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Autore: Kseniya    13/12/2009    10 recensioni
Estranei a partire da Ieri: Parte seconda.
E’ sempre presto per l’ultimo viaggio,
impavido l’hai affrontato. Noi non siamo migliori per essere rimasti, ma solo incoscienti. Possa la tua essenza librarsi libera nell’aria, nei boschi, sui mari e nei cieli rossastri.
Altra Shonen, altro esperimento. Lascio a voi il compito di giudicare questa mia nuova invenzione.
[YurixBoris]
Genere: Malinconico, Poesia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Estranei a partire da Ieri ~'
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..+*Addio*+..



Oggi, Mosca – Russia.
Ho un presagio, qualcosa serpeggia nell’aria, striscia invertebrata nella memoria.
Ho il fiato corto, sarà paura. . . Sì, forse è paura, ma non ne sono sicuro.
Quando gli dissi quelle parole sentii il mio cuore infrangersi, ho visto il suo viso. Per lui quella frase fu come una punta di spillo che penetra le carni. Sono ben consapevole di quanto faccia male questa sensazione. Accarezzo questa sensazione, anche se vorrei tenerla lontana, ogni giorno. E' una sensazione che sono costretto ad abbracciare ogni singolo istante della mia vita, perché il ricordo di aver subito quella violenza è incancellabile, indimenticabile. . . Mi sento sporco dentro, mi sento uno schifo. . . Il ricordo lontano ma ben definito delle mani di quell'uomo schifoso che accarezzava la mia pelle è ancora concentrato nella mia mente. Ho bisogno di stare solo, lontano da tutto e da tutti. Non ho bisogno della compassione di nessuno, solo della mia solitudine. La sento scavarmi rapida nelle ossa, la mia mente è su schiava, vorrei almeno vederla ma lei non si mostra, mi osserva, lo so, seppur io non sappia com'è. Posso, d'altronde, sentirla. La sento accarezzare la mia pelle ogni giorno, anche il giorno in cui i raggi flebili di un sole russo riescono a regalare un po' di serenità. Io amo la solitudine, sono cresciuto assieme a lei e nei momenti di crisi ho bisogno solo ed esclusivamente di lei.
Voglio rimanere solo per un po', tali parole pronunciai dinanzi a quegli occhi smeraldini raffiguranti un mare di tristezza. Raffiguranti lo smarrimento della retta via. Raffiguranti emozioni troppo malinconiche per poter essere dimenticate. . .
Si è tolto la vita dunque, ha lasciato che un'infida lama gli lacerasse quella pelle bianca e profumata. Si è lasciato affogare in una lenta agonia, per me... Ha fatto tutto questo per me, che non ho mai avuto niente. Per me che non mi sono mai accontentato delle cose che mi circondavo. Per me, Yurij Ivanov, che ho sempre trascurato l'unica persona a questo mondo in grado di volermi veramente bene. Ma io non l'ho allontanato dalla mia vita a questo intento; io non volevo che lui facesse questa pazzia. . .
Sei uno stupido Boris, uno stupido... Tutto questo per me, uno dei tanti errori di Dio, un inutile spreco di pelle e carne. Hai donato il tuo splendido sorriso a una Luna nascosta nella nebbia per uno fanatico della solitudine, per un pazzo! Hai donato la tua vita per un essere inutile. . . Vergognati, vergognati!
Io non meritavo la tua vita...
Io volevo solo vederti felice, in un futuro migliore...
Io non meritavo la tua vita...

*E’ sempre presto per l’ultimo viaggio,
impavido l’hai affrontato.
Noi non siamo migliori per essere rimasti,
ma solo incoscienti.
Possa la tua essenza librarsi libera nell’aria,
nei boschi, sui mari e nei cieli rossastri.



Ieri, Mosca – Russia.
Aprì, ordunque, la porta di quella vecchia stanza.
Ciò che forse avvertì nel riassaporare quell'aria consumata e capricciosa fu un senso di tristezza profonda.
Varcò l'uscio di quella maledetta stanza, in quella stanza dove sofferenze e lacrime arieggiavano ancora dopo anni e anni passati da quel giorno.
Ripercorse con la mano sinistra, la mano del cuore, i marcati ghirigori di quella lapide in legno lucido, di quella lapide contente il corpo della persona che aveva lasciato andare. . .
Quella era la mano di un cuore ridotto in fin di vita, troppo debole per continuare a combattere e troppo ferito per poter guarire.
Era solo in quella stanza buia e umida, solo un raggio flebile del sole invernale riusciva a illuminare il davanzale di una finestra aperta.
Amava la solitudine, era l'unica testimone di tante oppressioni fisiche e psicologiche, di violenze e di lacrime che si infrangevano al pavimento freddo.
Si era sempre chiesto, fin dalle origini della sua vita, il perché l'uomo fosse così pieno di peccato.
Si era perso nel perché Boris avesse fatto tutto questo per lui, un inutile codardo.

*Vy yavlyaetes' odnim iz oshibki Bozh'yei
Vy, plakali tragicheskoi othody kozhi
horosho izvestno, kak bol'no
i vy vse yeshche prodolzhayut ne Let Me In
Syei'chas ya sbit' vashu dver'
chtoby popytat'sya sohranit' opuhshim litsom
hotya ty ne ponravilsya mne bol'she
Vy, lzhets nevynosimaya trata prostranstva



“E' colpa tua Yurij, lo sai vero?” forse non era completamente immerso nella solitudine, forse le sofferenze per lui non erano ancora iniziate.
Si girò tremolante e rigato da delle lacrime piene di dolore, se solo non lo avesse lasciato in quel modo...
“Non dire così per favore... Non dire così, Sergej” riuscì a dire in mezzo a un pianto incontenibile, davanti a due occhi color cielo accusatori, davanti a uno sguardo carico di rabbia.

Lui se ne era andato per colpa sua.
Lui aveva il cuore a pezzi per colpa sua.
Boris era morto per colpa di Yurij.


“Tu e il tuo inutile orgoglio, quanto mi fate schifo. . . Cosa ci fai qui in presenza di una persona? Vattene Yurij, tornate con la tua cara solitudine e lascia che le mie mani restino ferme dove sono” furono parole dure da incassare, parole troppo sincere per un ipocrita come Yurij, che soltanto in quel momento, forse per la prima volta nella sua vita, aveva imparato ad accettare la verità per quello che era realmente, per quelle dannose conseguenze che portava.
“Vattene Yurij, fa di tornartene sano!”.

Lui se ne era andato per colpa sua.
Lui aveva il cuore a pezzi per colpa sua.
Boris era morto per colpa di Yurij.


Oramai non poté più trattenersi, corse via in direzione dell'uscita di quel maledetto posto, lasciando per sempre quel corpo privo di vita, lasciando che due perle color cielo lo guardassero con ribrezzo, lasciando che l'agonia gli controllasse le lacrime e lasciando che la solitudine lo abbracciasse, riprendendoselo stretto.

*Fuggire dal nero occhio, stipato il crudele sintomo di terminal pazzia
vaga dei rivoli curvanti al livello del suolo
ponendosi all’istante, dove prima l’empio corridoio offriva speranza di fuga;
penetra nelle carmi la punta crudele, un pungolo affilato di lima
strazia intestini tranciati dall’arroganza del provocato dolo
e lenta la pelle d’ebano inverdisce e purulenta s’ammorba tutta.



Oggi, Mosca – Russia.
E ora non mi resta che dirti Addio.
Un Addio definitivo, un Addio che questa volta è per sempre.
Oramai appartieni al cielo, Boris. Ora potrai stare al fianco – sempre considerato che esista – di un Dio.
Ti proteggerà, Boris.
Ti aiuterà e ti insegnerà molte cose.
E tu, finalmente, potrai ridere di colui che tanto ti ha fatto soffrire e compiere pazzie.
Potrai ridere della mia inutilità.
Potrai ridere di questo grande errore di Dio che mi ritrovo ad essere.
Potrai ridere di me, Boris. Potrai farlo, ma non tornar indietro. Non tornare in questo mondo triste e privo di felicità.
Resta lì, a guardar gli uragani distruggere gli inutili pezzi di carne della gente senza speranza.
Resta lì, perché tornare indietro sarebbe come morire di nuovo.

*



Eccoci alla fine di quest'altra mia pazzia.
E' il continuo di 'Estranei a partire da Ieri'. Ho deciso di farne un seguito poiché non potevo lasciare il personaggio di Yurij nell'ombra, dovevo pur specificare quali erano i suoi sentimenti e le sue sensazioni nello scoprire la morte di Boris. Sono ben consapevole che non è un granché, ma spero ugualmente che mi lasciate una traccia del vostro passaggio, anche negativa.

Questa è la traduzione del testo scritto in russo:

Tu sei uno degli errori di Dio
Tu, piangente tragico spreco di pelle,
sono ben consapevole di quanto faccia male
e tu continui comunque a non farmi entrare.
Adesso sto buttando giù la tua porta
per provare a salvare il tuo viso gonfio,
sebbene tu non mi piaccia più tu, bugiardo insopportabile spreco di spazio.

Le parole sono tratte dalla canzone 'Say GoodBye' dei Placebo, miei idoli.

Ringrazio Padme86, FuxiaLady, EliIvanov, Lirinuccia, Nena Hyuga, Giuly Pattinson, Aphrodite, Yurij e Saruwatari_Asuka per aver recensito la prima parte di questa mia shonen.

With love,
PICH.

   
 
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