1. Preda e Cacciatore
Era
inseguita, braccata come un animale, e lei stava fuggendo, correndo in quella
notte senza luna …
La
pioggia non le dava tregua, scendendole in rivoli freddi lungo la schiena. Era
scossa dai brividi.
Quella terribile
sensazione non la voleva lasciare e aveva quasi interamente preso possesso di
lei ...
Paura?
Rabbia?
Freddo?
Dolore?
Neppure
lei sapeva definire cosa fosse, ma era grazie a questa che era ancora in piedi.
Era al
limite: aveva il fiato corto e la mano che teneva premuta contro il fianco non
bastava a tamponare la ferita.
Quei
maledetti le stavano alle costole da ben tre giorni e, nonostante tutti i loro
attacchi andati a vuoto, non parevano voler demordere.
“Dannati! Se sperano di avermi
viva, si sbagliano di grosso!”
ripeté mentalmente, mentre rifugiata dietro un albero recuperava un po’ di
fiato e verificava le sue condizioni.
La
pioggia e il buio la stavano aiutando, coprendo le sue tracce, ma il suo sangue
scarlatto continuava a fuoriuscire, portando con sé un po’ della sua forza
disumana ...
Si
strappò decisa un lungo brandello di stoffa dalla manica, legandoselo stretto
in vita. Trattenne un gemito quando strinse il nodo.
La
ferita in sé non era profonda, ma era il veleno dell’arma di quel maledetto a
preoccuparla …
Il capo
di quell’orda di youkai cacciatori l’aveva colpita con la coda poco prima. La
sostanza sul suo pungiglione era molto potente ...
Quell’essere
subdolo era riuscito a raggiungerla nonostante l’elevata velocità a cui correva
e non aveva perso tempo.
L’aveva
volutamente colpita di striscio, evitando di ferirla in modo grave. Il suo
scopo era quello d'indebolirla, ridurla allo stremo per poterla catturare. Viva.
La yasha
ferita era riuscita a sfuggirgli, attaccandolo con i suoi due pugnali …
Aveva
estratto i tanto con un unico
movimento fluido, fendendo l’aria e facendo sprigionare il potere delle due
lame.
Una
croce di energia, formata dai due fendenti, era piombata addosso al demone, che
abilmente riuscì a schivare.
Il
tremendo colpo distrusse parte della foresta, che ora appariva percorsa da una
lunga galleria di terra smossa. La polvere sollevata le avrebbe dato il tempo
di seminare gli inseguitori, disorientandoli momentaneamente.
Lo
youkai scorpione dovette aver compreso le sue intenzioni, perché ordinò ai sottoposti
di scagliare una moltitudine di frecce.
Costretta, la yasha si mosse verso ovest, rapida e sanguinante, prima
che la polvere si disperdesse.
Si era
dunque fermata per alcuni secondi, consapevole che il veleno avrebbe presto
sortito effetti. Il solo ripensare a quel maledetto parassita e al signore che
gli aveva ordinato di riportarla indietro le faceva ribollire il sangue dalla
rabbia. Il galoppino del suo aguzzino sarebbe dovuto ritornare a mani vuote.
Mai e poi mai sarebbe stata di nuovo una proprietà di quel mostro senza cuore.
Preferiva morire libera che vivere schiava. L’aveva giurato. Mai più.
A un
tratto il suo udito sensibile, seppur corrotto dallo scrosciare violento della pioggia,
carpì un ruggito tonante, vicino e continuo.
“Dannato! Mi sta spingendo, dove
vuole!”
La
youkai se n’era accorta. Komori la stava
lentamente portando verso le cascate, dove non avrebbe avuto via di scampo.
Digrignò i denti, rifiutando l’idea di finire nelle sue mani. Scattò verso il
dirupo. “Vuole spingermi in trappola?
Vedremo chi la spunterà!” pensò, mentre un acciacco improvviso quasi non la
faceva cadere a terra.
“Il veleno … Maledizione!”
Facendo
ricorso alle poche energie rimaste riuscì a restare in piedi, seppur
barcollasse, e a ricominciare a correre disperatamente. “Devo resistere ancora un po’! Devo raggiungere le cascate!”
***
Il
demone scorpione, finalmente, ritrovò la pista della yasha …
Non
sarebbe stato facile per nessuno, ma Komori era un predatore esperto e
paziente. Sapeva come sfiancare una preda, braccarla, catturarla e annientarla,
fisicamente e mentalmente. Se poi la caccia era così difficile e la preda tanto
resistente … si eccitava non poco.
Si
rimise al suo inseguimento sogghignando. Il piano stava funzionando: la youkai
si dirigeva verso il dirupo.
Fece
qualche semplice cenno e i demoni al suo seguito si misero in posizione,
accerchiandola.
“Non mi sfuggirai, donna!” pensò il cacciatore ansioso di
catturarla.
Un’euforia
malata lo pervadeva, era ansante, smaniava follemente al solo pensiero di
riuscire nel suo intento, nel vedere il suo sguardo rassegnato, mentre si
contorceva per gli effetti del veleno.
Spalancò
le fauci, arricciando le labbra, in una smorfia agghiacciante e mostruosa.
Quello
che doveva essere un sorriso divenne un ghigno seghettato, composto da tanti
piccoli coltelli bianchi.
La
yasha, ormai, si stava trascinando verso la cascata. Un qualsiasi demone
sarebbe stramazzato al suolo, ma la sua voglia di libertà era più forte del
veleno che aveva in circolo. Si fermò solo sulla riva, mentre la vista iniziava
a offuscarsi e sentiva la pelle in fiamme. Come previsto da Komori cadde in
ginocchio.
“Non ancora!”
si disse, trascinandosi sui gomiti verso il ciglio del dirupo. Era molto alto e
il tonare della cascata minaccioso.
Komori
la vide stesa al suolo sofferente, ma non ancora rassegnata come sperava. Non
poteva dirsi del tutto soddisfatto, non finché lei non avesse smesso di
lottare.
La yasha
era circondata dai suoi inseguitori, sotto di lei c’era il vuoto e in più le
sue gambe erano paralizzate.
Era in
trappola!
“La
cerva stramazza al suolo finalmente!” la punzecchiò Komori con quella sua voce
stridula e tagliente.
“Questa
cerva respira ancora!” lo sfidò lei, mettendosi faticosamente in ginocchio.
Lo
scorpione rise sbeffeggiandola.
“Mya,
Mya, Mya, lo sai che il padrone ti VUOLE … viva e in salute!”
“Non
sono di certo in salute, e non so quanto mi resta col tuo veleno in circolo.”
confessò la yasha, tossendo e stringendo le braccia attorno la vita in preda a
dolorosi spasmi. La cosa soddisfò a pieno Komori che si divertiva alquanto nel
vedere il suo volto pallido e sofferente, mentre il suo corpo sudato tremava
febbricitante.
“Saresti
dovuta stramazzare al suolo diversi minuti fa, ma confesso che da te me lo
aspettavo …” aggiunse avvicinandosi a Mya e flettendosi sulle ginocchia. Una
volta abbastanza vicino, mise due dita sotto il mento della yasha e lo sollevò
con forza, costringendola a guardarlo.
“Ho
sempre desiderato catturare una cerva con zanne e artigli!” ironizzò,
spalancando i suoi grandi occhi scarlatti.
“Zanne?”
chiese sorridendo e provocando lo scorpione.
“Cosa
diavolo hai da ridere?” sbraitò furioso nella notte.
Mya
continuò a sorridere, mentre per alcuni istanti il demone attese una sua
risposta.
Accadde
tutto nel giro di pochi secondi …
Un urlo
improvviso di dolore si levò verso il cielo, inaspettatamente dalla bocca di
Komori.
Mya gli
si era avventata contro, affondando le sue ZANNE nella carne coriacea del
demone.
Ci fu un
lampo improvviso che illuminò la scena, spaventando gli increduli youkai, che
rimasero a guardare immobili.
Mya
aveva gli occhi rossi e gli artigli sguainati, mentre la sua bocca era tutt’uno
col collo di Komori. Fu lo scorpione a reagire, tirandola violentemente per i
capelli e colpendola al volto con la sua coda d’osso.
Mya si
staccò dal demone, scattando ancora titubante lontano da lui.
Le sue
labbra carnose erano rosse del suo sangue, mentre rivoli scarlatti le
scendevano lungo il mento ed il collo.
“Sgualdrina!”
urlò lui, tamponandosi il morso con la mano.
“Il tuo
sangue ha un sapore disgustoso, ma almeno ora dovrei essere immune al tuo
veleno.” notò la yasha pulendosi il viso con la manica.
“Dimentichi
che sei in trappola!” sghignazzò Komori pregustandosi il momento del suo
annientamento.
Mya si
spinse fin sul margine del baratro, guardando di sotto.
“Inoltre
… Noi siamo molti di più e ... ti ci vorrà un po’ perché l’antidoto faccia
effetto!” concluse lo scorpione, mentre i suoi youkai tendevano gli archi e
sguainavano spade e pugnali.
Mya alzò
lo sguardo, fissando Komori con decisione e risolutezza.
“Sai
bene, che preferisco morire libera che vivere schiava!”
Senza
aggiungere altro, sotto gli occhi increduli dei presenti, la yasha fece un
leggero balzo all’indietro, gettandosi dal dirupo e tuffandosi dalle cascate.
-continua-
ANGOLINO
AUTRICE: saluti e chiarimenti.
tantō
(短刀): Pugnale
giapponese
lungo fino a 30 cm (di sola lama). In battaglia era tenuto dietro la schiena,
per comodità, in quanto l'estrazione della katana e del wakizashi doveva essere fluida e senza intoppi. Spesso
simboli di potere e finemente decorati con lacche dorate (makie)
e gioielli, venivano utilizzati dai Daimyo
sul loro trono o dalle mogli dei samurai come distintivo di casta e per la difesa personale.
Al
prossimo capitolo KissKiss KiraKira90