendoci, a causa di una bimba che ora
chiamava papà la persona sbagliata.
Zac
Gramarye, l’uomo che sette anni dopo ricomparve dalle fiamme dell’inferno per
sua figlia, per assicurarle l’eredità che le spettava di diritto.
Zac
Gramarye.
Da lui
tutto era finito,
e da
lui tutto ricominciò.
Apollo Justice,
the future is left to you.
***
Angolo autrice:
Aaaaw,
non mi sarei mai aspettata di finirla *__* La mia prima fanfic
su Gyakusaiban, che emozione >3< Uh, mi sono appena resa conto di aver
coniato una parola. Gyakusaiban. Baaah. Anyway, parliamo della fanfic, che è quello che
si dovrebbe fare in un angolo autore [normale].
Come mi è
venuta in mente. Dunque. Ho finito di giocare a Trials & Tribulation l’altro
giorno e dopo ho avuto la brillantissima idea
di riprendere in mano Justice. Non
l’avessi mai fatto.
Sapete, immedesimarsi nella testa del Nick
post T&T\pre AJ è terribile ò__ò. E mi sono venute in mente tutte
queste cose. Ho pensato a come dovesse sentirsi il
caro Feenie durante il processo a Krissie
Gavin, quando ha avuto l’occasione di urlare
“Obiezione!” dopo sette anni, ho pensato alle sue indagini nell’ultimo caso (il
mio preferito >3<) ed al suo rapporto con Trucy,
che adoro. E’ un papà cosi… insomma, chi non vorrebbe un papà come lui? *___*
Ah, adesso
qualche precisazione.
La lettera
B, Begin again, è
stata ispirata da un bellissimo AMV su Phoenix e Maya (il mio OTP di questo
gioco *A*) che continuo a riguardare senza tregua. Codesto <3 http://www.youtube.com/watch?v=hYh1x9ozTcA
Riguardo alla lettera F, quando Feenie
afferma che debba sempre esserci una Fey nella sua
vita, non ricordo chi disse la frase originariamente >__< Forse lo stesso
Nick o forse Mia o Maya, non so >__<.
La frase
in corsivo nella lettera P è stata pronunciata da Feenie
durante il primo caso di AJ, mi ha colpita
particolarmente e quindi ho deciso di inserirla. Lo stesso vale per
Aaaaah,
Infine, il
titolo della fanfic. Perché
Symphony of a mere player? Beh, perchè… mi sembrava perfetto
°A°. Player
può stare per giocatore, in questo caso di poker, oppure per suonatore, nel
caso di Feenie pianista. L’ho vista un’ottima parola
per descrivere i suoi ultimi sette anni <3.
Beh, penso
di aver parlato abbastanza °V°
Spero
davvero di scrivere altro su questa bellissima serie che negli ultimi tempi mi
fa fangherlare come una scema <3.
Igiari!
Lu ♥