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Autore: Stregatta    03/10/2009    3 recensioni
- Brian Molko, ti sembrano cose da chiedere o a cui alludere? Un po’ di rispetto, che diamine! –
{#1: Fiabe Sporche}
- Sta diventando un'abitudine, invece che un piacere. -
{#2: Fino al Filtro}
- Credo che prima poi chiunque si fermi a fare il punto della propria esistenza per scoprire cosa le manca o cosa è di troppo.-
{#3: In Vino Veritas}
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Placebo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ok, tutto questo merita un minimo di making of (se volete saltatelo, ma sappiate che mi offendo e metto il muso quando i miei vaneggiamenti vengono ignorati *tira su con il naso*).
C’è un elemento costituente delle coppie Bowie/Molko, Olsdal/Forrest e Molko/Forrest che mi affascina irrimediabilmente e che involontariamente ho infilato in ognuna delle brevi storie che costituiscono questa mini-raccolta (è questo il motivo per cui ho deciso di trilogizzarle – parlano tutte più o meno della stessa cosa xD) : la differenza d’età.
Un bagaglio esistenziale ricco di esperienze e lezioni imparate a duro prezzo contro l’intatta freschezza della gioventù; la voglia di buttarsi a capofitto in una nuova avventura, pur sentendo gravare sulle spalle il peso di tante altre già vissute.
Un trentenne-e-passa (o, nel caso della fic qui in basso che mi auguro stiate per visionare xD, un cinquantenne) che si mette con un poco-più-che-ventenne, insomma.
… suvvia, non fate finta che la cosa non vi stuzzichi almeno un po’ :D!




Ed ora, la Random Pictures è orgoglioNa di presentarvi…





Trilogia della Senilità


Capitolo I – Fiabe Sporche




- E Mick Jagger? -
David tacque, percorrendo lentamente con un dito il liscio avambraccio pallido del giovane sdraiato fra le lenzuola accanto a lui.
Il mento poggiato sul palmo della mano ed un sorriso colmo di curiosa aspettativa sul bel volto; Brian sembrava in tutto e per tutto un bambino rapito da un avvincente racconto di fate.
- Cosa vuoi sapere di lui?-
Brian alzò gli occhi al soffitto con aria pensosa, mugolando: - Mhmm… Non so. Cosa gli piaceva fare, come gli piaceva farlo…-
Ghignò furbo nel continuare: -… con quella bocca così, poi, io qualcosa in mente ce l’avrei…!-
L’altro spalancò gli occhi, sorpreso. Scivolò sinuosamente in avanti, rimboccandosi pigramente le coltri sul torso nudo, e mormorò: - Brian Molko, ti sembrano cose da chiedere o a cui alludere? Un po’ di rispetto, che diamine! –
- Andiamo… Mi hai raccontato i peggiori aneddoti su Ronson e le più sconce avventure di Lou Reed! Potevi chiedermi prima di avere rispetto, non ora! –
Di nuovo David tacque, fissando accigliato il ragazzo allungatosi anch’egli a cercare il calore delle coperte.
Sentì un suo piedino solleticargli una caviglia e risalire caldo ed impertinente fino al ginocchio.
- Allora? –
Il più anziano scosse il capo.
- Piantala. Non ti dirò nulla.-
- Ooh, ma perché?-
Un broncio su labbra che sembravano create appositamente per tale scopo, ciglia che battevano su uno sguardo troppo abituato a spezzare cuori ed intenerirne altri; il bambino faceva i capricci.
David poggiò la schiena alla testiera del letto, reclinando il capo e abbassando le palpebre.
Un nodo di tensione si stava di nuovo facendo sentire al centro del suo petto, poco sopra il plesso solare.
Sapeva come gestirlo, conosceva il suo percorso.
Sarebbe serpeggiato sempre più in alto fino ad arrivare ad un punto imprecisato della gola, stringendo le corde vocali ed impedendo loro di vibrare a dovere.
Serrando il respiro, serrando la voce.
Brian borbottò cupo: - Stronzo.-
Non che gli interessasse granchè – sbarbatello viziato.
Cosa credeva di fare? Di potersi sedere sulle ginocchia dello zio David pretendendo che avesse sempre voglia di raccontargli una delle sue fiabe sporche? Di entrargli nel letto e trattarlo come gli pareva?
Una mano scese proprio dove il grumo d’oppressione bruciava sordo e regolare contro lo sterno.
Tiepida, paziente.
- Sei arrabbiato con me?-
Dalle labbra di David sfuggì un ibrido strano fra uno sbuffo, una risatina ed un sospiro.
- È impossibile essere arrabbiati con te, piccolo.-
Le dita salirono piano, sfregando il proprio dorso contro l’incavo che univa spalla e collo.
- Non mi vuoi dire cosa c’è che non va?-
Il bambino sapeva anche essere dolce, ingenuo. Candido, come la sua pelle fresca e liscia contro le sue rughe di cinquantenne un po’ sgualcito da una vita che – cazzo! Aveva adorato in ogni minima sfumatura e tinta forte.
Una vita che per la creatura tutta sfacciataggine e tenerezza che lo stava accarezzando in quell’istante era solo una miniera di racconti e storielle più o meno piccanti.
- David? –
L’uomo non rispose. La gola era bloccata da qualcosa di più amaro, deprimente ed ineluttabile di quanto avesse previsto.
Una massa soffice di capelli che sapeva essere scuri e leggermente mossi furono premuti contro il suo bicipite. Poi una bocca disegnò parole umide contro il suo braccio.
- Se vuoi me ne vado.-
Voleva. Voleva che si dileguasse in punta di piedi, lasciandosi dietro solo l’odore del suo corpo e del suo shampoo e il magone che ogni volta lo torturava quando si ritrovava in un letto sfatto al fianco di quell’incredibile, stupendo ragazzino.
E avrebbe desiderato che tornasse in un altro momento, in cui potesse sentirsi più giovane, più alla sua altezza e meno orribilmente patetico.
Più David Bowie, e meno vecchio zio David.
- Perdonami. –
Brian sorrise – lo intuì dall’intonazione gentile della sua replica: - Figurati… Non c’è problema.-
Lo baciò castamente sulle labbra, e nonostante tutto a David sembrò di poter di nuovo inspirare liberamente.
- Chiamami quando vuoi. Per te ci sono sempre. –
Era troppo ridicolo trovare quelle parole così consolanti.
David aprì gli occhi quando sentì il materasso liberarsi cigolando dal peso di Brian; il ragazzo aveva già iniziato a indossare i pantaloni, che lasciò in seguito penzolare aperti sul davanti nel lanciarsi alla ricerca della propria t-shirt.
Dall’interno della maglietta che si stava infilando venne la sua voce, semisoffocata dal tessuto: - Oh, e comunque…-
La sua testolina arruffata risbucò dallo scollo dell’indumento.
Sorrise malizioso.
- … su Mick e la sua bocca ho ragione, dì la verità! –
Fu come premere un interruttore posto alla gestione dei sentimenti di David - ricapitolando, il bambino era viziato, capriccioso, dolce, ingenuo ed anche incredibilmente provvidenziale nei suoi interventi.
L’uomo prese il cuscino sul quale aveva riposato fino ad allora il suo amante, tirandoglielo addosso e ridendo un po’ affannosamente: - … sparisci, marmocchio insolente!-
   
 
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