La vacca
E te ne stai lì, seduta a contemplare il vuoto.
Vuoto vuoto vuoto.
Vorresti diventare invisibile. Anzi. Scomparire senza lasciare traccia.
Ma non puoi. Legata da fili invisibili, sei costretta a restare.
E a vivere.
Vita-non vita.
Ce l’hai messa tutta, davvero. Essere più in tutto, più bella, più simpatica, più finta.
Ti hanno riso in faccia.
Allora hai deciso di lasciarti andare, ma giusto un po’, e pensare che erano tutti stronzi. Ti hanno chiusa in una gabbia da cui non esci.
Non puoi uscire dalla gabbia quando tutti ti hanno reclusa lì, ferma, obbediente, disgustosa.
Alla fine, ti è quasi piaciuto restare
Nel chiuso rassicurante della gabbia.
E i giorni sono trascorsi
E sei cresciuta
Strabordavi, con
Le tette grosse
I brufoli
Il culo enorme.
L’hai presa come una punizione per il tuo comportamento.
Allora hai pensato che…
Se avessi smesso di mangiare…
tutti ti avrebbero ricoperto di attenzioni.
Amore amore amore, ti avrebbero soffocata.
Così i giorni sono passati
I piatti più vuoti
Le scuse ai tuoi genitori
Il giro-vita che si stringeva…
Ti elettrizzava.
E sempre debole e la testa tra le nuvole
Ma anche impegnata nell’ossessione di contare le calorie
Pian piano la forza di vivere ti ha lasciato
Stronzi! Tutti strnzi sono!
Ma ti avrebbero amato se solo…
Non fossi stata una lurida, schifosa vacca.
Eccola lì, davanti lo specchio,
una vacca a cui cadono tutti i vestiti e sembra che la pelle voglia far a cambio di posto con le ossa.
Stordita, schifata, sventrata
Tutto lo schifo del mondo è lì, oltre lo specchio.
E ti ritrovi lì, davanti al camino, a contemplare il vuoto.
A sentire freddo, davanti al fuoco.
Hai tentato. Ci hai messo tutto l’impegno del mondo, davvero.
Non ne vale la pena.
La vita non fa per te.
E il tempo è passato, e mentre tutti mentivano dicendoti che eri magra da far schifo, hai sentito
uno strano colpo al petto
Tum.
Tum.
Tum.
E cadevi, e il mondo cambiava di posto
E il tuo cuore che stanco moriva, affamato di amore e di cibo.