Fianchi rotondi
Prologo
Aveva fianchi rotondi e capelli corvini, occhi di malia e corpo felino.
Gli fece un cenno con la mano e si avvicinò; sinuoso e sensuale si
adagiò su di lui e cominciò la sua danza lenta ed estenuante, gli
posò le mani leggere sul petto, lo guardava dritto negli occhi e godeva
nel vederlo godere, i movimenti dei loro bacini erano
splendidamente coordinati.
Alessandro scorreva le mani su tutto il suo
corpo e quando lo afferrò per i fianchi sollevando il bacino un poco più
forte, Bagoas inarcò la schiena gettando i capelli all’indietro in
un timido ma sonoro gemito di godimento.
- Non sopporto di essere trattato così. Essere re non ti
autorizza a calpestare i sentimenti altrui. – parlava con voce perentoria di
chi non ammetteva repliche – Puttane, eunuchi. Te li fai tutti. E ad Efestione non ci pensi? Vi ho visti ieri notte, tu e
Bagoas. Ero nascosto nella tua stanza deciso ad
accoglierti, ma tu, preso com’eri dai fianchi di quell’eunuco,
non ti sei accorto di me. E io piangevo in silenzio quando sentivo i tuoi
gemiti che si perdevano fra i suoi capelli. Vi siete addormentati spossati su
quel letto intriso di sesso accarezzandovi e scambiandovi parole dolci e non ho
sentito nemmeno una nota di rimorso nella tua voce. Vergognati, Alessandro.
- Perché mi
parli così? Sei il mio compagno da sempre, sai bene che quello che
riservo a te non è per nessun altro, e non ti hanno mai dato fastidio le
mie relazioni parallele, come a me non hanno mai dato fastidio le tue.
C’è dell’altro, Efestione?
Il soldato ammutolì. Si sentiva messo
al muro dallo sguardo interrogatorio del suo amante. E’ proprio vero che
agli occhi di un innamorato non sfugge nulla. E
adesso? Non avrebbe mai potuto immaginare che… no…
- Ti amo, Alessandro. Perché
non vuoi capirlo? – ma come poteva essere
così falso e ipocrita? Sentiva l’anima stretta da
un’invincibile morsa nera. – Non sopporto di pensare che un altro
possa godere del tuo corpo.
Gli occhi di Alessandro
si fecero scuri – C’è qualcosa che non va… lo sento.
Le tue parole non vibrano.
- Ti amo ma non posso
continuare così – riprese con forza rinnovata – Sei
diventato come uno di questi barbari, schiacciato dalla tua condizione,
corrotto dalla lussuria… tutti ti criticano.
Le labbra di Alessandro
si serrarono – Non m’importa! – sbatté un pugno contro
il muro – E non ti è mai importato! Hai sempre compreso e
appoggiato le mie scelte. Cosa sta succedendo,
Efestione? Stai facendo di tutto per litigare.
Sentì una lama trafiggergli in cuore.
Alessandro era intelligente, sapeva leggere tra le
righe. E lui si sentiva sempre più vigliacco e
meschino.
Alessandro gli si avvicinò e prese il
suo volto tra le mani. Efestione si meravigliò ad accorgersi che il suo tocco un tempo tanto bramato gli provocava un acuto fastidio.
Non ebbe neanche il coraggio di sostenere il suo sguardo.
- Cosa sta
succedendo, Phai? Dimmelo. Perché rifiuti i
miei occhi?
Phai. Quella parola che un
tempo lo faceva impazzire ora lo faceva sentire
stretto, troppo stretto. Si staccò lentamente dalla presa del suo amato.
- Scusami, Alessandro. Ma
devo riflettere. Lasciami solo, ora.
Alessandro lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava dalla sua stanza, immobile,
interdetto, confuso, e profondamente addolorato.
La porta si chiuse.
Si accasciò sul letto indeciso se
rincorrerlo o meno, ma non ebbe il tempo di scegliere
che la porta venne scossa da tre tocchi leggeri, troppo leggeri per lasciargli
credere almeno per un secondo che il suo amante fosse tornato indietro.
Uno come lui non era degno di stare al fianco di un re come Alessandro.
Un pusillanime come lui, no, non sarebbe stato
degno. Non si era mostrato capace di rivelare al suo re la verità, tutta
la verità. L’audacia del grande soldato si infrangeva sullo scoglio del semplice
essere umano.
Aveva paura di ferire Alessandro?
Forse. Di cos’altro avrebbe dovuto avere
paura?
“Al diavolo tu e al diavolo
Bagoas, al diavolo tu e tutte le tue concubine! Per me puoi fare quello che
vuoi, Alessandro. Mi hai veramente stancato. Ringrazio gli dei per avermi
permesso di non amarti più!”
Librò le braccia nell’aria e si
sentì veramente libero e più leggero, l’amore ardente e
doloroso per il suo re non gli avrebbe mai più incendiato il cuore, la
gelosia non gli avrebbe mai più tormentato le membra, non avrebbe mai
più passato notti insonni a pensare a chi scaldava il letto di Alessandro, ora no, ora era tutto finito, finito.
In un attimo.
Quando vide quegli
occhi.
Durante quel banchetto.
Quei fianchi rotondi.
Lo aspettava nella sua stanza.