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Autore: Lou Asakura    28/09/2009    7 recensioni
[Post PW:T&T-Pre AA:AJ]
Phoenix, Nick, Signor Wright, avvocato, pianista.
~ 21 drabble per immaginare la vita di Phoenix Wright dopo Trials & Tribulations e prima e durante Apollo Justice.
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Phoenix Wright
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Symphony of a mere player

Symphony of a mere player

 

 

1. A, as Attorney.

Cosa vuol dire essere un avvocato difensore?

Phoenix pensava di averlo capito sette anni fa, quando puntava il dito verso il colpevole urlando “Obiezione!”.

Phoenix si rese conto d’averlo capito davvero nell’istante in cui consegnò il proprio distintivo e comprese che non avrebbe urlato “Obiezione!” mai più.

 

 

2. B, as Begin Again.

Ogni sera, Phoenix spalancava la finestra dello studio e si appollaiava sul davanzale con aria stanca. Fissando il cielo pieno di stelle coi suoi occhi spenti, rigirava il magatama tra le dita senza neppure accorgersene.

Qualche volta, durante quella contemplazione silenziosa qualcosa attirava l’attenzione dell’ex avvocato. Una manina gli tirava il maglione, seguita da un “papà” bisbigliato nel buio.

Allora Phoenix capiva.

E, stringendo a se la bambina senza dire nulla, si riprometteva che, se anche entrambi avevano perso tutto, sarebbero stati in grado di ricominciare.

 

 

3. C, as Courtroom.

La sua casa era lo studio legale Wrigh & Co., è vero, ma c’era un posto che Phoenix riusciva a considerare casa propria ancora di più di quell’appartamento nel quale trascorreva le sue giornate.

Quando prendeva il suo posto al banco della difesa, in tribunale, allora si: Phoenix sentiva di essere davvero nel luogo che poteva chiamare “casa”.

 

 

4. D, as Daddy & daughter.

Qualche volta Phoenix si ritrovò a pensare a cosa ne sarebbe stato di lui da quel momento in poi. Proprio non riusciva ad immaginare per se stesso un futuro che non fosse quello di avvocato difensore, e spesso quasi gli pareva che non fosse vero, che fosse tutto un sogno, che dovesse risvegliarsi col proprio distintivo saldamente appuntato in petto, semplice ed vitale prolungamento del cuore.

Poi un giorno arrivò lei.

Un sorriso ed un cilindro rosso ancora troppo grande per la sua giovane età, e tutte le nubi parvero dissiparsi all’istante. Bastò sentirsi chiamare “papà”.

Bastò che ci fosse lei, Trucy Wright, sua figlia.

 

 

5. E, as Edgeworth.

Un amico, un rivale. Qualcuno su cui contare durante il più arduo dei processi, qualcuno che come te ha come unico obiettivo la verità.

Solo un’altra persona scomparsa nelle sabbie degli ultimi sette anni.

 

 

6. F, as Fey.

“Possibile che debba sempre esserci una Fey nella mia vita…?”, aveva pensato ironicamente Phoenix, un giorno ormai molto lontano. L’aveva pensato e ne era sicuro. Davvero era sicuro che dovesse sempre esserci una Fey a guidarlo, a confortalo, a dirgli “alzati e combatti”.

Ma adesso non c’era.

Non c’era e forse non ci sarebbe stata mai più.

Restava solo un piccolo magatama imbevuto di ricordi.

 

 

7. G, as Gavin.

Tutti questi misteri sono collegati.

Tutti gli avvenimenti degli ultimi sette anni lo erano. Allacciati in modo inscindibile, mescolati nell’inevitabile vortice del destino, tutti prescindevano da un unico uomo.

Tutti vivevano la loro vita inconsapevoli dell’intreccio degli eventi che gravava sulla loro gola.

Tutti questi avvenimenti sono legati. A partire da Kristoph Gavin.

 

 

8. H, as Hand in hand.

Forse doveva davvero andare cosi.

Phoenix, seduto in mezzo al pubblico, guardò Apollo condurre il proprio processo con inusuale destrezza.

Sta proprio imparando a cavarsela, il giovane Justice. Gli ricordava incredibilmente se stesso, il se stesso meno stanco e più giovane di sette anni, quello che gridava “Obiezione!” col braccio teso al banco della difesa.

Ma forse era giusto che andasse cosi, e che il testimone passasse ai più giovani, di mano in mano.

 

 

9. I, as Iron Samurai.

“Papà, anche a te piace il samurai d’acciaio?”, esclamò Trucy con un sorriso, avendo scoperto il padre intento a fissare lo schermo luminoso della TV con uno sguardo che non riuscì a decifrare.

Era… come se fosse triste?

Incapace di comprendere una verità vecchia sette anni, Trucy ipotizzò semplicemente che suo padre fosse un grande appassionato di Show per bambini sui samurai.

 

 

10. L, as Ladder.

Dov’è la scala pieghevole, Trucy?”.

Domandò Phoenix alla figlia, rigirandosi la lampadina da cambiare tra le mani, piuttosto contrariato.

La ragazzina indicò l’attrezzo. “Quella li, papà?”

Phoenix sbuffò. “Trucy, quella scala non è una scala pieghevole. Devi sempre aver chiara la differenza tra una scala ed una scala pieghevole, okay?”.

Ma, papà…” Trucy, gonfiò le guance, indispettita. “una scala pieghevole è sempre una scala! Devi liberarti da questa tua mentalità cosi limitata!”.

Ancora una volta Phoenix rimpianse. 

 

 

11. M, as Maya.

Essere la Maestra di Kurain era un onere che pochi sarebbero stati in grado di sopportare. Le evocazioni, l’amministrazione del villaggio e perfino i contatti col mondo esterno, tutto dipendeva da quella persona.

Era un lavoro colmo di responsabilità e che richiedeva certamente una gran quantità di tempo.

Phoenix se lo ripeteva tutti giorni, come una nenia, convincendosi pian piano che fosse la verità.

La maestra di Kurain è certamente troppo occupata per ricordarsi di telefonare ad un vecchio amico.

Il magatama pareva bruciare tra le sue dita mentre Phoenix pensava che si, era certamente per questo che Maya non l’aveva mai contattato in sette anni e che no, non poteva essersi dimenticata di lui.

 

 

12. N, as Nick.

Erano poche le cose che Phoenix desiderava davvero nella sua vita attuale, scombussolata ed ogni giorno diversa. Un lavoro stabile, qualche soldo in tasca, la possibilità di garantire a Trucy una vita tranquilla; preoccupazioni da padre, in breve. 

Eppure, c’era qualcosa alla quale aspirava se possibile ancor più di queste. Un desiderio stupido ed insensato, ultima reminescenza di una vita diversa vissuta tra i banchi di un tribunale.

Dopo sette anni, ogni giorno ed ogni notte Phoenix esprimeva l’immotivato e sciocco desiderio che qualcuno, non importa chi, lo chiamasse di nuovo Nick.

 

 

13. O, as Objection.

Una parola ed un gesto.

Bastò quello a dissipare tutte le nubi di un presente che non percepiva come proprio.

Seduto accanto ad Apollo al banco della difesa, luogo che riconosceva come casa più di ogni altro, Phoenix guardò Kristoph Gavin e, cancellando in un istante gli ultimi sette anni, puntò l’indice urlando “Obiezione!”.

 

 

14. P, as Poker.

Giocare a Poker è come difendere qualcuno. Capisci cosa sta pensando il tuo avversario ed hai vinto.

Phoenix non aveva mai perso in nessuno dei due.

 

 

15. Q, as Quarter.

Seduto al banco degli imputati per la terza volta, Phoenix pensò a quanto a volte potesse essere ironico il destino. La prima volta vi si era seduto da studente universitario, la seconda da avvocato difensore, la terza da pianista.

Con un mezzo sorriso, pensò che magari ce ne sarebbe stata anche una quarta.

Tutto, pur di tornare in tribunale.

 

 

16. R, as Ramen.

Phoenix e Maya andavano a mangiare ramen tutte le sere. Seduti al bancone ed avvolti dal vapore piacevole emanato dalle ciotole fumanti, discutevano di processi o pettegolezzi sui loro amici e colleghi, magari inventandosene di sana pianta quando non ce n’erano.

Come quello secondo il quale Franziska avrebbe invitato Larry a trascorrere una settimana in Borginia insieme a lei, oppure…

Anche sforzandosi, Phoenix non riuscì a ricordare gli altri. Qualcosa su Gumshoe che regalava un orologio a forma di Sbirrotto ad Edgeworth… o forse era Godot?

In quei sette anni Phoenix non aveva mai smesso di recarsi tutte le sera a mangiare ramen al solito posto. C’era andato da solo, poi insieme a Trucy, ed ora avevano integrato al giro anche Apollo.

E discutevano insieme di processi, o di pettegolezzi sui loro amici, magari inventandosene quando non ce n’erano.

 

 

17. S, as Seven Years.

Sette anni possono cambiarti la vita. In sette anni puoi ritrovarti a giocare a poker in un locale russo ed accudire la bimba dell’uomo che ti ha rovinato come fosse figlia tua. 

In sette anni puoi accorgerti che ciò che avevi consideravi “importante ed eterno” può svanire in un istante.

Un istante che prescinderà sette anni.

 

 

18. T, as Trucy.

Trucy Gramarye.

Si chiamava cosi prima di incontrarlo. A quei tempi era un’altra la persona che chiamava papà, un altro l’uomo a cui mostrava entusiasta i suoi numeri magici, esibendo il migliore dei suoi sorrisi.

Ed ai quei tempi Phoenix non pensava di desiderare una figlia. Certo, gli piaceva prendersi cura della piccola Pearl, ma non aveva mai sentito il desiderio di possedere una famiglia propria.

Eppure, successe.

Trucy divenne Trucy Wright, e fu Phoenix l’uomo che veniva chiamato papà ed a cui la bambina mostrava i propri numeri con un sorriso.

 

 

19. U, as unforgettable.

Suo padre non faceva altro che fissare quella fotografia, pensò Trucy contrariata, arricciando le labbra e tirandosi il cilindro rosso fin sulle orecchie.

La bimba voleva tanto che Phoenix giocasse con lei, eppure da quando quella brutta foto spiegazzata era emersa non si sa come da una vecchia giacca blu, suo papà non aveva fatto altro che fissarla.

“Forse…”, pensò Trucy, arrossendo un po’ al pensiero. “…si tratta della fidanzata di papà che non vede da tanto tempo! Forse avrò una nuova mamma!”. Colma d’entusiasmo per la sua nuova scoperta, la bimba corse dal padre e gli si arrampicò sulla schiena, sbirciando la foto alla ricerca della sua nuova mamma… che non trovò.

C’erano solo tante persone, quasi tutte sorridenti. C’era suo papà quando ancora era un avvocato, con la mano posata sulla spalla di una ragazza dai vestiti strambi. L’altra mano accarezzava i capelli di una bimba che doveva avere più o meno la sua età. Poi c’era un signore vestito di viola con un mezzo sorriso accanto ad una donna un po’ spaventosa, che non sorrideva, un ragazzo vestito d’arancio che esultava ed uno strano signore con un impermeabile verde.

“Questi… questi sono i tuoi amici, papà?”.

Phoenix sussultò, ed involontariamente stropicciò l’angolo della foto già rovinata. Prese la bambina tra le braccia e la guardò negli occhi, lucidi.

“Ci sono alcuni ricordi che saranno sempre indimenticabili, per quanti anni possano passare. Un giorno anche tu avrai degli amici, ed allora voglio che ti ricordi di scattare una foto insieme a loro, in modo da non dimenticarli mai. Lo farai, Trucy?”

Per suo papà sembrava una cosa davvero importante, perciò la bimba annuì. Ci avrebbe pensato in un’altra occasione a sollevare l’argomento della sua nuova mamma.

 

 

20. V, as Verity.

M’interessa solo la verità. Adesso… come allora.

Una donna morta in circostanze misteriose, due bracciali dorati dagli incredibili poteri divisi per sempre alla nascita del bimbo, il bimbo che non conoscerà sua madre ne sua sorella.

Phoenix indaga, e sente che la verità sta per venire a galla. E che presto quel bimbo conoscerà sua madre, e sua sorella.

 

 

21. Z, as Zac Gramarye.

Zac Gramarye, l’uomo che gli aveva distrutto la vita. L’uomo che avrebbe dovuto odiare con tutte le proprie forze, pur non riuscendoci, a causa di una bimba che ora chiamava papà la persona sbagliata.

Zac Gramarye, l’uomo che sette anni dopo ricomparve dalle fiamme dell’inferno per sua figlia, per assicurarle l’eredità che le spettava di diritto.

Zac Gramarye.

Da lui tutto era finito,

e da lui tutto ricominciò.

 

 

 

Apollo Justice,

 the future is left to you.

 

 

 

 

***

 

Angolo autrice:

Aaaaw, non mi sarei mai aspettata di finirla *__* La mia prima fanfic su Gyakusaiban, che emozione >3< Uh, mi sono appena resa conto di aver coniato una parola. Gyakusaiban. Baaah. Anyway, parliamo della fanfic, che è quello che si dovrebbe fare in un angolo autore [normale].

Come mi è venuta in mente. Dunque. Ho finito di giocare a Trials & Tribulation l’altro giorno e dopo ho avuto la brillantissima idea di riprendere in mano Justice. Non l’avessi mai fatto.

Sapete, immedesimarsi nella testa del Nick post T&T\pre AJ è terribile ò__ò. E mi sono venute in mente tutte queste cose. Ho pensato a come dovesse sentirsi il caro Feenie durante il processo a Krissie Gavin, quando ha avuto l’occasione di urlare “Obiezione!” dopo sette anni, ho pensato alle sue indagini nell’ultimo caso (il mio preferito >3<) ed al suo rapporto con Trucy, che adoro. E’ un papà cosi… insomma, chi non vorrebbe un papà come lui? *___*

Ah, adesso qualche precisazione.

La lettera B, Begin again, è stata ispirata da un bellissimo AMV su Phoenix e Maya (il mio OTP di questo gioco *A*) che continuo a riguardare senza tregua. Codesto <3 http://www.youtube.com/watch?v=hYh1x9ozTcA

Riguardo alla lettera F, quando Feenie afferma che debba sempre esserci una Fey nella sua vita, non ricordo chi disse la frase originariamente >__< Forse lo stesso Nick o forse Mia o Maya, non so >__<.

La L mi fa piangere, davvero. Dopo aver visto Nick e Maya battibeccare su scale pieghevoli per tre giochi interi, quando Trucy si mette a puntualizzare con Apollo mi sono venute le lacrimucce agli occhi. Tutta suo padre, quella ragazza *___*.

La frase in corsivo nella lettera P è stata pronunciata da Feenie durante il primo caso di AJ, mi ha colpita particolarmente e quindi ho deciso di inserirla. Lo stesso vale per la V <3. La frase il corsivo l’ho adorata, davvero. Ho fissato il DS cosi ----> *O*.

Aaaaah, la R, la erreee! Il chiosco di Ramen dove Nick e Maya andavano sempre era quello del papà di Eldoon, giusto per puntualizzare.

 

Infine, il titolo della fanfic. Perché Symphony of a mere player? Beh, perchè… mi sembrava perfetto °A°. Player può stare per giocatore, in questo caso di poker, oppure per suonatore, nel caso di Feenie pianista. L’ho vista un’ottima parola per descrivere i suoi ultimi sette anni <3.

Beh, penso di aver parlato abbastanza °V°

Spero davvero di scrivere altro su questa bellissima serie che negli ultimi tempi mi fa fangherlare come una scema <3.

 

Igiari!

Lu

   
 
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