Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Eylis    14/10/2009    1 recensioni
Un urlo, rauco, grido che carezza la pelle dell’Altra nera e le strappa minuscole strisce di carne. Quella geme, sottile, mentre il sangue denso macchia la veste immacolata di Lei. La Morte è sporca, è diventata sudicia come la Vita.
“Non posso. Non posso morire!”
La Morte si leva, maestosa, sovrasta l’Altra. È il suo specchio? No, è qualcosa di più, qualcosa di oscuro e profondo che la coinvolge strappandole la sua purezza. Guarda le gocce, rannicchiate spaurite, le chiama a sé e le culla con dolcezza. Sussurra una nenia.
Morte ogni notte sogna i visi di coloro che dovranno essere colti dalla sua falce. Una notte però scopre, osservando le bolle che rispecchiano le sue visioni, di essere destinata a morire per sua stessa mano. Sconcertata da questo fatto cerca di capirne il motivo e chiede a gran voce risposte, ma questo la porta ad un incontro terribile quanto delizioso…
Questa storia si è classificata quarta al contest "A me gli occhi" indetto da Karim sul forum di EFP
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

la storia è partita da una domanda che mi sono posta per caso: se la Morte sognasse, quali colori avrebbero queste visioni? Cosa vedrebbe? Da lì l’idea si è sviluppata pian piano, perlopiù scrivendo, e ho cercato di comporre qualcosa di inusuale (spero) e assurdo, da brava ammiratrice del genere nonsense. Una piccola nota, so che nel titolo ho usato “I sogni” al plurale quando nel racconto si parla di un sogno solo, ma lo trovavo comunque più corretto. In fondo il tutto è nato perché la Morte sogna, indipendentemente dal fatto che una di queste visioni le ha poi sconvolto l’esistenza.


Link al concorso: A me gli occhi





I sogni di Madama Morte

Plick.
“Zitte.”
Plick.
“Basta!”
Pli-plick.
“Basta, state zitte!”
Silenzio.

Un concerto di gocce riempie improvviso la grotta, colorando l’aria di bolle lucenti dai riflessi cristallini. Ancora una volta i sogni, ancora una volta quel tormento. Lei si rannicchia su sé stessa e si culla lentamente, la testa fra le mani. Vesti bianche mai sporche fasciano il suo corpo sottile.
“Non era così, non era così, non è così, non è così, non sarà così!”
“Ma non puoi farci niente, non lo sai?”
“No, non è vero!”
“Sì invece.”
“No, no, no, non succederà!”
“I sogni non mentono.”
“Ma non…”
“I tuoi sogni non mentono.”
Un mugolio, basso, indistinto. Sembra l’uggiolio di un cane impaurito, affranto, abbandonato. Le gocce parlano, ridono, sussurrano alle sue spalle e Lei sa, sa di essere diventata pazza.
“Ho sognato la mia morte!”
“Sì.”
“Ma non posso morire!”
A questa replica le gocce tacciono, le bolle si immobilizzano. Una bolla, una persona, una morte. I sogni di Madama Morte.

Una rabbia indicibile la soffoca, la spinge a prendere il proprio bastone di pietra nera per sbatterlo nell’aria.
“Vi uccido, vi uccido tutte!”
Le gocce fuggono, danzano, si divertono. Compongono una melodia d’acqua nell’aria tersa, e la caverna è invasa delle loro bellezze. Lei le ha create, Lei le ha rese indistruttibili perché sempre potessero allietare i suoi pensieri. Ora vuole annientarle, squarciarle, ridurle in mille pezzi. Liquido tranciato a metà.
“Perché non venite qui? Non vi farò del male! Non sentirete nulla!”
Acqua diventata vapore per l’eccessivo movimento si rannicchiano negli interstizi del soffitto. Lì sono al sicuro, al sicuro dalla Morte. Lei si accascia a terra e ride, creandone di nuove dagli echi trasparenti della propria voce. Ogni bolla una persona, ogni bolla una morte da afferrare, ogni bolla un piccolo gioiello da aggiungere ai suoi ricordi. Fino all’arrivo di quel sogno.
“Voi non capite, vero? Ho sognato la mia morte!”
Ancora risate, mormorii. Capiscono? Non è importante. Sono solo acqua.
“Devo uccidere la Morte. Morte a Madama Morte… Morte a me!”

Le gocce la perseguitano, l’aria si fa tesa. Deve prendere una decisione, sapere se il proprio bastone le si punterà contro.
“Non hai una tua volontà? Avanti, dimmelo! Cosa farai?”
L’asta tace, limitandosi ad un lieve brillio della pietra cava sulla sua punta. Innocua. Come se lo fosse davvero, almeno. Ma Lei sa, sa perfettamente come invece non lo sia. L’ha vista tante volte puntarsi contro una faccia terrorizzata per risucchiarne ogni scintilla di linfa vitale. Bambini, vecchi, generosi, malvagi. Nessuna differenza di fronte alla Morte ed alla sua falce di terrore. Afferra il bastone con debole forza e lo scuote, ignorando le fitte di dolore amico che la percorrono a quel gesto.
“Allora? Perché non puoi decidere? Perché non vuoi dirmi cosa devo fare?”
Ancora silenzio.
Goccia.
Goccia.
Plick.

“Voglio sapere, avete capito? Voglio sapere chi ha deciso che devo morire. La Morte non può morire! Non deve! Mi sentite?”
Curioso: nell’immensità di quella piccola grotta una voce si fa spazio, avvolge le pietre, le seduce. Una voce sconosciuta, ignobile, splendida, Lei non sapeva della sua esistenza.
“E una volta che saprai, ti ucciderai senza più disperarti in questo modo davvero poco dignitoso?” Lei sobbalza, irata. Il vestito le si fa stretto, irritato, la spinge a levarsi in piedi.
“Chi sei?”
“Te lo dirò quando sarà il momento.”
“Quando?!”
“Quando morirai, è ovvio!”
La voce si fa malvagia, ghigna, prende consistenza. Delle mani di velluto stringono il corpo di Madama Morte in una morsa dolce di angoscia, Lei sospira.
“Tu.”
“Io.”
“Chi sei?”
Questa volta la voce non risponde, e l’Altra si avvinghia al petto di Lei. Lo fa proprio, vi si immerge, lo lecca avida spogliandolo di ogni velo. L’Altra non ha volto, ma Lei distingue chiaramente i suoi occhi neri di pozzo, le sue labbra di seta, la sua voglia di Morte. Non può fermarla, non può evitare quel tocco tormentato che la riscalda quanto una notte di intense gioie. Deglutisce, impavida.
“La Morte non può morire.”
“E perché?”
Di nuovo, quel ghigno beffardo ed incantevole che la afferra e la sbatte sulla terra nuda di pietre affilate. Il dolore la porta ancor più vicino alla morte, le gocce le bagnano il volto cieco. Non sa parlare.
“Perché così ci sarebbe solo la Vita! La Vita senza la Morte non può esistere, è così fin dall’alba dei tempi!”
“E tu davvero credi che le leggi del tempo non possano essere annodate? Torte, spaccate, capovolte? Annichilite!”
“No!”
Un urlo, rauco, grido che carezza la pelle dell’Altra nera e le strappa minuscole strisce di carne. Quella geme, sottile, mentre il sangue denso macchia la veste immacolata di Lei. La Morte è sporca, è diventata sudicia come la Vita.

“Non posso. Non posso morire!”
La Morte si leva, maestosa, sovrasta l’Altra. È il suo specchio? No, è qualcosa di più, qualcosa di oscuro e profondo che la coinvolge strappandole la sua purezza. Guarda le gocce, rannicchiate spaurite, le chiama a sé e le culla con dolcezza. Sussurra una nenia.
“È cattiva, è cattiva, mi vuole mangiare, ma io sono qui per voi, non posso morire. Vero? Non è così? Voi siete la mia Vita, mi sosterrete sempre e mi proteggerete, lo so. Gocce, goccioline, gocciolette strane mie…”
Le gocce non rispondono e scivolano via, nascondendosi nelle bolle che perenni invadono la caverna. Hanno paura, tremano di assurdità nascoste nell’ombra. Vedono l’Altra, tranquilla, sul fondo delle rocce. Sta aspettando. Tace e parla.
“Quando lo farai?”
La Morte si volge, astiosa.
“Mai!”
“Ne sei davvero certa?”
“Non mi ucciderò, nessuno lo farà! Le persone hanno bisogno di me, io ho bisogno di me.”
“Strano. L’unica che conta, qui, non ha questa grande necessità di averti presente.”
“Chi?”
“Io.”
Lei ora è indignata, freme, languisce desiderando quelle labbra carnose sulle sue braccia. Brama furiosa quei morsi, quelle carezze gelide che poco prima hanno torturato il suo collo.
“Il mondo non ha bisogno di te!”
Ancora una volta l’Altra la fissa, divertita, le si fa vicina, le ripete quelle parole sottili.
“Ne sei davvero certa?”

La prende e la innalza nell’aria sprofondando al suo interno, la stritola e la soffoca nel dolore acuto di un tensione spasmodica. Vuole strapparle ogni respiro, la Morte lo sente, mentre inerme infine attende che quel destino si compia. Ma tutto termina.
“Perché?”
L’Altra ride, acuta, selvaggia.
“Perché me lo chiedi?”
“Uccidimi, ti prego.”
“Hai paura?”
“No.”
“Non ti ucciderò.”
Scompare in un soffio e la Morte rimane sola, ansante, bagnata del suo stesso terrore. La ama, ne è certa, desidera quella pazzia che le sconvolge la mente.
“Ho dimenticato ogni cosa, non mi importa più di nulla! Gocce?”
Il vapore che cosparge la caverna si raduna, si stringe e torna acqua liquida. Unica purezza nel putridume.
“Lei è l’odio!”
“Lei è l’accidia!”
“Lei è il pericolo!”
“Lei è la morte!”
“Lei è il buio!”
La Morte sorride, dolce, raccoglie quelle perle delicate tra le sue dita bianche e le porta ad adornare i propri capelli eterei.
“Non importa, gocce mie.”
“Ne sei davvero certa?”
Sobbalza la Morte, sicura del ritorno dell’Altra. Delusa risponde alle gocce che, unanimi, hanno composto una sola voce oscura.
“Ne sono certa.”
“Che ne sarà delle genti?”
“Non lo so.”
“Non ti importa?”
“Non lo so.”
L’acqua tace, si fa silenziosa e si infiltra tra i capelli di Madama Morte bagnandole la pelle liscia e sottile. Lei ora non desidera altro che la propria morte, certa che questa la condurrà ad una vita di dolore.

L’Altra è tornata, è il Crepuscolo. La Morte non può giungere alla notte senza aver svolto i propri compiti, rovescerebbe l’ordine delle nature inverse. L’ospite la circonda con tenera crudeltà e le sussurra all’orecchio.
“Sono tornata, Madama Morte…”
“Ti aspettavo.”
“Lo so bene, proprio per questo me ne andrò presto. Ma prima, voglio da te una risposta!”
“Quale?”
“Chissà, non ha importanza…”
L’Altra la costringe a stracciare le proprie vesti e la Morte rimane senza barriere, debole, nuda da ogni salvezza. Viene stretta, costretta, legata dalle sue stesse mani nell’aria sempre più ruvida.
“Quale risposta?”
“Zitta.”
“Quale?”
“Basta!”
“Dimmelo!”
“Basta, sta zitta!”
Una carezza su quel viso pallido e le unghie scavano tracce di sangue freddo nelle carni della Morte. L’angoscia si leva, invisibile, e la veste di veli di porpora.
“È una tortura, la tua!”
L’Altra ghigna innocente, le stringe una mano sul collo e scendendo la sfiora in ogni sua parte. “Ti sbagli, Madama Morte. È solo un sogno.”
“Tu mi hai mandato quel sogno?”
“No.”
“Allora chi?”
“Non lo sai? Solo la Morte può sognare la morte. Tu stessa hai costruito quel sogno, tu stessa ti sei condannata alle tue mani.”
“Non è vero!”
“Temo di sì, mio dolce amore…”
La voce dell’Altra si è fatta dolce, soffice, carezza la Morte e questa si sente scossa da un brivido. Paura. I sogni non si smuovono, i sogni non si sciolgono. Non si cambiano. Morirà.
“Non posso morire…”
“Chi hai sognato questa notte?”
“Ho sognato la Morte.”
“Chi hai sognato stanotte?”
“Ho sognato la Morte che moriva.”
“Chi hai sognato stanotte?”
“Ho sognato me.”
Lei è contratta in un abbraccio e l’Altra la culla, gentile, fra le sue braccia sadiche. Non è importante quel sogno pensa, non è importante il suo ruolo. Non farà nulla per la Morte, perché nulla è destinata a fare. Solo rimarrà al suo fianco, crudele, per straziare ogni suo unico respiro.
“Morte, dolce Morte, chi muore stasera?”
“Non voglio morire, te ne prego!”
“Succederà, lo sai?”
“Lo so!”
Un’ultima volta la attira a sé e spinge le proprie labbra contro quelle di Lei. Le ruba quella scintilla preziosa che la renderà infinita e terrena. Le trascinerà via ogni trucco, ogni vista, ogni affanno. Dopo non ricorderà nulla, crede. Ma non ha importanza. Sussurra rauca nella bocca di Lei accendendosi di desiderio carnale.
“La notte porta sogni strani.”
Lei piange, cadaverica come la morte.
“Non posso… non posso!”
“Ne sei davvero certa?”
“No… Chi sei?!”
L’Altra sorride nuovamente. Corruccia le sopraciglia indifferente.
“Che importanza ha, ormai?”
“Non posso morire.”
“Perché?”
Lei ride, acuta, selvaggia.
“Perché me lo chiedi?”
“Hai paura?”
“Sì.”
“Ti ucciderai.”
Infine se ne va lesta, il piacere le cola sul viso come una maschera di fuoco ghiacciato. L’asta nera della Morte si solleva piano nell’aria, incurante del destino delle genti.

La Morte muore, invano, chimera del passato.

Goccia.
Goccia.
Plick.
Pli-
Silenzio.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Eylis