Film > Basil l'Investigatopo
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Autore: Bebbe5    06/11/2009    4 recensioni
Rattigan è tornato in azione e tocca di nuovo a Basil sconfiggerlo. Ci riuscirà anche stavolta? Per tutti i fan dell'argomento. [capitoli e titolo modificati e corretti]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autrice: allora, ci ho messo troppo? Ci ho messo poco? L’ultimo capitolo è stato davvero così scadente? No perché, a parte l’aver notato un visibile calo di lettori, mi sono anche accorta di aver ricevuto un’unica recensione per questo capitolo. Può anche darsi che la gente non abbia tempo di lasciarmi una recensione, però la cosa mi ha demoralizzato non poco. Vabbè dai, speriamo che vada meglio con il prossimo.

 

ANGOLO DELLE RECENSIONI:

 

BELLIS: Fortuna che ci sei te a lasciarmi sempre un bel commento. Lo so, sono diabolica a lasciare tutto così: evidentemente la mia idea non è stata molto gradita. Beh, pazienza. Cosa succederà? Scoprirai tutto in questo capitolo (sempre che tu abbia la pazienza di leggerlo).

 

Buona lettura.

 

Capitolo 15

 

Un uomo, con una bottiglia di sherry in mano e le guance rosse per la sbornia appena presa, stava camminando tranquillamente per la strada che costeggiava il fiume. Ogni tanto tracannava un sorso dalla bottiglia, certo che, a lui, l’alcool non avrebbe dato più noie di un bicchier d’acqua.

All’improvviso sentì uno scalpiccio poco lontano, lungo la strada nebbiosa alle sue spalle. Si voltò, ma non vide nessuno.

Guardò dubbioso la bottiglia di liquore che teneva in mano, non più tanto sicuro che non avesse effetto sulla sua psiche.

Ad un certo punto, vide correre lungo la strada a pochi metri da lui un bastardino bianco e marrone. Non fu tanto quello a convincerlo dell’ effetto negativo che lo sherry

procurava sul suo organismo, quanto il fatto che, a cavallo, o meglio, alle redini dell’animale, c’era quello che sembrava un topo vestito di tutto punto.

Quella visone durò pochi secondi, poi la strana coppia sparì nella nebbia.

L’uomo rimase stordito per qualche istante poi, dopo una veloce occhiata al contenitore di vetro stretto tra le sue dita, lo gettò nell’acqua del Tamigi, decidendo all’istante di smetterla con il vino e promettendosi di trovare un modo di conoscere meglio la ragazza intravista la mattina stessa al mercato.

 

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“Più veloce Ugo! Più veloce!”

 

Per quanto Basil continuasse a spronare Ugo e per quanto il cane cercasse di correre il più velocemente possibile, all’investigatopo sembrava sempre che procedessero troppo lenti e che la Torre di Londra fosse sempre più lontana.

 

Si era lasciato accecare ancora una volta. La rapina alla Banca era solo un diversivo per mascherare un furto ancora peggiore: quello dei gioielli della corona, contenuti nella fortezza che un tempo era stata una prigione.

 

Spronò ancora una volta il povero cane, che ormai stava esaurendo tutte le energie. Finalmente, dopo aver svoltato un altro angolo, eccola lì, la Torre di Londra.

 

Il suo primo istinto fu quello di fiondarsi all’interno dell’edificio insieme ad Ugo, ma invece, fece frenare bruscamente il cane e lo fece arretrare, nascondendolo dietro l’angolo da cui era appena arrivato. Davanti alla Torre non c’erano delle normali guardie come si era aspettato, ma degli scagnozzi di Rattigan. Chiedendosi se all’interno dell’edificio avrebbe trovato proprio il suo nemico in persona (ne era quasi certo, data la presenza del dirigibile che galleggiava nell’aria sopra di lui), decise di scendere dal suo “mezzo di trasporto” e di mormorargli:

 

“Ora Ugo, stai qui seduto. Tornerò presto ed avrò ancora bisogno di te. Riposati.”

 

Dopo di che, si avviò con fare tranquillo verso l’ingresso della Torre. Non aveva un piano preciso e perciò aveva deciso di fidarsi del suo istinto.

 

Quando i topi (quattro per l’esattezza) lo scorsero, scattarono immediatamente in piedi:

 

“Ehi, tu! Gira a largo se non vuoi rogne!” gridò uno, brandendo un bastone.

 

“Mi dispiace di dovervi deludere signori, ma io entrerò, con o senza il vostro permesso.” Rispose con calma Basil.

 

“Ehi, ma io lo conosco!” esclamò un altro.

 

“Già, è quel maledetto detective di Baker Street!” disse il terzo.

 

“Avanti, chi è il primo?” mormorò Basil con un sorrisetto stampato in faccia.

 

Cominciò una lotta furibonda: in un paio di secondi, i primi due scagnozzi che attaccarono l’investigatopo furono messi al tappeto, o meglio, si misero al tappeto, poiché Basil si era abbassato mentre loro tentavano di colpirlo contemporaneamente con i propri bastoni, sferrandoseli di conseguenza addosso a vicenda.

Gli altri due portarono via un po’ più di tempo all’investigatopo. Riuscì a scagliare un pungo in faccia a ciascuno dei due, facendoli cadere a terra, ma entrambi si rialzarono rapidamente. Uno afferrò il detective da dietro, bloccandolo. L’altro tentò di colpirlo, ma Basil gli sferrò un calcio, facendolo nuovamente finire a terra, poi fece una pressione sui polsi di colui che l’assaliva da dietro, facendogli mollare la presa sulle sue braccia. Mentre questi si preparava ad attaccarlo nuovamente, il detective afferrò uno dei bastoni dei malviventi e lo scagliò sulla testa del suo assalitore, mettendolo fuori combattimento. Fece poi la stessa cosa con il quarto assalitore, che aveva recuperato la lucidità dopo il calcio ricevuto.

Quando anche l’ultimo scagnozzo fu a terra svenuto, Basil rimirò il suo operato.

 

“Ah, il buon vecchio baritsu! Torna sempre utile. Se solo si ubriacassero un po’ di meno, ci avrei trovato anche più gusto.” Disse.

 

Volse poi lo sguardo verso la cima della Torre:

 

“E ora, a noi due.” Mormorò, prima di correre all’interno dell’edificio.

 

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 Intanto a Baker Street

 

“Signore, lasciateci entrare, rendiamo tutto più semplice.”

 

Mentre gli scagnozzi di Rattigan tentavano di entrare al 221/b di Baker Street, all’interno della casa Cornelia, Elizabeth e La signora Placidia stavano cercando di barricarsi dentro meglio che potevano: oltre alla serratura a doppia mandata, c’era una sedia sotto la maniglia, un catenaccio ed il peso delle tre donne.

 

“Cornelia, che facciamo?” chiese una terrorizzata Elizabeth.

 

“Ci sto pensando, dammi un secondo.” Rispose l’attrice, nervosamente.

 

“Non per metterle fretta signorina, ma hanno appena sfondato la serratura.” Le fece presente la governante.

 

“Va bene, ho un’idea, procuratevi una qualche arma ed andate al piano di sopra. Di corsa.”

 

Le due donne si affrettarono ad eseguire. Proprio quando, munite la governante del suo matterello di marmo ed Elizabeth di un attizzatoio, stavano salendo le scale, Cornelia gridò:

 

“CORRETE IN CANTINA, CHIUDETEVICI A CHIAVE.”

 

La signora Placidia ed Elizabeth si fermarono a metà scala, stranite. Cornelia, fece loro cenno di proseguire per la loro strada. Sempre più confuse, fecero come l’attrice diceva. Una volta che furono sparite al piano superiore, Cornelia lasciò perdere la difesa della barricata e corse accanto alla porta della cantina. Tolse la chiave dalla porta e la chiuse semplicemente. Dopo di che si nascose dietro un angolo vicino alla cantina ed attese.

In pochi minuti, gli uomini che le avevano assediate fino a quel momento riuscirono a sfondare la porta e a fare irruzione nella casa. 

 

“Forza ragazzi, giù in cantina! Prendiamole!”

Da dietro l’angolo, Cornelia riuscì a vedere tre brutti ceffi, armati di corda, che corsero verso la cantina, senza nemmeno darsi pena di controllare le altre stanze.

 

‘Che banda di idioti.’ Pensò Cornelia ‘Non si sono nemmeno chiesti perché la porta si è aperta con tanta facilità.’

Si aspettava che tutti e tre entrassero in cantina, ma il terzo rimase sulla porta.

 

“Resterò qui per evitare che scappino.”

 

‘Ah, un briciolo di intelligenza c’è’ si disse Cornelia, avvicinandosi cautamente all’individuo, portandosi alle sue spalle. Gli toccò leggermente la spalla e questo fece appena in tempo a scorgere un accenno del volto dell’attrice, prima di ricevere una forte spinta che lo fece capitombolare giù per la ripida rampa e travolgere i suoi compagni.

Cornelia non perse tempo a controllare quanto di intero fosse rimasto dei malviventi e chiuse la porta a chiave, bloccandola anche con un’asse di legno.

 

“Ecco fatto, ora starete lì dentro fino a quando arriverà la polizia” disse battendosi le mani compiaciuta.

 

“Oh, loro staranno qui, ma lei signorina verrà con noi.” Cornelia si raggelò.

 

 Ora era lei l’idiota.

 

Non aveva pensato che ci potessero essere altri scagnozzi in agguato, non le era neanche passato per la mente.

Quando si voltò, vide davanti a sé altri quattro topi, che la guardavano con aria malevola.

 

“Beh, che dire signori? Mi sento onorata ad avere una scorta così numerosa. Il vostro capo forse riteneva che tre di voi non fossero sufficienti per una povera ragazza indifesa?” replicò lei cercando di farli innervosire.

 

“A quanto pare aveva ragione, giusto?” rispose quello che le aveva parlato poco prima.

“Forza, ora venga con noi senza fare troppe storie e vedrà che nessuno si farà del male.”

 

“E se per caso rifiutassi?”

 

“Sarebbe di certo la persona più stupida di questo mondo.”

“Qui gli stupidi invece mi sembrate voi. ORA!!”

 

Dalle scale spuntarono un mattarello di marmo ed un attizzatoio che colpirono violentemente due dei malviventi.

Mentre Cornelia parlava, la signora Placidia ed Elizabeth erano scese e, silenziosamente, si erano portate alle spalle della banda ed avevano colpito con tutta la loro forza.

 

Ciò che seguì a quell’azione fu un vero e proprio putiferio: i due malviventi rimasti in piedi rimasero intontiti per un secondo, al vedere i loro compari a terra e Cornelia scelse di approfittare di quel secondo per saltare addosso ad uno dei due, colpendolo, graffiandolo, mordendolo fino a farlo cadere a terra.

L’altro non ebbe una sorte migliore, trovandosi a lottare contro due donne armate e per di più molto agguerrite. Afferrò un bastone e cercò di difendersi come meglio poteva. In pochi secondi era a terra anche lui a cercare disperatamente di difendersi dai colpi che gli venivano inferti dalle due donne.

Quando perse i sensi, Elizabeth e la signora Placidia si rialzarono da terra appena in tempo per vedere Cornelia sferrare un ultimo colpo all’altro quasi-rapitore e rialzarsi da terra.

 

“Abbiamo fatto davvero un bel lavoro.” Disse ripulendosi la gonna dalla polvere.

 

“Mai provocare delle donne, specie se munite di armi micidiali come il mio mattarello.” Le rispose la governante.

 

“Ho visto il colpo che ha sferrato. Spero solo che non abbia ucciso il poveretto che l’ha ricevuto in… ELIZABETH, SPOSTATI!!!” gridò improvvisamente l’attrice.

 

Durante la lotta, la dottoressa era finita accanto alla porta della cantina. Porta che, senza che le donne se ne accorgessero, si era aperta silenziosamente, lasciando passare uno dei tre malviventi che Cornelia credeva di aver messo fuori gioco. Il tizio era riuscito a forzare la serratura ed ora aveva afferrato Elizabeth, puntandole un coltello alla gola.

 

“Bene, bene, bene. Ora chi ha il coltello dalla parte del manico?” disse ghignando.

 

“Lasciala andare, farabutto.” Gli ordinò Cornelia con gli occhi che mandavano scintille.

 

“Lo farò, certamente, ma lei dovrà venire con me signorina, altrimenti….” Le rispose lui, stringendo leggermente la presa attorno alla dottoressa.

 

La mente dell’attrice lavorava frenetica, alla ricerca di una soluzione. Dopo un po’, però, abbassò lo sguardo rassegnata e disse:

 

“Va bene, ti seguirò.”

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FINE DEL CAPITOLO

 

Eh sì, termina proprio qui. Avevo paura che il capitolo venisse troppo lungo e che vi stufaste di leggerlo. Non temete, aggiornerò presto, ho già pronta parte del prossimo capitolo. Cosa succederà a Basil? E a Cornelia? Si accettano scommesse.

Beh, allora fatemi sapere cosa ne pensate, ma fatelo davvero.

A presto

Bebbe5

 

 

  
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