Un uomo, prima di scomparire nell'Elisio dei Cavalieri, torna bambino,
per pochi istanti, accanto al fratello ritrovato.
TERZA CLASSIFICATA AL FLASH CONTEST INDETTO DA ADDISON89
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leo Aiolia, Sagittarius Aiolos
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Piccolo tributo ai miei due fratellini d’oro del
cuore.
I pensieri volano, prima di dissolversi per sempre.
Scritta sulle note di Paolo Buonvino “Da
bambini”.
Un Uomo, prima di scomparire nell’Elisio dei Cavalieri, torna
bambino, per pochi istanti, al fianco del fratello ritrovato.
Dedicata a iomy, a Rosu e al piccolo grande Shishi.
IL
BAMBINO NEL VENTO
Mi domando, disse,
se le stelle sono luminose
perché un giorno,
ognuno,
possa trovare la propria.
Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince
Siete qui, ora, di nuovo, insieme, come tanto tempo prima, e tu lo
senti il Suo Cosmo, che non è mai stato tanto vicino al tuo
come adesso, di fronte al tempo e a quel Muro che non ti permette di
dire più niente. Solo agire, perché il tuo dovere
di Cavaliere di Atena questo ti impone.
Ma Lui lo sa che il tuo cuore ha compreso e perdonato il dolore di una
infanzia senza gioia.
Lui sente che la tua anima non piange più, e ora siete di
nuovo vicini, uno il braccio dell’altro, un’ultima
volta, ancora, insieme.
Non più Cavalieri.
Fratelli.
Solamente.
Il Fratello che credevi perduto per sempre, in una notte senza stelle,
ora l’hai ritrovato, ed è lui stavolta ad
infonderti quel coraggio e quella fiducia che avevi seppellito nel
cuore, per anni.
Quella fiducia che credevi malriposta nell’uomo che fino a
quello che credevi tradimento, era il tuo eroe, la tua roccia, il tuo
amore e la tua forza.
E ora lui è qui, con te, e per te: lo sguardo fiero, nobile,
altero, tanto simile al tuo, non l’hai mai dimenticato.
Lui come la tua immagine riflessa nell’azzurro cristallino
dell’Axios
in cui bambini già grandi giocavate alla lotta, a chi era il
più forte tra voi, e tu lo sfidavi quel giovane uomo con la
tua adorabile sfrontatezza di piccolo leone che voleva diventare presto
Cavaliere.
Hai sempre avuto fretta di crescere, tu, piccolo uomo con un peso tanto
grande nel cuore.
Fratello di un traditore, ti ripetevano continuamente, e il tuo cuore
sanguinava a quel pensiero più grande di te, a
quell’identità che non ti apparteneva.
Perché nella parte bella e segreta lo sapevi cosa era
verità e cosa menzogna. Anche se nel tuo cuore diviso e
tormentato dal dubbio più grande credevi non ci fosse spazio
per comprensione alcuna, anche quando l’oscurità
più infima e spietata aveva rapito il tuo pensiero, serbavi
ancora in te una stilla di luce, nascosta e inconsapevole al tuo animo
straziato.
Tu hai lo stesso sangue, la stessa carne, lo stesso spirito indomito,
fiero, nobile, lo stesso spirito di appartenenza a quello che era il
tuo dovere.
Scritto nelle stelle il tuo destino: Cosmo brillante e potente il tuo,
fin da quando eri piccolo bambino inconsapevole del tuo futuro e
già destinato ad un cammino luminoso e importante.
Una stella dorata dal bagliore accecante è il tuo Cosmo,
già in te quando sei venuto al mondo, una luce abbagliante
destinata a spegnersi presto, come il sole che muore
all’orizzonte, ma che lascia prima di andarsene ancora un
po’ del suo tepore. E tu quel calore lo senti sulla tua
pelle, come fuoco che brucia, fino ai limiti estremi della tua
costellazione.
Il destino di un Cavaliere è non sapere se vedrà
il domani, ma tu ne sei consapevole, e una stella che cade prima delle
altre è forse ancora più splendente: solo a pochi
eletti è dato vedere la luce degli dei, e raggiungere con
essi la pienezza del Cosmo.
Tu ora sei quasi un Dio, e lo sai, come tuo fratello, pronto a scoccare
la Freccia Sacra.
Lo stesso gesto che gli hai visto fare tante volte quando bambino ti
portava con sé alla caccia agli orsi del Taigeto, e
osservavi a bocca aperta il tuo eroe che con braccio saettante faceva
partire il colpo, unico e preciso, con un sibilo silenzioso che ancora
ti fischia nelle orecchie.
Sono passati anni, ma quel fischio lo senti ancora.
Inconfondibile, immutabile, inarrestabile.
Tu ritorni bambino del Taigeto, un attimo ancora.
Prima di scomparire per sempre nell’Elisio dei Giusti.
E lo senti ancora quel profumo di muschio selvatico, e quel tepore
sulla pelle quando facevate il bagno nell’Axios e poi vi
stendevate al sole ad asciugarvi, tra una risata e l’altra,
piccoli déi inconsapevoli della vostra forza e della
bellezza rifulgente.
Lo senti ancora il profumo degli olivi delle dolci pianure di Atene e
del sapore dolciastro dell’uva che rubavi tra i filari di
vite, e ti pare quasi di vedere ancora i palmi delle tue mani
sporche di mosto scarlatto, tanto simile al sangue dei nemici uccisi in
battaglie che non ti appartenevano, e di cui ti sei macchiato senza
sapere perché.
I ricordi della tua infanzia si rincorrono veloci come acqua che
scorre, rapida, come la brezza che ti accarezzava i soffici capelli
color del grano maturo mentre correvi e correvi a perdifiato,
selvaggio, ridendo felice, scappando, nel vento, nascondendoti tra gli
alberi, saltellando tra la vegetazione, calpestando a piedi nudi
l’erba bagnata dalla rugiada del primo sole, tu, piccolo
leone che ancora non conosceva il dolore dell’abbandono
più grande.
Tu che una volta, seduti sulla riva del fiume, le gambette penzoloni,
giocando a chi lanciava più lontano piccoli sassi, a fior
dell’acqua vorticosa, chiedesti a tuo fratello se potevate
comunicare attraverso quello che lui ti aveva spiegato essere un potere
straordinariamente grande, che solo in pochi possiedono.
Quei pochi eletti, ti confessò, erano i Santi di Atena.
E quel potere tanto grande e splendente che custodivi in te si chiamava
Cosmo.
Ma tu eri piccolo, e non sapevi ancora come gestire
quell’immenso potenziale che serbavi in un corpo tanto
fragile all’apparenza.
Non potevi ancora sapere che la costellazione del Leone ti apparteneva
già, e che il tuo destino era una scia luminosa destinata a
splendere nell’Olimpo degli dei.
Tu allora eri solo un bambino e non capivi neanche cosa significasse
quella strana parola.
Cosmo.
Ma Aiolos, paziente, ti spiegò che quello era ciò
che faceva la differenza tra un uomo normale e un semidio.
Un Saint.
E Tu lo eri già.
Come lui, del resto.
E bruciandolo lo avevi toccato, seppur per un istante, un solo
brevissimo istante quel cosmo tanto più potente e
sviluppato, eppure così simile al tuo.
Il Cosmo del Sagittario plasmato al tuo, per la prima volta.
Era stata una sensazione eccitante, elettrizzante, che ti aveva
riempito il cuore di orgoglio e di felicità per
quell’appartenenza inaspettata eppure così a lungo
desiderata.
Perché tu, da sempre, avresti voluto essere come lui.
E lui solo.
Il tuo esempio più grande. Mentore e guida.
Tuo conforto.
Tuo pari.
“Siamo uguali adesso!” esclamasti deliziato e
orgoglioso per quella straordinaria scoperta, prendendogli le mani
nelle tue, gli occhi azzurrissimi brillanti di fierezza e di gioia.
E da quel momento era stato quello il vostro modo di comunicazione
privilegiato.
Tra miglia e miglia, a separarvi, una vita intera, qualcosa di sacro e
inviolabile era sempre lì ad unirvi indissolubilmente. E
dove c’eri tu, a rischiare la tua stessa vita, tra nemici
spergiuri e battaglie infami, c’era anche tuo fratello.
E tu con lui.
Mai le distanze vi avevano separato. Mai più la paura
dell’abbandono ti aveva sfiorato, sebbene avevi creduto a
lungo di non meritare, per la vergogna, il rispetto di nessuno.
Nemmeno quando il dolore ti aveva fatto disprezzare tutto
ciò che era bene, e giustizia e fede negli ideali, il tuo
cuore puro e giusto era riuscito a odiare l’altra faccia
della stessa medaglia.
Neppure quell’accusa infamante.
Neppure una guerra sacra.
Neppure la morte.
Non più dopo che tu avevi capito che Atena era con te e con
quel fratello rinnegato troppo a lungo.
Perché sapevi che lui c’era. E c’era
sempre stato.
Fin dal principio.
E neanche dall’Elisio la sua voce aveva smesso di parlarti, e
incoraggiarti, e il suo Cosmo, dolce e al tempo stesso implacabile,
proteggerti. Adelphòs.
Fratello.
Goccia a goccia il tuo sangue nel suo.
E le tue lacrime erano le sue quando avevi capito l’errore
che ti aveva distrutto le certezze della giovinezza.
Ma i Cavalieri di Atena non piangono mai.
E tu lo sai.
Te lo ripeteva sempre il tuo nobile e adorato fratello, arruffandoti i
riccioli di miele, quando la tristezza si impadroniva del tuo piccolo
cuore tormentato.
Tante volte avevi represso quelle lacrime. Credendo di essere indegno
di versarle anche solo per un attimo. Debole e sporco ti sentivi
nell’esprimere il dolore che ti lacerava la carne e lo
spirito colmo di angoscia. Perché fratello di un traditore.
Ma adesso Aiolia puoi piangere. Sai che nessuno riderà delle
tue lacrime.
Non più.
Non hai più da temere , bambino nel vento.
Perché Aiolos, stavolta, un’ultima volta assieme,
è qui.
Di nuovo.
Con te.