CAPITOLO
20: INCUBI INQUIETI
Mai le
nostre anime sono così distanti come quando i nostri corpi sono vicini.
anonimo
Una
notte, mentre Christine giaceva addormentata nel suo
abbraccio,non riuscì a smettere di pensare a come era cambiata la sua vita nel volgere
di pochi giorni. Non aveva mai conosciuto il calore di un corpo umano,
l’estremo conforto di una lacrima o di un abbraccio, la dolcezza
indimenticabile di un bacio.
Quelle
sensazioni si erano ora impresse dentro di lui come un marchio di dannazione.
Dannazione,sì..
perché se ne avesse dovuto fare a meno,sarebbe morto.
Meno di un
anno fa ero rassegnato a passare il resto della mia vita fra le pareti
dell’Opera,nei suoi sotterranei.
Pensavo di
vivere il resto della mia vita in solitudine,senza pensare ad alcuna donna,non
dopo che Christine mi aveva lasciato. Fissò
intento il visetto profondamente addormentato della donna che stringeva contro
di sé. Ora so che mi si spezzerebbe il cuore se dovessi allontanarmi da lei.
Come
risvegliata dal suo sguardo fisso,Christine aprì gli
occhi,splendidi e brillanti anche nella semioscurità.
….aveva negli occhi la
forza del suo cuore..
Charles Baudelaire
Si
aggrappò al suo braccio come una bambina che si stringe al proprio
orsacchiotto,un sorriso soddisfatto che le attraversava il volto,dandole
un’aria birichina. Si erano amati a lungo quella sera,prima con tenerezza e poi
quasi con rabbia, come se entrambi fossero stati posseduti da una furia,una
paura di distacco, apparentemente immotivata…oppure no?
Christine non era del tutto tranquilla.
Raoul
non era ancora ritornato,e lei non aveva idea del perché. Ogni giorno che
passava si sentiva sempre più oppressa dal peso del matrimonio che incombeva su
di lei,ormai prossimo ed implacabile come una spada di Damocle.
Raoul aveva forse intenzione di tornare esattamente il giorno delle nozze? Un
piccolo ricatto morale per essere certo di ottenere il suo perdono e la sua
mano?
Non
voleva che le sue preoccupazioni fossero eccessivamente visibili. Erik mostrava segni di insofferenza,negli ultimi giorni, e
lei non voleva aggravare le sue preoccupazioni. Perciò tentava di mostrarsi il
più possibile gaia e spensierata.
In
realtà l’unico momento in cui non sentiva il cuore stretto in una morsa
d’acciaio era proprio la notte,quando poteva seppellire ogni affanno contro la
pelle bruciante di lui,contro le sue labbra che la cercavano e sembravano
volerla divorare.
Disegnò
pigramente il profilo di lui con un dito,sospirando.
“Cosa
c’è?”le chiese lui. “Ti ho svegliato io?”
“Mhhhh…”rispose lei. “Stavo facendo un sogno strano.”
“Raccontamelo..”
la incoraggiò. Lei represse un risolino divertito.
“certo
che no! Non ti vergogni? Non si chiedono certe cose ad una signora!” gli sferrò
giocosamente una pacca sul petto. Lui rise e voltandola di scatto le imprigionò
le braccia al di sopra della testa, stringendole i polsi con una mano senza
però farle male.
“Adesso
sei in mio potere Christine…” scherzò lui con un
sorriso ironico. “ti conviene iniziare ad implorare pietà..” Gli occhi di lei
erano così sereni e gai da infliggergli quasi un dolore fisico,un sordo tuffo
al cuore.
“Non
ho paura di te,bruto…”gli fece una linguaccia.
“Ah
no? Se le cose stanno così…”senza preavviso iniziò a farle il solletico. Non lo
aveva mai fatto a nessuno in vita sua,e la cosa lo divertì immensamente. Christine iniziò a scalciare come un’ossessa e a ridere
forte. Dovette lasciarla andare,e con un’aria fintamente scandalizzata le
disse: “Mia cara…di questo passo sveglierai non solo tutta la casa,ma tutto il
vicinato..” Sorrise malizioso. “Fra queste rumorose risate..e
gli strilli di qualche ora fa…”la canzonò abbassando il tono di voce.
“Smettila!” La ragazza era arrossita di colpo,dietro
quella veritiera accusa. “Non ti permetto di parlarmi così!!!” Altra
linguaccia.
“Forse
non posso farlo ora.. ma un giorno..”
“Quale
giorno??” gli fece il verso lei.” Non ti sarà mai permesso!”
“..quando
saremo sposati..”
Piombò
il silenzio fra di loro. L’incanto giocoso si era spezzato.
Non
erano due bambini che giocavano e si prendevano in giro,ma due adulti che
ancora non avevano pianificato la loro vita.
Erik si alzò bruscamente dal letto.
Come
aveva potuto tradurre in parole il suo pensiero?
Si
sentiva un perfetto imbecille. Erano giorni che aspettava il momento giusto per
affrontare l’argomento con Christine..ma si era reso
dolorosamente conto che non ci sarebbe mai stato un momento ideale.
Quel
discorso avrebbe portato immediatamente a dei litigi, a delle incomprensioni.
Iniziò
a rivestirsi con furia,strappandosi anche inavvertitamente un bottone della
camicia.
Christine accese il lume, trovò il bottone sul
pavimento,ed estraendo un astuccio da cucito dal suo secretaire gli si avvicinò.
Lui
si ritrasse.
“Cosa
diavolo hai intenzione di fare?”
Lei
lo guardò con un’espressione stranita. Non era forse ovvio??
“Voglio,..soltanto riattaccare quel bottone. Non mi sembra che sia
una cosa…”
Lui
diede un fragoroso pugno alla parete.
“Quindi
le cose stanno così! Sei disposta a ricucire i miei vestiti,a venire a letto
con me…” il tono si fece esageratamente crudele,”ma di sposarmi non se ne
parla!!! Beh certamente,…le prime due cose immagino che si possano anche fare
per sola compassione…ma la terza andrebbe fatta per amore,non è vero Christine?” le girava intorno come un ossesso. “Già..ma tu che ne sai,poi?
Stavi per sposarti già una volta senza amore…immagino che tu non intenda
correre due volte lo stesso rischio!!” Le ringhiò quasi in faccia. Lo sguardo
compassionevole ed allo stesso tempo implorante di lei lo fece infuriare ancora
di più. Tacque, il petto in tumulto per lo sfogo.
Christine teneva gli occhi bassi,ora. Non trovava le
parole per spiegargli ciò che provava.
Quando
lui aveva pronunciato quelle parole… quando
saremo sposati.. si era sentita morire,ma di felicità.
Il
pensiero che lui la desiderasse accanto a sé per il resto della vita era più di
quanto potesse sopportare.
Per
un secondo avrebbe voluto gettargli le braccia al collo, ricoprirlo di
baci,dire sìsìsìsìsìsìsì….
Ma
non aveva potuto. Un senso di gelo l’aveva pervasa al pensiero di non essere
all’altezza della situazione. Troppe volte nella sua vita si era trovata a fare
marcia indietro davanti alle difficoltà.
La
notte in cui lo aveva “sposato” sotto la volta stellata aveva agito quasi come
in trance,spinta dall’impulso momentaneo,dal bisogno di protezione, dalla
suggestiva magia della luna piena che faceva sembrare la loro storia una fiaba.
Ma ora? Come poteva fra comprendere queste sue paure ad Erik?
Ormai
lui si era convinto che lei lo rifiutasse per ben altri motivi.
“Certo,povera
bambina. Pensare di legare la propria anima a quella di un rospo ripugnante
come me,che cosa terribile. Non ti si può dar torto. Posso dirti una cosa
soltanto,Christine. Va’ all’Inferno!”
Detto
questo uscì precipitosamente dalla finestra,senza neppure aver finito del tutto
di rivestirsi,la giacca buttata con noncuranza su un braccio.
Christine rimase interdetta.
Non
aveva saputo trattenerlo…e ora lo aveva perso un’altra volta.
Si
coricò,nel letto che ora le sembrava così incredibilmente grande,vuoto e
freddo…
Dormì
un sonno agitato e popolato di incubi.
And it's gonna
be a long night
And it's gonna be cold without your arms
And I`m gonna get stage
fright caught
in the headlights
It's gonna be a long night
And I know I'm gonna lose this fight
The Corrs,Long night
Al
suo risveglio, sperò di aver soltanto sognato…ma sul ripiano del suo
secretaire,ecco il bottone sfuggito alla camicia di Erik.
Non era stato un sogno,ma un incubo reale.