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Autore: ballerinaclassica    14/10/2009    5 recensioni
Inghilterra detestava gli Hamburger; forse un po' meno l'America. Però gli Hamburger li odiava davvero tanto.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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He smells of Hamburger!







Quanti, al mondo, avevano ardentemente desiderato, un giorno, di poter solcare l'Atlantico ed approdare lungo le coste del nuovo continente?
Molto probabilmente, il numero si estendeva ben oltre il limite che la mente di Inghilterra aveva immaginato, mentre con aria stanca tentava di ricordare cos'altro potesse occorrergli, per affrontare un viaggio tremendamente sfiancante.

- E il tea. - aveva detto ad alta voce, afferrando immediatamente tutte le bustine a portata di mano.

Avrebbe volentieri portato anche degli scones, ma il suo rigore da gentleman inglese gli impedì di infilarli nella valigia, nella vana speranza di avere almeno qualcosa di familiare con sé... E commestibile.

Arthur Kirkland non era il tipo che marinava le riunioni tra nazioni o si concedeva un ritardo. Neppure una volta su mille.

- Uhm. E il cravattino. -

Fu solo quando credette di aver finito, che si concesse un paio di minuti di tregua, affondando sul bordo del letto col viso tra le mani.
Era sicuro che presto si sarebbe ritrovato Sealand spasmodicamente aggrappato alla manica della giacca, supplicante, pur di vedersi riconosciuto come nazione; o avrebbe sentito, per un tempo che ogni volta pareva interminabile, il lamento italiano su quanto l'Inghilterra fosse crudele nei confronti degli altri popoli - e, con ogni probabilità, suddetti lamenti iniziavano col vocativo " Doitsu, Doitsu! " ed erano seguiti ad altrettanto sciocchi e futili commenti circa la cucina inglese.
Oh. E come se questo non bastasse, avrebbe dovuto fare i conti, ben presto, con i continui - ed inutili - tentativi di Francia. Sì, di sedurlo.
Evidentemente, tale stolto non si era reso conto che, né in passato, né nei tempi che ora correvano, una bizzarra Francia Britannica non sarebbe stata neanche lontanamente concepibile.

- Odio gli Hamburger. -

Inghilterra si alzò, rendendosi conto di aver dimenticato quello che probabilmente era il peggiore dei mali.
Si stava recando in America, lui. Si stava recando da America.

- Odio i Fast Food, damn. -

Ancora una volta, la pazza idea di infilare degli scones nella tasca interna della giacca tornò a balenargli in testa, con aria piuttosto prepotente.
E fu solo merito della Union Jack che spiccava in mezzo al pavimento di scuro legno della stanza, se Arthur non incastrò davvero gli snack inglesi in qualche tasca o nella valigia, tra documenti, cravatte e fate che avevano deciso, chissà perché, di nascondersi in mezzo a quel cumulo di roba e viaggiare con lui.
Inghilterra raccolse i boxer abilmente ricamati di rosso e di blu e cercò di farli nuovamente entrare lì in mezzo, in un misero spazietto.

Aveva calcolato alla perfezione il tempo, le ore, addirittura i minuti che avrebbe passato lì a sentirsi dare dell'idiota, a vedere città cinesi spuntare nel bel mezzo del nulla più assoluto, a temere i picconi ed i rubinetti più d'ogni altra cosa.
Alle sei e trenta del mattino si sarebbe svegliato, alle sei e trentatré avrebbe stropicciato gli occhi, alle sei e quarantacinque avrebbe allacciato la scarpa sinistra, alle sette e tre minuti avrebbe pettinato i capelli, alle sette e cinque minuti avrebbe pettinato le sopracciglia, alle sette e quindici avrebbe finito di lavare i denti, alle sette e ventuno avrebbe iniziato a fare colazione.
Ne era sicuro, alle undici e trenta sarebbe stato il primo ad arrivare nella sala delle riunioni.

- Mi servirà del gesso. -

Arthur Kirkland era un inglese modello che viveva una vita perfetta in un paese modello. E niente, al mondo, gli avrebbe portato via tutte le sue vecchie, meravigliose abitudini.
Perché sì, se c'era qualcosa di incorreggibile, secondo Inghilterra, erano il disordine, il poco rispetto di buoni costumi e maniere ed affini.
Sì, indubbiamente.

Lasciò vagare lo sguardo per la stanza semi-vuota, cercando qualche ultima traccia od oggetto che gli sarebbe tornato utile.
No, era sicuro che non ci sarebbe stato alcun bisogno di portare una baionetta con sé, nonostante tra lui e Francia non scorresse buon sangue. E nemmeno qualche granata, era sicuro che non avrebbero minimamente scalfito Russia.
Con ogni probabilità, Inghilterra non avrebbe concluso un bel niente, durante quel meeting. Eppure, non stava forse attraversando un paio di nazioni ed un oceano, pur di recarvisi?

- I hate my job. -

Tutto quello che ebbe da aggiungere in seguito, mentre un unicorno attraversava la sua stanza in tutta calma, fu un accigliato " mh ", segno che i bagagli erano finalmente conclusi, così come ogni altro preparativo per la partenza.

- Mi mancherete, ragazzi. -

Rivolse uno sguardo dolce al cavallo fatato e mosse la mano in una impercettibile e delicata carezza, per la fata.
Non li avrebbe rivisti per molto tempo, probabilmente. E se fosse accaduto, non avrebbe avuto modo di dedicar loro troppe attenzioni, proprio a causa di America che, per chissà quale stupido, strano motivo, aveva sempre sostenuto la tesi che decretava l'insanità mentale di Arthur Kirkland.

- Se fate così, sarà ancora più difficile! -

E non era solo una bizzarra abitudine, quella di abbracciare, fare il sollettico, giocare con quegli amici un po' strani; Inghilterra sapeva bene che si trattava di persone delle quali poteva fidarsi... Di animali... Essere viventi... Pensanti... Inghilterra sapeva bene di potersi fidare di tutti loro.

Quando finalmente fu libero dalla trappola fatta di ali colorate, unicorni e bacchette magiche, Arthur raccolse la valigia ancora adagiata sul pavimento, tentando invano e più volte di sollevarla. Probabilmente, si disse, portare sedici cambi d'abiti, diciannove bombolette di spray al pepe, cinque diversi servizi da thé e l'occorrente necessario per il cucito, era stata una scelta fondamentalmente inutile. Ma capiva, in maniera altrettanto chiara, che rinunciare agli scones era stato un trauma che poteva essere superato solo dal conforto che tutto quell'ammasso di roba superflua poteva dargli.

- Damn. -

Imprecò a voce bassa, quando si rese conto che suddetto bagaglio non sembrava aver la minima intenzione di spostarsi di qualche futile millimetro.

- Andiamo! -

Con uno strattone - e qualche raschio sul parquet lucido della stanza - riuscì finalmente a trascinarlo almeno fino all'ascensore. Ma non si stupì affatto di trovarlo occupato e di aspettare, per circa nove minuti e mezzo, nel corridoio.
Ma se teneva conto che si trattava pur sempre della sua residenza, il tutto avrebbe benissimo potuto apparire bizzarro.

In fondo, non era forse il sogno di ogni nazione scendere sei piani di scale con il manico di una pesante valigia saldamente stretto in una mano ed una maschera ad ossigeno - lui temeva gli aerei - nell'altra? E soprattutto, con la meravigliosa prospettiva di dover atterrare sul suolo americano, ricevere un comitato d'accorglienza pressoché inesistente, sentirsi rivolgere sussurrati insulti e minacce, davanti agli ultimi modelli di aerei o che lo Yunnan produce ancora dell'oppio, aru.

Inghilterra non odiava la America, né la amava particolarmente - all'apparenza. Si poteva definire, la sua, come una sorta di repulsione verso il nuovo continente e tutti i suoi abitanti.

Inghilterra non odiava l'America; avrebbe voluto, ma non ci sarebbe mai riuscito.























E' l'ennesima, lo ammetto. °A°
Ma volevo scrivere una LongFic Us x Uk. La tentazione era forte. °A°
Gli aggiornamenti dovrebbero essere settimanali - salvo imprevisti - visto che ho già le bozze dei primi capitoli.
E... Fine delle comunicazioni. °A°
Vorrei solo assillarvi con altre due paroline di ringraziamento che vanno a tre persone in particolare: Kurenai88, perché se non fosse stato per lei, probabilmente non avrei iniziato a seguire Hetalia - manga e anime. Forse non potrà leggere, visto che a quanto so non ama particolarmente questa coppia, ma mi sento in dovere di ringraziarla. °A°
RedFraction perché... Cioé, non c'è un perché: Kiacchan è Kiacchan e io devo ringraziarla semplicemente per essere Kiacchan. ù___ù Cioé, chi non ringrazierebbe Kiacchan a random? °A°
E in ultimo, ma non per importanza, c'è quel dannato pianista / stalker che, vabbé, io odio con tutta me stessa. °A° Quindi blablabla, non avrai mai quel bacio e l'uccello del Ragazzo delle Piante funziona benissimo blablabla. Ti odio!

E poi... Fine, per davvero. .-.
Alla prossima, ragazzaautoproclamatasiInghilterra.

Fanfiction ~ libera la tua immaginazione

   
 
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