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Autore: MotoMoto    07/10/2009    5 recensioni
E' la triste storia che insegna come la vita sia un bene che va vissuto, in qualunque situazione e qualunque pensiero passi per la mente, se non ci si vuole pentire...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ESTREMO SOFFIO DI VITA

L’ESTREMO SOFFIO DI VITA

 

La vita è pessima.

E lei, come tutti del resto, odia le cose pessime. Quindi odia la vita.

E quando odi qualcuno o qualcosa, ci sono certi momenti in cui vorresti che quella persona o quella cosa non esistessero, svanissero nel nulla, per non darti problemi, per essere, una volta per tutte, felice.

Questo è uno di quei momenti.

Ora esce dalla porta del suo piccolo appartamento. Ecco che preme il pulsante dell’ascensore: destinazione terrazza.

Si avvicina alla ringhiera, per la sesta volta in un mese; il desiderio di togliersi la vita era aumentato nel tempo, non che prima non ci fosse, ma era molto più prorompente.

Questa volta, però, era più che mai decisa. Si sarebbe buttata.

Pensò a tutto ciò che di più bello abbandonava con quel tuffo nel vuoto: il conteggio stava ampiamente nelle dita di una mano.

In fondo è così semplice… Basta mettere un piede in avanti e cadere, come tutte le volte ch lei, presa da incubi, cadeva dal letto a baldacchino, svegliandosi con lividi ovunque.

Solo che stavolta non si sarebbe svegliata più.

Questo la intimoriva… non tanto per l’impatto, né perché avrebbe lasciato quel cretino di suo marito che la tradiva in continuazione o la sua famiglia che l’aveva abbandonata… era per suo figlio!

Quel piccolo ragazzino che aveva appena iniziato la prima elementare la confortava nei momenti tristi che, ormai, coincidevano con la sua vita.

Lei lo ama!!!!

Forse era l’unica cosa per cui valeva la pena di vivere. Sapeva che morendo avrebbe lasciato quel pargolo in balia della tempesta, senza un punto di riferimento, senza una mamma, senza una vita…

Ma non poteva più tornare indietro.

Basta pensare.

Si avvicina alla ringhiera.

Prende una sedia, che posiziona ne punto giusto.

Sale con meticolosità e con una lentezza assurda.

Apre le braccia.

Scavalca la recinzione…

“Mamma… perché?”

Si girò di scatto, con il cuore in gola e vide la vita! Era lì, ad un passo da lei, e la chiamava “Mamma”!

Venne pervasa da una voglia irrefrenabile di viverla, quella vita, di scoprirla e coltivarla!

Si impose di non farlo mai più, di vivere serenamente, di VIVERE!!!

Ma era troppo tardi.

La gravità, in un vortice muto, aveva inghiottito una vita, in un sordo tonfo e lacrime amare.

  
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