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Autore: Kourin    07/12/2009    5 recensioni
Lo Strike è appena stato abbattuto, i compagni uccisi sono stati vendicati, ma della gloriosa squadra di Klueze ormai sono rimasti solo Athrun e Yzak. Ha senso provare a chiarire le incomprensioni quando si è destinati al conflitto?
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Athrun Zala, Yzak Joule
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Tra luce e buio


Un raggio del sole del tramonto raggiunse il suo viso. Istintivamente alzò il braccio per proteggersi, ma il dolore che seguì gli fece ricordare come si era ridotto nell'ultima missione. Aprì gli occhi lentamente, cercando di abituarsi al fascio di luce rossa che stava pian piano inondando la stanza. Il sole di Carpentaria era così diverso dalla luce di Aprilius One. Forte e violento, non poteva essere regolato dall'uomo e marcava i contorni di una realtà che non lasciava possibilità di fuga.

Hai ucciso Kira.

Quando tentava di ricordare Kira, nella sua mente iniziava ad apparire un viale buio. I petali di ciliegio anziché volteggiare nel vento scendevano lenti e silenziosi verso la terra già ricoperta dei loro compagni appassiti.

Sentiva ancora forte il dolore per Nicol. Nicol che era stato ammazzato per causa sua. La sua morte si ripeteva in un mondo dai colori opachi. Una lama biancastra trafiggeva Nicol, colpevole di essergli amico, e poi si conficcava nel petto di Athrun. Faceva male e l'unico modo di liberarsi dal dolore era quello di uccidere Kira.

Se non uccidi sarai ucciso.

Athrun aveva sempre pensato che il San Valentino di Sangue fosse stata la fine del suo mondo, ma ora sapeva che non era vero. Il San Valentino di Sangue era il cancello che conduceva all'abisso su cui ora si trovava in bilico.

Sentì di nuovo le lacrime salirgli agli occhi. Erano tinte di rosso. Bruciavano.

 

Yzak stava trascorrendo una giornata frenetica. L'ansia lo stava rodendo.

Dearka era ancora disperso. Era terribile non poter sapere se fosse stato ucciso, ferito o se fosse prigioniero dei Naturals. Il Duel era danneggiato e i tecnici stavano perdendo molto tempo nelle riparazioni. La situazione su Plant era confusa, nonostante Patrick Zala fosse appena stato eletto presidente. Sua madre era euforica per il successo ottenuto, ma Yzak aveva degli strani presentimenti: dal momento il cui era apparso lo Strike, nulla si muoveva secondo la logica. Era come una stella della sventura. Yzak era sopravvissuto dopo essergli arrivato vicino più volte. Perché? Istintivamente portò la mano alla benda che gli fasciava stretta la fronte. Le dita scivolarono sulla cicatrice che da un po' di tempo gli marchiava il viso. Nonostante le raccomandazioni dell'ufficiale medico, che lo aveva invitato più volte a riposarsi, Yzak aveva trascorso la giornata tra la sala comunicazioni, l'hangar e la stanza di Athrun.

Athrun, l'altro sopravvissuto allo Strike.

Nicol, Rusty e Miguel erano morti. Dearka era disperso. Tutto ciò che rimaneva della squadra stava davanti a lui. E anche Athrun portava sul suo corpo le ferite di quel maledetto Mobile Suit. Certo che solo lui poteva annientarlo autodistruggendosi. Una strategia priva di logica, la sola che poteva fermare l'irrazionale. Se Athrun era vivo, lo era per puro miracolo. E anche in questo caso gli venne da chiedersi il perché.

Perché ciò che gli rimaneva era proprio Athrun?

Non gli piaceva vederlo steso sul letto, il corpo fragile coperto di bende e il volto distrutto. Perfetto in apparenza, aveva molti difetti che tutti fingevano di non vedere. Non era fatto per fare il soldato. Yzak sapeva che un giorno Athrun sarebbe crollato, e sapeva anche che quel giorno avrebbe avuto la rivincita di tanti anni trascorsi all'accademia come eterno secondo e poi dei mesi passati sulla Vesalius a vederlo diventare il pupillo del comandante.

Invece, proprio come se fosse l'ombra di Athrun, stava crollando anche lui.

Perché questo ragazzo doveva sempre trovarsi al centro della sua esistenza?

Una volta in un momento di rabbia si era lasciato sfuggire dalle labbra questa domanda.

 "Guarda che dipende tutto da te" gli aveva risposto Dearka.

Yzak strinse i pugni e si morse le labbra. Poi trasse un respiro e si diresse con passo di marcia verso la stanza di Athrun. Aveva un po' di cose da dirgli.

 

Quando entrò, la stanza era già stata invasa dalla luce del tramonto. Athrun era steso sul letto, aveva gli occhi chiusi ma di certo non era addormentato. Non era quella la sua espressione quando dormiva. Le sopracciglia erano leggermente incurvate e il suo torace non si muoveva, come se non respirasse. La luce tingeva i suoi capelli di uno strano colore viola. Tutto sembrava irreale: per alcuni istanti restò ad osservare quella che pareva la soglia di un altro mondo. Poi la ragione lo richiamò indietro e si ricordò perché era entrato lì dentro.

"Tu! Non permetterti di fingere di dormire davanti a me!" disse alzando la voce più di quanto avesse voluto.

"Yzak..." sussurrò appena Athrun voltandosi e dischiudendo gli occhi color smeraldo. Anche quelli nella luce del tramonto apparivano strani, le iridi striate di un colore simile alla fiamma, aperti su luoghi che Yzak non era sicuro di voler attraversare.

Yzak scosse la testa, incrociò le braccia, trasse di nuovo un profondo respiro e finalmente parlò.

Non sperare che io sia venuto qui a riverirti. Sarai anche il figlio dell'uomo più potente di Plant, ma la mia opinione su di te non cambia. Sono venuto a dirti che il comandante Klueze arriverà domani” disse tutto d'un fiato. "Sta' tranquillo, verrà subito di corsa a lodarti, Asso di Zaft" aggiunse poi, chinandosi fino ad avvicinare il suo viso a quello di Athrun.

 

Athrun non aveva nessuna voglia di giocare il ruolo del figlio del presidente di Plant, né tantomeno di affrontare il discorso dell'ultima missione con il comandante. Si limitò a fissare gli occhi chiari di Yzak. Che strano, nonostante i bagliori infuocati di quella sera apparivano ancora di un azzurro limpido. Quante volte aveva sorretto quello sguardo tagliente! Ben presto i contorni irregolari della cicatrice che sfregiava il volto del suo compagno e la benda che gli scompigliava i capelli a caschetto lo riportarono alla realtà.

Yzak era tutto ciò che gli rimaneva.

Era come ai tempi dell'Accademia quando gli istruttori organizzavano i tornei con i coltelli, il tiro a segno e il resto. Ad un certo punto si restava in due. Athrun e Yzak. O Yzak e Athrun. E si lottava per il primo posto nella graduatoria. Chissà se in quel momento il suo rivale stava pensando alla stessa cosa. Senz'altro doveva essersi reso conto di essere l'oggetto dei suoi pensieri, perché ora la sua espressione era visibilmente imbarazzata.

"Che hai da guardarmi così?" chiese spostando lo sguardo sulla finestra.

"Potrei chiederti la stessa cosa" rispose Athrun fissando l'angolo opposto della stanza, non trovando altro modo per togliersi da quella situazione di disagio.

Seguì un lungo momento di silenzio.

Athrun allora provò ad alzarsi facendo leva sul gomito. Aveva passato tutto il giorno steso su quel letto e le sue spalle erano tutte indolenzite. Più si sforzava di sollevarsi più si facevano vivi, uno ad uno, i lividi che si era procurato quando era stato travolto dall'esplosione del suo stesso Mobile Suit. Inaspettatamente Yzak gli cinse le spalle con un braccio e lo aiutò a mettersi seduto. Athrun gliene fu grato. Non era la prima volta che provava una sensazione piacevole nell'avere accanto Yzak. Di sicuro lui aveva capito che nelle ultime settimane era stato tenuto all'oscuro di molti dettagli e per questo gli era più ostile del solito. Athrun nei suoi confronti provava una specie di rimorso. Avrebbe voluto scusarsi, ma sapeva di non essere bravo a trovare le frasi adatte. Non c'era nulla da fare: lui e Yzak erano destinati al perenne conflitto. Tuttavia era anche vero che in quel momento sentiva di non avere più nulla da perdere.

"Fermati qui un attimo per favore" chiese allora.

Yzak lo squadrò perplesso ma non replicò. Si sedette ugualmente sul bordo del letto, le braccia incrociate e lo sguardo incuriosito.

"Avrei voluto spiegarti alcune cose sul mio modo di agire di questi ultimi giorni, ma non posso parlarne né ormai ha più senso farlo" disse Athrun cercando di soppesare bene le poche parole che stava riuscendo a mettere insieme.

"Mi dispiace per come è andata" continuò.

Non ebbe il tempo di voltarsi verso il compagno per vedere la sua reazione, che sentì la mano di Yzak afferrargli i capelli.

"Come se io non sapessi che stavi giocando sporco! Con quale coraggio mi chiedi scusa, codardo!" ringhiò tirandogli la testa all'indietro.

Athrun di riflesso strinse in pugno un lembo dell'uniforme di Yzak. L'uniforme per cui avevano tanto lottato, rossa come il sangue e come la luce che ora li avvolgeva. Dimenticò ciò che stava provando a spiegare un attimo prima, dimenticò di essere ferito e senza rendersene conto strattonò verso di sé il compagno.

"Pensa di me quello che vuoi, ma ho abbattuto lo Strike e adesso qui ci siamo io e te. Non ci posso fare niente se siamo in squadra insieme!" urlò.

"Ma che bravo, Comandante! Proprio tu mi vieni a parlare di spirito di squadra?" replicò Yzak spingendolo via con forza. Athrun ricadde sul letto soffocando un gemito di dolore.

"Avevo giurato che avrei fatto finire una volta per tutte questa maledetta guerra" disse mentre si rialzava furente fissando di nuovo Yzak dritto negli occhi.

"E come, razza di incosciente!" esclamò allora Yzak alzandosi in piedi e puntando l'indice verso di lui. "Tu e quel maledetto Strike...E' anche colpa tua se siamo arrivati a questo punto. Ecco volevi che te lo dicessi? Pensi che continuando a fare quello che ti pare potrai far finire una guerra?" disse con rabbia.

 

Yzak aveva detto parole che finora non aveva avuto il coraggio di pronunciare. Ma che cos'erano se non la verità, l'unica arma contro quella realtà terribile che gli stava lasciando intendere Athrun?

Ma il suo avversario non si era arreso. Con le bende strette intorno al braccio sinistro e all'addome, vestito di un camice che lasciava scoperte le gambe sottili, sarebbe dovuto apparirgli fragile. Tuttavia il sole, che stava ora virando verso un rosso amaranto, sembrava volesse dargli forza. Quando Athrun si alzò dal letto barcollando, la luce proiettò sua lunga ombra scura nella stanza. Quando si mise in piedi, avvolse la sua figura in un manto di fiamme.

"Non so ancora che cosa farò, Yzak" mormorò con lo sguardo fisso nel vuoto. "Mi sono arruolato perché avevo perso mia madre, e come risultato ho perduto i miei amici" continuò in tono piatto. L'ombra di Athrun si faceva sempre più scura man mano che il fuoco del tramonto si spegneva. Sembrava che Athrun stesso fosse sul punto di esserne inghiottito.

"Dimmi che senso ha" chiese avanzando come in preda ad un'ipnosi. Un brivido corse lungo la schiena di Yzak. Era questo il vero Athrun?

"Se sei così bravo a sbattermi in faccia la verità, allora dimmi perché sono ancora qui" incalzò in un sussurro piantandosi davanti ad Yzak.

Yzak non si mosse. Aveva la sensazione che in quell'attimo si fosse spalancata davanti a lui una porta e che guardando attraverso di essa avrebbe potuto afferrare ciò che gli sfuggiva da anni.

Ma subito gli occhi di Athrun si spensero. Cadde in avanti sfinito e Yzak lo afferrò prima che finisse a terra.

Athrun si rialzò ancora una volta in piedi, aggrappandosi con il braccio sano alle spalle del compagno. "Rispondimi" ordinò con la voce strozzata piantando la testa china sul petto di Yzak.

Ma lui non aveva nessuna risposta da dare.

Athrun allentò poco a poco la tensione di quello strano abbraccio, ma non si spostò. Taceva. Chissà a che cosa stava pensando. Yzak allora passò la mano tra i capelli blu arruffati, dove non c'erano due sole ciocche che curvassero nella stessa direzione. Le sue dita affusolate si bloccarono subito in mezzo ad alcuni grossi nodi.

Non c'era proprio niente da fare.

Spostò la mano sulla spalla di Athrun e si fermò anche lui nel silenzio mentre le loro ombre, per un attimo unite, si dissolvevano a poco a poco nel crepuscolo.

 

 



  
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