EXPLORING
CAPITOLO 1
“Bones, lei e Spock andrete in esplorazione nel
pianeta sottostante.”
L’ordine perentorio e improvviso del capitano
dell’Enterprise colse letteralmente di sorpresa i due ufficiali superiori,
apparentemente impegnati nelle proprie mansioni, che si voltarono di scatto
verso il capitano Kirk.
Il Primo Ufficiale alieno era seduto alla sua console,
intento ad esaminare dei dati ricavati dall’ultima esplorazione effettuata
qualche settimana prima mentre il dottore stava mollemente poggiato alla
ringhiera davanti il turbo ascensore coi gomiti e il viso posato sui palmi delle
mani, lo sguardo assorto nell’osservare le stelle sfilare sullo schermo grande;
l’infermeria era tranquilla e perfino la signorina Chapel e gli altri membri
dello staff avevano avuto un pomeriggio di
relax.
Tutto era tranquillo e la possente nave spaziale
sostava in orbita presso un pianeta da poco scoperto e ancora sconosciuto:
secondo i rilevamenti fatti, aveva un’atmosfera simile a quella terrestre e una
conformazione geologica tale da essere classificato come assolutamente
colonizzabile.
Ma per la Federazione, nessuno vi aveva mai messo
piede ed erano necessari ulteriori
rilevamenti.
“Capitano, mi permetto di farle notare una cosa, due
soli membri dell’equipaggio non possono scendere in esplorazione su di un
pianeta sconosciuto.” affermò Spock, alzandosi di scatto dalla poltrona,
“Secondo il regolamento, una squadra di sbarco..” cercò di dire, ma il capitano
scosse la testa, “Scenderete voi due, e senza fare storie!” disse con improvvisa
durezza nella voce e nello sguardo, “Andate a prepararvi! E questo è un
ordine”.
Perfino il dottore fu dissuaso dal lamentarsi, il tono
e il comportamento del loro comandante era quantomeno
insolito.
I due annuirono
impercettibilmente.
“Molto bene,” sogghignò leggermente, “Scotty, sala
teletrasporto, la nostra squadra di sbarco sta per raggiungervi, tenetevi
pronti.” parlò nell’interfono.
Quache minuto dopo, i due uomini si allontanarono
dalla plancia senza dire una parola e senza quasi
guardarsi.
Presero assieme il turbo ascensore e scomparvero,
inghiottiti nelle viscere della nave.
Non appena furono scomparsi, il tenente Uhura si alzò
dalla poltrona e, titubante, si avvicinò al proprio capitano, il Notepad
saldamente in mano: “Signore, è sicuro di aver fatto la scelta giusta? Il dottor
McCoy e il signor Spock hanno passato gli ultimi giorni a discutere, a volte
anche in modo piuttosto pesante, e non credo che riescano a mantenere la
necessaria lucidità…” ma le sue parole furono interrotte dallo sguardo gentile e
furbo del comandante: “Certo che sono sicuro, è l’unico modo che mi è venuto in
mente per cercare di farli tornare d’accordo. Sono certo che dopo qualche ora da
soli laggiù o si saranno scannati o si saranno riappacificati. E io sono
fermamente convinto della seconda opzione. Si fidi tenente, non durerà tanto
questa situazione, quant’è vero che mi chiamo James T. Kirk” esclamò
sicuro.
Il tenente soppesò con attenzione l’affermazione di
Jim, poi ritornò al posto con un sospiro rassegnato: “io non credo che questa
storia si risolverà così facilmente…” mormorò sconsolata la giovane
donna.
§§§§§§
Con un ronzio fastidioso, i due ufficiali giunsero sul
pianeta.
Subito, si guardarono
attorno.
Il paesaggio attorno a loro ricordava in modo
impressionante il Gran Canyon americano, gole profondissime e pinnacoli di rocce
rossastre svettavano superbe sotto la luce di due grandi soli
luminosi.
Un vento leggero sollevava tourbillon di polvere rossa
attorno a loro, le ombre si allungavano lungo i ripidi costoni, sentieri impervi
e appena accennati si snodavano verso il basso, inghiottiti dalle rocce
millenarie.
Si trovavano su un altopiano, all’apparenza, da cui si
riusciva a vedere a parecchi chilometri di
distanza.
“Squadra di sbarco a Enterprise, siamo arrivati sulle
coordinate indicate, a prima vista non sembrano esserci forme di vita nei paraggi. Siamo in un
ambiente simile ai deserti rocciosi del Nord America terrestre, Arizona e Utah
per essere precisi, anche la composizione del terreno è del tutto uguale.” parlò
l’ufficiale dalle orecchie appuntite nel piccolo
trasmettitore.
Un ronzio precedette la voce del capitano:
“Benissimo,” esclamò con tono allegro, “Avete circa tre ore di tempo per
l’esplorazione, non di più. Tra tre ore esatte, scenderò personalmente.” affermò
Jim dall’astronave.
Senza aggiungere altro, e visibilmente contrariato, il
primo ufficiale chiuse la comunicazione, riponendo il trasmettitore nel suo
alloggiamento alla cintola.
Con lo sguardo, cercò il dottore, notandolo a poca
distanza, apparentemente occupato nell’esaminare le possibilità di discesa,
l’unico modo era uno stretto budello in arenaria, lungo circa cinquecento metri,
che scendeva ripido sino a terra.
“Sembra pericoloso.” notò borbottando il medico, evitando di
guardarlo, “anzi, senza dubbio è pericoloso!” si lamentò, afferrando una
manciata di terriccio e analizzandolo con il tricoder: “è una roccia molto
friabile.” aggiunse, lasciando cadere la polvere
rossa.
“Non credo voglia passare le prossime due punto
cinquantotto ore fermo quassù, il capitano ha detto che ci raggiungerà solo
passato questo periodo, conviene muoverci e dare una prima occhiata esplorativa
alla zona.” disse secco Spock, avviandosi con prudenza lungo lo stretto
sentiero; il dottore non replicò in alcun modo al collega, si limitò a sbuffare
e a seguirlo a breve distanza.
La ghiaia rendeva sdrucciolevole il percorso, più e
più volte Bones fu costretto ad aggrapparsi improvvisamente agli spuntoni di
roccia per evitare una rovinosa caduta; graffi e tagli in breve gli ricoprirono
le mani sporche e impolverate, il viso imperlato di sudore attirava la sabbia
come le mosche sono attirate dal miele e il calore insopportabile dei due soli
allo zenit certo non facilitava la loro
discesa.
Eppure, il silenzio pressante non accennava a scemare
e la tensione si faceva più pesante a ogni centimetro percorso e
guadagnato.
I grandi occhi azzurri del medico di bordo saettarono
furtivi verso la sagoma longilinea del Vulcaniano che si avvicinava sempre più
rapidamente alla fine del lungo percorso, tristi in parte, e stanchi per la luce
intensa e lo sforzo a cui il fisico poco atletico e assolutamente non allenato
di Leonard era sottoposto.
“Sono un dottore, non uno scalatore…” borbottò,
asciugandosi con un lembo di manica ancora in buono stato la fronte; un
giramento improvviso di testa lo colse, frastornato mollò la presa, sentendosi
cadere inesorabilmente nel vuoto.
Esausto, socchiuse gli occhi, preparandosi
all’impatto, quando una forte presa sul suo polso frenò la sua caduta con
discreta violenza.
A fatica, riaprì gli occhi, trovandosi davanti il viso
impassibile del Primo Ufficiale Spock.
Senza dire una parola, lo tirò su, sorreggendolo
saldamente per il braccio e aiutandolo a risalire sino al punto in cui si
trovava lui; quando finalmente si ritrovò al sicuro, il dottore sospirò
sollevato: “Dannato, appena scende giù, giuro che non si troverà un osso
integro… Trattare così colui che lo ha rammendato ogni volta che si sbucciava
qualche ginocchio cadendo dalla bicicletta” borbottò all’indirizzo del capitano,
reggendosi faticosamente alla parete di
roccia.
Il Vulcaniano lo tenne contro la parete rocciosa,
guidandone ogni passo, sino a giungere, più o meno salvi, alla base del
canyon.
Il dottore sospirò sollevato, poggiandosi frastornato
contro la roccia rossa e bollente, si lasciò cadere tra la polvere, afferrando
la borraccia e bevendo una lunga sorsata; lasciò vagare il suo sguardo attorno,
concentrandosi subito sulla figura snella e silenziosa del’alieno, perfettamente
a suo agio, che sembrava fissare ostentatamente dalla parte
opposta.
Frustrato, si alzò in piedi, scuotendosi i vestiti
dalla polvere, quando udì in lontananza una serie di esplosioni continue, che si
stavano rapidamente avvicinando a loro.
Guardingo, tese l’orecchio, non si era sbagliato,
stavano venendo verso di loro, ora sembravano più spari che
esplosioni.
Si scambiò una rapida occhiata con Spock e si
gettarono al coperto, un attimo prima che una gragnola di colpi si abbattesse su
di loro.
Le rosse rocce davano loro una protezione più che
sufficiente, ma celavano alla vista anche i nemici
misteriosi.
Non sapevano da dove sparassero, non sapevano
assolutamente dove fossero né quanti
fossero.
Erano in trappola come
topi.
Con la schiena contro la parete di roccia, lo
scienziato Vulcan estrasse dall’alloggiamento nella cintura il comunicatore e lo
posizionò sulla frequenza d’emergenza, la linea era disturbata, forse troppo,
scariche rumorose coprivano quasi ogni
suono.
Ma doveva
tentare.
“Qui squadra di sbarco su frequenza d’emergenza. Siamo
stati attaccati da ignoti e siamo rimasti bloccati a circa cinquecento metri dal
punto di arrivo. Capitano, non scenda a terra per alcun motivo e non mandi
nessuno.” disse secco, “Attenda nostre notizie ma non metta in pericolo la nave…
Se vi trovate in difficoltà,
allontanatevi.”.
Un rumore sordo giunse in risposta, poi più
nulla.
Il trasmettitore restò muto e spento, e a nulla
servirono i loro tentativi, anche quello che portava il dottore era nelle
medesime condizioni.
Impassibile, lo ripose nella cintola, stringendosi le
ginocchia al petto, perso nei meandri della sua
mente.
Passò il tempo, non seppe quantificare quanto, quando
un gemito leggero di dolore lo fece riemergere dal limbo in cui si era auto
annullato per riflettere.
Mosse impercettibilmente la testa verso il compagno,
accorgendosi con stupore che si teneva saldamente la gamba all’altezza del
femore, il pantalone della divisa era strappato e imbrattato di un liquido rosso
che identificò subito come sangue, anche le mani ne erano
sporche.
“Cosa è successo?” si stupì di percepire nella propria
voce una nota incrinata; con attenzione, scostò le mani del dottore, un foro del
diametro di circa 3 mm si apriva sulla gamba, ormai resa rossa dal sangue: “Uno
dei loro proiettili… Altro che quei tizi… Del corral… Questi sono.. Decisamente
più bravi…” ansimò, il viso imperlato di sudore e deformato dal dolore, “Deve essere
uscito, però…” aggiunse Bones, cercando di spostare la gamba dalla vista
dell’ufficiale scientifico, ma un violento capogiro lo fece cadere a terra tra
la polvere, privo di sensi.
ED ECCOCI DI NUOVO
QUI!
Uhm, vi sono
mancata?
Credo di no!
XDXD
Comunque, il lemure è di nuovo tra voi e questa volta
con una fic a due capitoli, pairing? Ma naturalmente
Spock/McCoy!
Ci ho preso decisamente gusto,
^_^
Scritta da me su istigazione di tre amiche e dedicata
a Maya, Eerya e Rowen!!
Finchè non mi ucciderete, continuerò a dedicarvi le
mie Spock/McCoy!! XDXD
ALLA
PROSSIMA!!
KISSKISS
SHUN