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Autore: SoFreakingBecky    18/12/2009    3 recensioni
Faceva freddo, dalle sue parti. Mica come vicino alla mangiatoia, ah no, lì era tutta un'altra faccenda.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faceva freddo


Faceva freddo, dalle sue parti. Mica come vicino alla mangiatoia, ah no, lì era tutta un’altra faccenda. Lì non c’era il muschio che ti faceva solletico alle zampe, non c’era quella stupida lucina rossa che ti abbagliava giorno e notte, non c’era lo spiffero della finestra che ti faceva rabbrividire. Là era tutto un tepore, colore, amore.
Quest’anno non lo avrebbe più sopportato. Perché doveva rimanere in quella landa desolata, vicino a quelle insulse anatre, aspettando di essere ancora una volta arrotolata in un foglio di giornale e riposta in una scatola impolverata? Lei meritava di più; avrebbe potuto girare il mondo, vedere posti magnifici...e invece era relegata ad inutile comparsa per qualcuno che non aveva nemmeno mai visto da vicino.
Quel silenzio,poi, era innaturale: perché nessuno voleva parlare? Perché il pescivendolo non gridava a squarciagola che il suo pesce era il più fresco di tutti? Perché le galline non chiocciavano allegre becchettando mangime?
Lei ci aveva provato, una volta, a belare. Ma il pastore l’aveva zittita subito con un calcio che l’aveva fatta finire sopra una lucina incandescente: la sua coda si era fusa e da quel momento era stata declassata a pecora di serie B. Una stupida pecora di plastica (senza coda, per giunta) che non meritava le luci della ribalta.
Ma quest’anno sarebbe andata diversamente.

“Ehi, cane, psst!”
“Chi è? Chi parla?”esclamò il labrador, allarmato.
“Sono io, qua, alla tua destra, mi vedi?” lo informò la pecora.
“Ah si, sei la pecora senza coda!Che vuoi da me? Guarda che la mia non te la posso prestare. È troppo grande per te.”
“Non voglio la tua coda, stupido cane, voglio che mi porti via di qui.” rispose astiosa.
“E dove potrei portarti io?- rispose sarcastico- Lo sai che non posso uscire di casa senza il padrone, men che meno con una pecora in bocca!”
“Basta che mi lasci cadere dentro la borsa della padrona;poi ci penso io.” rispose cupo l’ovino.
“Contenta tu.” disse perplesso il cane, e la prese delicatamente tra i denti.
Proprio mentre la stava sollevando una vocina risuonò nella stanza:
“Cattivo!Giù!”
La bambina corse traballante verso il cane e gli tolse la statuina dalla bocca: dopo essersi premurata che non avesse subito danni, la strofinò sul golfino bianco che indossava per ripulirla dalla bava della bestia. La guardò soddisfatta e la posizionò nel presepe: non nell’angolo buio che era stato per anni la sua prigione, ma all’interno della mangiatoia, accanto a San Giuseppe.
“Così ti scaldi” precisò la bambina prima di sgambettare via.
Avvilita e sconfortata,la pecora cominciò a piangere. Ma una manina calda le sfiorò l’orecchio peloso: alzò il muso e lo vide, ridente, rubicondo, tranquillo.
Era per lui, quel mite neonato,che tutti stavano immobili, che nessuno osava fiatare e che tutti avevano quello strano sguardo rapito!
Quei piccoli occhi dolci ammaliavano anche lei, piccola ribelle, facendola sentire amata, voluta, indispensabile. Non era più una sciatta comparsa, era diventata la Sua pecora.
“Resterò qui ancora un po',se per te va bene” sospirò sorridendo.

Fine





Note finali:
Una piccola storia di Natale (che in teoria doveva partecipare al concorso "Background Rumors, ma le pecore di plastica non erano ammesse!).
Prima fiction, siate clementi.
   
 
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