Apparizione piuttosto breve, gente.
Fan fic in cinque capitoli in tutto (tutti
già pronti), ambientata in America, tra Riserva, realtà e orrore.
Intanto Buona Lettura
Oh, la dedico a voi tutti. A Eep intero. Sono
ormai più di due anni e mezzo che scrivo, leggo e recensisco su
eep….
Buona Lettura
Conto
alla rovescia
SasuSaku
Team 7
3
La
bottiglia vuota passava da una mano all’altra, a ritmo di una musica
invisibile.
Sasuke
la osservava senza espressione, gli occhi cerchiati da profonde occhiaie.
La vodka finita sembrava sempre sul punto di
cadere e frantumarsi a terra, ma sul più bello ecco che la mano sinistra
la prendeva, le dita si stringevano sul dorso della bottiglia verde e niente
andava a pezzi.
Se non la sua anima, ovvio.
La gola gli bruciava, secca chiedeva ancora
liquidi.
Lo sguardo di Sasuke lampeggiò in
direzione della cameriera dietro al banco, una ragazza bionda e bianca, stretta
in un vestito viola. Questa battè ciglio e sbuffò.
- Ne vuoi ancora, ne? – disse e da una
mensola dietro a sé afferrò mezzo litro di alcool quasi puro,
presentandolo al cliente con un rumore sordo sul bancone ed un ulteriore sbuffo
di disappunto.
- Cazzi miei – mormorò Sasuke, a
voce bassissima, e velocemente fece cambio di bottiglia, sbattendo quella vuota
sul banco.
- Siete tutti così, voi. Venite qui con
una sete incontrollabile, implorate da bere e poi ve ne tornate fuori sbronzi,
lasciando decine e decine di vuoti e puzzi di alcool di cui io, di cui noi
dobbiamo sbarazzarcene. Bella merda di vita – asserì duramente la
ragazza e con un gesto nervoso sfracellò l’ennesimo vuoto nel
cestino sotto al lavandino.
Sasuke alzò un sopracciglio, le rivolse
un’occhiata disgustata.
- Di che cazzo ti lamenti? Il locale è
tuo o di chi cazzo ne so, tu e quegli stronzi la vendete la roba, se non ci
fosse non la chiederemmo no? – disse e in un sorso trangugiò mezza
vodka. La seconda.
- …mi fate schifo –
bisbigliò la ragazza e facendo sbattere la coda sulla schiena semi nuda
girò le spalle a Sasuke, dirigendosi istintivamente sensuale ai tavoli
per le ordinazioni.
Sasuke la vide sorridere dolcemente ad un tipo
bianco con la coda alta come lei, mezzo stravaccato sulla sedia. Sembravano
conoscersi.
Loro, i bianchi, sembravano conoscersi tutti
in quella cavolo di città.
Era solo lui che non conosceva nessuno; erano
tre giorni che se ne era andato dalla riserva e ancora nessuna faccia
conosciuta all’orizzonte, ma nemmeno lontanamente scura. Solo e soltanto
bianchi.
Ne era stufo, lasciare la riserva si era
rivelata una vera e propria cazzata.
A stento riusciva a ricordare il perché
l’avesse fatto.
Cercò in un altro po’ di liquido
la risposta.
***
Sakura si torturava una ciocca di capelli rosa
– tinti da poco – mentre appariva nella visuale dei suoi due
migliori amici, le persone con le quali era cresciuta.
- Hey ha – salutò
Naruto, il biondo – tinto- dei due e sfoderò il suo solito
affettuoso sorriso di sempre.
- Hey ha –
ricambiò al saluto lei e salutò pure l’altro, il moro, che
quel giorno aveva l’aria più tetra e scazzata di sempre.
- E così l’hai fatto anche tu?
– le disse Naruto e le scompigliò i capelli, spargendo
nell’aria profumo di shampoo.
- Oh sì, era da un secolo che li volevo
così…ma ehy! Perché mi guardate così? Sto male?
– Sakura storse le labbra e riprese a torturarsi una ciocca rosa.
Sasuke la fissava dritta negli occhi,
un’espressione indecifrabile sul volto pallido.
Era l’unico indiano pallido che Sakura
conoscesse.
- No no! E’
solo…strano, ecco. Tanto lo sai, no, che a me piaci comunque –
disse Naruto e fece l’occhiolino. Al che Sakura finse di essere nauseata
ed entrambi poi scoppiarono a ridere.
Era sempre stato innamorato di lei, il biondo.
Una causa persa.
- Così sembri una di loro – asserì Sasuke tutto a un tratto, ponendo fine alle loro risate.
Sakura fece finta di non capire e gli chiese
di ripetere.
- Così sembri una di loro, Sakura
– ripetè Sasuke e per un attimo chiuse gli occhi, come per non
voler vedere qualcosa di fastidioso.
- Cosa cazzo dici? Non sembrerà mai una
di loro! – esclamò Naruto, scaldandosi leggermente, e andò
a dare una pacca sulla spalla del moro.
Sasuke era sempre stato quello con più
problemi, fra i giovani della riserva.
E sì che tutti, lì, avevano a
che fare con storie bruttissime alle spalle.
- Lo sai benissimo che non volevo imitarle – disse quasi in un sussurro
Sakura e lanciò al moro uno sguardo supplichevole.
Non voleva intavolare una discussione,
ultimamente ne avevano fin troppe.
Sasuke era convinto che Sakura si stesse
“Bianchizzando”
o quanto meno che lei cominciasse a ripudiare quel sangue che l’aveva
fatta nascere in una squallida miseria.
Ma Sakura era fiera di essere indiana; e non
per questo tingersi i capelli voleva dire l’incontrario. Era una semplice
sciocchezza, un passatempo, uno…stupido atto di indipendenza.
- Comincio a dubitarne – rispose Sasuke
e di distanziò da lei e Naruto, prendendo a camminare in direzione del
bosco.
- E adesso dove cazzo vai? Avanti, essere
velenoso che non sei altro, aspettaci! – gli urlò dietro Naruto, e
presa Sakura per mano, corse alla volta del suo migliore amico. L’unico.
-
…non mi lascerete mai solo, una buona volta? – domandò
stancamente Sasuke una volta che l’ebbero raggiunto, e rassegnato si
lasciò affiancare. Lei alla sua sinistra, Naruto alla destra.
Lui in mezzo, come sempre. Sembrava sempre che
dovessero proteggerlo, quei due. O non permettergli di fare una qualsiasi
cazzata. Come un bambino, come uno psicopatico.
E solamente perché lui, là
dentro, era quello che aveva gli occhi più aperti di tutti. Vedeva bene
il veleno che attorniava la riserva, lo schifo in cui erano ridotti; ma vedeva
bene anche ciò che erano stati e ciò che erano ancora, conosceva
le tradizioni e cercava di applicarle. Non ammetteva cose da bianchi, non le
tollerava.
I bianchi li tollerava fino a un certo punto,
ma la voglia di prenderli tutti a botte era tanta.
Grazie ai bianchi aveva perso sua madre, suo
padre. Suo fratello invece se ne era andato da un pezzo nel mondo dei bianchi,
lasciandolo solo come un cane all’età di dodici anni.
Da quella volta aveva come amico Naruto,
quest’ultimo pochi mesi dopo l’abbandono di Itachi Uchiha era
venuto a vivere da lui. Entrambi soli, entrambi parte della riserva
però. Sakura si era unita più avanti.
- Cazzo, no! Non ti lasceremo mai mai mai
– fu l’urlo di Naruto che riecheggiò in quelle lande
desolate; come una promessa. La solita in districabile promessa.
***
- Idioti –
Sasuke aprì gli occhi e si
ritrovò a fissare il bancone nero.
Era finito con la testa tra le braccia, mezzo
disteso sul bancone.
Il ricordo era stato così nitido che
aveva creduto di viverci davvero dentro.
Fece fatica a consapevolizzarmi di essere in
città, a un’ora e mezza dalla riserva, in uno dei tanti locali da
bianchi che poi erano tali e quali a quelli alla riserva.
Alzò a fatica il capo e si ritrovò
a fissare la tipa di prima. Ella ora lo osservava compassionevole, quasi. Il
fastidio aveva lasciato un po’ di posto alla compassione.
Sasuke odiava essere guardato a quel modo.
- Ore – gracchiò e si alzò
dalla sedia riuscendo egregiamente a mantenersi piuttosto dritto nonostante
tutto quello che aveva ingurgitato.
- Le due e mezza passate
– sibilò duramente la voce della ragazza e Sasuke sentì un
tocco sul braccio.
Era lei; l’aveva tirato per la camicia.
Quella donna bianca aveva il coraggio di puntare i suoi grandi occhi azzurri in
quelli nerissimi di lui, di sostenere lo sguardo indiano senza apparentemente
avere paura.
Quegli occhi azzurri…Sasuke pensò
che li aveva già visti da qualche parte.
- Ti ho riconosciuto, sai – ri
sibilò la voce, stavolta meno duramente.
Capelli biondi, occhi azzurri e fisico da
modella. O da puttana bianca. Ma quella lì non sembrava proprio una
puttana, quantunque indossasse vestiti striminziti e donasse occhiate
maliziose. Era una donna bianca calata in un certo lavoro, in un certo ruolo.
Sasuke ebbe la nausea di tutto quel pensare.
Non si sopportava quando il perno della sua
mente diventava una qualsiasi donna persona bianca.
Sapeva avere un carattere del cazzo, quando ci
si metteva.
…azzera il cervello, Sas’ke. Gli
diceva spesso Naruto, una volta che mezzi sbronzi varcavano la soglia di casa
Uchiha e si dirigevano al divano.
…nemmeno una bella sbronza ti fa
dimenticare. Sei troppo fissato.
La gola bruciò. Chiedeva ancora
liquido. Sasuke emise un sibilo basso e roco.
- Sei un amico di Sakura – chiosò
la vocina soleva della ragazza.
- E tu come cazzo conosci il suo nome? –
domandò severamente Sasuke e le labbra gli si curvarono automaticamente
all’ingiù nel realizzare che una perfetta sconosciuta aveva in
ricordo il nome di Sakura. Della sua
Sakura.
Tutto questo gli dava un fastidio enorme.
- Quest’inverno, come saprai, è
venuta qui in città a frequentare un corso di
primo soccorso – la donna gli lasciò andare il braccio,
s’appoggiò coi gomiti al bancone.
Senza quella presa Sasuke per
poco credette di piombare culo a terra. Dovette appoggiarsi con una mano
al banco per non cadere.
- E con questo? Sakura non è tipa da
aprirsi a chiunque – inveì Sasuke e nelle sue parole si
sentì una sorta di rivendicazione. Come se Sakura fosse realmente sua,
come se a Sakura avesse dato l’ordine di parlare unicamente con chi
voleva lui.
Però era vero. Sakura era sempre stata
un po’ sua; non in senso fisico, eh. Era una delle poche donne
frequentate con la quale non ci mai fosse andato a letto.
Mai.
Pensare a lei in quel modo era come un tabù; o meglio: lei era indiana, lei
era come lui. Il che rendeva le cose diverse. Non si sarebbe mai permesso di
violare la persona di Sakura se lei non voleva o se il
momento stesso non era quello giusto. Non era mica come con le donne bianche, quelle
che si faceva le notti rabbiose o ubriache, pieno di rabbia e risentimento.
E poi c’’era Naruto.
Quel rompiballe innamorato perso di Sakura.
Come offenderlo ancor più?
Un giorno – forse –
l’avrebbe fatto.
- Ehy, ma mi stai ascoltando? –
Sasuke rimise a fuoco la visuale e
scrutò l’espressione infastidita della ragazza.
Si era perso nei propri pensieri,
un’altra cazzo di volta. Era proprio vero che l’alcol non faceva
per lui.
Si sentì enormemente sciocco ad aver pensato
così tanto a Sakura. Quella ragazza noiosa e priva di carattere.
Tingersi i capelli di rosa: che enorme cavolata.
- Quindi siete diventate amiche? – per poco non sputò nel pronunciare
quell’ultima parola. Una bianca ed una indiana
amiche? Una volta alla riserva erano arrivate per qualche mese dei bambini
bianchi per qualche tempo; Naruto e Sakura si erano timidamente avvicinati,
avevano cominciato a parlarci, ed ogni giorno si recavano alla bella casa dei
bianchi per giocare con loro. Fino a che, un bel giorno, se ne erano tornati a
casa con le lacrime, e i giorni a seguire pure. I bambini bianchi non li
lasciavano giocare con i loro giochi, li usavano, gli facevano brutte cose.
Sasuke fu lì lì per vomitare.
- …bè, in un certo senso
sì, se per amiche intendi lo stare vicino di banco, parlare un
po’, scambiarsi qualche segreto e andarsi a trovare – asserì
con enfasi quasi da bambina la donna e negli occhi le passò un ricordo.
Restò assente per qualche tempo, sotto
lo sguardo incredulo e schifato di Sasuke.
- E che me ne importa? Senti, io devo andare,
non ho né tempo né voglia di stare in compagnia di queste
stronzate – disse Sasuke e annunciò qualche incerto passo verso
l’uscita.
- Sei proprio uno stronzo. Uno stronzo –
inveì la ragazza e tornò a farsi asettica, infastidita, fredda
come la sua bellezza. – E poi dovrei anche chiudere. Sei fuori tempo
massimo –
Sasuke mosse altri passi, barcollò, si
portò le mani alla testa per l’improvvisa fitta.
- Ma come? Se è ancora pieno di gente
– gracchiò guardandosi intorno.
Vedeva un sacco di individui bianchi, tantissimi.
- Cazzo spari? Sei rimasto solo tu – la
voce della donna era sempre più esasperata.
Sasuke non voleva sentirla più.
Velocizzò il passo.
Per fortuna che non aveva finito la seconda
votka. Era andata meglio del solito.
- …che merda di posto –
Mise una mano sulla maniglia e debolmente
stava aprendo la porta del locale quando re udì
quella voce tintinnante e quasi irreale.
- Salutamela,
da parte di Ino. Ino Yamanaka, la barista insoddisfatta –
Sasuke si fermò un istante, stava quasi
per girarsi. Non lo fece. Aprì la porta e uscì nella fredda aria
di fine Marzo.
***
- Allora, che si fa? – proruppe Naruto,
svegliandosi ben bene dal sonno in cui era piombato così ben steso su
quel soffice prato.
Allungò un braccio e andò a
prendere la mano di Sakura, lì affianco.
- Non è il compleanno della Saggia,
oggi? – chiese Sakura pensando alla persona più anziana della
riserva, colei che si diceva avesse conosciuto l’uomo
bianco invasore prima di tutti.
Sakura per un po’ era stata allieva
della Saggia, aveva imparato cose che non aveva mai detto a nessuno, nemmeno ai
suoi due migliori amici. Cose magiche.
- Lo è, in effetti –
concordò Sasuke, facendosi finalmente parte del gruppo. Se ne stava
rannicchiato su sé stesso di fronte a loro, in un angolo di prato che
s’era ritagliato solo e soltanto per lui. Ci aveva sempre tenuto a
mantenere le adeguate distanze dal resto del mondo.
- Non dava una festa? – chiese ancora
Sakura, cercando di ricordare dove avesse sentito la storia del compleanno di
Vecchia Saggia. Molto probabilmente al supermercato dove lavorava come cassiera
visto che lì passavano un sacco di informazioni. Spesso inopportune.
- Se non ricordo male Kiba mi ha detto che la
fanno nella sede del Consiglio – disse Naruto, riportando alla mente le
parole del suo compagno di lavoro alle poste – un lavoraccio senza
soddisfazioni alcune – ed un guizzò gli
passò negli occhi più chiari degli altri due mentre pensava ad
una festa.
Nonostante tutto il suo animo giocoso non
riusciva mai a morire del tutto.
- Stasera – aggiunse Sakura, ormai certa
della notizia.
Lo aveva sentito da un vecchio amico di
Vecchia Saggia, una volta che era entrato in compagnia di uno sbronzo nel
supermercato quasi ad ora di chiusura. I due avevano parlato appunto di Vecchia
Saggia.
Jiraya l’eremita era un amico storico di
Vecchia Saggia, ne avevano viste e passate di tutti i colori entrambi. Solo che
l’una era riuscita a farsi forza e non crollare nella perdizione,
l’altro invece aveva fatto dell’alcool la sua buona dose di
dimenticanza.
A Sakura bruciavano sempre gli occhi a pensare
a quanto la riserva, ogni riserva, fosse piena di
indiani ubriaconi.
Anche suo padre lo era stato, poi quando sua madre se ne era andata aveva smesso di punto in bianco. Uno dei
pochi.
- Andiamo? Tu ci devi andare, Sakura, sei
stata sua allieva! – disse con sana enfasi Naruto e subito fu in piedi, a
stiracchiarsi per bene e a guardare l’orizzonte in tramonto di
quell’ennesima domenica piatta dell’anno.
- Col cazzo – asserì Sasuke,
scuotendo più volte il capo e ritirandosi di più in sé
stesso, neanche fosse un bambino capriccioso o timoroso di chissà che.
Le feste gli piacevano fino a un certo punto;
erano tradizione, certo, ma erano anche occasione per sbronzarsi.
E a lui quel giorno non andava di sbronzarsi.
- …guarda che la pepsi ce l’hanno, Sas’ke – gli corse in aiuto
Sakura veggente come una vecchia indiana, e alzatasi corse da lui a tendergli
una mano.
Sasuke sgranò gli occhi: quella ragazza
lo conosceva troppo.
Le lanciò un’occhiata sospettosa
mentre accettava la mano e si alzava.
- Andiamo, o faremo tardi. Volete che
finiscano le scorte di cibo prima ancora che arriviamo? – detto questo
Naruto si avviò lungo la strada polverosa del centro che si vedeva in lontananza,
uscendo dal piccolo bosco.
Sakura ci mise un po’ prima di decidersi
a lasciare la mano a Sasuke. A lungo lo aveva guardato negli occhi, alla
ricerca di qualcosa. Era sempre alla ricerca di quel qualcosa che lo rendeva
così, Sakura. Era sempre alla ricerca di quel qualcosa che lo avrebbe
allontanato da lei.
Aveva paura di perderlo, una grande paura.
- Vieni – sussurrò piano e lo
precedette, conscia di essere guardata alle spalle.
Sasuke sbuffò, rassegnato.
La mano che aveva stretto quella di Sakura
bruciava ancora.
***
CONTINUA
Dopo aver letto certe cose non potevo proprio non scrivere qualcosa.
Era più forte di me.
E così è nata questa breve
storia…
…che spero vi piaccia e vi faccia
emozionare almeno un po’.
Ho cercato di rendere il tutto il più
realistico possibile, senza per questo sforzare la mano.
Prossimo
aggiornamento: 22/10/09
(salvo complicazioni). Lo dichiaro ora così avete la certezza (almeno
stavolta!vista la mia pigrizia e compagnia bella xD) che posterò tutti i capitoli ^^”.
Grazie infinite a chi dedicherà una
piccola parte del suo tempo a leggere e/o recensire <3
A presto
Terrastoria (influenzata)