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Autore: ClaudiaSwan    08/10/2009    11 recensioni
L’amore è sempre
pronto a resistere a qualsiasi tempesta… La morte è una tempesta abbastanza
forte da spazzarlo via? no… non per me… altrimenti non sarei qui…ma l’amore è
anche pronto sul serio a rinnovarsi e a far spazio a nuovo amore?

La certezza degli
occhi di Robert fissi su di me mi fa sperare di si. Che l’amore nuovo si
affianchi a quello vecchio senza coprirlo mai.

Robert.
Alessia.
Lui inglese, lei italiana. Lui attore sulla cresta dell’onda,
lei aspirante fotografa di successo. Lui tradito dalla sua ragazza, lei
innamorata di un angelo.
Lui che non ha idea di cosa sia veramente l’amore perché non
è mai stato veramente innamorato e lei che di questo sentimento sa tutto, anche
la parte più dolorosa.
Alessia e Robert vivono due vite completamente diverse,
hanno sogni completamente diversi, esperienze totalmente diverse. Eppure hanno
un punto in comune: Mattew Holsen, un nome che per tutti e due significa
tantissimo. E sarà proprio lui a metterli insieme, a far combaciare due anime
completamente differenti ma bisognose di sentimenti forti e veri, a mettere in
discussione le certezze più profonde e radicate in loro, a fargli scoprire che
sono due pezzi di un unico puzzle e che l’incidente stradale che li ha fatti
incontrare… non era altro che il destino che bussava alla loro porta cercando
di essere ascoltato.
Una storia in due pov, che amo e che cresco come un figlio. Ho
cercato di rendere Robert più possibile vicino a come penso sia nella realtà,
prendendo spesso spunto da fatti veri della sua vita ma prendendomi anche delle
piccolissime licenze poetiche. Questo è il mio Robert.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ubi tu Gaius, ibi ego Gaia'
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capitolo 9 buonaseeeeera a tutti! inconvenienti di EFP a parte ce l'ho fatta a pubblicare! il capitolo è due fogli Word più lungo del solito, questo anche per farmi perdonare del ritardo. Premetto che nella prima parte, i più penseranno di essere capitati in una ff a luci rosse, ma vi assicuro che non è così. E' che questa versione di Alessia mi serviva per il seguito della storia :P
L'edward Pov di "quando tutto accade" è quasi pronta quindi  state pur certi che tra un pò la pubblicherò. intanto ringrazio coloro che fanno crescere il numero di preferite e seguite nella mia pagina autore. grazieeeeeeeeee!!!

Recensioni:

satyricon:  eh eh eh  anche io sono innamorata di Matt! è figo ed è un mito. ma sono innamorata anche di Rob, e aspettando che accettino la poligamia femminile da qualche parte del mondo...scrivo questi deliri! cmq per quanto riguarda la gelosia di Matt...beh, è ovvio che la cosa lo tocchi, solo che come avrò modo di esplicitare più avanti, per Rob è già difficile sentirsi legittimato ad avere certi pensieri su ale con il permesso di Matt, figurati senza! quindi Matt è geloso marcio, ma non può dirlo :P

emilyatwood: grazie per il complimento sul mio modo di descrivere le sensazioni :) devo ammettere che avere dei compagni di corso in maggioranza uomini mi aiuta a calarmi nella loro mentalità :)

sweetcherry: il piano di Rob aspetterà un pò. c'è ma arriverà più avanti :P come promesso il tempo dei chiarimenti è arrivato. molte cose non le esplicito subito perchè altrimenti si verrebbe a perdere la curiosità nel leggere la storia e si arriverebbe a darla per scontata. quindi faccio del mio meglio per renderla il più imprevedibile possibile!

winniepoohina: sono contenta di farti ridere!!! è anche questo il mio obbiettivo! io adoro ridere leggendo un libro. mi fa sembrare tutto più realistico, nel senso. mi vedo li come se assistessi alla scena.

sophie!: tu hai già letto metà di questo chap e mi hai dato la tua preziosa consulenza come sempre, e l'incoraggiamento necessario a convincermi a non cambiare nulla, quindi grazie!!!! i tuoi "muduuuuuuuuuuuuuuuu" sono sempre molto incoraggianti sorellina mia ! :)) aaaaa e grazie tante per la canzone! sai quella che mi hai mandato ieri sera? ha ispirato anche me per questo chap!

sorella mia deb: lo so scemotta che non era una scusa!!! :) anche tu mi sei stata di grande aiuto per questo chap e per questo ti ringrazio molto! tuttavia rileggi il chap da capo, che ho aggiunto alcuni pezzettini rispetto alla parte su cui ti ho chiesto consiglio!

fierons: augurissimi allora!!! in ritardo, ma augurissimi!!!! sono contenta di averti tirato un pò su il morale! guarda, a venia dei mancati auguri tempestivi, ti regalo questo chap come regalo di compleanno! un bacione!

mikki: grazie grazie grazie grazie! grazie per i mille complimenti che mi riservi ogni volta! spero di essere anche questa volta all'altezza delle tue aspettative!




Alessia Pov: Fidelity

Domanda: quanto è normale, in una scala da uno a… facciamo dieci, che io passi la serata con il migliore amico del mio ragazzo, dopo che posso dire di conoscerlo da meno di 36 ore (l’incidente non conta, perché il quel momento l’avevo classificato come “nemico” e di certo non come conoscente), a mettere nell’armadio i suoi vestiti nuovi accanto ai miei? Quattro?
Se aggiungo che l’armadio si trova nella mia camera da letto? Uno?
Se mi azzardassi ad aggiungere, nel caso non si sia già capito a sufficienza, che non ho fatto altro, da pervertita quale sono diventata dall’ora della colazione di ieri, che gettare occhiate ogni trenta secondi al letto, immaginando di utilizzarlo in maniera un po’ più attiva, che non come appoggia buste? Finiamo a meno ventimila, vero?
Eh… lo sapevo. Meglio non aggiungere il fatto che Matt era seduto accanto a me mentre mettevo la roba sugli appendini prima di passarli a Robert, altrimenti il mio punteggio di normalità, già basso in modo imbarazzante, diventava ancora più basso, ma questa volta in modo scabroso.
Ale sei una pervertita! È ufficiale, accetta la dura realtà delle cose. Sei. Una. Pervertita.
Dai, in fondo non c’è nulla di male ad avere un sano appetito sessuale nei confronti di un ragazzo che è talmente bello da poter stare di fianco al David di Michelangelo senza subirne la concorrenza anche vestito. Anzi! Sarebbe anormale non esserne attratta minimamente!
In linea di principio, non ci dovrebbe essere nulla di male nell’avere un sano appetito sessuale, punto.
Guardando i lati positivi dell’essere una ninfomane ,quale io sto diventando, fortunatamente o purtroppo, ancora non so decidermi, classificherei al primo posto il fatto che si bruciano un sacco di calorie. Beh, torna molto utile quando si è incredibilmente pigri, come ultimamente sono diventata. Niente corsa attorno all’isolato, solo tanto sesso. Ci si mantiene in forma, è sicuramente più piacevole, a meno che non ci si dia a quello acrobatico, il sudore si presenta in quantità decisamente inferiore e, lato che preferisco, appena finito si è già sul letto. Zero passi da fare per concedersi una bella dormita.
Certo che se manca la materia prima, o c’è ma è intoccabile (come nel caso di Robert, che, a pari merito con Matt, si sta dando all’alpinismo per arrivare in cima alla vetta delle mie fantasie erotiche preferite), le cose si complicano notevolmente. Cazzo Ale! sei una pervertita! Una fottutissima ninfomane! Non ci sono lati positivi nell’essere ninfomane quindi rassegnati a tenerti quelli brutti! Gioca a mio favore se dico che sono ninfomane solo mentalmente?
Si, dai. Concedetemi di pensare di non essere così irrecuperabile. D’altra parte, nei miei precedenti non annovero alcuna violenza su uomini, a parte Matt ma…era più che consenziente, quindi non è da classificarsi violenza, no?
Il fatto è che da quando Mister Quanto Sono Figo Pattinson, non che lo dica lui…lo dico io…che è figo…oh insomma! Da quando è entrato nella mia vita, più precisamente da quando si è intrufolato in casa mia passando dalla finestra della cucina tutto infradiciato di pioggia, la mia inibizione è andata a farsi benedire.
Ad oggi, ore 9,30 del mattino di una calda domenica di Luglio, mi ero immaginata di essere una forchetta, avevo sbirciato dal riflesso dello specchio dei vari camerini almeno una ventina di volte (trovando quello che potrei definire “la terra promessa”, ma che, volgarmente parlando, è chiamato “un culo da urlo”) e avevo fantasticato su quella V fantastica dei suoi fianchi per tutta la notte. Aggiungo, in varie versioni: con jeans, con boxer, con pantalone elegante da vestito e con costume da bagno. Nudo ho evitato, almeno un po’ di buon senso mi è rimasto.
Ma è così sbagliato che io pensi ad un uomo, che non è il mio ragazzo, in situazioni tutt’altro che succinte? Teoricamente non è sbagliato ma quantomeno anomalo. Ma se il mio ragazzo fosse morto da nove mesi tra una settimana e io comunque lo vedessi, e…ci andassi a letto (una volta sola!) è da considerarsi tradimento? Ci fosse stata qualcun’altra al mio posto, ad avere un fidanzato defunto intendo, le avrei detto: assolutamente no, è giusto che tu ti rifaccia una vita, perché tu cammini ancora sopra la terra e non ci dormi sotto. Ma nel mio caso? Cioè, se vedi e senti il tuo ragazzo, nonostante sia un angelo, se è capitato che tu abbia avuto un rapporto fisico e anche molto intenso, al limite della piacevolezza più piacevole con lui…il fatto che io pensi ossessivamente a quanto starebbero bene le mani di Robert, quelle mani delicate, con quelle dita lunghe e affusolate…sui miei fianchi, è da classificare nella categoria tradimento o nel sano cambiamento di pagina?
Tradimento, tradimento, tradimento, tradimento.
È chiaro che la vocina della mia coscienza ha molto più buon senso di me. La voce della mia psicanalista, invece, avrebbe patteggiato per l’altra risposta, ma lei mi credeva una pazza in preda alle allucinazioni.
Secondo la dottoressa Barkley, infatti, il fatto che Matt fosse stato il centro esatto della mia esistenza per due interi, e splendidi, anni, mi rendeva difficile accettare il fatto che lui non ci fosse più.
Diceva che dipendevo così tanto da lui per il fatto di aver sofferto la mancanza di mio padre e di un fratello, di una figura maschile che mi proteggesse e mi guidasse. Stronzate. Io non ho mai sofferto di allucinazioni e il fatto che anche Robert lo sentisse, ne era la prova.
Certo era vero che avevo sofferto per la mancanza di mio padre e per l’assenza di un fratello maggiore, ma questo non aveva nulla a che vedere con Matt.
Che poi non capivo come questa storia avrebbe mai potuto scalfire la mia esistenza dato che un padre ce l’avevo eccome e un fratello non era mai stato nemmeno concepito. Tante persone non hanno un fratello maggiore e non vedono fantasmi. Tante persone sono cresciute con un padre distante, che quelle poche volte che decideva di fare il padre era per comunicarti che ti aveva iscritta in una scuola media privata, e continuare programmandosi che saresti andata al liceo classico per affrontare al meglio la facoltà di legge per diventare, in futuro, un brillante magistrato. Un come è andata la giornata? oppure che libro stai leggendo? Non erano domande adatte. A quella poi che gli facevo io di continuo non mi rispondeva mai se non che con una risatina di scherno. Papà ti piacciono le mie foto? Sempre e solo quella risata come risposta. Quindi sono scappata di casa a quindici anni per evitare di diventare una donna troppo impegnata per avere degli interessi come mia madre. Che fine avesse fatto la sua ventiquattrore era la sua preoccupazione massima. Ma non divaghiamo.
Dicevo, tante persone hanno avuto un padre che sceglieva per loro, un esempio a caso Matt, e non vedono spiriti. Quindi, cara dottoressa Barkley, perché non se ne torna ad Harvard a meritarseli i voti, anziché ottenerli andando a letto con dei vecchi professori bavosi?
E perché io non decido di cambiare psicanalista, dato che è più che evidente che ho bisogno di una bella seduta?
- bella addormentataaaaaa!!!- grida la voce di Robert dal piano di sotto.
Tradimento, tradimento, tradimento, tradimento, tradimento…
Cazzo. Giusto per aiutarmi a pensare meglio! Mi tiro il lenzuolo sopra la testa, limitandomi a mugugnare in risposta, sperando che non si accorga del fatto che sono già sveglia e da un bel pezzo. Per colpa sua. E del suo sedere. Basta Ale! Devi smetterla di pensarlo in questi termini poco consoni per una ragazza fidanzata! Dacci un taglio!
- se non ti alzi subito, mi toccherà o prenderti di peso e cacciarti sotto la doccia ghiacciata, o prenderti a cuscinate. Cosa preferisci?- dice la sua voce stranamente troppo vicina. Manco il tempo di pensarlo che il mio lenzuolo mi viene brutalmente tirato via dalla faccia per essere sostituito da una visione celestiale. Robert. Capelli tutti disordinati, leggera barbetta, occhi azzurri spalancati e sorriso mozzafiato sulle labbra. Questo bastava già a convincermi di quanto fossi una maniaca mentale senza che scendessi con lo sguardo a notare che era senza maglia.
- Rob…è domenica mattina- mugugno nascondendomi sotto al cuscino.
Allora Ale. Mettiamo in chiaro giusto un paio di cose, altrimenti non sopravvivrai nemmeno mezzo secondo alla sua presenza, figurati per dodici giorni.
Tu sei fidanzata (Matt c’è ancora ed ha passato tutta la serata di ieri con te, cioè con voi).
Pensare a Robert in questa maniera così sconveniente, non fa bene alla convivenza.
È ancora troppo presto per rifarti una vita. Non sei mai stata sposata, ma considerati pure una vedova.
Quelle che credi siano farfalle nello stomaco quando lui ti guarda, sono soltanto il senso di colpa che provi nei confronti di Matt per i pensieri ai limiti del decente che ti fai sul suo amico.
Il fatto che lui sia un gran gnocco e che abbia un sedere da urlo, non ti da il diritto di fantasticarci in maniera così spudorata sopra. È probabile, infatti, che sia il ragazzo di un’altra.
Non devi assolutamente pensarlo da un punto di vista fisico perché faresti soffrire Matt.
Matt.
Ok, Ale. Hai ventitre anni e te la cavi da sola da quando ne avevi quindici. Hai affrontato situazioni molto peggiori. Cacciarsi fuori dalla testa un pensiero che si è formato solo da due giorni, non dovrebbe risultarti un’impresa da super eroe dei fumetti, soprattutto quando hai contato esattamente sette buoni motivi per cui è sconsigliato pensare a Robert nella veste del bello, impossibile e trombabile. È un amico. Ora tira fuori la testa da sotto il cuscino e alzati dal letto prima che metta in pratica le sue minacce. Cerca di dare una calmata ai tuoi ormoni e pensa a quanto soffrirebbe Matt se sapesse come hai passato la nottata.
Fa finta di nulla e sorridi. Ignora l’attrazione che esercita già solo aprendo gli occhi. Ce la puoi fare.
Ooooooooooooooooooooo….k!
- cinque minuti- dico ancora con la testa ancora sotto il cuscino cercando di evitare le sue minacce.
- tre secondi- dice. - uno, due…due e mezzo…due e tre quartiiii… tr…-
- oh che palle, Rob!- Grande Ale. Come inizio non c’è male. Mi alzo e gli lancio il cuscino in piena faccia.
- era ora! Vestiti e brilla, mia cara. Abbiamo un bel po’ da camminare oggi- dice alzandosi dal mio letto e affiancandomi davanti all’armadio. Le nostre mani si sfiorano mentre prendiamo una maglietta dall’appendino. Mi sorride e prende la sua. Arrossisco, mentalmente mi sotterro e prendo la mia. Prendo di nascosto l’intimo dalla cassettiera e mi fiondo in bagno.
Dopo venti minuti di doccia calda e rilassante, riesco a calmarmi del tutto e mi convinco del fatto che tornare a pensare come una persona normale, sia proprio una buona idea.
È soltanto l’ansia del momento. Il fatto di avere un uomo vero, nel senso reale, che gironzola per casa e che mette a lavare le sue magliette nel cesto della lavatrice assieme alle mie. Forse il mio era un riflesso condizionato. Non avevo mai vissuto con un uomo sotto lo stesso tetto per amicizia. Cioè, a parte Matt, non avevo vissuto con nessun altro uomo e basta. Deve essere così, unito al fatto che l’assenza costante di Matt mi fa sentire così sola. Non mi bastano i pochi momenti che passa con me. Prima eravamo sempre insieme.
Forse aveva ragione la Barkley. Ma con o senza dottoressa, potevo benissimo arrivare alla conclusione che forse quello che il mio io più profondo stava cercando era un altro Matt.
Il fatto che Robert fosse il suo migliore amico, lo rendeva ancora di più il candidato perfetto. Vederlo sedersi alla panca del pianoforte e suonare la musica che Matt aveva lasciato sui suoi pentagrammi, era come rivedere lui. Sentire lo scroscio della doccia nel bagno, mentre io ero accoccolata sul divano a guardare un film, mi faceva pensare che lui potesse esserci ancora.
Persino Matt è stato oggetto, e lo è ancora, dei miei film mentali a luci rosse. E Robert se la cava molto bene nel fargli concorrenza.
Sono tante le cose, i gesti, i modi di fare che ha Rob che mi rimandano a Matt. Forse troppi. Ma lui non è Matt. Lui è solo sé stesso e non potrà mai sostituire il mio amore, perché sono certa di poter dire che quello per Matt sia vero amore, nel senso esatto del termine. Il fatto che sia rimasto con me anche dopo quello che è successo ne è una prova più che evidente.
Io ho Matt. Non devo cercarlo altrove. Lui è con me. E’ presente. Non mi ha lasciata sola.

Essere arrivata alla consapevolezza che cercavo Matt in Robert, mi aveva reso più tranquilla. Aveva dato un senso ai miei pensieri e mi aveva permesso di controllarli o, almeno, a prenderli per quelli che erano, cioè un capriccio. Un bisogno di qualcuno a tutti i costi. Osservando Robert con attenzione, potevo notare l’evidente fatto che avessero ben poco di tutta quella somiglianza che ci avevo visto fino a quella mattina.
Riuscivo a camminare di fianco a lui per i viali di Central Park senza fare il minimo pensiero scabroso sulla sua persona, apprezzando invece quanto fosse dolce e simpatico. Aveva un modo tutto suo di parlare e di raccontarsi. Gesticolava in continuazione e faceva delle espressioni facciali che erano davvero buffe. In media una volta ogni mezzo minuto si passava una mano tra i capelli, e gli toccava rifarsi il codino almeno ogni tre minuti interi.
Mi ha raccontato un sacco di cose, a partire da tutti i retroscena negativi della vita di un attore per arrivare alla sua infanzia a Barnes e a quanto gli piaceva il suo appartamento da single a Londra.
E’ spontaneo. Ride sempre e riesce sempre a trascinarti con sé in una risata sguaiata.
- …e quel giorno io e Matt eravamo in giro a distribuire i giornali, quando ad un certo punto lui, tutto convinto, mi guarda serio e mi dice “ ehi Spunk”. Spunk è il soprannome che mi aveva affibbiato. Per intero sarebbe Spunk Ransom, ma non chiedermi da dove gli è venuta perché non lo so. Comunque, mi fa “ehi Spunk. Scommetti dieci sterline che riesco a colpire il campanello della signora Smith e farlo suonare colpendolo con il giornale?”. Io gli dico che ci sto e lui prende la mira e lancia- racconta mentre ordina due hot dog al chiosco del venditore ambulante.
- e ce l’ha fatta?- gli chiedo curiosa.
- beh…rumore di certo ne ha fatto. Peccato che anziché suonare il campanello è riuscito a rompergli uno dei vetri della porta.- confessa dando il primo morso.
- con il giornale?-
- ehhhh si. Me lo ricorderò per sempre quel giorno. Non ho mai corso così tanto e così in fretta in vita mia. Inutile dire che dal giorno dopo smettemmo di distribuire giornali per dedicarci al business più redditizio dell’autolavaggio-
- per fare tutte questa cazzate non vi pagavano?- lo prendo in giro addentando il mio hot dog.
- se così fosse stato, sarei talmente ricco da potermi mantenere nel lusso sfrenato per una vita intera- mi da corda lui.
- perché ora non lo sei?-
- o ma sai, gli stipendi degli attori scarsi come me sono una miseria- risponde passandomi la sua coca cola. Indecisi tra Fanta e Coca, infatti avevamo fatto che prendere ognuno una cosa e scambiarcela.
Rido della battuta e così fa lui. Stavo davvero bene, a stento avevo tempo di sentire la mancanza di Matt al mio fianco che non si fece vedere per tutto il tempo. Forse era troppo stanco. Aveva fatto troppe cose da umano nell’ultimo periodo, e dopo che aveva deciso di mettersi a fare il chiacchierone anche con Robert, chissà quanti giorni si era mangiato.
Finiamo di pranzare e ricominciamo a camminare. O meglio, lui a camminare e io a zoppicare. Mannaggia a me e a quando avevo deciso di mettermi le ballerine quella mattina. Con il caldo, il piede mi scivolava di continuo fuori dalla scarpetta e mi era venuta una bolla gigantesca e dolorosissima al tallone.
- …e ora sono qui a girare un film in cui passo più tempo da pestato, con la faccia gonfia e piena di tagli, a flirtare con Emilie che non da essere umano degno di tale nome. Se lei non sdrammatizzasse di continuo il rapporto che hanno i nostri due personaggi sulla storia, mi verrebbe una crisi alla Edward Cullen o alla Salvador Dalì- conclude dopo avermi raccontato del suo nuovo film.
- che genere di…ahia..crisi?- gli chiedo fermandomi un attimo a tirare fuori il tallone dalla scarpa.
-beh…- esordisce passandosi per la milionesima volta la mano tra i capelli facendola fermare sul collo. – diciamo che ho una lievissima tendenza a farmi prendere un po’ troppo dai personaggi che interpreto. Forse… è per questo che con Kris…ma questa è un’altra storia- conclude con un sorriso.
Con Kris…Kris...Kristen Stewart? Quella che faceva Bella nel film che non ho visto? Ho letto il libro ma il film…lasciamo perdere. Non sono pronta a dirgli del film. Non adesso.
Gli sorrido e riprendo a camminare.
- ah! Porca miseria! Maledette scarpe!- impreco dopo una fitta particolarmente dolorosa.
- come?- mi chiede Robert fermandosi.
- le scarpe…mi stanno torturando e non ho nemmeno mezzo cerotto in borsa- mi lamento cercando di rimettere il piede nella ballerina.
- mmm…aspettami qui- dice facendomi sedere su una panchina. Prende a correre da solo per il viale e sparisce dietro una curva. Non devo essere io l’unica pazza in giro per il mondo evidentemente.
Frugo nella borsa in cerca di un pacchetto di fazzolettini di carta e, dopo qualche minuto di ravanamenti tra la mia roba, lo trovo.
Mettere un quadratino di fazzoletto sulle ferite aperte ai talloni non è propriamente la cosa più intelligente da fare, dato che sicuramente, quando lo toglierai, si sarà seccato assieme alla ferita e ti farà maledire il momento in cui la malsana idea di ricorrere a questo barbaro rimedio ti è saltata in mente.
Ma ho scelta? Zero cerotti e tanto dolore, messi insieme fanno tanta deficienza. Cerco di sistemare il pezzo di fazzoletto tra la scarpa e la ferita e sento un immediato sollievo ingannatore. Provo ad alzarmi in piedi e va decisamente meglio.
Sto li in piedi in mezzo al viale e noto quanto sia bello. Prendo la digitale compatta che porto sempre con me e scatto un paio di foto.  E’ un tunnel formato da tanti alberi dai fiorellini rosa. Strano che ci siano in questo periodo dell’anno. Sono panorami tipici della primavera, di certo non di una torrida estate, ma evidentemente una qualche bizzarria climatica doveva aver conservato quel piccolo angolo di paradiso per un tempo più lungo del consueto. In effetti, con che coraggio si può cancellare un’opera d’arte simile?
Infonde una calma e una serenità tale che ti fa desiderare che tutto il mondo sia un immenso viale di alberi dai fiorellini rosa. Ancora con la digitale in mano, chiudo gli occhi e mi immagino come una di quelle dame del ‘700, con quei vestiti alla Rossella O’Hara e il parasole di pizzo, che passeggia per questi immensi viali.
A occhi chiusi prendo a camminare in punta di piedi, immaginando di essere in una di quelle passeggiate che le donzelle facevano nei parchi dopo il loro debutto in società. Erano circondate da baldi giovani aitanti che facevano a gara per ottenere un solo sorriso, o, se erano fortunati, un loro guanto o un fazzoletto. Se mi concentro, riesco persino a sentire il vociare allegro delle comitive che fanno le loro consuete merende sui prati, le risate civettuole delle ragazzine che fantasticano sul giorno del loro debutto, i sospiri di una dama di compagnia dopo aver appena letto la lettera del suo amato segreto, lo scalpitare di zoccoli del conte, sicuramente bellissimo, che la sta per raggiungere…lo scampanellio di una bicicletta…lo scampanellio di una bicicletta? Un attimo, ma che ci azzecca nella mia visione settecentesca del parco una bicicletta?
Apro gli occhi e improvvisamente una vecchia bicicletta color verde bottiglia gira la curva e mi viene incontro. Beh, io avevo immaginato un conte a cavallo, non Robert in bicicletta!
- vieni principessa! Ti salverò io dalla scarpetta maledetta che ha osato provocarti cotanto dolore. Monta sul mio destriero e ti condurrò ovunque tu possa desiderare!- gridava Robert pedalando nella mia direzione.
Scoppio a ridere, perché proprio non ne posso fare a meno, così come non posso fare a meno di sollevare la mia digitale e puntarne l’obbiettivo su di lui e scattare con il multiscatto da 36 pose.
Gli avevo scattato almeno già cento foto da quella mattina, ma non per il mio lavoro. Solo per me, per il mio album delle giornate più belle. Era da tanto tempo che non avevo una giornata così spensierata e divertente.
- ancora foto?! Ma non ti sei stancata dello stesso soggetto?- mi chiede frenando al mio fianco sulla bicicletta sbilenca e antiquata con il manubrio da ciclista.
- per niente, e sono tutte una più bella dell’altra- gli rispondo soddisfatta, prendendo la custodia della macchinetta.
- a si? allora dammi qua che te ne faccio una io- tende la mano e quasi riesce a prendere la mia Nikon.
- emmm…no-
-paura del flash?-
- no. Io sono una fotografa, sto dietro l’obbiettivo non davanti. Tu invece per professione ci stai davanti. Non ho intenzione di fare a cambio con te- cerco di sviare la provocazione. Come potevo dirgli che era un altro il motivo per cui io non mi mettevo più davanti agli obbiettivi?
-dai…- mugugna abbassandosi gli occhiali da sole e facendo un’espressione alla Bambi. No, direi alla gatto di Shrek. Ma che fa? Sbatte anche le palpebre? Gonfia le guance? Fa il labbro tremulo?
- ho detto di no- gli rispondo al limite della serietà. La verità è che sto proprio per scoppiargli a ridere in faccia!
- ti prego…una foto piccina piccina…- mi supplica avvicinando il suo viso al mio sempre con la solita espressione da Hi Ho. Dio perché mi punisci così? quando dico no è no! cioè in genere è così…
-n…- stavo per dire, ma la sua mano era già sparita nella mia borsa e aveva afferrato la digitale. Prima che potessi alzare una mano per riprenderla mi aveva già scattato una foto. Maledetto! Credo  che se non mi contengo potrei avere una reazione sullo stile di una tale “Madre” in un programma italiano chiamato mai dire goal.
- dai fammene fare una, una sola, in cui posso provare a superare il maestro- mi supplica da dietro la digitale.
- dai Robert…non mi piace essere fotografata- dico mettendo il broncio sbuffando.
- cazzata più grande non la potevi dire miss Intimissimi- mi canzona lui. Che figlio di… mi prende pure in giro?! Tuttavia il suo sorriso e i suoi occhi mi inducono, sfortunatamente per me, a cedere.
- uff, che rompiscatole che sei! Una sola!- sbuffo allontanandomi un po’ da lui.
- mettiti in posa-
- questo mai-
- allora sorridi-
- non ci riesco a comando-
- e a me le cazzate per farti ridere non vengono a comando! Sorridi, per piacere- poi abbassa un po’ la digitale e mi sorride gentile -fallo per me-. Dio mio ma allora qualcosa in comune con Matt ce l’aveva sul serio! Non riuscivo mai a dirgli di no, almeno non troppo a lungo.
- uff…va bene così?-
-fantastica- commenta. Fa schioccare la lingua e fischia di apprezzamento guardando la sua opera. -guarda se non sono un genio della fotografia! Ho un talento naturale- esulta girando lo schermo verso di me. Osservo lo scatto e non posso trattenermi dal commento tecnico del professionista al dilettante.- si, come no. E’ fuori fuoco-
- e quindi?- borbotta deluso. Quasi mi fa tenerezza. Il suo viso è il ritratto di un bambino che entusiasta per aver fatto un disegno te lo mostra in cerca di apprezzamento, e tu gli rispondi che il cielo non è una striscia azzurra nella parte superiore del foglio.
- quindi, dovresti usare il mirino quando c’è, evitando il display- mi avvicino a lui più dolce. Gli faccio avvicinare la macchinetta al viso accompagnandola con una mano - poi…devi cercare di metterti all’altezza media del soggetto, per evitare che venga sproporzionato. Cerca di evitare lo zoom con queste macchinette, altrimenti viene una foto sgranata-
- ok…ora?- dice, di nuovo entusiasta.
- ora pigia lo scatto a metà e lascia che faccia la messa a fuoco-. Esegue l’ordine e sento il ronzio, indice del fatto che sta seguendo bene le mie istruzioni - quando il ronzio cessa, allora puoi scattare-
Il rumore dell’obbiettivo testimonia che ce l’abbiamo fatta. Ha scattato una foto, sicuramente più decente dell’altra. - fatto- dice esultante.
- fa vedere- dico ridendo e schiacciando il tastino per vedere lo scatto. - visto? Questa è una foto- lo incoraggio soddisfatta.
- tutto questo casino per un’immagine?- sbuffa, abbassando la digitale e regalandomi uno dei suoi sorrisi mozzafiato.
- è necessario se vuoi che i momenti che fermi siano più fedeli possibili al tuo ricordo-
- è questo che ti appassiona della fotografia? Il fermare i ricordi?-
- no…-
- e allora cosa?-. E’ curioso. Maledettamente curioso. Come Matt. Alza un sopracciglio e mi guarda incoraggiante. Il suo sguardo quasi mi intimidisce. È dolce, ma è allo stesso tempo fermo e deciso. Vuole sapere. Quando fa una domanda pretende una risposta. Il suo sguardo mi scava dentro abbattendo una a una, giorno dopo giorno, le barriere mentali che ho edificato attorno a me per non soffrire più. Per essere forte nei confronti del mondo. Tirare fuori vecchi ricordi era il modo giusto se mi volevi far cadere ed essere quasi certo che non mi rialzassi più.
Era una domanda semplice, apparentemente priva di trappole, e lui sicuramente era così che la intendeva. Ma per me…era una domanda su di me. Su me stessa, sul mio modo di essere. Rispondere era come spogliarsi davanti a un perfetto sconosciuto.
Ma lui non era uno sconosciuto. Era Robert. Il mio Robert…lo so che magari definirlo mio risulta un po’ affrettato ma…dopo aver condiviso con lui il nuovo Matt…era più mio amico lui che non la mia migliore amica. Potevo permettermi di essere sincera con lui.
- punta l’obbiettivo dove vuoi e guarda dallo schermino. Cosa vedi?- sospiro avvicinandomi a lui tanto da sentire il suo calore sulla mia pelle. Lui obbedisce e guarda.
- alberi…verde…un sentiero… una panchina…cielo- elenca piatto.
- ora guarda senza- continuo oscurandogli l’obbiettivo.
- alberi, verde, sentiero, panchina, cielo, pallone rosso di una bambina che sta correndo a raccoglierlo e bambina- risponde. Ma non capisce. Mi guarda confuso, perché come molte persone, sottovaluta l’aspetto forse più importante della fotografia. Almeno…il più importante per me.
- ecco vedi? Il mondo è talmente grande che se lo guardi tutto insieme cogli tanti aspetti senza soffermarti veramente su nessuno. Di conseguenza non ne capisci realmente nemmeno uno e guardi tutto superficialmente. Prova a inquadrare la bambina-
Lo fa e schiude le sue labbra perfette nella concentrazione.
- vedi quanto è perfetta? I boccoli biondi, il vestitino di lino color panna, le guanciotte rosee. Zoomma un po’. Vedi? È felice, è spensierata. Ride per un pallone. Se togli la macchinetta, quanto di tutta questa bellezza riesci a cogliere sul serio?- gli sussurro all’orecchio. Quando scopri questo lato della fotografia, il chiasso di una voce alta è come un rombo di tuono nella tua testa.
Lo osservo guardare affascinato, sperimentare la macchinetta osservando la stessa immagine dal mirino, abbandonando lo schermo, proprio come un vero fotografo.
- quindi tu… sei una studiosa del mondo…- afferma rivolgendomi un sorriso mozzafiato e lasciando perdere la digitale. A questo punto, tanto vale finire il discorso e scoprirmi completamente. Per fortuna non è uno di quegli argomenti troppo dolorosi per me, altrimenti avrei passato una bruttissima serata a tentare di riprendermi.
- mi piace il mondo. Per me è più bello ancora di un film. Per quanto lo guardi cambierà sempre e se ti prendi la briga di osservarlo un po’ per volta, scoprirai che quello che ti circonda…non è così banale come sembra- concludo in un sospiro. Quando non racconti mai nulla di te a nessuno è sempre così. Appena lo fai, non senti più i piedi che poggiano per terra e hai la sensazione di esserti tolta un pezzo molto pesante della tua corazza.
- non avevo mai sentito parlare nessuno così di una fotografia- dice sorridendo e facendomi una tenera carezza con un dito. Quel gesto così semplice e dolce ha avuto il potere di lasciare dietro di sé una striscia infuocata che si è propagata sul mio viso, facendomi arrossire vistosamente.
- così come?- chiedo iniziando a osservarmi le scarpe imbarazzata.
- con… passione. Come se la macchina fotografica avesse uno scopo in più oltre a quello di salvare istantanee di ricordi-  risponde alzandomi il mento verso il suo viso e facendomi perdere immediatamente nell’azzurro dei suoi occhi. Non avevo mai visto occhi come i suoi. Gli occhi azzurri, in genere, ti spingono a dire che sono belli in  linea di massima per il colore. Ma molti occhi azzurri non sono belli, perché sono spenti. Non trasmettono nulla a parte il ghiaccio. Uno sguardo assente di una persona con gli occhi azzurri ha il potere di metterti al muro.
Ma i suoi occhi azzurri erano vivi. Sprizzavano emozioni da ogni pagliuzza più scura vicino all’iride. Ti scrutavano dentro con una gentilezza e un tatto talmente straordinari che non potevi fare a meno di aprire qualunque porta dietro cui avessi mai pensato di nasconderti.
Potrei stare ore e ore a descrivere i suoi occhi, senza stancarmi mai.
Provavo le stesse cose di quando scrutavo il mondo dal mirino di cinque millimetri per cinque di una macchina fotografica. Trovavo sempre nuove argomentazioni sui suoi occhi meravigliosi.
- fammi riprovare… posso usarti come soggetto?- sussurra riportandomi fuori da quelle pozze azzurre.
-non ora, Robert...- gli rispondo ritraendomi. Non voglio che mi fotografi con attenzione. Non voglio che provi a cercare in me cose che cerco in tutti i modi di nascondere persino a me stessa. Soprattutto non voglio che le trovi.
- perché?- mi chiede innocente.
- perché…queste macchinette non sono adatte a fare dei buoni primi piani. Ti insegnerò la ritrattistica, te lo prometto, ma non ora- mi invento. Non è per la digitale. Quella macchina è un vero gioiellino della fotografia compatta. Non sono ancora pronta a scoprirmi così tanto con lui. Anzi, non sono pronta a scoprirmi così tanto, punto.
- ok…allora permettimi di usare questo aggeggino insulso che è solo la pallida imitazione di una macchina fotografica, per realizzare lo scopo primario di una foto- dice con un sorriso utilizzando paroloni a caso nel chiaro intento di farmi sorridere.
- cioè?- gli chiedo curiosa.
- fermare attimi- dice semplicemente in uno dei suoi sorrisi scioglicuore. Si mette ritto sulla schiena a mi fa spazio sulla canna della bicicletta, invitandomi con una mano a sedermici sopra - prego, principessa. Prenda posto sul mio destriero meccanico e sorrida, perché voglio avere una prova di  come in questa giornata fantastica ci sia stata anche tu con me-
Si può resistere a delle bizzarrie del genere e soprattutto a un viso del genere? No. La risposta è no. Prendo posto e un suo braccio sul manubrio fa in modo che io non cada. Allontana la macchinetta e avvicina il suo viso al mio. La sua barba mi fa il solletico e i suoi capelli castano bronzei si intrecciano ai miei. Mi viene da sorridere, stavolta spontanea e lui scatta la foto.
- posso farne un’altra?- dice ancora prima di abbassare la macchinetta.
- no-
-ti prego, una sola- mugugna di nuovo in gatto di Shrek mode on.
- uff…dammi qua e risolviamo il problema- sbuffo prendendo la macchinetta per impostarla sullo scatto multiplo. Gliela restituisco e gli dico - ora muoviti, parla, ridi, fa qualsiasi cosa e la macchina catturerà ogni movimento. Così avrai trentasei foto in un colpo solo-.
In tutta risposta inizia a pizzicarmi il fianco in modo che io mi giri verso di lui e gli faccia una clamorosa linguaccia che lui liquida con una faccia delle sue, e finisce che inevitabilmente io mi metto a ridere come una matta.
- queste saranno davvero belle- commenta, facendo scivolare la macchinetta nella mia borsa. – pronta, principessa?-
- per cosa?- gli chiedo.
- beh, ho affittato questa sottospecie di cicloqualcosa per portarti in giro senza che tu debba camminare, no?- dice chiudendo la discussione mettendo il piede sul pedale in modo che fossi incastrata tra le sue braccia e dal suo ginocchio.
Nemmeno il tempo di rispondergli che inizia a pedalare. Ed è bello trovare un po’ di fresco in tutta quell’aria calda che si respira. È bello sentirlo ridere, è bello sentire le sue braccia che sfiorano le mie e il suo respiro sul collo. È bello essere appoggiate al suo petto ampio e protettivo, è bello pensare che lui non sia Matt, ma sia una persona che mi è così vicina da convincermi ad aprirmi. Sento che sto iniziando a voler bene a questo pirata della strada, a questo attore con la crisi da palcoscenico e la lieve tendenza a immedesimarsi troppo nei personaggi. Sento che anche se avevo immaginato un conte a cavallo sotto quel tunnel di petali rosa, un principe su una bicicletta sgangherata potrebbe andarmi bene lo stesso.


abbigliamento: Alessia e Robert a central park
il viale alberato che vedete nel link come sfondo, è esattamente quello che ho immaginato!
   
 
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