TITOLO: Nenne’
AUTORE: Marty.
SERIE: Slam Dunk
PARTE: 1/1
PAIRINGS: MitKo
RATING: Songfic, Angst, PG.
DEDICHE unt RINGRAZIAMENTI: alla sis Silene ^^
DISCLAIMERS: i personaggi sono di Takehiko Inoue, le idee malsane mie e la canzone da cui ho preso spunto è “Nenne’ ” di Nino D’Angelo…e nel POV di Kogure c’è un pizzico di “The day you went away” di Trish Thuy Trang (è una cantante vietnamita a dir poco fantasciccovolosa!)
NOTA 01: tra gli asterischi i flash back, in corsivo il testo
delle canzoni/poesie…tutto come sempre insomma!
NOTA 02: POV Kogure, poi POV Mitsui.
ARCHIVIO: se Ria o Erika o Benni (o chi per loro) la vogliono…la pubblichino pure! Mi faranno solo felice!
Spero vi piaccia!
Marty
Nenne’
di Marty
Ti sei chiuso in camera, dopo essere corso a casa da solo, ed
ora cerchi di non far capire a tua madre che stai piangendo.
Lo stereo che va a tutto volume coprirà i tuoi singhiozzi, o
almeno così speri.
Tra le lacrime sorridi: tua madre ancora ti considera un
ragazzino che si interessa solo allo studio, una persona che non ha nient’altro
nella vita.
Ma non sa che dentro di te, ora, c’è un uomo.
Che sta soffrendo.
Ti basta accendere la televisione per trovarti davanti a mille
storie d’amore, che nascono solo per poi morire senza che neanche si abbia avuto
il tempo di afferrarle. Sai bene che è una cosa comune, normale, eppure non
riesci a smettere di starci male. È passata ormai una settimana, ed ogni giorno
senti lo stesso dolore ad entrare in quella palestra dove sai che lui non ci
sarà.
Il buco che ti si sta allargando nel cuore non dà segni di
guarigione, e ti costringe a pensare al suo sorriso, al suo sguardo profondo,
al suo modo di giocare. Ti costringe ad ammettere che ti manca, almeno con te
stesso. E non è facile. Soprattutto perché quello che sta succedendo intorno a
te ti sta facendo crescere troppo in fretta e non sai come reagire.
Dopotutto, eri perfettamente cosciente del fatto che sarebbe
finita così.
Il tuo era un sentimento impossibile, segreto, maledetto, fin
dall’inizio, e il legame che t’illudevi d’aver creato tra voi è risultato così
fragile che è bastato un soffio di vento per romperlo.
Non ha ascoltato le parole che ti sgorgavano dall’anima mentre
lo pregavi di essere forte e di non mollare. Non ha risposto alle tue lacrime.
Non si è voltato quando ha udito alle sue spalle il tonfo del tuo corpo che si
lasciava cadere in ginocchio perché troppo annichilito per restare diritto.
È bastato un niente per far crollare il tuo mondo.
Certo, ora sei libero.
Libero di guardarti intorno, di respirare; non devi più
nasconderti o trattenere ciò che senti. Ma allora perché diavolo non riesci a
respirare? Che sia vero quel detto popolare che recita “la vera libertà è
dividere il tuo mondo”?
Anche agli allenamenti sei svogliato, apatico, distratto. Non
riesci a stare dietro ai tuoi compagni, ma questo non ti stupisce. Sai che non
sarai mai alla loro altezza. Il problema è che non riesci a stare dietro
neppure alla tua vita. I giorni volano via, senza che tu riesca ad afferrarli.
I mesi corrono beffardi a pochi metri dalle tue dita protese. Senti che la tua
giovinezza se ne va e non ti appartiene più. E ti senti perso.
Anni dopo
È finita.
Finalmente puoi respirare di nuovo.
Il peso che ti opprimeva il petto (e il cuore) finalmente è
scomparso.
Chiedere scusa e implorare perdono è stata un’azione che ha
richiesto tutto il tuo coraggio, ma ci sei riuscito.
È vero, ora hai paura. Paura di sbagliare ancora. Paura di
vedere di nuovo nei loro occhi, nei SUOI occhi la delusione. Non vuoi
disattendere le loro speranze, anzi: vuoi riguadagnare tutta la loro fiducia,
tutta quella che hai perso.
Ma soprattutto rivuoi LUI.
L’unica cosa che ti è mancata anche più del basket.
Lui, e la sua tenera fermezza.
Lui, e i suoi gentili rimproveri.
Semplicemente lui.
Kiminobu.
Quello che era il tuo migliore amico, prima che ti accorgessi di
amarlo e ti allontanassi precipitosamente da lui per evitare che se ne rendesse
conto.
Però lui ti ha evitato, durante l’ultimo periodo, quindi forse
l’aveva capito.
Forse non voleva rifiutarti in modo troppo diretto…è buono,
Kiminobu. Tanto buono che fa male.
Una lacrima vorrebbe attraversarti la guancia, dopo questi
pensieri, ma tu glielo impedisci. Basta piangere. È giunto il momento di
rimboccarsi le maniche e ricominciare.
Metti il cuore in pausa, per il momento, e asciugati gli occhi.
Domani forse sarà un giorno migliore, e d’altronde non si può
sempre sbagliare. Non credi?
Tira fuori la tua forza, Mitsui.
Non sei più un bambino, sai.
Il loro era stato e sarebbe stato per sempre un sentimento
fragile e delicato, da coltivare giorno per giorno, perché per due ragazzi è
difficile credere davvero nell’amore che dura una vita.
Sarebbero bastate piccole scaramucce a depositare in loro il
germe dell’incertezza, col rischio di divellere l’intera storia.
Ma non per questo i due non ci provarono.
A volte sembrò loro di soffocare, altre la libertà duramente
richiesta li schiacciò senza pietà.
A volte pensarono di non riuscire a stare dietro a
quell’emozione, che cresceva incontrollabile dentro di loro, e furono sul punto
di lasciarla scorrere via insieme agli anni che in essa sguazzavano, però non
lo fecero.
Come l’età che avevano non era più di loro proprietà, così non
lo era quel sentimento. Erano loro ad essere diventati, chissà come, suoi prigionieri.
Ma questa è un’altra storia.
OWARI
^_^
Marty
Ps: ci sono due citazioni ad opere della mia sis Silene! Riuscite a trovarle?