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Autore: Himechan    11/11/2009    8 recensioni
Un uomo, prima di scomparire nell'Elisio dei Cavalieri, torna bambino, per pochi istanti, accanto al fratello ritrovato.
TERZA CLASSIFICATA AL FLASH CONTEST INDETTO DA ADDISON89
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leo Aiolia, Sagittarius Aiolos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccolo tributo ai miei due fratellini d’oro del cuore.
I pensieri volano, prima di dissolversi per sempre.

Scritta sulle note di Paolo Buonvino “Da bambini”.

Un Uomo, prima di scomparire nell’Elisio dei Cavalieri, torna bambino, per pochi istanti, al fianco del fratello ritrovato.

Dedicata a iomy, a Rosu e al piccolo grande Shishi.
                


                                                                               

                                                                                IL BAMBINO NEL VENTO

                                                                                                         

                                                                                                                                                                                                     

                                                                                                                                                                                                         Mi domando, disse,

                                                                                                                                                                                                    se le stelle sono luminose
                                                                                                                                                                                                      perché un giorno, ognuno,
                                                                                                                                                                                                      possa trovare la propria.

                                                                                                                                                                                            Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince
                                                                                                                                                                                   







Siete qui, ora, di nuovo, insieme, come tanto tempo prima, e tu lo senti il Suo Cosmo, che non è mai stato tanto vicino al tuo come adesso, di fronte al tempo e a quel Muro che non ti permette di dire più niente. Solo agire, perché il tuo dovere di Cavaliere di Atena questo ti impone.
Ma Lui lo sa che il tuo cuore ha compreso e perdonato il dolore di una infanzia senza gioia.
Lui sente che la tua anima non piange più, e ora siete di nuovo vicini, uno il braccio dell’altro, un’ultima volta, ancora, insieme.
Non più Cavalieri.
Fratelli.
Solamente.
Il Fratello che credevi perduto per sempre, in una notte senza stelle, ora l’hai ritrovato, ed è lui stavolta ad infonderti quel coraggio e quella fiducia che avevi seppellito nel cuore, per anni.
Quella fiducia che credevi malriposta nell’uomo che fino a quello che credevi tradimento, era il tuo eroe, la tua roccia, il tuo amore e la tua forza.
E ora lui è qui, con te, e per te: lo sguardo fiero, nobile, altero, tanto simile al tuo, non l’hai mai dimenticato.
Lui come la tua immagine riflessa nell’azzurro cristallino dell’Axios in cui bambini già grandi giocavate alla lotta, a chi era il più forte tra voi, e tu lo sfidavi quel giovane uomo con la tua adorabile sfrontatezza di piccolo leone che voleva diventare presto Cavaliere.
Hai sempre avuto fretta di crescere, tu, piccolo uomo con un peso tanto grande nel cuore.
Fratello di un traditore, ti ripetevano continuamente, e il tuo cuore sanguinava a quel pensiero più grande di te, a quell’identità che non ti apparteneva.
Perché nella parte bella e segreta lo sapevi cosa era verità e cosa menzogna. Anche se nel tuo cuore diviso e tormentato dal dubbio più grande credevi non ci fosse spazio per comprensione alcuna, anche quando l’oscurità più infima e spietata aveva rapito il tuo pensiero, serbavi ancora in te una stilla di luce, nascosta e inconsapevole al tuo animo straziato.
Tu hai lo stesso sangue, la stessa carne, lo stesso spirito indomito, fiero, nobile, lo stesso spirito di appartenenza a quello che era il tuo dovere.
Scritto nelle stelle il tuo destino: Cosmo brillante e potente il tuo, fin da quando eri piccolo bambino inconsapevole del tuo futuro e già destinato ad un cammino luminoso e importante.
Una stella dorata dal bagliore accecante è il tuo Cosmo, già in te quando sei venuto al mondo, una luce abbagliante destinata a spegnersi presto, come il sole che muore all’orizzonte, ma che lascia prima di andarsene ancora un po’ del suo tepore. E tu quel calore lo senti sulla tua pelle, come fuoco che brucia, fino ai limiti estremi della tua costellazione.
Il destino di un Cavaliere è non sapere se vedrà il domani, ma tu ne sei consapevole, e una stella che cade prima delle altre è forse ancora più splendente: solo a pochi eletti è dato vedere la luce degli dei, e raggiungere con essi la pienezza del Cosmo.
Tu ora sei quasi un Dio, e lo sai, come tuo fratello, pronto a scoccare la Freccia Sacra.
Lo stesso gesto che gli hai visto fare tante volte quando bambino ti portava con sé alla caccia agli orsi del Taigeto, e osservavi a bocca aperta il tuo eroe che con braccio saettante faceva partire il colpo, unico e preciso, con un sibilo silenzioso che ancora ti fischia nelle orecchie.
Sono passati anni, ma quel fischio lo senti ancora.
Inconfondibile, immutabile, inarrestabile.
Tu ritorni bambino del Taigeto, un attimo ancora.
Prima di scomparire per sempre nell’Elisio dei Giusti.
E lo senti ancora quel profumo di muschio selvatico, e quel tepore sulla pelle quando facevate il bagno nell’Axios e poi vi stendevate al sole ad asciugarvi, tra una risata e l’altra, piccoli déi inconsapevoli della vostra forza e della bellezza rifulgente.
Lo senti ancora il profumo degli olivi delle dolci pianure di Atene e del sapore dolciastro dell’uva che rubavi tra i filari di vite, e ti pare  quasi di vedere ancora i palmi delle tue mani sporche di mosto scarlatto, tanto simile al sangue dei nemici uccisi in battaglie che non ti appartenevano, e di cui ti sei macchiato senza sapere perché.
I ricordi della tua infanzia si rincorrono veloci come acqua che scorre, rapida, come la brezza che ti accarezzava i soffici capelli color del grano maturo mentre correvi e correvi a perdifiato, selvaggio, ridendo felice, scappando, nel vento, nascondendoti tra gli alberi, saltellando tra la vegetazione, calpestando a piedi nudi l’erba bagnata dalla rugiada del primo sole, tu, piccolo leone che ancora non conosceva il dolore dell’abbandono più grande.
Tu che una volta, seduti sulla riva del fiume, le gambette penzoloni, giocando a chi lanciava più lontano piccoli sassi, a fior dell’acqua vorticosa, chiedesti a tuo fratello se potevate comunicare attraverso quello che lui ti aveva spiegato essere un potere straordinariamente grande, che solo in pochi possiedono.
Quei pochi eletti, ti confessò, erano i Santi di Atena.
E quel potere tanto grande e splendente che custodivi in te si chiamava Cosmo.
Ma tu eri piccolo, e non sapevi ancora come gestire quell’immenso potenziale che serbavi in un corpo tanto fragile all’apparenza.
Non potevi ancora sapere che la costellazione del Leone ti apparteneva già, e che il tuo destino era una scia luminosa destinata a splendere nell’Olimpo degli dei.
Tu allora eri solo un bambino e non capivi neanche cosa significasse quella strana parola.
Cosmo.
Ma Aiolos, paziente, ti spiegò che quello era ciò che faceva la differenza tra un uomo normale e un semidio.
Un Saint.
E Tu lo eri già.
Come lui, del resto.
E bruciandolo lo avevi toccato, seppur per un istante, un solo brevissimo istante quel cosmo tanto più potente e sviluppato, eppure così simile al tuo.
Il Cosmo del Sagittario plasmato al tuo, per la prima volta.
Era stata una sensazione eccitante, elettrizzante, che ti aveva riempito il cuore di orgoglio e di felicità per quell’appartenenza inaspettata eppure così a lungo desiderata.
Perché tu, da sempre, avresti voluto essere come lui.
E lui solo.
Il tuo esempio più grande. Mentore e guida.
Tuo conforto.
Tuo pari.
“Siamo uguali adesso!” esclamasti deliziato e orgoglioso per quella straordinaria scoperta, prendendogli le mani nelle tue, gli occhi azzurrissimi brillanti di fierezza e di gioia.
E da quel momento era stato quello il vostro modo di comunicazione privilegiato.
Tra miglia e miglia, a separarvi, una vita intera, qualcosa di sacro e inviolabile era sempre lì ad unirvi indissolubilmente. E dove c’eri tu, a rischiare la tua stessa vita, tra nemici spergiuri e battaglie infami, c’era anche tuo fratello.
 E tu con lui.
Mai le distanze vi avevano separato. Mai più la paura dell’abbandono ti aveva sfiorato, sebbene avevi creduto a lungo di non meritare, per la vergogna, il rispetto di nessuno.
Nemmeno quando il dolore ti aveva fatto disprezzare tutto ciò che era bene, e giustizia e fede negli ideali, il tuo cuore puro e giusto era riuscito a odiare l’altra faccia della stessa medaglia.
Neppure quell’accusa infamante.
Neppure una guerra sacra.
Neppure la morte.
Non più dopo che tu avevi capito che Atena era con te e con quel fratello rinnegato troppo a lungo.
Perché sapevi che lui c’era. E c’era sempre stato.
Fin dal principio.
E neanche dall’Elisio la sua voce aveva smesso di parlarti, e incoraggiarti, e il suo Cosmo, dolce e al tempo stesso implacabile, proteggerti.
Adelphòs.
Fratello.
Goccia a goccia il tuo sangue nel suo.


E le tue lacrime erano le sue quando avevi capito l’errore che ti aveva distrutto le certezze della giovinezza.
Ma i Cavalieri di Atena non piangono mai.
E tu lo sai.
Te lo ripeteva sempre il tuo nobile e adorato fratello, arruffandoti i riccioli di miele, quando la tristezza si impadroniva del tuo piccolo cuore tormentato.
Tante volte avevi represso quelle lacrime. Credendo di essere indegno di versarle anche solo per un attimo. Debole e sporco ti sentivi nell’esprimere il dolore che ti lacerava la carne e lo spirito colmo di angoscia. Perché fratello di un traditore.
Ma adesso Aiolia puoi piangere. Sai che nessuno riderà delle tue lacrime.
Non più.
Non hai più da temere , bambino nel vento.
Perché Aiolos, stavolta, un’ultima volta assieme, è qui.
Di nuovo.
Con te.


            


                                                                                            Fine
   
 
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