TOO LOST IN YOUR EYES
CAPITOLO 1
Non ho mai pensato molto a come sarei morta, ma morire al posto
di qualcuno che amo è un buon modo per andarmene.
La storia che sto per
raccontarvi ha dell'incredibile, forse non mi crederete neanche ma non vi
biasimo per questo. Del resto, se non la stessi vivendo io stessa in questo
momento, anche io faticherei a credere che le vicende di una persona comune si
siano potute intrecciare a quelle dei personaggi di un libro. Si, avete capito
bene: ho proprio detto i personaggi di un libro.
Prima di pensare a me come
ad una pazza, vi prego di aspettare e di ascoltare la storia che sto per
raccontarvi.
Tutto ha inizio parecchi anni fa, ormai non so più nemmeno io
quanti, ma ricordo ogni particolare come se fosse accaduto solo
ieri...
***
La giornata era iniziata come al solito e si preannunciava
tranquilla. Daphne Seta si era alzata come al solito alle sei e mezzo del
mattino per fare colazione e prepararsi per andare a scuola, cosa che non le era
mai piaciuta ma che quel giorno la entusiasmava più del solito.
Il motivo? Un
ragazzo molto affascinante della scuola vicina che vedeva sempre alla fermata
dell'autobus.
“Lo sento, oggi è la volta buona che riesco a parlargli... che
agitazione!”
Daphne frequentava il liceo linguistico e il ragazzo in
questione il liceo scientifico. Era carino da non crederci, alto coi capelli
neri la cui frangia ricadeva sugli occhi talmente scuri da faticare a scorgere
la pupilla. Lei non avrebbe saputo dire se lui l'avesse notata oppure no, fatto
sta che quando rimanevano soli ad aspettare il pullman (ognuno al lato opposto
della strada) gli sguardi di entrambi si posavano sull'altro facendo bene
attenzione a non farsi scoprire e se per caso gli occhi si incrociavano
rimanevano incatenati per un brevissimo attimo prima di tornare nuovamente a
guardare da tutt'altra parte.
In quei momenti, il povero cuore di Daphne
batteva iperattivo nella speranza che lui si decidesse a parlarle dato che lei
dubitava di avere il coraggio necessario ad attaccare bottone con lui. Questa
paura era dettata dal fatto che l'avevano sempre definita una brutta ragazza
anche se le sue amiche le dicevano continuamente che non era vero e che doveva
valorizzarsi.
“Forza e coraggio, è ora di andare...”
La ragazza si
riscosse dai suoi pensieri e si alzò dal tavolo, diretta al lavandino per lavare
la tazza usata per la colazione e quando ebbe finito di mettere in ordine tutto
quanto andò a prendere il suo zaino per prepararsi ad uscire.
“Che stupida,
stavo dimenticando le chiavi!”
Daphne tornò dentro e prese le chiavi dal
tavolino davanti al televisore per poi uscire di nuovo e chiudere bene la porta.
I suoi genitori non erano in casa dato che si alzavano molto presto per andare a
lavorare. La sua mamma, Dalila Stevens, lavorava come segretaria in una fabbrica
dove venivano prodotti vestiti di alta moda mentre il suo papà, Morgan Seta, era
un importante giornalista.
Avendo due genitori molto impegnati, era scontato
che lei fosse spesso costretta a rimanere da sola ma stava ben attenta a non far
pesare la situazione a nessuno perché sapeva che la cosa non faceva piacere a
nessuno della famiglia.
Nei suoi attimi di solitudine, Daphne si rifugiava
nel mondo della fantasia leggendo il suo libro preferito: Twilight. Passava ore
intere a fantasticare su Edward, il vampiro dalla bellezza straordinaria e non
poteva fare a meno di provare invidia per Isabella che aveva trovato l'amore
della sua vita in così poco tempo.
Sospirò, pensando di nuovo al bel ragazzo
dai capelli neri.
“Chissà come si chiama, mamma mia quanto mi
piace...”
Mentre lo sognava ad occhi aperti, ecco che il pullman fece la sua
comparsa come a ricordarle che nella vita bisogna tenere i piedi per terra. Salì
e timbrò il suo biglietto, dopodiché andò a sedersi accanto alla sua amica
Rose.
-Allora, come va?
-Bene, sono sicura che oggi è la volta buona.
Riuscirò a parlargli, vedrai...
-Brava, così si fa! Devi essere determinata,
e poi hai detto che vi scambiate degli sguardi, no?
-Già... comunque resto
del parere che avresti potuto presentarmelo tu, dato che lo conosci. Perché non
mi dici almeno come si chiama?
-Troppo facile così, e poi sarà più bello
saperlo al momento, non trovi?
Scesero dall'autobus, Daphne borbottando
qualcosa che somigliava a “bell'amica che ho” mentre l'altra se la rideva sotto
i baffi.
-Cos'hai da mugugnare sempre, eh?
Daphne si girò e vide arrivare
Claire, un'altra sua amica che aveva contribuito coi suoi consigli ad
incoraggiarla al grande passo.
-Colpa di Rose che non vuole dirmi come si
chiama.
-Claire, dille anche tu che non c'è gusto a sapere tutto e
subito...
-Infatti... Daph, Rosalie ha ragione. Oggi, dopo che usciremo da
scuola andrai tu stessa a parlargli e gli chiederai come si chiama. Se sei
fortunata capirà anche di piacerti e magari sarà lui stesso a chiederti
informazioni su di te.
-Io... non so se voglio che capisca. Di sicuro non gli
piacerò e...
-Basta,-intervenne Rosalie-non voglio sentire questi discorsi.
Adesso inventerai una scusa qualsiasi e al momento giusto andrai da
lui.
-Concordo in pieno!-esclamò Claire mentre lei e Rosalie prendevano
Daphne sottobraccio per avviarsi insieme in classe.
Naturalmente, la ragazza
sapeva che quel giorno non sarebbe riuscita a concentrarsi su nulla dato che la
sua mente era occupata dalla preoccupazione.
Solo il pensiero di quello che
avrebbe fatto la agitava a dismisura. Che scusa avrebbe usato per attaccare
bottone con lui? Doveva sbrigarsi a farsi venire in mente qualcosa o avrebbe
finito per farselo scappare.
Entrarono in classe e andarono a sedersi ai
rispettivi posti, preparandosi ad una nuova mattinata di lezioni.
Saaalve a tutti!!!!!!!!!!!!! Questa fic doveva essere
scritta per un concorso, ma solo ora ho trovato il modo di mandarla avanti. È un
po' la mia storia, ci mette un po' per ingranare, spero abbiate la pazienza di
leggerla e la gentilezza di commentare ^^