Grazie di cuore a Smolly_sev, Amaerize e cry-chan (credo di averlo scritto giusto) per le recensioni e a chi ha aggiunto la storia ai preferiti, Luthien_8.
- Papi…- mormorò Legolas con aria preoccupata. - Nh? Cosa c’è, figliolo?- domandò Thranduil. Era sera e
Legolas stava aspettando che Gimli, dopo aver concluso i lavori nella casa
nuova, venisse a prenderlo. - Ecco…uhm… - Legolas? Sembri pallido. - Papi…credo che mi si siano rotte le acque. Fu il turno di Thranduil di impallidire. - Legolas. Siamo soli in casa e tuo marito non arriverà
prima di mezz’ora. Legolas, è il tuo primo figlio e il primo è sempre il più
difficile. - Lo so… - Legolas. Tu sei un uomo e dovremo far uscire il
bambino da non so dove. Legolas, SEI SOLO IN CASA CON TUO PADRE E TI SI SONO
ROTTE LE ACQUE?! - Mi dispiace…- piagnucolò Legolas tenendosi la pancia.
Con orrore Thranduil notò una macchia bagnata sui suoi pantaloni. – Non è mica
colpa mia! - COSA VUOL DIRE CHE TI DISPIACE?! IL DISPIACERE NON LO
FARA’ USCIRE DI LI’ PIU’ FACIMLENTE! - Papino, non dovremmo fare qualcosa?- chiese Legolas
disperato. - COSA DEVO FARE?! NON SONO UN GINECOLOGO! E NON SONO IO
CHE TI HO FATTO LA FECONDAZIONE ASSISTITA! PORCO CANE LEGOLAS, ALMENO IL TUO
MARITINO DOVREBBE ESSERE QUI A PRENDERSI LE SUE RESPONSABILITA’! Legolas stava impallidendo a vista d’occhio. - Papà. Papà, ho le contrazioni, papà! - Non è il momento di avere le contrazioni, Legolas! Non
puoi aspettare un pochino? - Non sono io a deciderlo, papino!- esclamò Legolas. Uno
sbuffo piegò le sue labbra, bellissime. – Papà, sto per partorire! - Non ora, figlio mio, non ora! Thranduil era disperato. Preoccupato, guardava Legolas
impallidire a vista d’occhio e con orrore osservava la macchia che bagnava
l’abito del figlio. - Perché Gandalf non è qui?!- urlò correndo in giro per
la stanza in preda alla disperazione. Il giovane era ormai terrorizzato. – Papà, CAZZO, IO HO
LE CONTRAZIONI, STO PARTORENDO, PORCA PUTTANA! Finalmente, il re si voltò e lo guardò. Era la prima volta in molti, moltissimi anni che Legolas
pronunciava qualcosa che non fosse fine ed elegante. - O Dio- mormorò. In pochi secondi, Legolas si ritrovò steso sul proprio
letto. Era la cosa più logica che Thranduil avesse pensato di fare, ma dopo aver
fatto questo, non gli venne in mente altro che potesse rivelarsi utile. - Legolas, Gandalf non ti ha spiegato cosa fare?-
domandò, togliendosi la giacca. Curiosamente, aveva l’impressione che in quella
stanza stesse iniziando a fare caldo. O era solo lui che lo sentiva? Prima che Legolas facesse in tempo a rispondere udì
forte la voce di Gimli urlare, dall’esterno: - Legolas! Legolas, siete in casa? Nessuno risponde!
- È tuo marito!- sbottò Thranduil e si gettò giù dalle
scale per andare ad aprire. Si ritrovò davanti Gimli che lo guardava, preoccupato.
Glòin era qualche passo indietro rispetto al figlio e lo guardava, incuriosito
probabilmente al vederlo senza giacca, sudato e stravolto. - Sire Thranduil! Che succede? Ho bussato a lungo, ma
nessuno… - Mio figlio sta partorendo. - …rispon…EH? - GLI SI SONO ROTTE LE ACQUE, NANO, VAI DI SOPRA AD
AIUTARE TUO MARITO SE NON VUOI CHE TI CI SPEDISCA A CALCI IN QUELL’ ENORME
FONDOSCHIENA CHE TI RITROVI! - Bene figliolo, credo che ci rivedremo domani mattina-
disse Glòin in fretta, facendo per allontanarsi. - GLOIN! NON OSARE ALLONTANARTI, TUO FIGLIO HA
INGRAVIDATO IL MIO, È RESPONSABILITA’ TANTO MIA QUANTO TUA! - Okay, okay…resto!- balbettò il nano entrando in casa.
Gimli si stava già scapicollando su per le scale e dal piano superiore giungeva
a stento la voce di Legolas: - Papà… - A che punto siamo?- chiese Glòin che, per dare una
mano, iniziò col mettersi in maniche di camicia salendo le scale. - Alle prime contrazioni- replicò Thranduil, ricordando
preoccupato le maledizioni che sua moglie gli aveva lanciato quando aveva
partorito Legolas. Tanto per restare in famiglia, un attimo prima di
entrare nella stanza udirono un urlo atroce, seguito da queste parole: - Gimli! Io ti UCCIDERO’ per avermi fatto questo! Il travaglio durò cinque ore. Ne uscirono tutti provati ed esausti. Legolas, che aveva pianto e urlato e maledetto Gimli per
quasi cinque ore di seguito, riebbe improvvisamente padronanza di sé quando ebbe
tra le braccia il bambino che urlava e piangeva, ma che si acquietò dopo poco
non appena fu tra le sue braccia. Era una cosina che aveva già qualche capello
biondo sulla testa e un grazioso paio di piccole, minuscole orecchie a punta. - È…è bellissimo, no?- chiese. Thranduil fece per annuire, ma era troppo, troppo stanco
per farlo e non potè far altro che appoggiarsi a Glòin, che del resto, era
stanco quanto lui. - È bellissimo, amore- rispose Gimli stancamente. – Mi
perdoni per avertelo fatto fare? Legolas sorrise e gli diede un bacio. Thranduil avrebbe
voluto voltarsi – odiava queste effusioni-, ma in fin dei conti era troppo
esausto per starci anche a pensare. - Allora- disse Glòin quando riuscì a formulare una
domanda. – Avete deciso come chiamarlo? Legolas e Gimli si guardarono. - So che è un nome elfico, ma…- iniziò Gimli. – Stavamo
pensando…che Iridan sarebbe un nome bellissimo. In fin dei conti mi è sempre
piaciuto. - E poi, è il suo unico zio- aggiunse Legolas. – Non gli
starebbe bene? - È una scelta appropriatissima, tesoro- rispose
Thranduil dolcemente. Entrambi guardarono direttamente Glòin, che dopo un po’
sospirò. - Avete ragione- disse infine. – E’ il nome adatto. Mi
piace quel ragazzo, anche se ha la testa piuttosto leggera. Ma sì, chiamatelo
Iridan. Tutti e quattro – il pupo non contava- rimasero in
silenzio a fissare il piccolo Iridan. Questo finchè Thranduil non si riscosse. - Legolas, ancora non mi hai detto dove è andato Iridan,
insomma…tuo fratello. È uscito, ma non è ancora rientrato. Legolas e Gimli si guardarono. - Lo sai che è uscito, papi- replicò Legolas
evasivamente. – L’importante è che ritorni. E sono sicuro che stia per tornare. Thranduil guardò perplesso quello scambio di occhiate e
guardò Glòin in cerca di aiuto. Ma il nano guardò ostinatamente il bambino. - Legolas, anch’io me ne sono accorto che tuo fratello è
uscito. Ma è fuori da più di cinque ore. E perché è ancora fuori? - Papà, Iridan sta per tornare- insistè Legolas; e
guardando il bambino, ripetè: - Vero Iridan, che lo zio sta per tornare? Ovviamente, il bambino non poteva capire le
preoccupazioni del nonno riguardo allo zio; ma i presenti invece le capivano
benissimo. - Tesoro, mi stai nascondendo qualcosa?- domandò
Thranduil allarmato. - No, no. - Amore, dovevi convincerlo a dirglielo!- sospirò Gimli.
- Legolas, dov’è tuo fratello?! Legolas non riuscì a rispondere. Infuriato, Thranduil
andò alla finestra e tirò la tenda: - Guarda! Fuori è già buio e tuo fratello
potrebbe…oh. No. Perché non c’era solo il buio, fuori. Perché fuori c’era anche Iridan. Che baciava. Appassionatamente. Aragorn. - Allora…iniziamo col chiarire questa faccenda. Thranduil passeggiava nervosamente su e giù per la
stanza. Dalla notte prima si era ricomposto ben poco: s’era cambiato d’abito, ma
non aveva dormito, era ancora stravolto e vagamente spettinato. Legolas era semidisteso su un divano. Il bambino dormiva
pacificamente in un piccolo cesto posato sul pavimento, le braccia alzate sopra
la testa. Legolas guardava il padre, ma più spesso ammirava il piccolo. Gimli
era seduto accanto a lui e gli teneva la mano. Erano stanchissimi entrambi, ma
dovevano dar manforte a Iridan. Quello grande. Che dopo essere stato beccato dal padre con sire
Aragorn, era ora seduto nervosamente su una sedia, ormai rassegnato a subire un
interrogatorio. - Papà, mi dispiace… - Silenzio! Rispondi alle mie domande. Da quanto tempo
stai con Aragorn? - Solo un paio di settimane. - Dal momento che tuo fratello è riuscito a tenermelo
nascosto per diversi giorni, te lo chiederò subito: sei incinto? Iridan lo guardò sconvolto: - Certo che no! - Ne sei sicuro? - Papà! Che razza di domande! - Beh, non si sa mai. Tornando a noi, per quale motivo
hai deciso di tenermelo nascosto? Iridan esitò. – Non sapevo come l’avresti presa. Ci sei
rimasto così male quando Legolas ha portato a casa Gimli! E poi, avevamo tanti
problemi: la casa nuova, la gravidanza… non mi sembrava il caso di portarti a
casa un fidanzato. - E quando avevi intenzione di dirmelo? - Quando mio fratello avesse partorito e si fosse
trasferito nella casa nuova. - E ti pare normale che tuo padre abbia dovuto scoprire
la tua relazione cogliendovi in flagrante? - Ma ci stavamo solo baciando!- si difese Iridan. - E ti pare poco? - Ma con Legolas non hai mica fatto tutte queste storie! - Ma infatti mi piacevano, prima di… - Prima di? - Di conoscere Aragorn! Lui è così bello, mascolino e
sexy! Thranduil ebbe un lieve mancamento ricordando la sfilza
di aggettivi che Legolas gli aveva propinato per presentargli Gimli. Infatti fu proprio il nano che dovette sorreggerlo, dato
che Legolas non poteva fare sforzi e che Iridan non poteva alzarsi dalla sedia
ed era sulla via delle lacrime. - Sire Thranduil, forse dovreste sedervi… - No! Devo capire questa storia! Thranduil si rimise in piedi e barcollando si avvicinò
di nuovo a Iridan. - Iridan, figlio mio adorato, so che sei assolutamente
certo di amarlo, eccetera. Ma ti prego, rifletti su quello che fai! - Papà, stiamo insieme, ma non significa che ci
sposeremo domani! Thranduil era disperato. Non sapeva più come rispondere
al candore e alla decisione del figlio, allora lo fece uscire e fece condurre
dentro Aragorn. - Sire Aragorn- disse iniziando nuovamente a passeggiare
su e giù per la stanza. – Che intenzioni avete con mio figlio? Il volto di Aragorn si illuminò. – Le più nobili e serie
intenzioni di questo mondo, sire Thranduil. Sapete, io amo molto Iridan. - Ma dicevate la stessa cosa di Legolas. - Lo so, ma adesso nel mio cuore c’è posto solo per
Iridan. Sapete, se un giorno ci sposeremo, verrà con me a vivere a Gondor e… - Bla, bla, bla- lo interruppe Thranduil. Legolas non
ricordava di averlo mai visto così arrabbiato. – Aragorn, se fossi certo che voi
amate davvero mio figlio, forse vi darei persino la mia benedizione. Ma voi
avete illuso dama Arwen e per mesi siete stato follemente innamorato di Legolas,
per poi dimenticarlo non appena si è sposato preferendogli Iridan, che era
libero. Ora, IO NON HO ALCUNA INTENZIONE DI PERMETTERTI DI ILLUDERE E FAR
SOFFRIRE MIO FIGLIO IRIDAN! Davvero Thranduil non era quasi mai stato così
arrabbiato. Solo a causa di Gandalf aveva raggiunto un tono di voce così
infuriato. Aragorn pensò che avrebbe diecimila volte preferito affrontare Sauron
in persona. - Sire Thranduil, vi…vi giuro su quello che volete che
io non farò mai soffrire il mio amatissimo Iridan! - E PER QUALE MOTIVO CON IRIDAN DOVRESTE COMPORTARVI IN
MODO DIVERSO CHE CON ARWEN O CON LEGOLAS?! - Perché amavo entrambi troppo superficialmente!-
esclamò Aragorn riparandosi dalla furia del suocero dietro la sedia. – Ma Iridan
è diverso, lui non è solo bello, lui è così ingenuo e dolce e candido…non vi fa
venire voglia di prendervi cura di lui? - Ne ho già troppa, di voglia di prendermi cura di lui!-
urlò Thranduil minaccioso. - Sire Thranduil, credetemi, io lo amo moltissimo!-
insistè Aragorn allontanandosi piano, senza dargli le spalle. - Io non vi lascerò fare quel che volete con la fiducia
e l’amore di mio figlio! - Non ho intenzione di prendermi gioco di lui, io voglio
soltanto sposarlo quando sentiremo che sarà il momento e vivere con lui, ve lo
giuro sulla Spada che fu Rotta e che fu Ricostruita, la mia bellissima Andùril! Finalmente Thranduil si fermò. Con occhio clinico,
squadrò a lungo Aragorn, che era ormai con le spalle al muro. - Sire Aragorn- disse lentamente. – Vi ho già inseguito
per tutto il Bosco Atro una volta, e credo che vi ricordiate di quell’episodio.
Credo anche che non vi siate divertito oltremodo in quel momento. Ma se in
futuro, per quanto lontano esso possa essere, voi farete soffrire il mio
preziosissimo Iridan, vi garantisco che in confronto a quello che vi farò
passare, quell’episodio sarà una semplice scampagnata nel bosco. Sire Thranduil sapeva essere molto espressivo quando
voleva. Iridan e Aragorn erano stesi sul prato e tubavano come
piccioni. Thranduil, che voleva essere certo che tra loro non ci fosse più di
qualche bacio innocente, era seduto sull’erba all’ombra di un albero poco
lontano da loro e fingeva di leggere un libro, sbirciandoli di tanto in tanto,
cioè a un ritmo regolare di venti secondi. Glòin, che era stato costretto a
rimanere nei paraggi in qualità di nonno, ma non si sentiva a proprio agio in
quella che ormai per tutti era “la casa nuova”, era seduto al suo fianco. Ormai
i due nonni si erano arresi all’evidenza: per sopravvivere, dovevano
collaborare. E con qualche attrito, ci stavano riuscendo perfettamente. Del resto, Glòin si era ormai adattato all’idea che il
suo unico figlio avesse sposato quello di sire Thranduil; ma il povero re
elfico, dopotutto, si ritrovava per la seconda volta nella stessa situazione. E quale consuocero non sarebbe comprensivo in una
situazione del genere? - Sono proprio felice, Thranduil- diceva appunto il
nano. – Sai, credo che in fin dei conti, Iridan e quell’altro stiano piuttosto
bene insieme. - E perché saresti felice?- sibilò Thranduil gettando,
di sopra il libro, un’occhiata ai neofidanzati, che si stavano per l’appunto
baciando. - Perché adoro vedere la tua faccia quando li vedi
avvinghiati. Insomma, abbiamo detto che c’era qualche attrito, no? Sire Thranduil avrebbe ardentemente desiderato fargliela
pagare per quel commento, ma non aveva proprio tempo da perdere a pensarci:
stava osservando cupamente Aragorn mormorare qualche parola all’orecchio di
Iridan, e quest’ultimo arrossire furiosamente e ridacchiare. - Chissà cosa gli avrà appena detto- sibilò Thranduil
stritolando le pagine del libro. Glòin batté le mani con aria rassegnata. – Sai,
Thranduil, ho proprio l’impressione che questa sia una delle cose che un padre
non dovrebbe mai sapere. Specialmente se quel padre sei tu. - Cosa vorresti dire? - Esattamente quello che ho detto. Se mai Glòin avesse voluto dargli una spiegazione circa
quelle parole, non ne ebbe modo. In lontananza, un carro guidato da un certo
vecchio biancovestito si stava facendo vedere. - Glòin, vedi quello che vedo io?- chiese Thranduil
preoccupato, alzandosi in piedi per vedere meglio. - Temo di sì, purtroppo- rispose Glòin, mettendosi sulle
punte per lo stesso motivo. - Ce l’hai l’ascia? - Naturalmente. Hai portato l’arco? Gli occhi del re elfico si strinsero divenendo due
fessure. – Certo. Sapevo che doveva venire in questi giorni, era la data del
presunto parto di Legolas. - Ehilà! Sono Gandalf!- urlò il mago da lontano,
evidentemente dimentico dei disastrosi avvenimenti di sette mesi addietro. - Oddio mio- mormorò Iridan sentendo quella voce. - Che c’è amore?- chiese Aragorn sorpreso. - Hai sentito? - Sì, è Gandalf…perché è qui? Iridan lo guardò sconvolto. – Perché in teoria, oggi
avrebbe dovuto partorire mio fratello. Aragorn sbattè le palpebre in risposta. – E quindi? - Quindi, non solo Gandalf ha sbagliato la data del
parto, ma non era neanche qui quando è accaduto!- gemette Iridan alzandosi,
pronto a corrergli incontro. Questo, prima che dalle sue spalle il sibilo minaccioso
di suo padre lo fermasse. - Non ti muovere, Iridan, caro. Questa è una faccenda
che va chiarita. E ti prego, abbassati. Sto prendendo la mira. Thranduil stava appunto incoccando una freccia. Glòin,
al suo fianco, stava riscaldando i muscoli delle braccia, l’ascia
minacciosamente brandita. - Amore mio, andiamo via!- sussurrò Aragorn, cingendo la
vita del fidanzato con un braccio e cercando di trascinarlo via. - Ma Gandalf… - Pasticcino, non credo che possiamo fare molto per
lui.- gli fece notare Elessar. –E comunque, non vorrei che ti impressionassi.
Credo che saranno scene piuttosto truculente. Detto questo, Aragorn trascinò via il principino, che
disperatamente cercava di far segno a Gandalf che no, non era una buona idea
avvicinarsi. Gandalf era ignaro di questi tentativi di salvataggio. E
tranquillo si avvicinava. - Salve, sire Thranduil! Salve, mastro Glòin, che
sorpresa! Sono passato per la gravidanza di Legolas, in questi giorni avevamo
detto che doveva partorire, no? - Mastro Gandalf- disse Thranduil con voce
innaturalmente calma. – In base a quali criteri avevate stabilito che era oggi
che Legolas doveva partorire? - Avevo fatto dei calcoli, ovvio.- Solo allora Gandalf
iniziò a insospettirsi. – Sire Thranduil, perché quella freccia pun… - Mastro Gandalf- proseguì Glòin interrompendolo. –
Sapete allora spiegarci per quale motivo il nostro bellissimo nipotino Iridan è
nato con circa un mese di anticipo sui vostri calcoli? - Cosa? Legolas ha già partorito?- esclamò Gandalf
stupito. – E chi l’ha fatto partorire? Il silenzio e l’aggrottare di sopracciglia che seguirono
furono per il mago una risposta sufficientemente eloquente. - E…e come è andata?- osò chiedere facendo un cauto
dietro-front. - Come credevate che andasse?- chiese Thranduil. –
Quanto facile credevate che sarebbe stato far uscire un bambino dalla pancia di
un elfo maschio, senza usare il cesareo e senza essere medici o stregoni? - Ma…ma il bambino è sano, vero? - Oh sì, sanissimo- replicò Glòin impassibile. – Più di
voi tra venti minuti, senza dubbio. E qui iniziò la terribile corsa per tutto il Bosco Atro. Gandalf aveva abbandonato il carro e correva a piedi,
umiliandosi a sollevare l’orlo immacolato della candida veste per non
inciamparci; Thranduil e Glòin lo rincorrevano, appiedati anch’essi. Andando a tagliare la legna per la cena, tre ore dopo,
Gimli si stupì molto di trovare, steso a terra con varie ferite sul corpo,
Gandalf il Bianco. Lo raccolse e lo portò a casa, dove Legolas riposava dopo
aver dato da mangiare al bambino, il quale una volta ruttato, anzi fatto il
ruttino, che è più adatto, si era nuovamente addormentato. - Oddio amore! Ma che è successo?- esclamò preoccupato. - Nulla di bello, temo- replicò il nano. Gandalf rinvenne dopo poco, ma era in stato di shock.
Preoccupato, Legolas mandò a chiamare il fratello minore che accorse col
fidanzato. - L’avete ritrovato?- disse tirando un sospiro di
sollievo. Legolas si commosse quasi nel vederlo mano nella mano con Aragorn. - L’ho trovato per terra poco fa- rispose Gimli stupito.
– Ma sapevi cos’era successo? - No, so che papino era veramente infuriato con lui, ma
non ho avuto modo di aiutarlo, quando è arrivato era già troppo tardi- spiegò il
giovane guardando nervosamente il vecchio. - L’ho portato via io, non volevo che la mia marionetta*
s’impressionasse- spiegò Aragorn. (* Nel film “Tutte le donne lo sanno” Shirley
MacLaine spiega a un certo punto di essere chiamata così dal più giovane dei due
fratelli per i quali lavora, quello che lei vorrebbe sposare. Mi piaceva l’idea
che Iridan fosse chiamato così da Aragorn.) Gandalf si riebbe dopo una mezz’ora e, ancora dolorante,
consegnò una lettera a Iridan perché la portasse da Thranduil. - Chi la manda?- chiese l’elfo osservando la busta
bianca. - Tuo zio Elrond- rispose il mago, premendosi un impacco
di ghiaccio su un grosso bernoccolo sulla fronte. – L’ho incontrato venendo qui,
mi ha detto di darla a tuo padre, ma non credo che voglia vedermi. Portagliela
da parte mia, va bene? - Va bene- rispose Iridan. Lui e Aragorn rimasero con
loro finchè non furono certi che Gandalf non sarebbe morto dissanguato, poi
dovettero tornare al palazzo. Una volta arrivati, cercarono i due consuoceri e li
trovarono in sala da pranzo. Che brindavano all’ottenuta vendetta. A giudicare dal numero di boccali di birra vuoti, era da
un po’ che brindavano. - Papi…- chiamò Iridan avvicinandosi. - Iridan, figliolo! Vieni, brinda con noi! - No, papà, grazie…non prima di cena- rispose il giovane
esitante. Gli porse la lettera. – Papi, Gandalf avrebbe dovuto consegnarti
questa da parte dello zio. - Questa? Fa’ vedere.- Thranduil prese la lettera e
l’aprì. – Che altro vuole quel… “ Carissimo Thranduil, Lascia che te lo dica: AH AH! Come sono soddisfatto:
entrambi i tuoi figli si sono rivelati per quello che sono! Dopo la delusione di
Legolas, immagino che quella di Iridan sarà sicuramente meno dura da
sopportare…o no? Devo proprio riconoscerlo: l’aver scoperto che Aragorn, dopo
aver insidiato la mia bellissima Arwen e il tuo preziosissimo Legolas, abbia
finalmente trovato l’amore nel tuo piccolo Iridan, mi riempie di gioia. Auguro
loro un felice matrimonio e TANTI FIGLI MASCHI, visto che un bell’impegno a vita
toglierebbe finalmente Aragorn dalla piazza, impedendogli di molestare altri
figli innocenti. E soprattutto dandoti un genero che io giudico pessimo.
Naturalmente, lascio a te l’onere di giudicarlo: a te e al tuo bel figlioletto,
soprattutto, e abbi la compiacenza di fargli sapere che per questa specie di
tiro mancino, gli voglio ancora più bene di prima, e che gli farò avere quanto
prima qualche bellissimo regalo. Credi che un corno da caccia gli piacerebbe? So
che cacciare gli piace molto, o questo era prima che si innamorasse? Nel caso in
cui un completo intimo fosse più adatto ai suoi attuali gusti, fammelo sapere.
Tornando a noi: poiché io so che Aragorn è una creatura petulante, ossessiva e
ossessionante, spero che ti trovi bene con l’ex fidanzato di mia figlia e con
l’ex amante di tuo figlio in qualità di genero. Oh, non ero così felice da
secoli! In tutta onestà, Thranduil, la tua sfortuna è la mia gioia. In tutti i
sensi. Se si sposano, devo esserci a qualunque costo. E se fanno un figlio come
Legolas e quell’altro, la mia felicità sarà veramente al culmine. Mi raccomando, fammi sapere cosa devo inviare a Iridan
come regalo. Ancora auguri per il tuo nuovo genero. Elrond Mezzelfo di Gran Burrone” Via via che leggeva, gli occhi di Thranduil diventavano
sempre più omicidi. Glòin, le cui guance erano vagamente arrossate dalla birra,
lo osservava accigliato. Iridan era preoccupato. Le dita del padre stringevano
con furia maniaca il foglio. - Papi, cosa dice lo zio?- chiese preoccupato il
giovane. – E’ successo qualcosa? Stanno male i cugini? - Iridan- iniziò lentamente Thranduil, alzandosi in
piedi. La sua elfica furia avvolgeva il suo corpo come scariche elettriche. –
Tuo zio manda a chiedere se preferisci un corno da caccia o un completo intimo
come regalo. Iridan avvampò furiosamente. – Co…cosa? - Iridan- ripetè sire Thranduil, con minacciosa
lentezza. – Rispondimi. Vuoi un completino intimo o un corno da caccia? Iridan era talmente sconvolto da quella domanda che non
rispose e continuò a guardare il padre, confuso. Thranduil interpretò a modo suo
quel silenzio. - Benissimo- disse freddamente. – Vado a riferirlo a tuo
zio. Glòin, vorresti accompagnarmi? - Perché dovrei andare da un tuo parente a dirgli una
cosa che puoi benissimo dirgli per lettera?- chiese Glòin confuso. Sire Thranduil si voltò a guardarlo. – Vorresti
accompagnarmi con la tua ascia e il mio arco? - Ah, ora ho capito.- Glòin si alzò e si stiracchiò. –
Bene, come vuoi. Andiamo? E i Vendicatori del Bosco Atro partirono. Iridan stava ancora cercando di capire cosa gli avesse
chiesto suo padre. - Amore- disse lentamente – Mio padre mi ha
effettivamente chiesto se preferisco un completino intimo o un corno da caccia? Aragorn non era meno perplesso. - Credo che ti abbia chiesto proprio questo, marionetta. - Ma…ma io non ho risposto nulla, giusto? - No, amore. - E…e allora cosa è andato a dire allo zio? Aragorn bilanciò la risposta. - Non preoccuparti, Iridan- gli disse infine. – Vieni
amore, andiamo in camera. Quale non fu la reazione di Thranduil quando trovò, al
suo ritorno, vari giorni dopo, Iridan e Aragorn che si baciavano quasi, diciamo,
troppo appassionatamente nella sala del trono! - Uh…uh, ciao, papi- balbettò Iridan stupito e
imbarazzato cercando di ricomporre le proprie vesti. - Salve, sire Thranduil, bentornato- esclamò Aragorn
facendo di tutto per risistemarsi i capelli. Thranduil li guardò freddamente entrambi e poi disse
lentamente: - Iridan, figlio mio, se proprio anche tu desideri darmi un nipote
come tuo fratello, non potresti metterlo in cantiere da un’altra parte? Terrorizzato, Iridan si coprì la bocca con le mani ed
esclamò, prima di riuscire a trattenersi: - Ma tu come lo sai?! Poi si rese conto che qualcosa non tornava. Se ne rese conto anche sire Thranduil. Si voltò a guardare il figlio e iniziò, col classico
tono di chi non vorrebbe sapere: - Cosa dovrei sapere, tesoro? Aragorn si sbattè una mano sulla faccia. Iridan arrossì e tentò di divagare: - Uh, niente,
niente… - Iridan, COSA DEVO SAPERE?! - No papà, davvero, non è nulla, non è proprio nulla!-
gemette il giovane nascondendosi la faccia tra le mani. - Marionetta, diglielo! - No, no, papà, nulla, ho solo parlato a sproposito!-
gridò Iridan allontanandosi dal padre a piccoli passi, senza dargli le spalle. Thranduil, infatti, avanzava minaccioso. - IRIDAN! TI CONOSCO DA ANNI, TI HO ALLEVATO, VUOI CHE
NON SAPPIA CHE QUANDO TU PARLI A SPROPOSITO DICI SEMPRE COSE CHE PENSI E CHE NON
DOVREBBERO MAI VENIRE ALLA LUCE?! - Papà, ti prego, credimi, non devi sapere proprio
niente! Il giovane era ormai prossimo alle lacrime e non sapeva
come uscire da quella situazione. Lo sguardo minaccioso del padre lo spingeva
con le spalle al muro. - Iridan! - Sire Thranduil, ve dico io!- gridò Aragorn, che non
voleva in alcun modo veder piangere la sua marionetta. Anche perché, sospettava
che Thranduil avrebbe utilizzato qualsiasi lacrima come ottima motivazione per
inseguirlo armato per tutto il Bosco Atro. Thranduil si voltò verso di lui liberando finalmente
Iridan. Elessar esitò. – Ecco… ecco, sire Thranduil, ora, grazie
all’intervento di Gandalf, Iridan è diventato fertile. Iridan si nascose il viso tra le mani ed esclamò: -
Papà, non dovevi saperlo così, dovevo dirtelo stasera, te l’assicuro! Disgraziatamente, Thranduil non potè sentire quelle
parole, visto che era svenuto. Preoccupato, Aragorn si offrì per fargli la respirazione
bocca a bocca. Iridan gli fece notare che probabilmente il sire elfico non
avrebbe gradito e lo fecero rinvenire normalmente. - Papi, papino, ti senti bene?- chiese il principino
quando Thranduil si riebbe con la testa poggiata sulle sue ginocchia. - Che è successo? - Sei svenuto quando Aragorn ti ha detto che io sono
fertile… Se solo Thranduil non fosse stato disteso, probabilmente
sarebbe svenuto una seconda volta. - Iridan, gioia di tuo padre- cominciò con tono
ragionevole. – Te lo chiederò ora che sono disteso, per evitare altri
mancamenti. Spiegami una cosa: per quale motivo hai dovuto chiedere a Gandalf di
renderti…Oddio, non riesco ancora a dirlo. - Sire Thranduil- disse Aragorn con calma. – Sapete,
anch’io sono stato un membro della Compagnia. Gandalf è stato lieto di darci una
mano. - Figliolo, ma ancora non sei incinto? - Ancora no, papi. - E…e… - Potremmo chiamarlo come te- disse immediatamente
Iridan accarezzandogli una guancia. – Saresti contento? - No- replicò Thranduil senza mezzi termini. - E se è una femmina- aggiunse Aragorn senza ascoltarlo
– Thranduilessa. Iridan gli rivolse un’occhiataccia poggiandosi un dito
sulle labbra. - Papi, vedi che non è così brutto come credi?- chiese
incoraggiante. – Certo, Gondor è lontana, ma in fin dei conti non lo è così
tanto, e poi, è un bellissimo posto per crescere i bambini. Vero? - Certo amore- rispose Aragorn. – E comunque, sire
Thranduil, ogni volta che vorrete venire a trovarci, sarete accolto con i
massimi onori. - Allora che ne dici, papà? Thranduil tacque a lungo. Alzandosi faticosamente,
guardò prima Iridan, poi Aragorn. - Mio Dio, ma perché non mi hai ucciso molti anni fa?
- Per forza! Sapevo che a tuo fratello piacevano i ragazzi da quando ha iniziato
ad appendere poster maschili in camera sua! Invece ero convinto che a te
piacessero le ragazze!
Restò fermo per qualche secondo vedendo, con indicibile orrore, le mani di
Aragorn scorrere sotto la tunica del bel principe, poi, con un sonoro ehm ehm,
entrò nella sala.