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Autore: _Pulse_    01/10/2009    4 recensioni
Zoe arrivò poco dopo, con un asciugamano in mano, con il quale si tamponava i capelli corvini umidi. Era senza trucco, ma era comunque bellissima.
«Ciao Franky!», sorrise gioiosa vedendolo. «Che ci fai da queste parti?»
«Ho il cancro.»
Zoe boccheggiò, gli occhi spalancati.
«Ah, e mi sono innamorato di te.»
Genere: Triste, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Lose and Gain'
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Now I’m here
No more fears
Angel, don’t you cry
I’ll meet you on the other side
Goodbye, into the light
Like a phantomrider

I’m
dying tonight

Era tardi, maledettamente tardi, quasi mezzogiorno, ma lui era ancora fermo nel suo letto, senza più la forza di muoversi, gli occhi socchiusi, e con una mano accarezzava i capelli di Zoe sulla sua schiena, sorridendo appena.

Era la fine, sentiva che il suo corpo stava per cedere, sentiva ogni respiro più pesante, il suo cuore che batteva a stento, lo stomaco come se volesse esplodergli nel petto: quella bomba ad orologeria non avrebbe aspettato ancora.

Vide gli occhi di Zoe aprirsi pian piano, le sue ciglia lunghe e nere sollevarsi assieme alle palpebre. Quell’azzurro intenso, il colore delle sue iridi, che lo faceva impazzire, assieme al suo fantastico sorriso, gli restituì un po’ di ossigeno.

«Auguri, sedicenne», sussurrò con la sua voce ancora da bambina, avvicinandosi a lui e stringendolo per un fianco con delicatezza, accucciandosi sotto la sua spalla.

«Che ore sono?», chiese ora spaventata, balzando sul letto. Quando vide l’orologio quasi non scoppiò a piangere: era tardissimo, le medicine avrebbe dovuto prenderle molto prima!

Scese dal letto in ansia e guardò a stento Franky che sorrideva immobile sotto le coperte, pensò solo a tirare fuori dal barattolino le pasticche, senza accorgersi che erano già pronte in un bicchierino, accanto alla lampada.

Gliele porse trepidante, Franky scosse lievemente il capo, respirando profondamente e chiudendo gli occhi.

«Franky, prendile, su!», lo incoraggiò, mentre le lacrime rigavano copiose il suo viso pallido, il trucco già sbavato sotto gli occhi scivolava sulle sue guance.

«Basta medicine», mormorò.

«Tu devi prenderle, Franky!», gridò disperata.

«Basta, basta… Non servono a niente, sono arrivato al capolinea.»

Con un debole gesto della mano le fece cadere a terra: Zoe, disperata, le guardò rotolare ai suoi piedi.

«No, Franky, no! David, oddio David, aiutami!»

«Non arriverà», sorrise debolmente. «Ho rifiutato anche le sue, di medicine», guardò con la coda dell’occhio quelle nel bicchierino lì accanto. «Non le voglio più, questa è la fine, Zoe.»

«No, Franky! Non puoi lasciarmi così, ti prego! Prendile!»

«Cambierebbe qualcosa se le prendessi? Lo sento, Zoe, tra un po’ me ne andrò.»

«No, Franky no… Non puoi farmi questo, non puoi lasciarmi! Ti prego Franky, Franky no!» Si accasciò al suo fianco, le ginocchia sul pavimento e le braccia intorno al suo collo, il viso nascosto nell’incavo della spalla.

«Zoe, non piangere», le mormorò, tossendo piano con le mani sullo stomaco.

«Non puoi andartene Franky, non puoi! Come farò senza di te? Come farò?!»

«Piccola, io sarò sempre al tuo fianco, ok?»

«Franky… Franky no…»

Le sollevò il viso e le sorrise, le accarezzò la guancia con la mano delicatamente e le baciò la fronte, poi si rimise sdraiato con la testa sul cuscino e sospirò lievemente chiudendo gli occhi.

Zoe strinse convulsamente la sua mano, singhiozzando piena di dolore.

«Franky!», gridò con tutta la voce che aveva in gola, sentendo la sua mano debole perdere completamente le forze.

Era… morto.

***

«Siamo pronti?», chiese Tom sorridente, controllandosi le tasche.

Bill, Georg e Gustav ricambiarono il sorriso e uscirono dalla porta seguendolo.

Stava per chiudere la porta, con le chiavi già nella serratura, quando sentì il telefono squillare all’interno dell’appartamento.

«E ora chi è che rompe?»

Come al solito stavano andando a trovare Franky, ma quel giorno era speciale perché avevano deciso di fargli una festa a sorpresa per il suo compleanno.

Entrò dentro e alzò la cornetta: dei singhiozzi, poi la voce spezzata di David. Si mangiava le parole, farfugliava cose senza senso, Tom non riusciva a capire.

«Dave, calmati! Spiegati!»

«È la fine…», mormorò.

«Che… che cosa intendi dire?», chiese frettolosamente con un nodo grande come una casa in gola.

David pose fine a quella conversazione e Tom guardò il telefono con gli occhi spalancati, pieni di paura.

«Ehi Tomi, cosa…» Bill cambiò completamente espressione nel giro di un secondo netto: al posto del suo sorriso comparve un’espressione preoccupata.

«Corriamo!», gridò solo Tom.

Arrivarono a casa del loro manager correndo come dei pazzi fra le vie del centro. Avevano sicuramente infranto tutti i codici della strada. E menomale che aveva guidato Gustav.

Trovarono la porta aperta e si fiondarono dentro. Videro subito David, seduto al tavolo del salotto che piangeva in silenzio chissà da quanto. Non l’avevano mai visto così distrutto.

Lo sguardo di Tom guizzò subito alla stanza di Franky, mentre Georg chiedeva cosa fosse successo al manager, e sentì la voce di Zoe che pregava Franky di non lasciarla.

Guardò per un millisecondo il fratello e poi si catapultarono tutti in quella stanza, sbattendo la porta sulla parete.

***

La porta della stanza venne spalancata e Tom corse dentro la stanza con il fiatone, dietro di lui c’erano Bill, Georg e Gustav.

«Franky, ti prego Franky rispondimi», gridò senza fiato Zoe, accarezzandogli le guance che stavano pian piano perdendo colore e diventando fredde.

«Franky», mormorò Bill con gli occhi colmi di lacrime.

Si girò verso Tom, immobile al suo fianco, e vide la lacrima solitaria che gli tracciava un solco profondo sulla guancia oltre che sul cuore.

Trattenendo il respiro lo guardò asciugarsi la guancia con la mano, avvicinarsi al letto lentamente, a passi incerti, spostare Zoe che gridava e si dimenava piangendo come un’isterica e coprire il viso sereno di Franky con il lenzuolo.

Li aveva lasciati, per sempre, sorridendo.

_________________________

Eccoci ad una nuova ff!
Non dico nulla di più, lascio la piena libertà a voi di giudicare. Se volete recensire, recensite, io vi rispondo sempre, come ormai saprete, e accetto anche le critiche più dure. Infondo… ero la perfida, no Frenzy? ç_ç
Spero in molte recensioni, tanto per sapere se continuarla o no, visto che diversamente dalle altre volte non l’ho ancora finita questa storia. E’ un esperimento per vedere come funziona questo metodo J
Preciso soltanto che questa storia inizia dalla fine, infatti i Tokio Hotel (che ricordo che non sono di mia proprietà e tutto ciò che scrivo non è a scopo di lucro) ripercorreranno questa storia a ritroso.
E’ anche la prima volta che scrivo in questo modo, usando questo tipo di tecnica narrativa, ma spero possa piacere comunque, anche se il tema non è poi così felice e semplice da trattare.
Ringrazio già tutti in anticipo, un bacio grande!

PS: La canzone che ho usato all’inizio, la colonna sonora di questa ff, è Phantomrider, dei Tokio Hotel. E’ una canzone nuova, dell’album Humanoid, che uscirà domani, fra l’altro *___* L’ho trovata subito perfetta e me ne sono innamorata versando un sacco di lacrime.
Ora me ne vado sul serio, al prossimo capitolo, se ci sarà xD

_Pulse_

   
 
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