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Autore: Evilcassy    21/10/2009    3 recensioni
No… Alisa amava davvero. Soffriva realmente. Soffriva quando lo vedeva interessato ad una donna fatta di carne e sangue. Quando si mordicchiava il labbro inferiore mentre osservava l’agonia dell’assassina, quando si rendeva conto di non essere abbastanza perfetta, come una donna vera e propria. Una Shot basata su un Missing Moment di Two Pairs of Chilling Eyes... dedicato a tutte le persone che l'hanno recensita! (LarsXAlisa)
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Chilling Saga'
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Una Chilling Missing.

 

Avrebbe dovuto odiarlo.

Avrebbe dovuto – e voluto – picchiarlo selvaggiamente, ucciderlo, strappargli quel cuore che lui aveva giurato, fosse dedicato a lei.

A lei che era, alla fine dei conti, un ammasso di latta. Un androide, finemente costruito, un miracolo della tecnica, che poteva imitare reazioni e sentimenti umani.

Imitare?

No… Alisa amava davvero. Soffriva realmente.     

Soffriva quando lo vedeva interessato ad una donna fatta di carne e sangue. Quando si mordicchiava il labbro inferiore mentre osservava l’agonia dell’assassina, quando si rendeva conto di non essere abbastanza perfetta, come una donna vera e propria.

 

“Non fa nulla, piccola mia. Io ti amo comunque.” Le ripeteva, accarezzandole le mani sottili, portandosele alla bocca, baciandole le dita agili, sorridendole rasserenante, facendo svanire per un istante i suoi crucci, la consapevolezza che era pressoché impossibile, per un umano, fare l’amore con un freddo cyborg, provare qualcosa, sentire calore, desiderio, passione per un involucro di circuiti e chips.

 

E lo amava, quando lui la baciava, la chiamava piccola, le diceva che era buffa, e che si poteva fidare solo di lei. Quando giocherellava con i suoi capelli rosa, definendoli unici , quando sembrava apprezzare la sua innocenza e le regalava con i suoi baci l’imitazione di un brivido.

E come una donna vera, si illudeva, sognava, lo attendeva, si fidava.

Illusa. E stupida.

La perfetta imitazione di un’umana.

E invece di odiare Lars Alexandersson, odiava sé stessa.

 

Quando attaccarono la base, localizzò Lars. Qualcosa dentro di sé, forse un piccolo congegno, forse un circuito, si era rotto, quando i suoi chip si erano accorti che Lars era nella cella di Nina.

Come una donna vera aveva avuto un presentimento.

E quando aveva aperto la porta di metallo si era sentita andare in tilt.

“LARS!” Non aveva lacrime da versare. Ma piccole scariche elettriche si liberavano tra i fili rosa dei suoi capelli. “Come hai potuto!”

E lui, da uomo, si era alzato dalla brandina dove Nina Williams giaceva, prossima alla morte, il camice slacciato, salvata dall’ultima umiliazione grazie alla gelosia di un robot.

“Non è come pensi!”

“Mi hai tradito!”

“No, non è vero!”

I rumori della battaglia, le esplosioni, non esistevano più. C’era solamente qualcosa di sordo e pesante dentro di sé, qualcosa che se fosse stata umana avrebbe definito dolore.

Si voltò per scappare, ma la presa dell’uomo la trattenne. “Piccola, ne discutiamo dopo, ora dobbiamo andarcene.”

“Io non scappo con te!” Gli aveva risposto, quasi come se fosse il capriccio di una bambina, con la sua voce più acuta del solito. Lars non aveva lasciato il suo braccio, iniziando a correre dalla parte opposta a quella da dove provenivano i rumori degli intrusi.

Arrivarono all’ultima stanza, un laboratorio da cui si poteva accedere ad un passaggio segreto. Le voci dei nemici erano sempre più vicini. Lars aprì il varco, cercando di spingere Alisa verso di esso, senza riuscirci.

Alisa, dobbiamo scappare, forza!”

L’androide scosse debolmente la testa. Aveva basato la sua esistenza sull’amore (si, l’amore, non la sua imitazione!) che provava per Lars, ed ora, appurato che la sua fedeltà e la sua fiducia erano stati calpestati, si rendeva conto davvero di cosa potesse essere per lui.

Un’arma.

Pericolosa, da tenersi buona, amica. Per sfruttare al momento opportuno.

Che sentimenti possono scuotere un cyborg?

 

Se avesse avuto il dono delle lacrime, avrebbe pianto disperata.

Alisa!” la richiamò Lars, una nota d’angoscia nella voce.

Lei lo prese per mano. “Perché?” domandò.

“Non mi sembra il momento più opportuno per…

“Dimmi PERCHE’!”

Lars le accarezzò la guancia. “Piccola, lei per me non è nulla, era solo… uno sfizio, ecco, possiamo definirlo tale.”

“Tradire la persona che dici di amare è uno sfizio?”

“No, no. Alisa, hai ragione, io ti chiedo scusa…” cercò di convincerla accarezzandola, ma lei fu irremovibile.

Le voci concitate degli intrusi erano proprio al di là della porta di metallo. Lars la fissò allarmato.“Almeno colpisci i nemici, cazzo!”

 

Un’arma.

Una bambola.

E nulla più.

 

“Certo” rispose. Si toccò la base del collo, per poi posare i suoi occhi vitrei in quelli di Alexandersson. Serrò la morsa attorno al suo polso, per non lasciarlo scappare, mentre lui assumeva un’espressione attonita, incredula.

Non stava capendo.

Alisa vedeva il mondo rosso. Avrebbe avuto la sua vendetta sul traditore, come una donna vera.

 

“Autodistruzione attivata”

 

 

Questo è un Regalo, una SURPRISE! Dedicata a Angel Texas Ranger, a MissTrent, Krisalia, Sackboy97 e Nila Gor_kj, fedeli lettori e recensori di Two Paris of Chilling Eyes.

Ieri sera mi è balenata in mente questo Missing Moment, tratto proprio dalla FF sopracitata.

Spero sia di vs. gradimento!

EC.

   
 
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